FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 9 gennaio/marzo 2008 Luoghi narrati |
LA CITTÀ ASSENTE di Camila Hofman |
Ogni volta che ci addentriamo nella lettura di un autore scopriamo un mondo nuovo, dove le parole acquistano significati sconosciuti e lentamente ci viene rivelato uno sguardo che per alcuni attimi si confonde con il nostro. Nella poesia di Santiago Mutis Durán la parola acquisisce caratteristiche sonore, tattili, auditive e visive che guidano il lettore alla scoperta del suo mondo poetico.
Il ruolo dell'uomo, dice Mutis Durán, ovvero di colui che ha il dono della voce, è quello di far parlare attraverso sé tutti gli altri esseri del creato:
Tu parlerai per tutti, l'essere d'acqua parlerà in te e anche il legno e la pietra e la voce della lucertola e del passero il mais il cerbiatto il silenzio la farfalla il bosco parleranno attraverso di te ... ma l'uomo dimenticò dimenticò le voci [...] (pp. 69-70) La voce del poeta è forse la voce di colui che non ha dimenticato, per questo il suo linguaggio intensamente diverso riesce a riportarci a contatto con noi stessi e con il mondo che ci circonda.
Le forze e gli elementi della creazione sono delle presenze costanti, l'uomo impara dalla natura il senso del sacro, il mistero e il silenzio:
sono soltanto montagne e stanno lungo il sentiero dell'uomo e lo accecano e lo conducono verso quello che non può raggiungere (p. 72) L'uomo, dunque, è un essere fragile. Un orfano dolce che sente l'universo e che però è nato con la capacità di creare attorno a sé un armonia "che la stessa natura ignora ma che è lei a ispirare". Testimone della bellezza che lo circonda, l'uomo è stravolto dall'immensità del creato di cui sa di essere parte, ma soltanto come un essere che continua a stupirsi.
L'ultima parte della raccolta è dedicata alla Poesia, in questa l'autore svela alcuni aspetti della propria ars poetica:
per riuscire a comprenderli tutta la nostra pena, tutta la nostra sofferenza altri richiedono la nostra gioia Davanti a cose come queste io so soltanto scrivere. (p. 158) Per Mutis lo scrivere non può essere considerato un mestiere, il poeta scrive per necessità, perché davanti a certi momenti della vita, l'unica sua risposta è la scrittura. Scrivere dunque non è un'abilità acquisita è, prima di tutto, un modo di porsi, un modo di guardare e d'intendere la vita. La poesia è il mezzo per comprendere e per non sottrarsi alle difficoltà. Santiago Mutis si è occupato di diversi generi letterari: saggio, prosa, poesia. Il confine tra ognuno di essi non è netto, l'autore lascia che le parole acquistino vita liberamente, ed è così che troviamo, ad esempio, varie citazioni letterarie all'interno delle sue poesie. Alcuni dei suoi testi poetici sono invece dei propri e veri saggi di pittura e di letteratura.
1Alastair Reid ha scritto la breve introduzione alla raccolta Afuera pasa el siglo. 2 Octavio Paz nel suo libro El Arco y la Lira (1956), ha approfondito la questione dell'immagine come essenza della poesia; in it. L'arco e la lira, Genova, il melangolo, 1991. |
POESIE DI SANTIAGO MUTIS DURÁN
DENTRO DE MÍ hay un halcón A las constelaciones las mueve el viento
DENTRO DI ME di c'è un falco Le costellazioni sono mosse dal vento
DICE DON ERNESTO: i Para mí la casa no es ya ¿Y el Cosmos? Un orden de vértigo donde caen sin fin ¿Y la Casa? Es castillo y cripta, torre y caverna Casa y Cosmos son locura
DICE DON ERNESTO: Per me la casa non è più E il Cosmo? Un ordine di vertigine dove cade senza fine E la Casa? È castello e cripta, torre e caverna Casa e Cosmo sono follia
QUIEN AMA, quien ama de verdad * ¿Y si los viejos se van? Hemos vuelto a la casa El agua, las estancias y sus silencios
A don Eliseo
COLUI CHE AMA, che ama davvero * E se i vecchi se ne vanno? Siamo tornati a casa L'acqua, le stanze e i loro silenzi
Per don Eliseo
EN UN EXTRAÑO CORAZÓN hirviente Sobre el desierto el aire como un tesoro
IN UNO STRANO CUORE bollente Sopra il deserto l'aria come un tesoro
DE NIÑO IMAGINÉ
DA BAMBINO IMMAGINAI
LA LUNA ALUMBRA La vida sencilla la vida cercana En un lugar sagrado y terrible Sólo la vida vivida a fuego lento El sacrificio, día a día Un mundo real, movido por el viento del verano La vida será siempre sagrada
LA LUNA ILLUMINA La vita semplice la vita prossima In un luogo sacro e terribile Soltanto la vita vissuta a fuoco lento Il sacrificio, giorno a giorno Un mondo reale, mosso dal vento del estate La vita sarà sempre sacra
ESTA CIUDAD MÍA Nadie habita esta ciudad insomne salvo yo Pienso a veces que aún Debo alejarme. La ciudad prohibida
QUESTA MIA CITTÀ Nessuno abita questa città insonne tranne me A volte penso che ancora Devo allontanarmi. La città proibita Traduzione di Camila Hofman Un grazie a Martha Canfield per i preziosi suggerimenti. Figlio del noto scrittore Álvaro Mutis, nasce a Bogotà nel 1951, ma trascorre l'infanzia in Cittá del Messico. È stato direttore delle pubblicazioni del Istituto Colombiano di Cultura (1975-1985), editore della collana "Nueva Biblioteca Colombiana de Cultura" (1985-1987), direttore del Dipartimento Editoriale presso la Universidad Nacional de Colombia (1987-1993). Nel 1987 fonda la rivista letteraria "Gradiva", posteriormente insieme a Jineth Ardila fonda la rivista "Conversaciones desde la soledad" e contemporaneamente dirige la rivista "Desde el jatdin e Freud" della Scuola di Psicoanalisi (Universidad Nacional de Colombia). Riconosciuto per essere un instancabile diffusore dell'arte e della letteratura del suo paese Santiago Mutis Durán è una delle voci poetiche più acute e interessanti del panorama poetico colombiano.
Poesia
da Afuera pasa el siglo (1999)
He gastado mi vida
que salpica el cielo de sangre
Espejo contra espejo: el infinito es tan ancho
como el filo de una espada
y me dejo gastar mientras pasan las nubes
arrastrando animales, ahogados, pájaros del diablo
que se ríe dándome la espalda
a mí y a mi tierra, a mi tierra natal
que con su luz me devora
el agua de muchos cielos
y un grito, negro y transparente
como la intensa belleza que no conozco:
pierdo la vida y me alejo y a mis manos cae el desierto
y sus noches, y la Luna que tanto recuerdo:
<<He gastado mi vida esperándote>>
Ho consumato la mia vita
che spruzza il cielo di sangue
Specchio contro specchio: l'infinito è così largo
come la lama di una spada
e mi lascio consumare mentre le nubi passano
trascinando animali, esseri annegati, uccelli di un diavolo
che ride voltando la schiena
a me e alla mia terra, alla mia terra natale
che con la sua luce mi divora
dall'acqua di molti cieli
e da un urlo, nero e trasparente
come l'intensa bellezza che non conosco:
perdo la vita e mi allontano e nelle mie mani cade il deserto
e le sue notti, e la Luna che tanto ricordo:
<<Ho consumato la mia vita aspettando te>>
Los cantos del Hombre
siempre habrá un hombre tal
que mientras se destruye su casa
piense en el Universo
y siempre habrá una mujer tal
que mientras se destruye el Universo
se preocupe por su casa
esa lamentable posesión
donde un hombre y una mujer
se aíslan a cultivar sus miserias
Es un espacio que acoge los ecos del mundo
Un lugar ordenado con un instinto tan asombroso
que algo da a la naturaleza
El Hombre, el ser, levanta espacios
de una armonía que la naturaleza desconoce
pero que ella inspira
La paz de los grandes vegetales
Habrá colmado de silencio y misterio
el aire de los sueños
Desde allá empujará al hombre a lo sagrado
A levantar arcos de piedra tan profundas
como las constelaciones
A trazar círculos como los del agua
A buscar la arquitectura del fuego
y de sus altas sombras, donse penden campanas doradas
¿Cómo descuidar entonces la Casa?
Desde ella se contemplan los relámpagos
la lluvia que remueve todo más allá de la memoria
Hasta ella llega una dicha de estrellas fugaces
que rasgan con su luz el follaje
donde cada hoja es un pájaro
y cada estrella la punta de un día
cuya luz no habremos de contemplar
el vuelo de la esperanza
la nobleza de una naturaleza dormida -que es sueño-
el silencio de los desiertos -gota a gota-
el espejismo del mar, el viaje oscuro
de la luz -un acorde majestuoso- y los gritos
y los cantos del hombre que va en la gavia
y todo lo ve
milagro y humildad, orden y espera
y la voz de las cosas que no están
I canti dell'uomo
ci sarà sempre un uomo
che mentre viene distrutta la sua casa
pensa all'Universo
e ci sarà sempre una donna
che mentre viene distrutto l'Universo
si preoccupa per la sua casa
quel meschino possesso
dove un uomo e una donna
si isolano per coltivare le proprie miserie
È uno spazio che accoglie gli echi del mondo
Un luogo ordinato con un istinto così sorprendente
che dona qualcosa alla natura
L'Uomo, l'essere, crea spazi
di un'armonia che la stessa natura ignora
ma che è lei a ispirare
La pace delle grandi vegetazioni
avrà colmato di silenzio e mistero
l'aria dei sogni
Da là spingerà l'uomo verso il sacro
per costruire archi di pietra così profondi
come le costellazioni
a tracciare circoli d'acqua
a cercare l'architettura del fuoco
e delle sue alte ombre, da dove pendono campane dorate
Come si può trascurare la Casa allora?
Da lei contempliamo i lampi
la pioggia che rimuove il tutto più in là della memoria
Fino a lei arriva una felicità di stelle cadenti
che strappano con la sua luce il fogliame
dove ogni foglia è un uccello
e ogni stella la punta di un giorno
la cui luce non ci sarà dato di vedere
il volo della speranza
la nobiltà di una natura addormentata - che è sogno -
il silenzio dei deserti - goccia a goccia -
il miraggio del mare, il viaggio oscuro
della luce - un accordo maestoso - e le urla
e i canti dell'uomo che in alto nella gabbia della nave
tutto vede
miracolo e umiltà, ordine e attesa
e la voce delle cose che non ci sono
La casita de Dios
está expuesto al sufrimiento
De pronto, en la casa
grande, la del patio,
la que por la noche
sonaba, lenta, como una hoja
que cae
de pronto, te decía, faltan
los viejos, los grandes
los que saben todo
los que quieren y piensan
los que ven a una niña
- o miran hacia el río -
y en la luz de sus ojos
leen la vida
y entonces, suavemente
ponen miel en un vaso de leche
para esa leve aparición
¿Y si el árbol ya no protege
la casa con su frondoso
viento de hojas sonoras?
¿Si la casa queda sola, bajo
el cielo abismal
como el desierto?
para ser como los viejos
a secar las lágrimas de la niña
que ha encontrado roto
un brazo de su muñeca
Cada quien, entre sus propias estrellas
cuidando y llorando a otros
que son la vida
diferentes. El sillón de la sala...
Da miedo ver partir a los viejos:
Tendrás que ocupar su lugar
y rescatar lo que ellos
han perdido
Llega el día en que amar
es no dejar de llorar, nunca
La casetta di Dio
è esposto alla sofferenza
All'improvviso, nella casa
grande, quella con il patio,
quella che di notte
suonava, lenta, come una foglia
che cade
all'improvviso, ti dicevo, mancano
i vecchi, i grandi
coloro che sanno tutto
che amano e pensano
che guardano una bambina
- o guardano verso il fiume -
e nella luce dei suoi occhi
leggono la vita
e allora, dolcemente
versano del miele in un bicchiere di latte
per quella intangibile visione
E se l'albero non protegge più
la casa con il suo folto
vento di foglie sonore?
Se la casa rimane sola, sotto
il cielo abissale
come il deserto?
per essere come i vecchi
per asciugare le lacrime della bambina
che ha trovato rotto
il braccio della sua bambola
Ognuno, in mezzo alle proprie stelle
per accudire e piangere altri
che sono la vita
diversi. La poltrona del salotto...
Fa paura veder partire i vecchi:
Dovrai prendere il loro posto
e riscattare quello che
loro hanno perso
Arriva il giorno in cui amare
è non smettere di piangere, mai
La misión del hombre es asombrarse
se purifica la materia - errante -
Del fondo brota, sin que alguien
lo haya visto jamás, una transparencia...
que asciende a alturas donde la luz no alcanza
De ese silencio surgen milagros
que llueven sobre mansas tierras, de nadie
Profundas rocas hechas de relámpagos
Los milenios poco a poco domestican la violencia
que florece en rojas constelaciones
Pero ¿en qué momento la arcilla se levanta
toma la luz en sus manos
y nos mira
con majestad y mansedumbre?
crea formas de arena que apenas rozan la luz
Por costumbre se quedan, beben del agua
¡y se asombran!
La missione dell'uomo è stupirsi
si purifica la materia - errante -
Dal fondo sgorga senza che nessuno
l'abbia mai vista, una trasparenza...
che sale alto dove la luce non arriva
Da quel silenzio nascono miracoli
che piovono su mansuete terre, di nessuno
Profonde rocce fatte di lampi
I millenni poco a poco addomesticano la violenza
che fiorisce in rosse costellazioni
Ma, in quale momento l'argilla si solleva
prende la luce tra le sue mani
e ci guarda
con maestosa mansuetudine?
crea forme di sabbia che appena sfiorano la luce
Per abitudine rimangono, bevono l'acqua
e si stupiscono!
El vientre de la ballena
la ciudad que se había tragado una ballena
Por las noches bajé a correr entre su costillar
hecho de columnas, calles estrechas
cubiertas por arcos de piedra
El reflejo de la sangre del más grande animal
teñía las paredes y la luz; pequeñas habitaciones
para seres soltarios que compartían algún secreto
Vida sin días ni noches, con gatos pájaros plantas
No había ventanas no había mundo exterior
Todo era íntimo vivo conocido
como después supe que eran
las celdas de los monasterios
Il ventre della balena
la città che aveva inghiottito una balena
Di notte sono sceso a correre tra le sue costole
fatte di colonne, strade strette
coperte da archi di pietra
Il riflesso del sangue del più grande animale
tingeva le pareti e la luce; piccole camere
per esseri solitari che condividevano qualche segreto
Vita senza giorni né notti, con gatti uccelli piante
Non c'erano finestre non c'era mondo esterno
Tutto era intimo vivo conosciuto
come dopo ho appreso che erano
le celle dei monasteri
Adagio de mi alma
sobre la oscuridad de nuestra mesa
como un vaso de agua pura
la más familiar
de repente se hace extran?a
sola, como el tío Antonio aquella tarde
en su ataúd
se halla -lejos de mi casa en el campo
flotando en la dura luz-
mi cuerpo desnudo como el reflejo de un árbol
en las charcas frías de los caminos -incontables
del invierno. Nada me habla ya de lo vivido,
del terrible adagio de mi alma en vilo
-pura realidad pura esencia pura humanidad-
encanta el ánima -secreta- de los objetos
y despierta la voz de las maderas
el cielo en la ventana
la respiración de la luz -viva - en mi habitación
-el umbral del sufrimiento-
protege como una fiera dulce y lúcida
todas las cosas
la tristeza
las horas inmóviles
el polvo nevando en el silencio de la casa
como olvido divino
viene desde muy lejos
tal vez la infancia
Es el sacrificio de quedarse a vivir la propria vida
mandar al demonio la cultura
y abandonarse a los puros huesos
de la vocación
Adagio della mia anima
sull'oscurità del nostro tavolo
come un bicchiere d'acqua pura
La più familiare
all'improvviso diventa estranea
sola, come lo zio Antonio quella sera
nel suo feretro
si trova - lontano dalla mia casa in campagna
galleggiando nella severa luce -
il mio corpo nudo come il riflesso di un albero
nelle pozzanghere fredde dei sentieri - innumerevoli
dell'inverno. Nulla mi rammenta ormai quel che ho vissuto
il terribile adagio della mia anima in bilico
- pura realtà pura essenza pura umanità -
seduce l'anima - segreta - degli oggetti
e sveglia la voce del legno
il cielo nella finestra
il respiro della luce - viva - nella mia stanza
- la soglia della sofferenza -
protegge come bestia dolce e lucida
tutte le cose
la tristezza
le ore immobili
la polvere nevicando nel silenzio della casa
come divino oblio
viene da molto lontano
forse dall'infanzia
È il sacrificio di restare a vivere la propria vita
mandare al diavolo la cultura
e abbandonarsi alle ossa
della vocazione
La ciudad ausente
es el umbral de los presagios
Ha sido abandonada por sus reyes y mendigos
y llevada al silencio
de un inmenso tablero de ajedrez
donde la inmovilidad del tiempo
y la soledad pueden verse
iluminados por la atmósfera de un día
en cuya quietud comienza la eternidad
que he recorrido sus nítidas calles insoladas
sus plazas abiertas al rumor del horizonte
sus sombras diurnas de profunda geometría
Todo en esta ciudad me invita a partir
o todo ha sido detenido en el momento de mi partida
nadie ha nacido
y que así es la verdad
ciudad poblada de iluminadas lejanías
el hirviente vacío de un pensamiento:
El tiempo es otro lugar
hay que buscarla
alejándose de ella,
buscarla donde no está
La città assente
è la soglia dei presagi
È stata abbandonata da re e mendicanti
e portata al silenzio
di un'immensa scacchiera
dove l'immobilità del tempo
e la solitudine possono vedersi
illuminati dall'atmosfera di un giorno
nella cui quiete inizia l'eternità
che ho percorso le sue strade precise e assolate
le sue piazze aperte ai suoni dell'orizzonte
le sue ombre diurne di intensa geometria
Ogni cosa in questa città mi invita a partire
o tutto si è fermato nel momento della mia partenza
non è nato nessuno
e che questa è la verità
città abitata da luminose lontananze
il bollente vuoto di un pensiero:
Il tempo è un altro luogo
bisogna cercarla
allontanandosi da lei
cercarla là dove non c'è
Alcuni di questi testi e altri di Santiago Mutis Durán usciranno nel numero di aprile 2008 della rivista fiorentina "Collettivo R."
SANTIAGO MUTIS DURÁN
foto di Carlos Naranjo
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