FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 9
gennaio/marzo 2008

Luoghi narrati

LA CITTÀ ASSENTE
Sulla poesia di Santiago Mutis Durán

di Camila Hofman



Ogni volta che ci addentriamo nella lettura di un autore scopriamo un mondo nuovo, dove le parole acquistano significati sconosciuti e lentamente ci viene rivelato uno sguardo che per alcuni attimi si confonde con il nostro. Nella poesia di Santiago Mutis Durán la parola acquisisce caratteristiche sonore, tattili, auditive e visive che guidano il lettore alla scoperta del suo mondo poetico.
La raccolta Afuera pasa el siglo (Fondo de Cultura Económica, México,1999), dalla quale sono state scelti e tradotti i testi che vengono proposti, è divisa per temi: le donne, la casa, l'anima (o la follia), il cosmo, le città, l'infanzia, il mistero, la patria, la poesia. In ognuno di questi temi coesiste l'altro, il poeta crea una lingua comune: in effetti per nominare l'uomo è necessario parlare del cosmo e per parlare della poesia torniamo alle prime sensazioni dell'infanzia. Il confine tra divino e terrestre, tra uomo e natura, sparisce a rilento e i versi ci ricordano che tutte queste creature appartengono allo stesso mondo.

Il ruolo dell'uomo, dice Mutis Durán, ovvero di colui che ha il dono della voce, è quello di far parlare attraverso sé tutti gli altri esseri del creato:

      Allora gli si diede la voce all'uomo
      Tu parlerai per tutti, l'essere d'acqua parlerà in te
      e anche il legno e la pietra
      e la voce della lucertola e del passero
      il mais il cerbiatto il silenzio la farfalla
      il bosco parleranno attraverso di te
      ... ma l'uomo dimenticò
      dimenticò le voci [...]

      (pp. 69-70)

La voce del poeta è forse la voce di colui che non ha dimenticato, per questo il suo linguaggio intensamente diverso riesce a riportarci a contatto con noi stessi e con il mondo che ci circonda.
La poesia di Santiago Mutis si trova in questa soglia, capace di parlare all'uomo contemporaneo delle grandi città, in cui il tempo inclemente cancella i ricordi, e allo stesso tempo ci riconduce all'inizio di tutte le cose: alla nascita dell'uomo, al giorno stesso della creazione, all'infanzia. Lo sguardo attento e partecipe del poeta interroga il mondo e indaga sul mistero dell'essere, la sua poesia non offre risposte, bensì traccia sentieri che ci accompagnano alla riflessione, non dice quel che è ma quello che potrebbe essere.

Le forze e gli elementi della creazione sono delle presenze costanti, l'uomo impara dalla natura il senso del sacro, il mistero e il silenzio:

      Le montagne
      sono soltanto montagne
      e stanno lungo il sentiero
        dell'uomo
                        e lo accecano
      e lo conducono
      verso quello che non può raggiungere

      (p. 72)

L'uomo, dunque, è un essere fragile. Un orfano dolce che sente l'universo e che però è nato con la capacità di creare attorno a sé un armonia "che la stessa natura ignora ma che è lei a ispirare". Testimone della bellezza che lo circonda, l'uomo è stravolto dall'immensità del creato di cui sa di essere parte, ma soltanto come un essere che continua a stupirsi.
Poesia pervasa di disincanto, di pessimismo verso l'uomo ma - allo stesso tempo - s'intuisce uno sguardo benevolo, che dona vita propria alle cose che ci circondano. Per questo la casa diventa "il luogo che accoglie gli echi del mondo", dove la missione dell'uomo è quella di "continuare a stupirsi". Il poeta indaga sull'intimità, sulle abitudini quotidiane, sui gesti semplici che tramite la poesia vengono fissati come un momento irripetibile e divino. Perché la vita, dice il poeta, è sacra.

L'ultima parte della raccolta è dedicata alla Poesia, in questa l'autore svela alcuni aspetti della propria ars poetica:

      Esistono dei fatti che richiedono
      per riuscire a comprenderli
      tutta la nostra pena, tutta la nostra sofferenza
      altri richiedono la nostra gioia

      Davanti a cose come queste io so soltanto scrivere.

      (p. 158)

Per Mutis lo scrivere non può essere considerato un mestiere, il poeta scrive per necessità, perché davanti a certi momenti della vita, l'unica sua risposta è la scrittura. Scrivere dunque non è un'abilità acquisita è, prima di tutto, un modo di porsi, un modo di guardare e d'intendere la vita. La poesia è il mezzo per comprendere e per non sottrarsi alle difficoltà.

Santiago Mutis si è occupato di diversi generi letterari: saggio, prosa, poesia. Il confine tra ognuno di essi non è netto, l'autore lascia che le parole acquistino vita liberamente, ed è così che troviamo, ad esempio, varie citazioni letterarie all'interno delle sue poesie. Alcuni dei suoi testi poetici sono invece dei propri e veri saggi di pittura e di letteratura.
Il poeta colombiano Juan Manuel Roca, in un commento alla sua poesia, lo definisce "pintor del habla", pittore della parola. Diversi critici tra i quali, Alastair Reid1, hanno notato che i versi di Santiago Mutis sono un'esperienza del "vedere", dove le parole tracciano i confini del mondo della sua poesia. Il poeta è innanzitutto un creatore d'immagini e la parola poetica fa recuperare al linguaggio il suo stato originale: in un primo momento riconquista i suoi valori plastici e sonori, successivamente quelli affettivi e, infine, quelli del significato2.
La poesia di Santiago Mutis è sempre un invito a scoprire le possibilità del linguaggio inteso come uno strumento dei sensi.



1Alastair Reid ha scritto la breve introduzione alla raccolta Afuera pasa el siglo.

2 Octavio Paz nel suo libro El Arco y la Lira (1956), ha approfondito la questione dell'immagine come essenza della poesia; in it. L'arco e la lira, Genova, il melangolo, 1991.




POESIE DI SANTIAGO MUTIS DURÁN
da Afuera pasa el siglo (1999)



He gastado mi vida

DENTRO DE MÍ hay un halcón
que salpica el cielo de sangre
Espejo contra espejo: el infinito es tan ancho
como el filo de una espada
y me dejo gastar mientras pasan las nubes
arrastrando animales, ahogados, pájaros del diablo
que se ríe dándome la espalda
a mí y a mi tierra, a mi tierra natal
que con su luz me devora

A las constelaciones las mueve el viento
el agua de muchos cielos
y un grito, negro y transparente
como la intensa belleza que no conozco:
pierdo la vida y me alejo y a mis manos cae el desierto
y sus noches, y la Luna que tanto recuerdo:
<<He gastado mi vida esperándote>>


Ho consumato la mia vita

DENTRO DI ME di c'è un falco
che spruzza il cielo di sangue
Specchio contro specchio: l'infinito è così largo
come la lama di una spada
e mi lascio consumare mentre le nubi passano
trascinando animali, esseri annegati, uccelli di un diavolo
che ride voltando la schiena
a me e alla mia terra, alla mia terra natale
che con la sua luce mi divora

Le costellazioni sono mosse dal vento
dall'acqua di molti cieli
e da un urlo, nero e trasparente
come l'intensa bellezza che non conosco:
perdo la vita e mi allontano e nelle mie mani cade il deserto
e le sue notti, e la Luna che tanto ricordo:
<<Ho consumato la mia vita aspettando te>>


Los cantos del Hombre

DICE DON ERNESTO: i
siempre habrá un hombre tal
que mientras se destruye su casa
piense en el Universo
y siempre habrá una mujer tal
que mientras se destruye el Universo
se preocupe por su casa

Para mí la casa no es ya
esa lamentable posesión
donde un hombre y una mujer
se aíslan a cultivar sus miserias
Es un espacio que acoge los ecos del mundo
Un lugar ordenado con un instinto tan asombroso
que algo da a la naturaleza
El Hombre, el ser, levanta espacios
de una armonía que la naturaleza desconoce
pero que ella inspira
La paz de los grandes vegetales
Habrá colmado de silencio y misterio
el aire de los sueños
Desde allá empujará al hombre a lo sagrado
A levantar arcos de piedra tan profundas
como las constelaciones
A trazar círculos como los del agua
A buscar la arquitectura del fuego
y de sus altas sombras, donse penden campanas doradas
¿Cómo descuidar entonces la Casa?
Desde ella se contemplan los relámpagos
la lluvia que remueve todo más allá de la memoria
Hasta ella llega una dicha de estrellas fugaces
que rasgan con su luz el follaje
donde cada hoja es un pájaro
y cada estrella la punta de un día
cuya luz no habremos de contemplar

¿Y el Cosmos? Un orden de vértigo donde caen sin fin
el vuelo de la esperanza
la nobleza de una naturaleza dormida -que es sueño-
el silencio de los desiertos -gota a gota-
el espejismo del mar, el viaje oscuro
de la luz -un acorde majestuoso- y los gritos
y los cantos del hombre que va en la gavia
y todo lo ve

¿Y la Casa? Es castillo y cripta, torre y caverna
milagro y humildad, orden y espera
y la voz de las cosas que no están

Casa y Cosmos son locura


I canti dell'uomo

DICE DON ERNESTO:
ci sarà sempre un uomo
che mentre viene distrutta la sua casa
pensa all'Universo
e ci sarà sempre una donna
che mentre viene distrutto l'Universo
si preoccupa per la sua casa

Per me la casa non è più
quel meschino possesso
dove un uomo e una donna
si isolano per coltivare le proprie miserie
È uno spazio che accoglie gli echi del mondo
Un luogo ordinato con un istinto così sorprendente
che dona qualcosa alla natura
L'Uomo, l'essere, crea spazi
di un'armonia che la stessa natura ignora
ma che è lei a ispirare
La pace delle grandi vegetazioni
avrà colmato di silenzio e mistero
l'aria dei sogni
Da là spingerà l'uomo verso il sacro
per costruire archi di pietra così profondi
come le costellazioni
a tracciare circoli d'acqua
a cercare l'architettura del fuoco
e delle sue alte ombre, da dove pendono campane dorate
Come si può trascurare la Casa allora?
Da lei contempliamo i lampi
la pioggia che rimuove il tutto più in là della memoria
Fino a lei arriva una felicità di stelle cadenti
che strappano con la sua luce il fogliame
dove ogni foglia è un uccello
e ogni stella la punta di un giorno
la cui luce non ci sarà dato di vedere

E il Cosmo? Un ordine di vertigine dove cade senza fine
il volo della speranza
la nobiltà di una natura addormentata - che è sogno -
il silenzio dei deserti - goccia a goccia -
il miraggio del mare, il viaggio oscuro
della luce - un accordo maestoso - e le urla
e i canti dell'uomo che in alto nella gabbia della nave
tutto vede

E la Casa? È castello e cripta, torre e caverna
miracolo e umiltà, ordine e attesa
e la voce delle cose che non ci sono

Casa e Cosmo sono follia


La casita de Dios

QUIEN AMA, quien ama de verdad
está expuesto al sufrimiento

                    *
De pronto, en la casa
grande, la del patio,
la que por la noche
sonaba, lenta, como una hoja
que cae
de pronto, te decía, faltan
los viejos, los grandes
los que saben todo
los que quieren y piensan
los que ven a una niña
- o miran hacia el río -
y en la luz de sus ojos
leen la vida
y entonces, suavemente
ponen miel en un vaso de leche
para esa leve aparición

¿Y si los viejos se van?
¿Y si el árbol ya no protege
la casa con su frondoso
viento de hojas sonoras?
¿Si la casa queda sola, bajo
el cielo abismal
como el desierto?

Hemos vuelto a la casa
para ser como los viejos
a secar las lágrimas de la niña
que ha encontrado roto
un brazo de su muñeca
Cada quien, entre sus propias estrellas
cuidando y llorando a otros
que son la vida

El agua, las estancias y sus silencios
diferentes. El sillón de la sala...
Da miedo ver partir a los viejos:
Tendrás que ocupar su lugar
y rescatar lo que ellos
han perdido
Llega el día en que amar
es no dejar de llorar, nunca

A don Eliseo


La casetta di Dio

COLUI CHE AMA, che ama davvero
è esposto alla sofferenza

                    *
All'improvviso, nella casa
grande, quella con il patio,
quella che di notte
suonava, lenta, come una foglia
che cade
all'improvviso, ti dicevo, mancano
i vecchi, i grandi
coloro che sanno tutto
che amano e pensano
che guardano una bambina
- o guardano verso il fiume -
e nella luce dei suoi occhi
leggono la vita
e allora, dolcemente
versano del miele in un bicchiere di latte
per quella intangibile visione

E se i vecchi se ne vanno?
E se l'albero non protegge più
la casa con il suo folto
vento di foglie sonore?
Se la casa rimane sola, sotto
il cielo abissale
come il deserto?

Siamo tornati a casa
per essere come i vecchi
per asciugare le lacrime della bambina
che ha trovato rotto
il braccio della sua bambola
Ognuno, in mezzo alle proprie stelle
per accudire e piangere altri
che sono la vita

L'acqua, le stanze e i loro silenzi
diversi. La poltrona del salotto...
Fa paura veder partire i vecchi:
Dovrai prendere il loro posto
e riscattare quello che
loro hanno perso
Arriva il giorno in cui amare
è non smettere di piangere, mai

Per don Eliseo


La misión del hombre es asombrarse

EN UN EXTRAÑO CORAZÓN hirviente
se purifica la materia - errante -
Del fondo brota, sin que alguien
lo haya visto jamás, una transparencia...
que asciende a alturas donde la luz no alcanza
De ese silencio surgen milagros
que llueven sobre mansas tierras, de nadie
Profundas rocas hechas de relámpagos
Los milenios poco a poco domestican la violencia
que florece en rojas constelaciones
Pero ¿en qué momento la arcilla se levanta
toma la luz en sus manos
y nos mira
con majestad y mansedumbre?

Sobre el desierto el aire como un tesoro
crea formas de arena que apenas rozan la luz
Por costumbre se quedan, beben del agua
¡y se asombran!


La missione dell'uomo è stupirsi

IN UNO STRANO CUORE bollente
si purifica la materia - errante -
Dal fondo sgorga senza che nessuno
l'abbia mai vista, una trasparenza...
che sale alto dove la luce non arriva
Da quel silenzio nascono miracoli
che piovono su mansuete terre, di nessuno
Profonde rocce fatte di lampi
I millenni poco a poco addomesticano la violenza
che fiorisce in rosse costellazioni
Ma, in quale momento l'argilla si solleva
prende la luce tra le sue mani
e ci guarda
con maestosa mansuetudine?

Sopra il deserto l'aria come un tesoro
crea forme di sabbia che appena sfiorano la luce
Per abitudine rimangono, bevono l'acqua
e si stupiscono!


El vientre de la ballena

DE NIÑO IMAGINÉ
la ciudad que se había tragado una ballena
Por las noches bajé a correr entre su costillar
hecho de columnas, calles estrechas
cubiertas por arcos de piedra
El reflejo de la sangre del más grande animal
teñía las paredes y la luz; pequeñas habitaciones
para seres soltarios que compartían algún secreto
Vida sin días ni noches, con gatos pájaros plantas
No había ventanas no había mundo exterior
Todo era íntimo vivo conocido
como después supe que eran
las celdas de los monasterios


Il ventre della balena

DA BAMBINO IMMAGINAI
la città che aveva inghiottito una balena
Di notte sono sceso a correre tra le sue costole
fatte di colonne, strade strette
coperte da archi di pietra
Il riflesso del sangue del più grande animale
tingeva le pareti e la luce; piccole camere
per esseri solitari che condividevano qualche segreto
Vita senza giorni né notti, con gatti uccelli piante
Non c'erano finestre non c'era mondo esterno
Tutto era intimo vivo conosciuto
come dopo ho appreso che erano
le celle dei monasteri


Adagio de mi alma

LA LUNA ALUMBRA
sobre la oscuridad de nuestra mesa
como un vaso de agua pura

La vida sencilla la vida cercana
la más familiar
de repente se hace extran?a
sola, como el tío Antonio aquella tarde
en su ataúd

En un lugar sagrado y terrible
se halla -lejos de mi casa en el campo
flotando en la dura luz-
mi cuerpo desnudo como el reflejo de un árbol
en las charcas frías de los caminos -incontables
del invierno. Nada me habla ya de lo vivido,
del terrible adagio de mi alma en vilo

Sólo la vida vivida a fuego lento
-pura realidad pura esencia pura humanidad-
encanta el ánima -secreta- de los objetos
y despierta la voz de las maderas
el cielo en la ventana
la respiración de la luz -viva - en mi habitación

El sacrificio, día a día
-el umbral del sufrimiento-
protege como una fiera dulce y lúcida
todas las cosas
la tristeza
las horas inmóviles
el polvo nevando en el silencio de la casa
como olvido divino

Un mundo real, movido por el viento del verano
viene desde muy lejos
tal vez la infancia
Es el sacrificio de quedarse a vivir la propria vida
mandar al demonio la cultura
y abandonarse a los puros huesos
de la vocación

La vida será siempre sagrada


Adagio della mia anima

LA LUNA ILLUMINA
sull'oscurità del nostro tavolo
come un bicchiere d'acqua pura

La vita semplice la vita prossima
La più familiare
all'improvviso diventa estranea
sola, come lo zio Antonio quella sera
nel suo feretro

In un luogo sacro e terribile
si trova - lontano dalla mia casa in campagna
galleggiando nella severa luce -
il mio corpo nudo come il riflesso di un albero
nelle pozzanghere fredde dei sentieri - innumerevoli
dell'inverno. Nulla mi rammenta ormai quel che ho vissuto
il terribile adagio della mia anima in bilico

Soltanto la vita vissuta a fuoco lento
- pura realtà pura essenza pura umanità -
seduce l'anima - segreta - degli oggetti
e sveglia la voce del legno
il cielo nella finestra
il respiro della luce - viva - nella mia stanza

Il sacrificio, giorno a giorno
- la soglia della sofferenza -
protegge come bestia dolce e lucida
tutte le cose
la tristezza
le ore immobili
la polvere nevicando nel silenzio della casa
come divino oblio

Un mondo reale, mosso dal vento del estate
viene da molto lontano
forse dall'infanzia
È il sacrificio di restare a vivere la propria vita
mandare al diavolo la cultura
e abbandonarsi alle ossa
della vocazione

La vita sarà sempre sacra


La ciudad ausente

ESTA CIUDAD MÍA
es el umbral de los presagios
Ha sido abandonada por sus reyes y mendigos
y llevada al silencio
de un inmenso tablero de ajedrez
donde la inmovilidad del tiempo
y la soledad pueden verse
iluminados por la atmósfera de un día
en cuya quietud comienza la eternidad

Nadie habita esta ciudad insomne salvo yo
que he recorrido sus nítidas calles insoladas
sus plazas abiertas al rumor del horizonte
sus sombras diurnas de profunda geometría
Todo en esta ciudad me invita a partir
o todo ha sido detenido en el momento de mi partida

Pienso a veces que aún
nadie ha nacido
y que así es la verdad
ciudad poblada de iluminadas lejanías
el hirviente vacío de un pensamiento:
El tiempo es otro lugar

Debo alejarme. La ciudad prohibida
hay que buscarla
       alejándose de ella,
buscarla donde no está


La città assente

QUESTA MIA CITTÀ
è la soglia dei presagi
È stata abbandonata da re e mendicanti
e portata al silenzio
di un'immensa scacchiera
dove l'immobilità del tempo
e la solitudine possono vedersi
illuminati dall'atmosfera di un giorno
nella cui quiete inizia l'eternità

Nessuno abita questa città insonne tranne me
che ho percorso le sue strade precise e assolate
le sue piazze aperte ai suoni dell'orizzonte
le sue ombre diurne di intensa geometria
Ogni cosa in questa città mi invita a partire
o tutto si è fermato nel momento della mia partenza

A volte penso che ancora
non è nato nessuno
e che questa è la verità
città abitata da luminose lontananze
il bollente vuoto di un pensiero:
Il tempo è un altro luogo

Devo allontanarmi. La città proibita
bisogna cercarla
               allontanandosi da lei
cercarla là dove non c'è


Traduzione di Camila Hofman


Un grazie a Martha Canfield per i preziosi suggerimenti.
Alcuni di questi testi e altri di Santiago Mutis Durán usciranno nel numero di aprile 2008 della rivista fiorentina "Collettivo R."




SANTIAGO MUTIS DURÁN

Figlio del noto scrittore Álvaro Mutis, nasce a Bogotà nel 1951, ma trascorre l'infanzia in Cittá del Messico. È stato direttore delle pubblicazioni del Istituto Colombiano di Cultura (1975-1985), editore della collana "Nueva Biblioteca Colombiana de Cultura" (1985-1987), direttore del Dipartimento Editoriale presso la Universidad Nacional de Colombia (1987-1993). Nel 1987 fonda la rivista letteraria "Gradiva", posteriormente insieme a Jineth Ardila fonda la rivista "Conversaciones desde la soledad" e contemporaneamente dirige la rivista "Desde el jatdin e Freud" della Scuola di Psicoanalisi (Universidad Nacional de Colombia). Riconosciuto per essere un instancabile diffusore dell'arte e della letteratura del suo paese Santiago Mutis Durán è una delle voci poetiche più acute e interessanti del panorama poetico colombiano.



foto di Carlos Naranjo


BIBLIOGRAFIA

Poesia

  • En "la línea de sombra", Ed. Universidad Pedagógica Nacional, 1980.
  • Tú también eres de lluvia, Ed. Instituto Colombiano de Cultura, 1982.
  • Tú también eres de lluvia e Soñadores de pájaros, Fondo de Cultura, Mexico, 1988.
  • El visitante, Ed. Universidad de Antioquia, 1986.
  • Falso Diario, Ed. Universidad del Valle, 1993.
  • Afuera pasa el siglo, Seix Barral, Barcelona, 1998.
  • Afuera pasa el siglo, Fondo de Cultura, México, 1999
  • Dicen de ti, Ed. Universidad de Antioquia, 2003.
Narrativa

  • Relámpagos de la ciudad (14 Conjuros), Panamericana, 2001.
Critica D'arte

  • Guillermo Wiedemann, Villegas Editores, 1993.
  • Eduardo Ramírez Villamizar, Museo de Arte Moderno de Bogotá, 2000.
  • Saturnino Ramírez, Museo de Arte Moderno de Bucaramanga, 2004.
Antologie

  • Panorama inédito de la nueva poesía en Colombia, Procultura-Presidencia de Colombia, 1986.
  • Novelas y crónicas de J. A. Osorio Lizarazo, Instituto Colombiano de Cultura, 1978.
  • Poesía y prosa de José A. Silva, Instituto Colombiano de Cultura.
  • Obra e imagen de Aurelio Arturo, Instituto Colombiano de Cultura, 1977.
  • Un país que sueña, de Aurelio Arturo, Instituto Colombiano de Cultura, 1982.
  • Morada al sur y otros poemas, de Aurelio Arturo, Procultura, 1986.
  • Primeros poemas de Aurelio Arturo, Revista Literaria Gradiva - Arango Editores, 1994.
  • Poesía y prosa de Álvaro Mutis, Instituto Colombiano de Cultura, 1981.
  • Tras las huellas de Maqroll el Gaviero, two books, Proartes - Revista Literaria Gradiva - Ministerio de Cultura, 1988 y 1993.
  • De lecturas y algo del mundo, de Álvaro Mutis, Editorial Planeta, 2000.
  • Desde el solar (50 textos sobre Colombia), de Álvaro Mutis, Ministerio de Cultura - Universidad Nacional, 2002.
  • Obra literaria de Álvaro Mutis, Procultura, 2 books, 1985.
  • Un triunfo sobre el olvido, Ernesto Volkening, Arango Editores, 1988.
  • La miniatura, el grabado y la pintura en Colombia, de Gabriel Giraldo Jaramillo, Instituto Colombiano de Cultura, 1980.


camila.hofman@gmail.com