FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 18
aprile/giugno 2010

Aquiloni

 

RAFFAELE PIAZZA
Del sognato

di Alessio Brandolini



È stato pubblicato nel settembre 2009 Del sognato, il nuovo libro di poesia di Raffaele Piazza, autore napoletano che ha pubblicato volumi interessanti, a partire dall’esordio avvenuto con Luoghi visibili (Amadeus, 1993) seguito l’anno successivo – con lo stesso editore – da La sete della favola e, nel 1998, da Sul bordo della rosa (segnalato e finalista in diversi premi). Suoi testi poetici sono stati inseriti in molte antologie e riviste, una sua silloge molto bella, Canto di Mirta, è apparsa nel numero 12 (ottobre-dicembre 2008) di questa rivista.

Sono trascorsi dieci anni tra la nuova pubblicazione e la precedente, Raffaele Piazza negli ultimi tempi si è dedicato prevalentemente alla critica letteraria, collaborando soprattutto alla rivista web Vico Acitillo 124 - Poetry Wave, diretta da Emilio Piccolo.
Nella prefazione alla raccolta Gabriela Fantato insiste, e a ragione, sulla parola “adolescenza”, così presente nella memoria di Raffaele Piazza: l’età dei sogni che si ripercuote nell’età della maturità, le attese e i ricordi della giovinezza che affollano la mente, le pulsioni sessuali. E il sogno, infatti, qui si fa poesia e l’autore lo dichiara subito sin dal titolo, però questa poi prende due strade diverse, complementari più che contrapposte. Quella del paesaggio marino e Mediterraneo, concreto e solare, vissuto e goduto in spiaggia, a Napoli o a Capri (v. “Trittico a Capri”) e poi, nella seconda parte che presta il titolo al libro, la poesia sterza verso il paesaggio interiore e intimo, immaginato e virtuale, quello che passa attraverso la rete, la comunicazione telematica, la mail, la fantasia erotica (“si chiama Alessia sta nel file segreto il / suo nome nelle tasche a fotografie”) che si ripercuote di testo in testo, e genera una moltitudine di fantasie erotiche e sensuali, tenute assieme da quel filo rosso che è la parola “fragola”.

La seconda parte del libro è più varia e mossa della prima, per via delle trame oniriche e delle ambiguità virtuali, il linguaggio qui sperimentato (franto e veloce, con venature immaginifiche e surrealiste) è assai coinvolgente, soprattutto quando il sogno si mescola all’attenta osservazione della realtà (il mondo del calcio, dei lavoratori extracomunitari, delle ragazze dell’est che di notte si vendono per strada). Però la prima parte (“Mediterranea”) è più controllata poeticamente – lo dico in senso positivo – e forse per questo, rileggendo il libro a distanza di qualche mese, lascia di più il segno, come se i versi venissero amplificati o smussati dalle onde, dal vento, da quel nostro Tirreno azzurro e profondo che spinge il poeta a meditare sulla morte, sulla “perfezione dell’acqua”, sull’esilio e sulla fuga, sulla stessa poesia (citando Vittorio Sereni), in connubio tra scrittura lirica (perennemente scalpitante e a cavalcioni tra visione e miraggio) e la vita domestica (àncora che rassicura e salda agli affetti), non a caso il libro è dedicato alla donna del poeta e al figlio Marcello. Allora il mare, nel flusso instancabile dell’onda e dei giorni, concilia la vita reale a quella sognata, si fa trasparente compromesso, via che congiunge le due sponde. Quasi una forma di nuova esistenza “oltre la città e la campagna” che placa l’ansia della perfezione, del completo appagamento dei sensi e della conoscenza. Riduce l’eccessiva tensione della poesia e del sogno, di quel “fiore azzurro” (troppo azzurro) di novalisiana memoria.


Raffaele Piazza, Del sognato, con una nota critica di Gabriela Fantato, La Vita Felice, Milano, 2009, pp. 68, euro 10




CINQUE POESIE DI RAFFAELE PIAZZA
da Del sognato


IL MARE CHE CONTINUA

Le ore passate a guardare
la perfezione dell’acqua del mare,
si scivola lungo l’infinità del sentiero
dei sogni e delle veglia
per giungere all’azzurro degli scogli
leggeri a corrodersi al vento animato dalla salsedine,
osservi le ombre tese degli alberi
giungere alla dissoluzione
del tempo serale con un raggio di sole
aranciato che grida vita vegetale
da trasformarsi per noi in liquida
armonia di pensieri che si riproducono
esatti e stampati da una mente con il materiale
degli anni attraversati come foreste dense di senso.
Il presagio di un pomeriggio passato
con l’acquario di pesci
corallini nella camera con le loro tinte
si fa naufragio in questo mistico mattino di lavoro,
si attendono le onde taglienti delle idee
nelle pareti della mente,
una nuova vita oltre la città e la campagna,
un respiro ad angolo con un frammento di tempo,
simile ad un residuo di mosaico parietale
su un rudere vicino
a questo mare che continua.


LA ROTTA DEL MARE DOMESTICO

E poi ti accorgi tra sentieri
di quando la tua barca vince il mare
foglio di carta velina verde
resistentissimo
dove mai affondare nelle maree dell’anima.
Vedo te che entri nella stanza di materia
e ti porti il tuo mare di parole senza male,
non ci sono più naufraghi (neanche buoni)
in questa estate di sogno
velocissimo e presente tra comete afferrabili
con la dolcezza delle mani.
Si spiana la distesa acquorea e rimaniamo
senza altre parole che quelle che solcano la liquidità
della percorrenza rinata tra le cose di sempre,
è il buon inizio che combacia con una gioia
di estive fragole.
Poi tutto inizia nella mente e si parte
nella sera che ha un cominciamento
e non una fine.


FONDALI

Sparsa nel sogno di marea attende lei,
fondali di scrittura, liberazione
di unità a farsi parole: testi
di telefonate da brivido di pesca,
film della vita nell’insieme
esatto nel senso di una voce che dà oltre
le liberazioni delle lune dei confini,
da Occidente alla Patagonia
al mondo alla fine
nel mondo: nell’oggetto che ne resta
di pietra (farsi sillaba).


VEDERE

Vedi (e il vedere lacera tutti i fili
degli sguardi, il mare dopo la tempesta),
lontano dall’accadimento, vive le nere durate,
la casa nel visore l’apprende
vivo. Non credere sia il tempo
la compassione nella storia
degli occhi
a guardare lo sfibrarsi del tavolo dei giorni.
È luce impura il viatico di platino,
l’indifferenza in una goccia d’ansia,
una goccia di sudore o sangue donata,
invisibilità dei mattini dei volatili.


1984

Sera di primavera a sorgere dietro i vari
strati dell’aria a sorgere ed incielarsi il sogno
dell’arancia
a striare il cielo nella camera
escono i bambini dalle comete della scuola:
parole esatte tagliano gli attimi:
segnali, segnali: lì è la vita, la trasgressione minima
nel numero di telefono,
tenerezze in erotismo.

Si chiama Alessia, percorre l’ufficio,
lui si avvicina alla meta come un biglietto
per la vita: lei prende la penna rosa e gli scrive sulla pelle.




RAFFAELE PIAZZA
è nato a Napoli, dove vive, nel 1963. Lavora presso l’Università Federico II come tecnico elaborazione dati e collabora alle pagine culturali del Mattino. È redattore del sito web Vico Acitillo 124 - Poetry Wave. Suoi testi poetici sono apparsi su varie riviste e antologie, tra le quali si segnalano Melodie della Terra (Crocetti, 1998) e Poesia e Natura (Le Lettere, 2007). Ha pubblicato le raccolte poetiche: Del sognato (La Vita Felice, 2009), Sul bordo della rosa (Amadeus, 1998), La sete della favola (Amadeus, 1994), Luoghi visibili (Amadeus, 1993).


 


alexbrando@libero.it