FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 28
ottobre/dicembre 2012

Lusso

 

UNA CHIAVE PER ROSELLA

di Annarita Verzola



C’era una volta un paesino nel quale tutti si conoscevano e vivevano tranquilli. Tutti tranne il misterioso abitante di una casa isolata, ai margini del paese e a due passi dal bosco, piuttosto malconcia nell’aspetto e sempre buia e silenziosa. Gli anziani dicevano che era disabitata, i più giovani invece, che si erano avventurati là di notte, sostenevano che la casa era illuminata e si sentivano voci e rumori. Alcuni pensavano che ci vivesse un vecchio, ricchissimo ed avaro; altri assicuravano che era il rifugio di una pericolosa banda di briganti. Le mamme raccontavano ai bambini che era la casa di un orco o di una strega, ma era solo un modo per impaurirli quando facevano i capricci. Insomma, la vecchia casa continuava ad essere un argomento di chiacchiere nella piazzetta del paese.



Una mattina Rosella, una ragazza che viveva con la madre in una casetta proprio al centro del paese, passò davanti alla casa abbandonata per andare al fiume a lavare i panni. Faceva quel percorso più volte la settimana e non si era mai curata della vecchia casa, ma quando senti una voce alle spalle, benché fosse una ragazza coraggiosa, sussultò e si voltò intimorita. Però vide solo una vecchina linda e ordinata che si avvicinò con passo incerto.

- Ti chiedo scusa, bella fanciulla, non volevo spaventarti. Avvicinati. Ti sarei molto grata se potessi farmi un piccolo favore – disse la vecchina – vieni, entra in casa mia.

Rosella esitò, ma la vecchina aveva un aria così dolce che si vergognò di aver pensato male di lei. Quasi le avesse letto nel pensiero, la vecchina sorrise, la prese sottobraccio e la guidò verso la casetta.

- Non temere, puoi fidarti di me. Non voglio assolutamente farti del male, anzi…



Entrata in casa Rosella dimenticò tutti i timori e si guardò intorno ammirata.

- Che strano,vista da fuori questa casetta sembra vecchia e malridotta, invece è così grande e ben arredata.

- Dunque la mia casa ti piace? – domandò la vecchina, sempre sorridendo.

- È magnifica! Queste stanze sono una più bella dell’altra… che splendida biblioteca! Passerei ore e ore in mezzo a tanti libri, posso guardarli da vicino? – chiese Rosella

- Certo, fai come se fossi a casa tua.

Rosella si avvicinò e sfiorò con delicatezza i dorsi rilegati dei libri, c’era un buon profumo di pelle, di carta, di inchiostro e i volumi erano ordinati per argomento. Su una parete c’era un grosso caminetto acceso con davanti un’accogliente poltrona che invitava alla lettura. Dalla porta aperta s’intravedeva un’altra stanza, col pavimento coperto di morbidi tappeti e piena di strumenti musicali.



- Che meraviglia, è davvero fortunata a possedere queste magnifiche cose! – esclamò Rosella, ma non c’era traccia di invidia nella sua voce.

- Scommetto che se questa casa fosse tua, ti ci chiuderesti dentro per giorni e giorni! – la canzonò la vecchina.

- Forse lo farei all'inizio, per la gran gioia di avere la possibilità di leggere tanti libri, ma poi aprirei queste stanze ai miei compaesani. Pensi come sarebbe bello e utile per i bambini e i giovani avere tanti libri a disposizione… e le persone anziane ascolterebbero volentieri buona musica!

Immersa nelle sue fantasticherie, Rosella non si accorse che la vecchina la osservava con attenzione.

- Eccoci in cucina, il favore che ti chiedo è di scendere nella legnaia a prendermi un pezzo di legna per il caminetto. Le scale sono ripide e strette ed io ho paura di scivolare.

- Mi dia un canestro, le porterò parecchi pezzi di legna così le preparerò una scorta per alcuni giorni.

La vecchina sedette e guardò in silenzio il rapido andirivieni di Rosella, che portava su la legna e la accatastava in bell’ordine in un angolo della cucina. Quando ritenne di averne portata a sufficienza, Rosella si fermò e si riavviò i capelli, sorridendo alla vecchina.



- Non so come ringraziarti, sei stata davvero gentile. Lascia almeno che ti faccia un piccolo dono.

Rosella non voleva accettare la scatoletta che la vecchina le porgeva, ma dopo tante insistenze la prese e la mise in tasca.

- Io vado sempre a lavare i panni al fiume. Quando ripasserò di qui, se avrete bisogno, chiamatemi pure. Verrò volentieri ad aiutarvi, ma senza più ricompensa, d’accordo?

- D’accordo, ma ti chiedo un’ultima cosa: promettimi che aprirai la scatolina quando ti dirò io di farlo, qualsiasi cosa ti dicano o facciano gli abitanti del paese.

Rosella promise, un po’ stupita per quelle strane parole, e la vecchina rimase sulla soglia di casa a salutarla con la mano finché fu sparita tra gli alberi.



Dopo aver lavato i panni al fiume, Rosella tornò verso casa e incontrò Maria, la sua più cara amica, così fecero l’ultimo tratto di strada insieme. Mentre camminavano le raccontò la strana avventura nella casa ai margini del paese e Maria volle vedere la scatoletta.

- Aprila, vediamo che cosa c’è dentro. – disse incuriosita Maria.

- Ho promesso alla vecchina di non farlo, mi dispiace.

- Fai come credi. A domani, Rosella.

Le due amiche si separarono in piazza e Maria, un po’ invidiosa per ciò che era capitato all’amica, decise di andare anche lei alla casa misteriosa. – Per un po’ di legna la vecchina ha donato a Rosella una scatolina tanto graziosa, se io farò di più, di certo riceverò un dono più grande!

Il giorno dopo di buon’ora Maria s’incamminò verso la casetta e quando fu nei paraggi si sentì chiamare dalla vecchina, proprio come aveva raccontato Rosella. Quando la seguì in casa, però, Maria restò di stucco. Altro che libri e strumenti musicali! Nella prima stanza che attraversarono vide armadi aperti traboccanti di magnifici vestiti e in quella vicina una stupenda camera da letto nella quale erano posati qua e là cofanetti di stupendi gioielli. Maria guardava tutto con gli occhi spalancati per la meraviglia e il desiderio, pensando a come sarebbe stata ammirata e invidiata in paese se avesse potuto sfoggiare quelle cose meravigliose. Tuttavia finse di nulla per non insospettire la vecchina, che le chiese di attingere l’acqua dal pozzo dietro casa. Maria portò in cucina vari secchi d’acqua e quando ebbe finito ricevette in cambio una scatoletta più grande e più ricca di quella che la vecchina aveva dato a Rosella, con la raccomandazione di non aprirla.



In poche ore tutto il paese seppe da Maria la storia della generosa vecchina e Rosella ne fu molto dispiaciuta, perché temeva che tutte quelle chiacchiere l'avrebbero amareggiata.

Attratti dalla prospettiva di ricevere un regalo ancora più grosso, anche altri paesani pensarono di recarsi dalla vecchina.

Antonio, un amico di entrambe, tornò in paese con una scatola ancora più grossa e raccontò: - Macché abiti sontuosi e preziosi gioielli, si sa che le donne non pensano ad altro! In quella casa io ho visto armi da caccia di squisita fattura e bottiglie di vino di ottime annate!



In paese oramai tutti discutevano solo della casa misteriosa e dell’altrettanto misteriosa vecchina che dispensava regali. Tutti si contraddicevano e si rimbeccavano a vicenda; mostrando il proprio dono, più grosso di quello di Antonio, Giuseppe ripeté di aver visto forzieri colmi di monete d’oro e preziosi documenti sigillati.



Stringendo una scatola più grande di quella ricevuta da Giuseppe, Pietro raccontava a tutti delle tavole imbandite con cibi succulenti, il cui ricordo gli faceva venire l’acquolina in bocca.



Oramai tutti discutevano e litigavano sul lusso e sulla ricchezza di quella misteriosa casa, accusandosi a vicenda di essere bugiardi e visionari. La più addolorata era Rosella, che si sentiva responsabile di tanto scompiglio per aver parlato a Maria della vecchina.

Per porre fine alla questione Maria ebbe un’idea che a tutti parve ottima. – Ognuno di noi porti qui il dono che ha ricevuto, apriremo insieme le scatole e forse il loro contenuto ci dirà una volta per tutte chi ha ragione!



- No, non possiamo farlo! – intervenne Rosella – Avete dimenticato la promessa fatta alla vecchina? Apriremo le nostre scatole solo quando sarà lei a darci il permesso.

- Sciocchezze! La verità è che ti vergogni, perché la tua è la più piccola di tutte e hai paura di fare una figuraccia! – la canzonò Antonio, e tutti risero di Rosella.

Di lì a poco ognuno tornò in piazza con la propria scatola e ad uno ad uno l'aprirono.

- Oh, che magnifica collana! – strillò Maria - che vi avevo detto?

- Guardate che magnifica pistola… avevo ragione io! – la contraddisse Antonio.

- La mia è colma di monete d’oro! – strillò Giuseppe, sentendosi mancare per l’emozione.

- Guardate la mia splendida torta farcita! – gridò Pietro, passandola sotto il naso degli amici.

- Coraggio, Rosella, aprì la tua scatolina… ci sarà dentro un libro in miniatura.

Rosella fece segno di no con la testa, aveva le lacrime agli occhi per il dispiacere di vedere che i suoi amici si burlavano di lei dopo aver litigato fra loro.

- Non temere, adesso puoi aprirla!

Tutti si voltarono, riconoscendo la voce della vecchina e la videro in piedi sui gradini davanti al pozzo.

Rosella obbedì ed estrasse dalla scatoletta una chiave di ferro.



- Che significa?

- Niente! È solo una vecchia chiave arrugginita, non le rimane altro da fare che gettarla nel pozzo!

- Povera Rosella, lo sapevo che quella misera scatoletta non poteva contenere nulla di buono!

Dispiaciuta per la malignità di coloro che aveva sempre considerato amici, Rosella non sapeva che dire e che fare, ma, improvvisamente, la chiave si sollevò dalla scatoletta e cominciò a fluttuare nell’aria, attraverso il paese. Tutti si misero a rincorrerla e i primi del gruppo fecero in tempo a vedere la chiave infilarsi nella serratura della porta che chiudeva la casa ai margini del bosco. La porta si spalancò e la vecchina, giunta lì chissà come prima di tutti loro, disse: - Vieni avanti, Rosella, benvenuta nella tua casa!

Si levarono grida indignate.

- Che stregoneria è mai questa? La mia bella collana sono solo sassi infilati in uno spago!

- Come ha potuto la mia bella pistola trasformarsi in un pezzo di legno fradicio!

- Che significa? Al posto delle monete d’oro c’è un mucchio di foglie secche!

- La mia torta… la mia bella torta è una disgustosa poltiglia di fango!

- È tutta colpa di Rosella! Era invidiosa dei nostri bei doni e ha fatto un incantesimo!



- Sciocchi! – gridò all’improvviso la vecchina- Possibile che siate così sciocchi da non accorgervi che siete stati ingannati dalla vostra avidità e dal vostro egoismo? Ognuno di voi ha veduto nella casa solo ciò che più desiderava per se stesso, al contrario di Rosella che è stata l’unica a desiderare di dividere con gli altri ciò che amava e per questo io l’ho scelta! Tutto ciò che si trova qui dentro appartiene a lei, dai libri al denaro, dai gioielli al cibo, e sono certa che saprà usare tutto con intelligenza e con generosità. Spero che la lezione vi sia servita!

Rosella non aveva detto una sola parola e guardava piangendo gli amici che si allontanavano adirati. - Sono rimasta sola! Ho perso i miei amici.

- Non è vero, hai perso quelli che fingevano di esserlo solo per invidia o convenienza, quelli che non hanno esitato a voltarti le spalle nell’apparente sfortuna e poi ad accusarti del male che loro stessi si erano provocati. Guardati attorno e troverai tante persone degne della tua fiducia e del tuo aiuto.

Rosella avrebbe voluto ringraziare la vecchina, e assicurarle che avrebbe seguito il suo consiglio, ma non la vide più. Si asciugò le lacrime e tornò verso il paese, certa che i doni della misteriosa vecchina sarebbero stati divisi con le persone giuste.




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