FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 13
gennaio/marzo 2009

Nutrimenti

LA VOCE DELLA TERRA

di Elvio Cipollone


La lezione del maiale


Gli uomini per me sono come tanti piccoli maialini appena nati. Sì, mi sento come una scrofa, con tante mammelle piene di latte pronte per essere poppate. Sono qui eterna e ben disposta, sdraiata nel placido divenire dei cieli, in attesa e direi persino pervasa da un desiderio diffuso di accogliere le diverse bocche bisognose del caldo latte nutriente. Che vengano a me, che attivino il flusso costante di materia, che rinnovino la vita alleviandomi degli accumuli eccessivi che m’intasano le vie linfatiche. Posto ce n’è per tutti, se solo sapessero prendere ognuno ciò che gli è necessario senza stare lì a preoccuparsi di sopraffare il vicino, di scacciarlo, allontanarlo, impedirgli di prendere il suo. Potrebbero riempirsi la pancia e, così soddisfatti, dedicare il tempo e le energie al gioco, al pensiero, alle rappresentazioni artistiche, ai mestieri, a parlare, alle relazioni interpersonali, all’amore, alla filosofia… e poi quando l’appetito tornasse a mordere lo stomaco voltarsi verso di me, la grande madre, pulirmi magari un po’, dedicarmi qualche accortezza, un riguardo, una carezza e soddisfare di nuovo l’appetito. Tanto più che sono grande per loro, il mio corpo è pieno di risorse, di pieghe inesplorate, di qualità pregiate da mettere a frutto e invece no.

Basta che uno incominci a fare il gradasso, a spingere via il fratello per paura di non averne abbastanza, a guardarsi intorno con protervia,
ad affermare la propria supremazia con un gesto prepotente o forse un’astuzia un inganno uno stupido sgambetto e l’equilibrio si rompe. È allora che arriva la fame. La fame delle viscere per chi comincia a soccombere, il denutrimento, l’indebolimento, l’emarginazione, l’umiliazione, la cacciata dall’eden e infine la morte. Ma anche la fame dei più forti, la fame di sazietà, di potere, la vanità dell’auto compiacimento, quella droga dell’egoista che non ne ha mai a sufficienza. Così non si accontentano più delle mie mammelle e cominciano a perforarmi per avidità. Mi sezionano, si spartiscono gerarchicamente i pezzi migliori, non trascurano niente nella folle corsa che li porterà tutti a trasformarsi a loro volta in tanti maiali pronti a subire il mio stesso destino.

 

elcip@libero.it