FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 20
ottobre/dicembre 2010

Nel cosmo

 

LIFE ON GLIESE 581-C

testo e fotografie di Paco Matteo Li Calzi



      "Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita."
      Charles Franklin Kettering (1876-1958) inventore statunitense.

Negli ultimi anni guerre e disastri ecologici si sono susseguiti con inquietante frequenza, nuovi tipi di virus e malattie, dovute all’ uso indiscreto che l’uomo ha fatto del suo stesso pianeta, sono nati e si sono diffusi. Secondo scienziati di tutto il mondo, questa nostra terra sarà un posto sfavorevole alla vita degli esseri umani, le temperature si innalzeranno, le risorse naturali saranno insufficienti a sostenere il tenore di vita al quale siamo abituati, probabilmente molti insediamenti urbani verranno rasi al suolo da tsunami o semplicemente sommersi dall’innalzamento dei mari, aria e acqua, a causa dell’inquinamento, diventeranno veleno rendendo impossibile la sopravvivenza di moltissime forme di vita.
Di fronte a queste inquietanti previsioni, forse l’idea che più spesso affiora nel pensiero comune è quella di raggiungere un altro pianeta da poter colonizzare e, molto probabilmente, da deturpare a sua volta. Già da tempo gli occhi, o per meglio dire i telescopi, si sono posati su Gliese 581-c, pianeta del sistema appartenente appunto alla nana rossa Gliese 581. Questo pianeta dovrebbe, in base alla sua distanza dalla stella, presentare sulla sua superficie dell’acqua allo stato liquido e quindi favorire, non solo la formazione di altre forme di vita, ma anche un’eventuale insediamento umano.



Arrivati su Gliese 581-c dopo un improbabile viaggio durato poco meno di un secolo, i terrestri approdano su un pianeta caldo e deserto. Ormai tecnologicamente evolutissimo l’uomo costruisce velocemente città autosufficienti dall’aspetto asettico e regolare nelle cui strutture sarà costretto a passare quasi l’intera vita: i raggi stellari troppo forti e dannosi di un giorno che dura piu di 70 ore e il gelo delle altrettante ore notturne rende impossibile la vita all’esterno.



L’uomo va così incontro ad un nuovo modello di società cui è possibile fare quasi tutto direttamente dalla propria abitazione, compreso il lavoro, e il nuovo abitante di Gliese 581-c, autocostrettosi ad una vita in cattività, diventa pallido e solitamente magro, ma sempre più geneticamente perfetto grazie all’ormai obbligatoria inseminazione artificiale.
Una comunità in cui il concetto di alimentazione si racchiude in una compressa ipernutritiva, in cui il desiderio di una vacanza si esplica in un viaggio virtuale attraverso un sistema psico-visivo che consente di vivere le sensazioni di una vacanza conosciute nella precedente vita terrestre, e nella quale lo stesso rapporto sessuale perde la sua naturale concezione così come la defecazione.



Anche la parola può diventare una perdita d’energia o semplicemente essere considerata poco efficiente come mezzo comunicativo, e la comunicazione vocale passa mediante modernissime entrate USB e piccolissimi chip sottocutanei.
Dopo i duri anni di viaggio e di adattamento alla nuova vita per l’uomo lo spazio onirico diventa quasi motivo di paura o perlomeno di angoscia, durante il sogno, infatti, la mente, riproduce ormai solo i momenti negativi legati al ricordo. Per affrontare tale sorte l’intera popolazione collega la testa, tramite dei cavetti, ad un ipertecnologico apparecchio inventasogni.



George Orwell, in 1984 , esprime già un idea di futuro minaccioso e claustrofobico, qui sulla terra, dentro le nostre case. Questo è, purtroppo, un futuro già presente che dovremmo impegnarci a contrastare sempre più a fondo, ma il futuro ipotizzato lassù, nel cosmo, che cosa lascerà alla nostra umanissima vita?

paco.pajaro@hotmail.com