Alluvione a Genova foto di Lino Cannizzaro
Le Cinque Terre, 25 ottobre 2011 – Genova, 4 novembre 2011
Si aprono le finestre e crolla la collina; si va per la strada e sparisce la strada; si chiude un cancello e il baratro si spalanca per lo schiaffo d’un rio d’improvviso impazzito.
Alle Cinque Terre come a Genova, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre del 2011, bambini, anziani, gente al lavoro diventano anime in pochi secondi. Inoltre, molti sono coloro che perdono la casa o l’attività di mesi, anni, generazioni.
In questi istanti senza tempo, si pensa a una transumanza del senso.
Ma non si parli di fatalità. Un déjà-vu di speculazioni edilizie risalenti agli anni sessanta, mostra che dov’erano corsi d’acqua sono state costruite strade e case.
Abbiamo chiesto ai poeti di Liguria – e qui vorremmo ringraziarli – di donarci alcuni loro versi pensando possano, chissà, farci riflettere, guidarci da qualche parte.
Suonerà strano a qualcuno che in momenti simili possa venire in mente la poesia. In realtà, il poeta è colui che opera a distanza di tempo, quando è già stato detto tutto, quando le immagini si sfocano eppure tornano di tanto in tanto come crudeli apparizioni, o quando la speranza, cocciuta, tenta di offrire un passaggio al futuro. Sono i poeti, che con la loro parola precisa, in modo diretto o indiretto, ci sanno parlare del mondo contemporaneo. E siamo certi che se un minimo potere ha ancora la poesia, è quello di non far morire le vittime d’una seconda morte più crudele ancora: la dimenticanza.
Laura Accerboni
Ho visto il cielo aprirsi ed eliche sentirsi scoperte e uccelli troppo alti gridare al ripristino di vecchi divieti.
E ho guardato pesci sentirsi dalla parte sbagliata e nuvole nasconderli per negare lo scandalo. E poi non ho visto più niente: solo gente uscire dai massi e tanti vestiti bagnati nessuna sirena d’emergenza.
Laura Accerboni è nata nel 1985 a Genova, è iscritta a Lettere Moderne all’Università di Genova. Sue poesie sono state pubblicate su diverse riviste tra le quali Italian Poetry Rewiew, Poesia, sullo Specchio della Stampa, su Steve e Capoverso e sono in corso di pubblicazione su Gradiva. Per le Edizioni del Leone ha pubblicato il libro di poesie Attorno a ciò che non è stato. Ha conseguito diversi premi letterari. Dal 2006 collabora alla manifestazione “Percorsi Poetici” inserita nell’ambito del Festival Internazionale di Poesia di Genova. Collabora con recensioni e traduzioni alla rivista Steve.
Chiara Adezati
LEOPARDIANA
Naturale, infingarda condizione atmosferica ti sbatte lì un’alluvione, ci piove un po’ sopra, si sposta quel tanto, - allusione - illusione? un tramonto accurato, prelude accorato a un’alba innocente, mammola, impeccabile, naturale santarella. Tira il sasso, sferra il colpo, frana, nasconde la mano.
Chiara Adezati, nata a Genova e laureata in chimica, studi classici e linguistici. Ha pubblicato poesie su diverse riviste, e tre raccolte: Convalescenza, Condiscendenza e Infiorescenza. Ha partecipato con la lettura di poesie a diversi convegni, fra cui, su segnalazione di G.B. Squarotti, quelli della Biennale di Alessandria.
Elio Andriuoli
L’ALLUVIONE
Lentamente avanzarono le nuvole nere. Ingigantirono a poco a poco, sino a paurosamente ingombrare l’immensa volta del cielo. Le attraversavano lampi sanguigni, cui seguiva, sinistro e inesorabile, lo scroscio pauroso del tuono. Poi la pioggia iniziò a cadere su di noi: dapprima lenta, di attimo in attimo sempre più veloce e più fitta. Ci rifugiammo così precipitosamente nelle nostre povere case, attendendo che la tempesta cessasse. Ma trascorrevano immobilmente le ore e quel flagello mai pareva dovesse aver fine. Da mattina a sera, da sera a mattina, per più giorni e più notti, tutto inondando, la pioggia gelida e avversa sommergeva il mondo. Fu al terzo giorno che franò la montagna. Udimmo un rombo, un boato, ci colse una violenta vertigine, una forza immane trascinò via con sé ogni cosa Ci sollevò come fuscelli, travolgendoci insieme alle nostre dimore. Qualcuno invece se lo prese il fiume, mentre cercava una via di salvezza. In pochi trovammo scampo. L’alba, livida e nera, rivelò la nostra rovina, uscendo dal suo bitume: i campi disfatti e allagati, le case crollate e, su tutto, un infinito silenzio, la visione enigmatica e cupa di una sospesa, amara solitudine. E sui nostri volti sgomenti una pena senza speranza, senza rassegnazione, senza domani.
Elio Andriuoli è nato nel 1932 a Genova, città dove ha lungamente esercitato la sua attività di docente e dove tuttora vive. Condirige la rivista di Poesia ed Arte “Nuovo Contrappunto” e collabora a numerose altre riviste. Tra le sue raccolte di versi sono da ricordare: Equinozio (1979); Reperti (1984); Stagioni (1986); Maree (1990); La traccia nel labirinto (1991); Epifanie (1996); Itinerari (1996); Grâce à la voix (2002); Scirocco (2003); Il caos e le forme (2004); Per più vedere (2007); Le vie della saggezza (2009); L’azzardo della voce (2010). Ha pubblicato i libri di saggistica: Venticinque poeti – Ricerche sulla poesia del Novecento in Liguria (1987), Dieci drammaturghi e quattro poeti-drammaturghi (1995) e l’antologia di poeti contemporanei L’erbosa riva (1998). Sulla sua poesia sono apparse due monografie: L’epifania poetica in Elio Andriuoli, di Bruno Rombi e La presenza dei classici nella poesia di Elio Andriuoli, di Fabiola Caloia - tesi di laurea (Le Mani, 2010).
Fabia Binci
3 HAIKU
piogge d’autunno rompe gli argini il fiume città palude orrenda giostra sull’acqua di rottami vite perdute zaffate putride dalla fanghiglia livida oltraggio e morte
Fabia Binci è nata a Jesi, “città bella sul fiume Esino”, in provincia di Ancona, nel 1946 e vive ad Arenzano (Genova). Laureata in Lettere presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, ha insegnato Letteratura Italiana e Storia a Torino e a Genova. È presidente del Premio di Poesia “Città di Arenzano”, e direttore responsabile della rivista N.O.I. Nuovi Orizzonti Insieme. Si interessa da sempre di attività sociali e culturali.
Elena Bono
PIOGGIA IN UNA NOTTE D’INVERNO
Con grave abbandono la pioggia discende dal cielo, avvolge le case le piante tutta la terra. Per quanto è grande la notte, possiede lo spazio e senza destare il silenzio, in esso fluisce: liberazione di pene eternamente taciute. Che nuovo incanto giacere al buio, senza timore e nel tepore dei miei pensieri stringermi tenacemente a me stessa prima che il sonno me ne conduca lontano, dove, così stranamente, è facile abbandonare ogni cosa senza sapere di poterla mai ritrovare.
Elena Bono (poetessa, drammaturga, traduttrice, romanziera, narratrice, saggista) è nata a Sonnino nel Lazio, nel 1921. Vive la sua prima infanzia a Recanati poi ad Ancona. Laureatasi in lettere presso l’Università di Genova, ha trascorso la maggior parte della sua esistenza a Chiavari. Dopo gli esordi poetici nel 1952 con I galli notturni, (Garzanti), raccolta nella quale sono comprese alcune delle liriche più intense della poesia italiana sulla Resistenza, ha pubblicato (oltre ad altri due libri con Garzanti) l’integralità della sua vasta opera con la casa editrice Le Mani.
Viviane Ciampi
NUTRIRE IL CEMENTO
ai morti (non solo di Liguria) per incuria, speculazioni
Né ampiezza né vastità. Non un fiume degno di codesto nome, non un fiume.
Scala la strada ed è un biacco. O una bestia preesistente. Avanza sgrava detriti oh nel brulicame troppo libero di farlo. Aveva a lungo dormito coricandosi sotto una lampo d’asfalto e non era una maledizione in sé oh non lo era ché l’acqua in sé dolore non porta. Qui s’era creduto vi fossero rifugi così come si crede alle promesse ma parole come case poggiate su niente. Pergamena s’è fatto nel frattempo il cielo prato amaro amarissimo tutti noi persi a contemplarlo. E si abbatte – drago sugli agnelli – interamente
Viviane Ciampi è nata in Francia (Lione) nel 1946. Vive a Genova. È co-fondatrice della rivista d’arte e cultura on line Progetto Geum e redattrice delle riviste Icaro e Fili d’aquilone on line. Ha tradotto vari saggi di Bernard Noël, apparsi in riviste tra le quali “Poesia e Spiritualità” di Donatella Bisutti. Nel 2008, per la rivista annuale di Jacques Darras e Jean Portante “Inuits dans la Jungle” (Le Castor Astral), ha curato e tradotto un’antologia delle poesie di Alda Merini e nel 2011 l’antologia Poeti del Québec per le Edizioni Fili d’Aquilone. Dal 1998 collabora al Festival Internazionale di Poesia di Genova e Alliance Française. Ha pubblicato 5 raccolte poetiche, la più recente: Le ombre di Manosque (Internòs, 2011).
Luigi De Rosa
ALLUVIONE A MONTEROSSO, 25 OTTOBRE 2011
(ONORE A SANDRO USAI)
Ma oggi la realtà oggettiva mi schiaffeggia. Mi umilia vedere i telegiornali (strade e ferrovia interrotte) che mostrano il dramma della Liguria. Come si fa a parlare di poesia con un’oscena alluvione che si abbatte a fiaccare sogni, progetti, speranze, a scalfire la grazia montaliana di Monterosso e delle Cinque Terre? Rigagnoli che si trasformano in mostruosi torrenti impazziti; ondate di fango che trascinano carcasse di auto, detriti; negozi ed uffici, bar e vani allagati; cittadine sconvolte, muri sbriciolati, barche sbattute e trascinate su spiagge devastate, piante oltraggiate. Già lo sento, il cittadino onesto che mugugna per il prevedibile dissesto causato da colpevoli speculazioni che non tengono in nessun conto la bellezza del paesaggio e l’armonia del vivere sociale. Purtroppo, tra i generosi che già si affannano a limitare i danni, a pulire, a salvare, per ridare splendore alla Riviera, il generoso Sandro Usai, giovane sardo “trapiantato” a Monterosso (per amore) viene ucciso da una valanga d’ acqua e di fango proprio mentre sta salvando la vita a due donne in pericolo grave. Onore a Sandro. Onore a Sandro Usai. Uno dei veri eroi genuini del nostro tempo, che ci riscattano dal volgare egoismo di troppi falsi “personaggi” esaltati da giornali e tivù.
Luigi De Rosa vive a Rapallo, in provincia di Genova. Dopo alcuni anni d’insegnamento (è abilitato in filosofia e storia), ha svolto per venti anni le funzioni di provveditore agli studi in vari sedi provinciali (Trieste, Alessandria, Torino, Savona e Bergamo) ricoprendo anche a Genova, l’incarico di sovrintendente scolastico regionale della Liguria. In tutte le sedi ha partecipato, oltre che alla vita scolastica, anche a quella letteraria e culturale, in veste di poeta, conferenziere, critico e saggista. Tra i suoi libri: Il volto di lei durante, prefazione di Giorgio Bàrberi Squarotti (Genesi) e Approdo in Liguria, prefazione di Maria Luisa Spaziani (Genesi). Ha vinto numerosi Premi Letterari. Si trovano più ampie e dettagliate notizie sui siti: Genesi Editrice; BombaCarta; il gatto certosino.
Marco Ercolani
COSE LUCENTI E BUIE
1.
Cani liberi sulla spiaggia, acque lucenti, persone che si abbracciano come vive. L’orizzonte vicinissimo alle dita. Resistiamo, dovesse non resistere la terra che ci contiene. Il nulla, talvolta, ha colori terrestri.
2.
Cose lucenti accanto a cose buie. Non smettono di respirare, ostinate e dolci, con questo profumo, ancora. Gli uccisi. Vivi nella mano che li riscrive - sonnambula.
Marco Ercolani (Genova, 1954). Scrive racconti apocrifi e vite immaginarie, si occupa di poesia contemporanea e dei rapporti tra arte e follia. Tra i suoi libri di narrativa: Col favore delle tenebre (1987), Praga (1990), Il ritardo della caduta (1990), Visioni della natura (1990), Taccuini di Blok (1992), Vite dettate (1994), Lezioni di eresia (1997), Il mese dopo l’ultimo (1999), Carte false (1999), Il demone accanto (2002), Taala (2004), Il tempo di Perseo (2004), Discorso contro la morte (2009), A schermo nero (2010). Due i libri di saggi sulla poesia italiana contemporanea: Fuoricanto (2000) e Vertigine e misura (2008). Intorno al nodo arte/follia ha pubblicato L’opera non perfetta (2010). In coppia con Lucetta Frisa: L’atelier e altri racconti (1987), Nodi del cuore (2000), Anime strane (2006) e Sento le voci (2008). Il suo primo volume di versi è Il diritto di essere opachi (2010). I suoi libri più recenti sono Sentinella (2011) e Turno di guardia (2011).
Silviano Fiorato
NEL MEZZO
Il silenzio di Dio è uguale a questo silenzio dei morti quasi assoluto – appena alitare di foglie a chi ne abbia orecchio, quasi un inganno del vento – fingiamo colloqui senza risposte possibili. In principio erat Verbum: In principio la Parola era ed alla fine sarà (nuovamente palese). Ma ora – nel mezzo – c’è solo il silenzio.
Silviano Fiorato ha svolto attività giornalistica nella stampa medica, in campo deontologico ed etico-professionale. Ha diretto l’organo di stampa regionale “Liguria medica”. Dal 1950 a tutt’oggi è collaboratore dei quaderni mensili de “Il Gallo”, rivista di ricerca spirituale in ambito cristiano, particolarmente con articoli di satira del costume. Nel 1988 è tra i fondatori della rivista letteraria “Prosapoesia”, della quale è tuttora redattore. Collabora mensilmente alla pubblicazione “Autori liguri”. Nel 2000 ha pubblicato una guida turistico-letteraria del Centro storico di Genova. È stato vincitore o finalista di numerosi premi letterari. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie tra le quali: Questo, forse (1981), Il finto del nulla (1992), Per le disperse strade (1994), Il silenzio del vetro (2002).
Lucetta frisa è poeta, traduttrice, lettrice a voce alta. Tra i suoi libri di poesia: La follia dei morti (1993), Notte alta (1997), L’altra (2001), Se fossimo immortali (2006) e Ritorno alla spiaggia (2009). Ha tradotto vari autori francesi, tra cui due libri di Bernard Noël (Artaud e Paule, 2005 e L’ombra del doppio, 2007) per le edizioni Joker. Suoi testi sono apparsi in riviste (Poesia, L’Immaginazione, Pagine, Nuova Prosa, Arcade, Italian Poetry Review) e in antologie. Collabora a diverse riviste cartacee e online. Pubblica racconti per ragazzi sul quotidiano Avvenire. Insieme a Marco Ercolani ha scritto, in prosa, l’epistolario fantastico Nodi del cuore (2000), Anime strane (2006) e Sento le voci (2009), tradotti in francese nel 2011. Riconoscimenti più recenti: il Lerici-Pea (2005) per l’Inedito e l’Astrolabio 2011 della critica per Ritorno alla spiaggia e la sua opera complessiva.
Rosa Elisa Giangoia
ALLUVIONE A GENOVA
Nei miei anni è la quarta volta. Il primo è lo sbiadito ricordo d’infanzia di una barca che andava a remi in un lago davanti alla stazione Brignole, poi il terrore di attraversare la strada di casa brancolando con l’acqua alle ginocchia e l’incoscienza di imboccare in auto un sottopasso allagato. L’ultima volta, ormai esperta, un mese fa, chiusa in casa ad interrogarmi se sia colpa dell’incuria degli uomini o sempre e solo della natura matrigna la morte di una mamma con una bimba in braccio ed una per mano, travolte da un torrente in secca fino al giorno prima. Bisogna essere forti per vederle incamminarsi nel mistero di un sentiero di luce.
Rosa Elisa Giangoia, laureata in Lettere Classiche e specializzata in Filologia Classica, ha insegnato nei licei. Ha portato avanti un’intensa attività di ricerca didattica e di aggiornamento professionale, in particolare sulle lingue classiche, nonché di organizzatrice di attività culturali, quale consulente di enti pubblici e case editrici. Oltre a manuali scolastici, ha pubblicato tre romanzi: In compagnia del pensiero (1994), Fiori di seta (1998), Il miraggio di Paganini (2005), un prosimetron (Agiografie floreali, 2004), un saggio di gastronomia letteraria, A convito con Dante (2006), il poemetto Sequenza di dolore (Fara, 2010) e presso lo stesso editore il saggio di teoria letteraria Appunti di poesia (2011). Ha curato insieme a Laura Guglielmi i 10 volumetti plurilingue della collana Liguria terra di poesia (1996-2001) per la Regione Liguria, con Margherita Faustini le antologie Sguardi su Genova (2005) e Notte di Natale (2005) per la Provincia di Genova e con Lucina Bovio l’antologia Ti prego. Pensieri e Parole all’Altissimo (De Ferrari, Genova 2011). Componente di diverse giurie di premi letterari, è presente in numerose antologie poetiche e ha vinto vari premi letterari. Fa parte della redazione della rivista “Satura”.
Ignazio Gaudiosi
CINQUE TERRE E ALTRO
Se madre vi fu accorta e prodigiosa nel dare un segno singolare ai luoghi, profili con sinuose amenità, colori che marcano indelebili unicità avvertite, contrade con le loro segnature, antichità eloquenti, di storia e di tratturi, di prestigiosi eventi e di maniere di un vivere rinato dalla storia e dalle conoscenze ricercate, questa creatrice senza paragoni qui mise la sua sede e fu feconda. Orribile è pensare che, violata, dagli stessi figli, abbia maturato l’acerrima vendetta. Scoscendim arditi sulle ripe, su anfratti misteriosi, ora scomparsi, travolti assieme ai borghi, ai luoghi ormai famosi dei paesaggi. Ora lo sguardo è perso, esterrefatto, l’incredulo silenzio fa paura. La nota del cinismo dentro al video dal prima, dal durante, dal devastante dopo, a un suo commento identico in ciascuno. Il pianto dignitoso non si sente è quel fervore vivo e senza freni dai giovanili slanci, fa segnale, rincuora forte per ricominciare. Supini alla lezione si evita il tantundem, l’altrettanto che scongiura ogni futura offesa. È il cuore che interviene e vuol parlare e la sua voce arriva e da conforto.
Ignazio Gaudiosi è nato a Gorizia da genitori salernitani, poi è stato in Puglia e Campania, ha vissuto la sua giovinezza in Trentino e la maturità in Liguria. Spezzino di adozione, avvocato, consulente legale di aziende pubbliche, già capo dell’Ufficio stampa del Comune di La Spezia. Ha esordito con un volume di liriche Respiri in semiluce (Carpena, Sarzana 1983). Sono seguiti negli anni: Archi di parole (Edizioni Mopoeita, Roma 1986), Signora Solitudine (Edizioni Cinque Terre, La Spezia 1994), Consuntivi di autunno (Lineacultura, Milano 1996). Successivamente l’autore ha operato una scelta da queste sillogi e l’ha pubblicata insieme a nuove liriche in Le umane parvenze (Edizioni Giuseppe Laterza, Bari 2001). Gli sono stati assegnati numerosi premi letterari, tra cui il "Premio Internazionale Città di Salò" per la silloge inedita di prossima pubblicazione Un anno di poesia, il "Premio Maestrale" a Sestri Levante e il premio "Giovanni Gronchi" a Pontedera.
Angelo Guarnieri
TWEET DEL QUATTRO NOVEMBRE
Piove a Genova. Troppo. E il governo è ladro. Troppo. Troppo dolore. Troppa catastrofe. Troppi morti. La natura impone la sua patrimoniale. Il cielo ha rotto le acque. Ma nessun bambino è nato. Nessun sorriso per i nostri tristi traffici. Anzi! Oh Dio! Oh mio Dio! Due bambini hanno chiuso gli occhi, nell’abbraccio della propria madre. Per sempre addormentati da un turbine di illusioni, acqua, lacrime. E ancora tre anime smarrite ed erranti, rapite dall’ala rude. Guarda! Guardate là! Oh Dio! Oh mio Dio! Persone nel fango! Stravolte dal fiume, da alberi violati e lamiere decerebrate. Implorano angeli custodi nel fango. Arrampicati nell’aria per tenere il respiro. Oh Dio guardate! I primi angeli del fango! Impastati di coraggio, il cuore in gola, a sfidare il gelo che secca le mani calde. E fermano l’impossibile, schierando argini umani per salvare contro la forza dell’acqua, tumulto nemico per eccesso di disprezzo. Guardate! Oh Dio, guardate ancora! Frotte di angeli del fango! La carne rossa della carità. A ridare volto alla città. A cercare l’oro del vero. Il cuore di Genova ferita germina angeli dal fango. Il dettaglio contro la catastrofe. Che forse ci salverà!
Angelo Guarnieri è nato nel 1951 a Castelbuono in Sicilia. Nel 1966 è emigrato con la sua famiglia in Liguria, che da quel momento è diventata l’altra metà della sua terra. Si è laureato in Medicina a Genova e si è specializzato in Psichiatria e Neurofisiopatologia. Dal 1979 ha lavorato come Psichiatra nei Servizi Pubblici per la Salute Mentale della Provincia di Genova. Ha pubblicato Nel tempo del privato - Diario in forma di poesie e inversi frammenti 1997-1999 (2000), Nel tempo dell’inganno - Dopo l’11 settembre 11 poesie (2002), Dintorni (2009). Ha curato la raccolta di poesie di Alda Merini Dopo tutto anche tu, Edizioni San Marco dei Giustiniani (2003). Nella Rivista di Psicologia Analitica (1°semestre 2011) ha pubblicato (con Angelo Malinconico, psicologo analista) il saggio “La poesia, la psichiatria, Alda Merini: epifanie e nascondimenti”.
Francesco Macciò
AI CITTADINI DI GENOVA (dopo l’alluvione del 4 novembre)
Le carcasse delle automobili in fila come una flotta scompaginata in piazzale Kennedy, il libertino John Fitzgerald – lo ricordate? – il guerriero bambino, incustodito nello scisma della libertà. Le carcasse limacciose con braccia di giunchi e di rabbia con gambe di sterpi e dolore lì davanti all’astio di mille parole, alla distesa gonfia del mare.Nasce sempre intorno al fuoco la poesia: è compassione, ribellione, è memoria e sale della terra. Ha il volto inconsapevole dei màrtiri impaginati a colori sui giornali, il volto del fango, di tutte le storie disfatte che abbiamo dimenticato... E difende indifesa questo mondo e noi che siamo altro fango da plasmare, altra messe democratica di denaro da consumare. Ma dura negli scantinati, quel fango, dura nelle strade, negli ipertrofici vasi bianchi rimossi in pochi giorni con gli alberelli di una nuova Rambla appiccicata sull’asfalto in via Venti Settembre. Che è stato – lo ricordate? – il giorno di Porta Pia, breccia di un’Italia fiorita che s’è desta e s’è di nuovo addormentata. Aprire varchi tra i resti di un torrente intombato nel cemento è un gioco di rimessa a luci spente, un’ecatombe di voti e allori, di dollari e potere. Meglio andarsene all’orza, sfilare da mannequin sotto un cielo fosforescente, adunare la gente nelle piazze, rinchiusa tutta in un pugno, oceanicamente colpevole e innocente. Memoria è anche dimenticare chi discolpandosi si accusa, quelle maschere sorridenti sui teleschermi per boria e tornaconto di consensi, quel frastuono di notti recise sotto i riflettori tra cantanti e rovine. Nasce sempre intorno al fuoco la poesia: è compassione, ribellione, è nel vento e nel silenzio... nel ritmo delle città morenti, nei frantumi della risacca e delle stelle, è infanzia indifesa che unisce la terra e ci difende!
(23 – 31 dicembre 2011)
Note al testo
In piazzale Kennedy, nel quartiere della Foce, vennero dislocati i veicoli travolti e distrutti dallo straripamento del rio Fereggiano → strofa prima.
In occasione del Salone Nautico, in via Venti Settembre furono allestite e smantellate nell’arco di una settimana vistose aiuole, che molti giornali, denunciando l’evidente dispendio di denaro pubblico in un momento di grave crisi economica, bollarono con allusiva ironia con la parola “Rambla”. Probabilmente il termine, nella sua valenza antonomastica, è affiorato in questi versi come frammento di una memoria condivisa e al contempo come esplicito richiamo ad essa → strofa terza.
Vi è infine un riferimento alle cosiddette “Notti bianche”, feste notturne a spese del Comune di Genova, caratterizzate da numerosi simultanei spettacoli di musica leggera → strofa quinta.
Francesco Macciò vive a Genova dove insegna italiano e latino in un liceo. Scrittore, saggista, ha pubblicato i seguenti libri di poesie: Abitare l’attesa (2011); L’ombra che intorno riunisce le cose (2008) e Sotto notti altissime di stelle, con un saggio introduttivo di Luigi Surdich (2003). Con l’eteronimo di Giacomo di Witzell, ha pubblicato il romanzo Come dentro la notte (2006). Un suo racconto intitolato Trieste, notte è apparso ne “il Giornale”, 7 novembre 2004, nella rassegna L’Italia raccontata dagli scrittori. Ha curato il libro di studi su Giorgio Caproni «Queste nostre zone montane», con una introduzione di Giovanni Giudici, Genova, 1995. Un ampio resoconto della sua attività poetica, corredato da testi e da una significativa antologia critica, è on-line in “Lettera in Versi”, a cura di Rosa Elisa Giangoia, n. 31, settembre 2009.
Massimo Morasso
Fra i palazzi che continuano a infoltire
Lo scoppio del rigagnolo le schiere di automobili ondeggianti le ingovernabili automobili ondeggianti le zattere, nel fiotto, le astronavi Vieni, oh vienici addosso morte per acqua E tutto piomba all’improvviso dentro a un flusso disumano tutto converge fra i palazzi che continuano a infoltire nel loro santo zelo operativo fanno la spola gli angeli del no fra terra e cielo l’idea dell’aquila in picchiata su un coniglio spurgano dai tombini anche i fantasmi del Ventennio aggallano gli architetti dell’evo del Boom occorre tempo per comprendere l’Assurdo ma questo è un tempo che non passa e la città s’impalta nel pensiero nell’iride nel gorgo fra gli artigli come un grido
Massimo Morasso è nato a Genova nel 1964. Operatore culturale, consulente del Festival della Scienza, ha ideato e diretto il Muvita di Arenzano, il primo museo in Italia dedicato alle tecnologie ambientali. Si è dedicato alla poesia, alla saggistica, alla traduzione e alla critica letteraria affrontando autori come Rilke, Yeats, Goll, Meister, Pound e Cristina Campo, ma anche alcuni temi più generali come l’identità europea, l’etica ambientale, il “sogno americano”. Ha collaborato a “L’Indice”, “Micromega”, “Antologia Vieusseux”, “Humanitas”, “Poesia”, “Atelier”. Per alcuni anni ha scritto libri apocrifi nel segno unico dell’attrice Vivien Leigh. Nel 2001 ha redatto la “Carta per la Terra e per l’Uomo”, un documento sulla crisi ecologica sottoscritto da poeti di quaranta diverse nazionalità, fra i quali cinque premi Nobel e vari premi Pulitzer. I suoi ultimi libri sono La furia per la parola nella poesia tedesca degli ultimi due secoli (2009), La vita intensa. I racconti di Vivien Leigh (2009), In bianca maglia d’ortiche. Per un ritratto di Cristina Campo (2010) e Viatico (2010).
Facili alluvioni Due sponde d’improvviso divise si scrutano da lungi come tribù di confine: l’argine alto della Stazione isola pietrosa sul nuovo laco giano che risale piano i giardini navigati, quelli che portano dritti dritti alla foce nera nera del Bis.lacco nostro fiume.
Il rio sordido a monte ha rovesciato in aria il suo segreto greto, chiarendo lo Stato delle cose, la forza dell’acqua perfida, quella che non bisogna tentare in quanto, strozzata altrove, se la riemerge, eccome! e quando e dove davvero non deve, ed energicamente disfa e, checcazzo!, non se ne sta.
Così s’incrocia lento con l’acqua all’inguine qualche ostinato coraggioso macho rubicondo fiato fendente l’acqua bilagnosa di lordura, profugo straniero a guado (periferico decentrato) verso l’agognata casa d’oltreripa, oltre la lenta opposta sponda…
… la trasudata sponda ch’era strada marciapiede cortile cantina box barbiere casa officina… questo lago grigio sepolto risorto dal catrame che vuol congiungersi al cielo e al mare (disgraziosamente screziato ha lampi d’oli verdure plastiche motori…) |
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Perché sì, è piovuto molto sui nostri ponti ferreggiani, un attimo dirotto, una voragine di senso nel momento scolastico più sciocco, proprio quello che bisognava essere assente (e invece è presente per subito essere, si dice misero, un Niente).
Perché il Cielo si rifiuta di docile ricordare il diametro aureo dell’Umana Tubatura!
Perché il Tempo è cambiato, e, per Giove, pluvio ci ha disturbato!
Un Tempo di poca gioia, un tempo da niente di Morte per Niente.
Oppure sì, sempre eguale, che trascorre solito i corpi il fiume e li conduce a cimiteri sepolti e lascia indietro orti di[s]messi [f]radici segni [legni] muri [f]cr[olla]ti [m]s[assi] sp[arsi] C[io]tt[cc]o[lati]
[arti]
(irrìde nelle vìscere onde le nostre misere urbane orde i nostri poveri [de]triti versi).
GENOVA.12.0.12.0.12 |
Toponomastiche allusioni per Facili alluvioni
Giano: dio Janus, quindi Genova/colore giallo (dial. genovese)
Bilagnosa: del torrente Bisagno/bisognosa/lagnosa
Bisognava: falso deverbale da Bisagno/sognava due volte
Bis.lacco: bis.ticcio con Bis.agno e rinvio a ‘laco’, termine antico per ‘lago’
Ferreggiani: del torrente Fereggiano, esploso il 4 novembre 2011/ferroso/ferrugginoso
Cimiteri sepolti: alla foce del Bisagno si trovavano i cimiteri di Genova prima di Staglieno (1851) |
Alberto Nocerino (Genova, 1960), poligrafo.
Di formazione semiotica, antica disciplina che aspirava, attraverso lo studio dei segni e dei testi, a divenire scienza globale della cultura. Lavora a Genova, presso la Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici della Liguria (Ministero per i Beni e le Attività Culturali).
Si occupa di teatro, poesia, antropologia. Dal 1992 organizza letture in pubblico di testi suoi e di altri autori. Collabora dal 1995 al Festival Internazionale di Poesia di Genova, per il quale ha ideato e realizzato una ventina di Percorsi Poetici e contribuisce all’attività della Stanza della poesia di Palazzo Ducale. È tra i fondatori dell’Ass. culturale La Milonga (1994-2004) e, con Sandro Baldacci, del Laboratorio Teatrale Integrato ‘Tuttinscena’, con cinque spettacoli per e con ragazzi in scena al Teatro di Genova (1997-2004), di cui ha curato la drammaturgia e l’organizzazione.
Con l’attore e regista Antonio Carletti ha fondato TeatrOvunque (2003), per il quale ha scritto e organizzato gli spettacoli Lingue in movimento. Varietà futurista (2005) e Poetiàporté (2010).
Dal 2003 al 2009 insegna scrittura creativa all’Università di Genova (Scienze della Formazione). Con Roberto Pellerey ha pubblicato Laboratori di scrittura. Istruzioni per una ginnastica alfabetica infinita (Roma 2011).
Dal 2003 si interessa di antropologia culturale. Dal 2011 è direttore di redazione di Il Nido d’Aquila. Rivista etnoantropologica e linguistica delle Alpi Marittime e dell’Appeninno Ligure.
Claudio Pozzani
EPICEDIO
Non sento orti dentro me solo steppa e tundra Nessun fruscio di crescita o di vita Nessuna trasformazione Nessun organo di luce Soltanto scie grigie come vortici di numeri di roulette e lampi magri come radici di pianta carnivora che divora angeli e aerei al di sopra delle nubi Non sento porti dentro me solo navi bombardate Nessun formicolio di pulsante gioia attiva Nessun trasporto o sollevamento Nessun roteare di fari Soltanto voragini e banchine sbrecciate solo ganci di gru abbandonate che dondolano al vento come donne impiccate Non sento morti dentro me solo scheletri e silenzi Nessun ricordo spezzato come un ombrello dal temporale Nessuna ernia da sollevamento lapidi Nessun cacciavite a inchiavardare bare Soltanto un asindeto di visioni amare solo semafori lampeggianti grigio in incroci deserti orfani di clacson Non sento forti dentro me solo tende strappate Nessuna donna che si fa sull’uscio a salutare l’uomo che va via Nessuna casa dalla schiena di pietra Nessuna chiesa con le croci intere Soltanto ombre impresse sui muri e ponti che percorre solo il vento e solo il vento un giorno potrà ritornare.
Claudio Pozzani, poeta, performer e romanziere è nato a Genova nel 1961. Le sue poesie sono tradotte in oltre 10 lingue e comparse in antologie e riviste. Tra i suoi libri più noti, la raccolta di poesie in edizione bilingue (italiano-francese) dal titolo Saudade & Spleen e il romanzo Kate et moi. Nel 2010 è uscito il CD di sue poesie La marcia dell’ombra, in collaborazione con i musicisti Fabio Vernizzi e Andrea Vialardi. Il CD è restato per 6 settimane nella top 30 delle radio indipendenti italiane, prima volta per un disco di poesie. Nel 1983 ha fondato il Circolo dei Viaggiatori nel Tempo (CVT), un’associazione culturale con la quale ha creato e organizzato numerosi eventi e festival letterari in Italia, Giappone, Francia, Germania, Austria, Finlandia e Belgio. È ideatore e direttore del Festival Internazionale di Poesia di Genova, nato nel 1995 e considerato la più grande manifestazione di poesia in Italia con oltre 900 poeti e artisti provenienti da tutto il mondo in 17 edizioni. Nel 2001 ha creato la Casa Internazionale di Poesia sita a Palazzo Ducale a Genova, che dirige tuttora.
Bruno Rombi
A GENOVA AMATA
Ancora una volta giunge dal Cielo, mia amata città di mare, un segno della Sua ira per la nostra cura selvaggia del tuo territorio. Un uragano di acqua infuocata piove tra i fulmini e con la morte di tanti innocenti s’apre nel cuore di chi ti ama una ferita sempre più ampia. Novembre 2011
Bruno Rombi, nato a Calasetta (Cagliari), vive a Genova. Poeta, scrittore, critico letterario, pubblicista, nonché pittore, ha curato per anni il supplemento letterario “Letture d’Oggi” del quotidiano genovese “Il Lavoro”. È autore di una ventina di volumi di poesia, prosa e saggistica, da Oltre la memoria - poesie (1975) fino ad arrivare a Fragments de lumière, poesie in francese (2010). Due tempi del suo poemetto Otto tempi per un presagio, sono stati recitati nella Basilica di S.Eufemia nel corso del programma musicale ORA MISTICA “Sotto le ali divine” del Festival dei Due Mondi 2005 di Spoleto dall’attrice Elena Colucci. Ha partecipato a convegni letterari in Francia, Belgio, Svizzera, Jugoslavia, Russia, Polonia, Malta, Macedonia, Romania, Algeria e Lussemburgo. Ha pubblicato sue poesie in sedici lingue diverse su giornali e riviste. All’estero sono stati pubblicati tredici volumi di sue poesie e due romanzi. Ha tradotto una quindicina di volumi di poesia, prosa, storia e saggistica varia dal francese, inglese, spagnolo, portoghese, rumeno e maltese. Nel 2005 ha curato la Piccola antologia plurietnica di poesia Babilonia con testi a fronte nella lingua originale di trenta poeti di nazionalità diverse.
Massimo Sannelli
DUE OTTAVE PER LA VOCE
1.
questi rami di mirto, i ritagli, 1 vaso: liberi tutti. la città sommersa il quattro novembre, anno MMXI. e i nomi, e gli appunti riscritti, come annunci diversi. ora gli annunci sono le notizie. e la paura seduce te, perché non è più uno schermo: ti piace. ecco, senza potenza sarai nulla: dunque ami il nulla.
2.
il tà migliore, il colpo, non esiste. il suono è non mio. la mente non è re, è vedova donna e non crea più il bene. io vedo che la mente è male, e io non sono la guerra. a tutti i cari presenti, tutti, gli amici, i morti, i vivi: qui penso, voi siete. qui in dieci ore i fiumi uccidono sei vivi, vive. io non capisco.
Massimo Sannelli è nato ad Albenga nel 1973. Vive e lavora a Genova. Dopo studi musicali si è laureato nel 1996 in Lettere Moderne presso l’Università di Genova, con Edoardo Sanguineti. Nel 2004 consegue il dottorato in Filologia Latina Medievale. Nel 2011 ha pubblicato le traduzioni del Didascalicon di Ugo di San Vittore e delle Poesie del Monaco di Montaudon; ha tradotto in poesia I doveri di Nostradamus. In prosa, il libro Scuola di poesia. Nel 2010 ha curato un commento alla Comedìa di Dante. Come artista digitale ha pubblicato negli USA il catalogo This Is Visual Poetry by Massimo Sannelli.
Fabio Scotto
DOPO LA MAREGGIATA IL CIELO LIBERATO SI CONFONDE
Dopo la mareggiata il cielo liberato si confonde con l’orizzonte diafano d’avorio Bocca di Magra barche ormeggiate in fila come croci cigolano le cime atroci nel beccheggio L’acqua nasconde i rami coi liquami in una danza ocra mai riposa le sue salmastre membra il fiumemare E l’aria sa di pioggia mai caduta Cerco nell’altra riva l’altro sole Ho cento chili di vento dentro gli occhi Ma nella foce più non vedo la foce Già ripiove Eppure il fiume deve andare al mare
Fabio Scotto, nato a La Spezia nel 1959, ha pubblicato le raccolte Il grido viola (1988), Il bosco di Velate (1991), La dolce ferita (1999), Genetliaco (2000), L’intoccabile (2004), Bocca segreta (2008), le prose di A riva (2009). Ha tradotto Hugo, Vigny, Villiers de l’Isle-Adam, Bernard Noël, Yves Bonnefoy, di cui ha tra l’altro curato per Mondadori il Meridiano L’opera poetica (2010). Tra i suoi libri più recenti l’antologia Nuovi poeti francesi (Einaudi, 2011) e il saggio Il frammento poetico nella modernità francese (Donzelli, 2012). Insegna Letteratura francese all’Università degli Studi di Bergamo.
Guido Zavanone
SEBBENE
Sebbene, fatto ad immagine di Dio, alternando la procreazione e lo sterminio assecondi il progresso inarrestabile del mondo, avviene che l’uomo, ostinato a sognare la resurrezione dei corpi, rivolga un appello patetico all’esercito indaffarato dei vermi perché restituiscano le loro prede, mentre sulle navicelle spaziali insegue, oltre la porta dischiusa del tempo, la cara anima smarrita. Per amore di se stesso, avvelena i mari ove muoiono le specie progenitrici, manda al rogo vecchi boschi incupiti dall’oblio, ammutolisce le voci insistenti delle acque, fiumi di scorie e detriti vietano il vacuo specchiarsi della luna, l’indolente trasmigrazione-balneazione delle nuvole. Allo stesso modo è pronto a spezzare la fragile linea dell’orizzonte, pianificare le montagne, stravolgere il corso ordinato delle stelle pur di moltiplicare all’infinito i propri, effimeri esemplari nell’indifferenziata, brulicante inutilità delle copie. Sebbene, passandogli accanto, la vita scosti da sé bruscamente questo maldestro mendicante d’eterno.
Guido Zavanone, nato ad Asti, Procuratore generale onorario presso la Corte di Cassazione. Ha pubblicato varie raccolte di versi, tra cui: Arteria (1983), La vita affievolita (1986), Il viaggio (1991), Se restaurare la casa degli avi (1994), Qualcosa (1994), Care sembianze (Managò, Ventimiglia, 1998). Ha vinto numerosi premi letterari. È presente in numerose antologie, italiane e straniere, e in antologie scolastiche. Sue poesie sono apparse in diverse riviste letterarie. È redattore di “Resine” e condirettore di “Nuovo contrappunto”.
Alluvione a Vernazza foto di Lino Cannizzaro
viviane.c@alice.it
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