FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 30
aprile/giugno 2013

Germogli

 

HUBERT HADDAD
Il dialogo infinito

di Viviane Ciampi



Scrive da quarant’anni come Giano bifronte, con un volto girato verso il Mediterraneo e l’altro verso l’occidente. E questo dualismo, questa déchirure vanno considerati come un incessante dialogo che fino all’ultimo respiro mai lo abbandoneranno. Romanziere, poeta, saggista e uomo di teatro dalla vasta opera, fa ascoltare, in poesia una voce d’alta esigenza del linguaggio che coglie la vita nel suo puzzle di disperazione, speranze, caos e resistenza. Resistenza: ecco una parola che si addice al francese d’origine tunisina (ma forse un po’ straniero ovunque) Hubert Haddad, uno scrittore che si definisce marginale in quanto vissuto per la strada, educato in un certo senso dalla stessa strada (“la strada c’insegna a vivere”).
Di cultura giudeo-berbera, figlio di gente semplice, esiliata, porta lo sguardo verso i bisognosi, i Rom, verso chi si è imbattuto nella droga ed è facile intuire che preferisca le brocante, le periferie “sensibili”, i bistrot della porta accanto al confortevole dormiveglia dei quartieri borghesi e opulenti.

Tutt’altro che disimpegnato, ha esercitato (tra gli altri petits boulots per mantenersi agli studi) il mestiere di educatore di strada in virtù di una sua straordinaria capacità d’ascolto e non ha mai smesso di dar vita a molti laboratori di scrittura considerando che “ogni persona, ogni luogo, la società stessa si presentano come uno spazio romanzesco”.
Difficile non rimanere coinvolti da una scrittura – la cui origine è essenzialmente poetica – frutto dell’attenzione d’ogni istante, qualità che dà modo di attingere alle infinite risorse dell’immaginario. Le sue opere – che propongono diverse tematiche, vari timbri e registri – in prosa o in versi, sono impregnate dell’humus di tempeste invisibili, di “ore che intrecciano il far dell’alba” dove “certi giorni / occorre fuggire per prima cosa”. Vi s’incontrano “spente stazioni in fondo alle strade”, “il ventaglio di nere strade” che “eternamente lacera il ricordo della grande quaresima”.

Se è vero che il reale si sottrae di continuo alla nostra coscienza, lo scopo della poesia è di tentare lo svelamento di ciò che resta invisibile all’uomo: “Avrò durante tutta la vita / seminato lumini / ai piedi dei ciechi” e ancora: “nascere è senza inizio”. E così il poeta – sempre vigile alle questioni dell’identità a causa della sua doppia cultura, del suo multilinguismo – con versi talvolta onirici, talvolta d’inquieta meditazione tenta di rimarginare le cicatrici del mondo, di abbracciare tutta la geografia, la storia e l’anima antica dei Paesi, facendo uscire il bello e il brutto come da una camera oscura.
L’origine di alcuni ripiegamenti nasce, in parte, da una ferita (la perdita di un giovane fratello morto suicida), anche se siamo consapevoli che la biografia di un autore non basterà mai a farci toccare i misteri del suo scrivere.

Un discorso a parte meriterebbe il suo rapporto con una certa atemporalità o col lontanissimo passato, laddove riesce a combinare il reale con un ampio sviluppo mitografico che obbliga il lettore a soffermarsi sul destino che unisce i popoli: “[...] I figli di Noè cadono sparsi tra il mattone e il bitume”, “[...] e Babele caduta come pietre di recinzione” e ancora, parlando di Babele: […] “una città ridotta a puro simbolo / delle sue distruzioni”. La vita è “ossido di combustione”, laddove tutto brucia l’uomo danza nel fumo delle catastrofi e ogni fiamma divora la fiamma e divora gli istanti ma Haddad attraverso nuove erranze, nuove soglie da varcare, nuove interrogazioni è alla ricerca di una fiamma che allontani la paura, che rischiari in ogni luogo. Una fiamma di luce sconcertante che scintilli per ciascuna donna e ciascun uomo su questo disastrato pianeta.




POESIE DI HUBERT HADDAD

*

le séjour du visage ressemble à cette vie
dans une trouée d’étoiles
je vois encore la nuit

la grande imitation du temps nous accompagne
d’un bout à l’autre du mystère
sous la monstruosité jugulée

et l’attente jette des passerelles de chutes
entre miroirs et balcons

je t’espérais matin réel
dernier soir dans le sillon d’être
vieille contrebande de la destinée

la mort elle-même
n’est qu’un instant de mon amour


*

la permanenza del volto somiglia a questa vita
in un passaggio di stelle
vedo ancora la notte

la grande imitazione del tempo ci accompagna
da un capo all’altro del mistero
sotto la deformità soffocata

e l’attesa lancia passerelle di crolli
tra specchi e balconi

io ti speravo mattino evidente
ultima sera nel solco d’essere
vecchia frode del destino

la stessa morte
non è che un istante del mio amore


*

dites-moi l’été l’or ou l’art d’aimer
les heures tissent la pointe du jour
avec les doigts gourds du songe
la corne de l’œil est faite d’images

que l’âge orne seul
gare éteinte au fond des rues
vieux corps saoul du temps passé

quelle ombre au tableau me dépeint
regard médusé
sabot de lune dans la clarté

la mort usée m’épingle
nuance au musée des reflets
lointaine nudité de l’âme

juste sous les nuages
dans le verger aux corneilles


*

ditemi l’estate l’oro o l’arte d’amare
le ore intrecciano il far dell’alba
con le congelate dita del sogno
la cornea dell’occhio è fatta d’immagini

fregiate soltanto dall’età
spenta stazione in fondo alle strade
vecchio corpo ebbro del tempo andato

quale ombra mi descrive sul quadro
sguardo sbigottito
zoccolo di luna nel chiarore

la morte consumata mi agguanta
sfumatura al museo dei riflessi
lontana nudità dell’anima

appena sotto le nubi
nel frutteto delle cornacchie


*

libre je m’enchaîne aux présages dispersés
peut-on ne rien laisser affluer de l’ombre
murer toutes les fissures du passé

la mémoire est une baudruche emplie de sang
et l’immensité un théâtre pour l’acte
sans visage qui résorbe à jamais
figures d’anges et paysages

donnez-moi la couleur exacte de l’oubli
la nuance inconnue

ô nue
biaisée
âme empirée


*

libero m’incateno ai presagi scomparsi
si può non lasciare nulla affiorare dell’ombra
del passato cementare ogni crepa

la memoria è una vescica satura di sangue
e l’immensità un teatro per l’atto
senza volto che per sempre riassorbe
forme d’angeli e paesaggi

dammi il colore esatto della dimenticanza
l’ignota sfumatura

oh nuda
dubbiosa
anima regredita


*

les clercs n’oublient rien du passé
ils ont le temps même de l’ennui
mémoire incendiée j’appelle la vérité
l’instant juste d’aucun

araignée du matin le temps m’endure assez
araignée d’un soir quel rêve d’étain sur moi
Pénélope sait l’envers et connaît l’endroit

la pierre au cou dessus un puits
nous glisserons dessous la mort
dans l’ombre fraîche des animaux

lieu commun ô splendeur avouée
nulle outre cette chair bornée
sur le butoir des destinées


*

i chierici nulla dimenticano del passato
hanno il tempo stesso della noia
memoria incendiata chiamo la verità
l’istante preciso di certuni

ragno del mattino il tempo mi sopporta assai
ragno d’una sera qual sogno di stagno su di me
Penelope sa il rovescio e conosce il diritto

la pietra al collo sopra un pozzo
scivoleremo sotto la morte
nell’ombra fresca degli animali

luogo comune oh ammesso splendore
nulla oltre questa carne ottusa
sullo scalpello dei destini


*

tout est tissé de souffle morne
à chaque instant la vie nous trompe
dans l’éclat revenu du néant

j’irai dans l’ouragan un mouchoir à la main
porter mes larmes jusqu’au cap de la Chèvre
- ô reine d’angoisse !

mains et visage à demi nus
rendre à sa plénitude le vide aux mille couronnes

beauté qu’est-ce donc en cette vaine grâce


*

tutto è intessuto di cupo respiro
a ogni istante la vita c’inganna
nello splendore trattenuto del nulla

andrò nell’uragano con un fazzoletto in mano
a portare le mie lacrime fino al cap de la Chèvre
– oh regina d’angoscia!

mani e volto per metà nudi
restituire alla sua plenitudine il vuoto dalle mille corone

che cos’è dunque beltà in questa vana grazia


*

empreintes solaires
matin troué
la nuit se creuse - imaginez
une ville réduite au pur symbole
de ses destructions

      Babel précède la langue
      On parle avant de s’entendre
      Mais la tour s’érige : le ciel n’a qu’une parole
      Chacun s’accouple étrangement avec l’inconnaissance

      Nisimisu seule et nue n’espère nulle sauvegarde
      Elle est nue comme la lèvre du dieu à l’ombre du
             premier temple
      Elle monte les degrés mêmes de la dépossession


*

impronte solari
crivellato mattino
la notte si scava – immaginate
una città ridotta a puro simbolo
delle sue distruzioni

      Babele anticipa la lingua
      Si parla prima di sentire
      Ma la torre si erge: il cielo non ha che una parola
      Ciascuna s’accoppia stranamente con l’inconoscenza

      Nisimisu sola e nuda non spera in alcuna tutela
      È nuda come il labbro di dio all’ombra del
             primo tempio
      Ella sale i livelli stessi dello spodestamento


*

Pareil à la lumière coïncidente du matin
Le sang d’une vierge scelle les barreaux de l’échelle
Lave les briques crues de l’autel

Le soleil, la lune et les cinq planètes désignent la juste hauteur :
Ici jamais l’éternité
                              comme un jour


*

Simile alla luce del mattino che combacia
Il sangue d’una vergine sigilla i pioli della scala
Lava i crudi mattoni dell’altare

Il sole, la luna e i cinque pianeti indicano il giusto vertice:
Qui mai l’eternità
                              come un giorno


*

brocante d’âmes
aux portes du dieu lune
rêves vitrifiés plus haut
mais où aller


*

reperti d’anime
alle porte del dio luna
sogni vetrificati più in alto
ma dove andare


*

vitrail au lointain de l’air
où la mort cristallise
nous fûmes nous-mêmes matière
deuil prenant ailes et qui repose
dans la nuit démesurée

      Lieu d’où les mondes vont aux ténèbres
      La verticalité rêvant de s’établir
      D’installer sa cité dans les hauteurs du désir
      (Contre la mort, des paroliers muets inventeront
      la Position debout Universelle)


*

vetrata in lontananza d’aria
dove la morte cristallizza
fummo noi stessi materia
lutto con le ali e che riposa
nella smisurata notte

      Luogo da dove i mondi s’addentrano nelle tenebre
      La verticalità che sogna di stabilirsi
      D’instaurare la sua città sulle vette del desiderio
      (Contro la morte, parolieri muti inventeranno
      la Posizione in piedi Universale)


*

un seul architecte : ton visage
spirale ascendante
dans la lumière
                ingénue des chutes

      La dernière nuit de l’an sur une table d’or, la plus
      belle fille de Babylone ouvrira ses cuisses aux
      volutes d’encens d’Arabie

      Rose perdue
      Le temps manifeste sa splendeur


*

un solo architetto: il tuo volto
spirale ascendente
nella luce
                ingenua delle cadute

      L’ultima notte dell’anno sopra un tavolo d’oro, la più
      bella ragazza di Babilonia aprirà le sue cosce alle volute
      d’incenso d’Arabia

      Rosa perduta
      Il tempo manifesta il suo splendore


*

       Quand le vide rêve son double, la disparition
ici et là culmine
       Et la forme du serpent avale tous les soleils

       D’autres babils dans le crâne
       Enfoncent leurs spirales


*

       Quando il vuoto sogna il suo doppio, la scomparsa
qui e là giganteggia
       E la forma del serpente inghiotte tutti i soli

       Altri ciangottii nel cranio
       affondano le loro spirali


*

seule et quitte des gouffres
la nuit devient mon ombre
elle me rendra l’unique chant
neiges et passions
la vie manque assez la vie


*

sola e libera dai baratri
la notte diventa la mia ombra
mi ridarà l’ultimo canto
nevi e passioni
la vita manca basta la vita


*

la cigarière de Livourne
roule les heures feuille à feuille
et les destins et les nuits sans sommeil
un rêve me délie sans me délivrer
sommeil ni mort ne se peuvent imiter


*

la sigaraia di Livorno
arrotola le ore foglia dopo foglia
e le fatalità e le notti senza sonno
un sogno mi slega senza liberarmi
non si possono imitare né sonno né morte


*

le jardin nocturne étincelle
je sens sur moi l’empreinte des fleurs
chaque arbre me confie son apparence
l’âme se dissipe en chants d’oiseau
et le temps simplifié engendre
un simulacre


*

il giardino notturno scintilla
sento su di me il marchio dei fiori
ogni albero mi affida la sua apparenza
l’anima si disperde in canti d’uccello
e il tempo semplificato genera
un simulacro


*

l’arbre se contemple la nuit, disait Nâzim Hikmet
c’était toi, mon amour
toi dans l’ombre découpée

t’ai-je seulement connue, fraîcheur du soir
Artémis, ô mon âme


*

l’albero si contempla la notte, diceva Nâzim Hikmet
eri tu, amore mio
tu nell’ombra ritagliata

non so se ti ho conosciuta, freschezza della sera
Artemide, oh anima mia


*

Certains jours
il faut fuir avant tout, fuir
la vie était heureuse alors
des milliers d’enfants jouaient à grandir
avec des gestes farouches et tendres
l’air était si pur qu’on osait à peine respirer
les femmes riaient en regardant le ciel
certaines penchaient vers moi leur visage
et devenaient soudain très belles
je me souviens d’un visage entre tous
et d’une voix pareille au noir retour des vagues
après la longue attente
entre la rive et l’horizon ce n’est qu’un fleuve à peine
des milliers d’ailes blanches approchent les deux bords
entre ciel et mer, entre œil et mort
certains jours il faut mille ans pour traverser
le moindre fleuve
la vie était heureuse alors
une voix comme les vagues pareille au noir retour


*

Certi giorni
occorre fuggire per prima cosa, fuggire
la vita era felice allora
migliaia di bambini giocavano a crescere
con gesti scontrosi e teneri
l’aria era così pura che si osava appena respirare
le donne ridevano guardando il cielo
alcune chinavano il capo verso di me
e diventavano di colpo raggianti
ho ricordo d’un volto tra tutti
e d’una voce uguale al nero ritorno dell’onde
dopo la lunga attesa
tra la riva e l’orizzonte appena un fiume
migliaia d’ali bianche avvicinano le due rive
tra cielo e mare, tra occhio e morte
certi giorni mi occorrono mille anni per traversare
il minimo fiume
la vita allora era felice
una voce come le onde uguali al nero ritorno


*

Souvent, je suis venu m’endormir au seuil des maisons bleues où nagent, d’une fenêtre à l’autre maints poissons voraces. À côté des noyés, conteurs de naufrages, il y a des enfants très joueurs. Entre tous je reconnais le plus jeune au visage mangé par les reflets vivants. Il regarde le ciel où s’incurvent les coques d’anciens navires pareils aux astres matinaux. Comment distinguer le jour de la nuit quand passent devant ses yeux les grands squelettes transparents. Mais que de poissons dans les arbres, les fenêtres sont ouvertes et les enfants ondulent dans la lumière. Le plus jeune ressemble comme un frère à sa mère morte jadis. Je me souviens qu’elle s’était longtemps maquillée face au cruel miroir, juste avant que son souffle cessât de l’embuer. L’a-t-il rejoint, l’a-t-elle perdu de nouveau, d’un côté froide et souterraine de l’autre songe, épouse et mère qu’un homme maquille jour et nuit de son sang ?


*

Sovente, mi ritrovai ad addormentarmi sulla soglia di azzurre case dove nuotano, da una finestra all’altra, quantità di pesci affamati. A fianco degli annegati, narratori di naufragi, vi sono bambini patiti del gioco. Riconosco tra tutti il più giovane dal volto mangiato dai riflessi viventi. Egli guarda il cielo dove s’incurvano i gusci d’antiche navi simili agli astri mattutini. Come riconoscere il giorno dalla notte quando passano davanti ai suoi occhi i grandi scheletri trasparenti. Ma quanti pesci negli alberi, le finestre sono aperte e i bambini dondolano nella luce. Il più giovane somiglia come un fratello a sua madre morta un tempo. Ricordo ch’ella si era a lungo truccata di fronte allo specchio crudele, proprio prima che il suo respiro smettesse d’appannarlo. Lo ha raggiunto, lo ha perduto di nuovo, da un lato fredda e sotterranea dall’altro sogno, sposa e madre che un uomo imbelletta giorno e notte con il suo sangue?




da Oxyde de réduction, Ed. Dumerchez, 2007

Traduzione dal francese di Viviane Ciampi




Nato a Tunisi nel 1947, di cultura giudeo-berbera, Hubert Abraham Haddad ha seguito l’esilio dei suoi genitori nei quartieri periferici e popolari di Parigi come Belleville, Ménilmontant. Ha conosciuto le difficoltà dell’immigrazione tra un padre ambulante e una madre d’origine algerina che soffriva di turbe dell’identità, infanzia evocata nel racconto Camp du bandit mauresque (Fayard, 2005). In sintonia con la poesia contemporanea, appena uscito dall’adolescenza fonda la rivista Le Point d’être sulla scia del surrealismo, rivista alla quale collaborarono tra gli altri Stanislas Rodanski, Charles Duits, Robert Lebel, Michel Fardoulis-Lagrange, Isabelle Waldberg.
La sua prima raccolta poetica Charnier déductif appare nel 1967, mentre il primo racconto scritto nello stesso periodo, Armelle ou l’éternel retour, vedrà la luce solo nel 1989. A partire da Un rêve de glace (Albin Michel, 1974; Zulma, 2005), i romanzi e le raccolte de racconti si susseguono con i saggi sull’arte o la letteratura, le opere teatrali e le raccolte di poesia. Dopo una incursione nel campo del fantastico sotto un profilo allucinato, iperrealista, l’autore di Perdus dans un profond sommeil (Albin Michel, 1986) e de L’Univers, roman dictionnaire (Zulma, 1999, 2009) investe uno dopo l’altro i territori critici della Storia passando attraverso il mito e la leggenda con - in particolare Le Chevalier Alouette e La Double conversion d’al-Mostancir (ambedue pubblicati da Fayard) - della fantasia onirica (La culture de l’hystérie n’est pas une spécialité horticole, Fayard, 2003), dell’investigazione romanzesca d’un mito contemporaneo (La Condition magique, Grand Prix du roman de la SGDL, Zulma, 1998) o della più scottante attualità (Palestine, Zulma, 2007 - Prix des cinq continents de la Francophonie 2008 - Prix Renaudot Poche 2009).
La sua pratica multiforme della scrittura e dei saperi aggiunti alla sua lunga esperienza dei laboratori di scrittura lo hanno condotto a scrivere Le Nouveau Magasin d’écriture (Zulma, 2006), una sorta di enciclopedia in azione della letteratura e dell’arte di scrivere che offre in margine a riflessioni su libri e autori, innumerevoli giochi letterari inediti, seguiti nel 2007 da Nouveau Nouveau Magasin d’écriture, quest’ultimo destinato ai fasti dell’immaginario attraverso duecento incisioni scelte per il loro potere evocativo. Il suo ultimo libro, da leggere come un’opera nell’opera, s’intitola Le peintre d’éventail e quasi in contemporanea pubblica Haïkus du peintre d’éventail (Zulma, 2013).


viviane.c@alice.it