Dove le strade incrociano altre strade non ci sono le case, solo ampi spazi che allungano le distanze e separano le persone. Lì si erge un grattacielo di trenta piani come un monolite conficcato in un dedalo di scie luminose. A una certa distanza scorrono flussi di traffico inarrestabile lungo traiettorie tangenti che sembrano sfiorarlo senza mai interagire. Attraverso quali segreti passaggi si acceda al grattacielo non è dato sapere, viceversa è universalmente risaputo che al suo interno si sia installata e operi una particolare genia di individui. È una setta organizzata secondo schemi gerarchici ben definiti attraverso i quali tutti concorrono con ordinata frenesia allo scopo comune del quale si suppone l’esistenza ma nessuno ne conosce la sostanza. Questi signori nella loro divisa, abito scuro camicia bianca e cravatta fantasia, officiano i riti della ricchezza. Nella illusione di applicare a essa il potere magico della moltiplicazione, l’attraggono da ogni angolo del pianeta. Uomini e donne di ogni estrazione inviano al grattacielo i frutti del loro lavoro, di quello dei congiunti e a volte anche di quello degli avi. Carichi di aspettative consegnano ai sacerdoti del dio denaro la sovranità sui patrimoni accumulati invocando con offerte e sacrifici l’applicazione del moltiplicatore che regali la conquista della pace interiore.
Ma, agguantata la preda, il meccanismo micidiale della moltiplicazione opera in segreto per distruggerla. Rispondendo alla regola ancestrale che genera il vuoto per attrarre nuova materia, dilapida quelle ricchezze con operazioni velleitarie eseguite con operatori fasulli al solo scopo di perpetuare l’inganno attribuendo a un fato impalpabile l’esito funesto. È con l’inganno quindi che la casta, annidata nei meandri immateriali del grattacielo, conserva il ruolo e il privilegio di restare a guardia e protezione della grande cavità vulcanica dove continuano a pervenire immense ricchezze allo scopo di essere bruciate. Se ogni tanto la pressione nella cavità va fuori controllo per l’eccessiva veemenza della combustione rendendo inevitabile l’esplosione all’esterno di lava e papilli, pazienza! Tanto finché schiere di lavoratori continueranno a fornire ricchezza da bruciare, il sistema si perpetuerà rinviando sine die l’implosione. Solo l’arresto del suddetto flusso di risorse provocherebbe quel collasso che azzera il corso del tempo e costringerebbe tutti a ripartire da zero.
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