FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 7
luglio/settembre 2007

Altre terre

LA TERRA DOVE GLI SPIRITI CHIAMANO ANCORA
A Homecoming di Gray Sutherland

a cura di Chiara De Luca



Gray Sutherland non è solo poeta, ma anche traduttore e narratore. Queste tre esperienze di scrittura convergono e si armonizzano nel suo verso, che sa passare senza cedimenti da un'accesa tensione lirica a un più ampio respiro narrativo, ma sempre con un notevole controllo formale, che deriva da un paziente lavoro di cesello. La sua seconda raccolta poetica è stata pubblicata nel 2005 e s'intitola A Homecoming.
Il gerundio sostantivato homecoming, così come il sostantivo tedesco Heimkehr è difficilmente traducibile in italiano. Qui ho scelto di renderlo con "ritorno a casa", ma non è esatto, è un tradimento. L'inglese home, infatti, non corrisponde alla house, la casa, l'edificio, così come il tedesco Haus non corrisponde allo Heim. House è un luogo fisico, un edificio, fatto di pareti, pavimenti, un tetto, porte, finestre, ecc.
La home è piuttosto un luogo mentale, è l'idea che abbiamo di casa, che non corrisponde necessariamente all'edificio, ma richiama ciò che esso rappresenta a livello affettivo, ciò che esso custodisce in termini di memoria, di storia individuale, del suo intrecciarsi con quella universale, in cui si inscrive il tempo che viviamo, abbiamo vissuto, e i nostri antenati hanno vissuto prima di noi, il già stato, che dà senso al momento presente. Allontanarsi dalla propria "casa interiore" provoca una sofferenza intensa, perché è come allontanarsi dal Sé, dalla propria essenza più autentica, da quell'inizio cui circolarmente la storia individuale ritorna, a legittimarsi. Per questo nostalgia in inglese si dice homesickness, sofferenza per la (perdita/lontananza) della propria home, così come nel bellissimo equivalente tedesco Heimweh.

"To come home" significa dunque tornare al Sé, a un proprio luogo interiore che si riflette e concretizza all'esterno, ma che quattro pareti non possono contenere. Implica un ritorno alle proprie origini, attuato attraverso un coraggioso percorso di memoria. Comporta ri-vivere il ricordo, facendo sì che il ricordo stesso non muoia. Si possono cambiare diverse case (house), ma non la home, che è il luogo dell'infanzia, meta dell'eterno ritorno. È dove ci si ritrova, ovvero dove si sta, ci si avvede di essere, e dove si incontra di nuovo l'Io che si è stati, che ancora ci abita, con l'essenza e l'esperienza di tutti quelli che ci hanno preceduto e hanno costruito per noi, a partire dal «tempo prima che il tempo iniziasse» (Ritorno a casa).

Il tema della memoria è uno dei leitmotiv che più contribuiscono alla coesione e solidità di questo libro. Il passato è ciò che ci parla di noi, ci giustifica, spiega. È ciò che siamo stati, le persone che ci hanno preceduto e abbiamo amato, anche in absentia, perché hanno contribuito a trasformarci in ciò che siamo, a costruirci, proprio come quel luogo che portiamo dentro e cerchiamo al di fuori. Se non si tiene in vita il passato, pare suggerire il poeta, non si dà pienezza di presente. Se dimentichiamo, lasciamo alle spalle qualcosa di noi, siamo destinati a restare incompleti.
La poesia di Sutherland è ben dentro la realtà, ma non si limita a metterne in luce la presenza oggettiva, bensì va in cerca di ciò che è segreto, nascosto, di ciò che ri-chiama dal buio, da quel luogo in cui gli spiriti ancora vivono. E gli spiriti non sono tanto figure irreali, partorite dalla fantasia per dare un corpo, seppur evanescente, all'invisibile, all'inspiegabile, bensì presenze concrete, autentiche, che la poesia contribuisce a tenere in vita. Gli spiriti si trovano nel punto in cui passato e presente convergono, sono ricordi che prendono corpo, rivivono, fanno rivivere.
«Cerco un luogo dove gli spiriti sorridano ancora» scrive Sutherland, «indulgenti al cadere dei bimbi, / con gli avambracci ghiacciati, dentro lo stagno; o sguscino da dietro le pietre / per osservarci mentre, imprudenti, / deragliamo dal corso che ci hanno indicato».
Quei bambini sono ciò che siamo stati, il nostro passato, e ciò che ancora siamo quando recuperiamo la furia dell'infanzia, il coraggio di "deragliare" rispetto a una legge interiore non scritta.
L'occhio del poeta è sempre rivolto a ciò che sta dietro, al di là, oltre, a ciò che pare sottrarsi, verso cui tutto in realtà tende (Confluenza), spesso trovando forma soltanto nel silenzio (Fare a pezzi il silenzio), laddove il dire fallisce, pur continuando ad accennare, a spezzare il tacere, con la goffaggine del piccolo Andrea, che, con la sua tenacia e felice incoscienza, diviene maestro del padre, vanificando il ruolo di autorità e convenzioni.

Per Sutherland la vita è teatro su cui noi siamo gli attori (Rubare un momento), ma dove non esistono canovacci né copioni già scritti, dove non si danno ruoli prefissati e statici, ma tutto è affidato all'improvvisazione, alla fantasia, all'eterno ritorno a un luogo del Sé che non è mai uguale, da cui ripartire rafforzati del proprio passato e della propria esperienza, ma con lo stesso fiducioso e inesausto slancio bambino del piccolo Andrea, perché «[...] anche se manca / il copione in qualche modo le battute scaturiranno / da ciò che siamo, il nostro fare ed essere fusi / nell'anello di luce che gettiamo sul palco».
Ancora una volta la parola si rivela incapace di dire la realtà nella sua essenza più segreta. A parlare è la storia che incarniamo, nel nostro essere e nel nostro fare. Ecco perché, nella poesia Nuove partenze, risulta inutile cercare «[...] mitologie ricercate/ che spiegassero il senso di perdita, quel sole altro // splende dentro, perché nella sua forma / brillano ali e aureola, / ai confini del muro che la perdita ha alzato / senza mai penetrare la nebbia di pianto». Il "sole altro" è quello che illumina una realtà altra, ma non seconda, quella interiore, la home cui si vorrebbe tornare, in cui non si riesce mai davvero a penetrare, a meno di non affidarsi al silenzio, quello in cui ci si può vedere e vedersi rispecchiati nel mondo, il luogo in cui gli spiriti parlano ancora, dove «un'anima potrebbe sedere finché la sua ombra / infine si disferà lentamente, disperdendo / paura, sospetto, pena per rimpiazzarli con la fiducia [...]» perché «dove il sentiero curva al punto al di sopra del mare / che trema appena, allora potresti vederli». (Questa è una costa su cui vivere soli).




Poesie di Gray Sutherland
da A Homecoming

A SENSE OF PLACE

I seek a place where ghosts still call
Insistently - no echoless,
Sanitized hills, no carefully scrubbed
And neutered walls - but where memory
Alone, their whimsical presence,
Gives sense to the trees they played among.

I seek a place where there are no
Self-made men; for making there
Is meaningless, being alone,
The calm observance of the rules
That they embody, they laid down,
Confers significance, and yet

Where gravity is mere caprice.
I seek a place where ghosts still wait
Impatient by the fallen stones -
No tumult, though, no outrage at
Their homes defiled, no sense of having
To avenge that bitterst defeat.

I seek a place where ghosts still smile
Indulgently as the children fall,
Their forearms frozen, in the pool;
Or slip out from behind the stones
To watch as we, foolhardily,
Stumble outside the course they laid.

I seek a place where I can catch
My breath for just an istant, stop,
Listen, look, see, hear, understand:
This incandescent moment, brief
Thought it may be, is all there is
To find that place where ghosts still call.


UN SENSO DEL LUOGO

Cerco un luogo in cui gli spiriti chiamino ancora
con insistenza - non colline senz'eco,
igienizzate, non pareti strofinate
con cura, neutralizzate - ma dove memoria
soltanto, la loro bizzarra presenza,
dia senso agli alberi su cui giocavano loro.

Cerco un luogo in cui non ci siano
uomini fatti da sé; perché il fare laggiù
non avrebbe senso, solo l'essere,
la quieta osservanza di regole
da loro incarnate, da loro enunciate,
conferisca significato, e ancora

dove la gravità sia mero capriccio.
Cerco un luogo in cui gli spiriti aspettino ancora
impazienti accanto alle pietre cadute -
senza turbamento, però, senza oltraggio per
le loro case profanate, né senso del dovere
redimere quell'amarissima sconfitta.

Cerco un luogo in cui gli spiriti sorridano ancora
indulgenti al cadere dei bimbi,
con gli avambracci ghiacciati, dentro lo stagno1;
o sguscino fuori da dietro le pietre
per osservarci mentre, imprudenti,
deragliamo dal corso che ci hanno indicato.

Cerco un luogo in cui possa riprendere
fiato per un istante soltanto, fermarmi,
ascoltare, guardare, vedere, sentire, capire:
quest'ardente momento, per quanto breve
possa essere, è tutto ciò che resta
per trovare quel luogo dove gli spiriti chiamano ancora.


NEW DEPARTURES

New memories, new departurers:
A sense of the relevance of green pastures,
Hymns sung in childhood, confusing Zion
With Chanctonbury Ring, and the feeling
Of the singer present at this table.

It was always you, always you present,
Even in the long frantic years when I sought,
In the attempt at balancing the sun's red glow
And the competent actor in the race and structure,
Another balance, laid down in books: for
It was always you there.

But the sun, the sun returns victorious,
And the light on olive leaves and the wispy sky
Reach in and rekindle the earnest schoolboy,
And that other sun, the red glow echoed
In desert moons and sought mythologies
To explain the sense of loss, that other sun

Glows within, for in its form
Wings and haloes shimmer,
Always abutting the wall thrown up by loss,
Never breaking through the mist of tears.
But that sun's pull returns,
For it was always you.


NUOVE PARTENZE

Nuovi ricordi, nuove partenze:
senso dell'importanza dei pascoli verdi,
inni che da bambino cantavo, scambiando Sion
per Chanctonbury Ring, e il sentimento
del cantante presente a questa tavola.

Eri tu sempre, sempre tu presente,
anche nei lunghi frenetici anni in cui cercavo,
tentando di bilanciare lo splendore rosso del sole
e l'attore valido nella gara, nella struttura,
un altro equilibrio, deposto nei libri: perché
tu c'eri sempre anche lì.

Ma il sole, vittorioso ritorna il sole,
e luce su foglie d'olivo e nubi a fili esili nel cielo
allungano dentro la mano a riaccendere lo zelante scolaro,
e quel sole altro, lo splendore rosso echeggiato
in lune del deserto e mitologie ricercate
che spiegassero il senso di perdita, quel sole altro

splende dentro, perché nella sua forma
brillano ali e aureola,
ai confini del muro che la perdita ha alzato
senza mai penetrare la nebbia di pianto.
Ma la malìa di quel sole ritorna,
perché eri tu sempre.


BREAKING SILENCE

Often there are times when it is
Better not to speak: imagine
Columbus saying on his return
We sailed but there was nothing there
So we decided to come home.

And times when it is impossible
To find the words to say that should
More properly be left unsaid.
Picture Bingham searching wildly
For a label for Marchu Picchu.

So too with other mysteries,
The breathing islands of the heart,
Palaces that rise and fall,
Where presence smothers eloquence
And silence says it all.

So let my silence speak to you
Words of worlds united,
Of a secret geography
Lost in an undulating sea
Of breath and eyes and hands and hair,

And forgive that I should try
To break the silence, say what lies
Beyond the ocean's edge, where you
Look back at me, fragrant, serene,
And caution me to silence.


FARE A PEZZI IL SILENZIO

Spesso ci sono momenti in cui è
meglio tacere: immagina
Colombo dire al ritorno
salpammo ma non c'era nulla
così decidemmo di rincasare.

E momenti in cui è impossibile
trovare le parole per ciò che sarebbe
più giusto lasciare al silenzio.
Figurati Bingham che cerca furioso
un'etichetta per Machu Picchu.

Così anche per altri misteri,
le isole pulsanti del cuore,
palazzi che si levano e crollano,
dove presenza zittisce eloquenza
ed è solo il silenzio che dice.

Consenti dunque al mio silenzio di dirti
parole di mondi uniti,
di una geografia misteriosa
perduta in un mare ondulato
di fiato e occhi e mani e capelli,

e dimentica che sta a me di tentare
di fare a pezzi il silenzio, dì ciò che si trova
oltre confini d'oceano, dove tu
ti volti a guardarmi, profumata, serena,
e m'inviti al silenzio


STEALING A MOMENT

Sitting together in the wings,
Watching as our shadows bring
This weary act to its grudging end,

Watching as the players slip away,
And the audience files slowly out,
The murmur of their comments dying down,

Waiting here alone with you behind
The silent curtain, listening for the hum
When they eventually return,

It dawns on me: this play is not yet done -
We're barely half-way through, if that.
But there's no script and I've confused
The intermission with the final curtain.

Soon the lights will come up again, dim
Perhaps at first - who knows? - and then
The next scene will open on us here,

The shadows gone, we in their place.
And while the plot thus far has been
Familiar, predictable even,

Only the gods now know what is to come:
Shall we be called upon to bring delight
To the blurred faces there, beyond the lights,

Or will our fate this time be tragedy?
Ah, you too! As we sit quietly in the dark
I fell your hand slide gently round my arm
Lifting, dispelling the weight within.

Yes. Just as we have improvised thus far,
Picking up the action, making up the lines,
So we will not stumble through this play,

But easily slip from one speech to the next,
Blocking each scene with spontaneous grace,
Scattering starlight on all who see.

The moment hold, and reassured, like an
Actor stealing a break before his entrance,
I suddenly see this enactment will be

Not for them, for us. And even though
There is no script somehow the lines will flow
From what we are, our doing and our being fused
In the ring of light we cast upon the stage.


RUBARE UN MOMENTO

Insieme seduti dietro le quinte,
guardiamo le nostre ombre portare
quest'atto stanco a una fine forzata,

guardiamo gli attori scivolare fuori,
e il pubblico in fila lenta ad uscire,
il mormorio dei loro commenti smorzarsi,

aspettare qui solo mentre tu dietro
il sipario in silenzio, ascolti il canticchiare
se ritornano infine,

Prendo coscienza: lo spettacolo non è ancora alla fine
siamo appena a metà, se va bene.
Ma non c'è copione e ho confuso
l'intervallo con il sipario finale.

Presto di nuovo si accenderanno le luci, attenuate
forse dapprima - chi sa? - e poi
la prossima scena si aprirà su noi qui,

svanite le ombre, noi a rimpiazzarle.
E mentre la trama è stata finora
consueta, prevedibile anche,

ora solo gli dei sanno quel che avverrà:
se saremo invitati a portare un sorriso
laggiù sulle facce sfocate, al di là delle luci,

o in sorte abbiamo una tragedia stavolta?
Ah, anche tu! Mentre tranquilli sediamo nel buio
ti sento la mano avvolgermi un braccio leggera
sollevare, disperdere il peso interno.

Sì. Come finora si è improvvisato,
cogliendo l'azione, inventando battute,
anche in questo spettacolo non sbaglieremo,

scivoleremo da un discorso all'altro agilmente,
impostando con grazia spontanea ogni scena
cospargendo d'un chiarore di stelle chiunque ci guardi.

Colto il momento, e rassicurato, come un attore
che rubi una pausa prima di entrare,
d'un tratto vedo che questa messa in scena sarà

per noi, non per loro. E anche se manca
il copione in qualche modo le battute scaturiranno
da ciò che siamo, il nostro fare ed essere fusi
nell'anello di luce che gettiamo sul palco.


IVORY

Faded and brittle, now, the leaves again
Are blown across the terrace, and once more
The chestnut fall, the endless autumn rain
Drums on the flashing like a wilful bore.

The nights have turned colder, too: I've put
The winter quilts back on the beds. Their bright
Colours an attempt to mock - or could
It be deny? - the dull, grey clouds outside.

Yet in the now-dark mornings when you stand,
Fretting and grumbling as you try to find
The blouse I've hung in the wrong place - again! -

I gaze in silence at your back, and breathe
In wonder, "yes, yes, this is my love,
And this the unchanging ivory of her skin".


AVORIO

Fredde e appassite, ora, le foglie di nuovo
attraversano spinte dal vento il terrazzo, e ancora una volta
la castagna cade, l'infinita pioggia d'autunno
percuote la scossalina come un caparbio importuno.

Le notti sono diventate più fredde, anche: ho messo
di nuovo le trapunte sui letti. I loro accesi
colori un tentativo di scherno - o forse
di negazione? - le grigie nubi opache là fuori.

Eppure nei mattini ora scuri, quando ti alzi
e brontoli e ti agiti alla ricerca
della camicia che ho appeso nel posto sbagliato - di nuovo! -

Ti scruto in silenzio la schiena, e respiro
stupito. "Sì, sì, questo è il mio amore,
e questo l'avorio immutabile della sua pelle".


SLOW EYES LILTING

In comfort, the slow eyes lilting
Here as the dark, measureless
Slips beyond dreaming, a curl
Hovering between cliff ans swell

Longing smile, yearning
Soft as midnight hair shivers
A sudden breath tiptoes along
A restless, sleeping shoulder

Soundless, fingertips hesitate
Careful lest their touch deny
The moment's tingling ecstasy
Drawn shadows in the whispering air

No moon, no stars, a curtain slowly
Insinuates its silk beside pale arms
Turn now, turn to await, aching
Serene, the distant, breathless dawn.


LENTI OCCHI MELODIOSI

Tranquillamente, i lenti occhi melodiosi
qui, quando il buio, senza confini
scivola oltre il sognare, un ricciolo
si libra tra onde e scogliera

sorriso ardente, bramoso
morbido come capelli in un brivido di mezzanotte
un respiro passa in punta di piedi improvviso
una spalla addormentata, irrequieta

senza alcun suono, polpastrelli indugiano
cauti affinché il toccare non neghi
l'estasi che freme dell'attimo
ombre tese nel sussurro dell'aria.

Né luna, né stelle, lentamente una tenda
insinua la sua seta dietro pallide braccia
inizia ora, inizia ad aspettare, dolente
serena, distante, l'alba a toglierci il fiato.


CONFLUENCE

Eye opens, purple stone sparkles
By bow and snow in lilac spring
Confluence and cardinal streams

The east, hair dark as monsoon cloud
River-born, of gracious gesture
Filtered through ambergris, sweet-sad song

Land to the south, seabirds wheeling
Stark cliffs rise from northern seas, wave-
Borne, windblown, latecome pioneer

Placed together from cross and wheel
Streams flowing in toward the eye
Each gazing through, look back, beyond.


CONFLUENZA

Occhio apre, scintilla di porpora la gemma
all'Ovest presso il fiume e la neve nella primavera lilla
confluenza di correnti cardinali

Est, capelli neri come nubi monsoniche
nata dal fiume, di gesti aggraziati
filtrati da ambra grigia, dolce triste canto

terra a Sud, uccelli marini volteggiano
imponenti scogliere si levano dai mari a Nord,
da onde portato, dal vento soffiato, pioniere tardivo

formano uniti ruota e croce
correnti scorrono verso l'occhio al fulcro
a guardare attraverso, indietro, al di là.


FOR ANDREA

This is for you, little man, you who
Slouch and splutter, your fingernails chewed,
Your clothes unchanged after who knows
How many days, stiff with sweat and grime,

You who look at me, eye to eye,
Measuring your will and mine, no doubt
Waiting until you are at least as
Tall and strong as me, at which point

All authority becomes moral or
Non-existent. Your clumsiness, your
Transparent lies, your doggedness,
They're you, and theere are times when I

Cannot help smiling even though
I should be icy firm, inflexible,
A stern Jehovah before whom you quake.
No, should is one thing, is is truer, for

What you cannot see is how delighted
Your stubborn adherence to your own
Ways and wishes makes me; and how
Crucial you make me feel, already.


PER ANDREA

Questa è per te, piccolo uomo, per te che
farfugli e traballi con le unghie rosicchiate,
gli stessi vestiti dopo chissà
quanti giorni, rigidi di sudore e sporcizia

tu che mi guardi, occhi negli occhi,
misurando la tua volontà e la mia, non c'è dubbio
aspettando finché non sarai almeno tanto
alto e forte quanto me, e in quel momento

ogni autorità diverrà morale o
inesistente. La tua goffaggine, le tue
trasparenti bugie, la tua tenacia,
sono te, e ci sono momenti in cui io

non so trattenere il sorriso anche se
dovrei essere freddo e deciso, inflessibile,
un Geova severo davanti al quale tu tremi.
No, dovrei è un conto, sono è più vero, perché

ciò che non puoi vedere è quanto mi rende
felice la tua coerenza tenace
ai tuoi moti e modi; e quanto
mi fai sentire essenziale, già ora.


THIS IS A COAST TO LIVE ALONE UPON

This is a coast to live alone upon
For then, perhaps, just as it once was said
That if by some hidden pool long enough
In silence, barely breathing, motionless,
A soul might sit until at last its shade
Slowly crumbled, dissipating fear,
Suspicion, care, and in their stead bring trust
At which, whisker by whisker, plume by plume
The forest from its secret lair would ease
Itself and to its natural round resume
So too out here, perhaps, if long enough
Eye gazing wide, breath measuring poise, you wait,
Then where the path curls at the point above
The scarcely shivering sea, you might see them.


QUESTA È UNA COSTA SU CUI VIVERE SOLI

Questa è una costa su cui vivere soli
perché poi, forse, come un tempo fu detto
che presso qualche pozza nascosta abbastanza
in silenzio, respirando soltanto, immobile,
un'anima potrebbe sedere finché la sua ombra
infine si disferà lentamente, disperdendo
paura, sospetto, pena per rimpiazzarli con fiducia,
allorché, piuma a piuma, pelo a pelo,
dal suo covo segreto la foresta riemergerà
piano piano tornando al corso consueto
così pure qui fuori, se spalanchi gli occhi,
con calma misuri il respiro, aspettando a lungo,
dove il sentiero curva al punto al di sopra del mare
che trema appena, allora potresti vederli.


A HOMECOMING

My valley is a place where first man came,
Seeking shelter from marauding bandits.
They built their quiet dwellings here beside the bright water
Gathering the tumbled rocks and cutting the sod
From the meadow between the green hillsides.
Here they raised their sheep and cut their barley,
Wove their wool and planted their apples,
And hammered silver into fibulae and torcs.

That valley is the place where my ancestors lived,
A wild place that winds between mist-shrouded hills,
Where smoke curled around the low houses
By the bright water. Here on the green hillsides
The children played at being shepherd,
Sheltered from the cruel marauders,
And the old men and women reminisced,
Telling of the time before time began,
When their forefathers first came
To the valley among the tumbled rocks.

This valley, my new valley, is a bright space
Sheltered between misty, wooden hills,
Facing the jagged snows and the blue skies beyond,
Or south to the vainglorious city on the plain.
This our new house is made of tumbled rocks
In affectionate, respectful reminiscence
Of the first dwellings whose warm courtyards,
Buttressed walls and ancient lintels still
Whisper of the tendrils leading back,
Back to the time when the first men came
To this crossroads at the foot of the valley,
Where the old roads still leap up to the lake
And the mountains beyond, winding through the
Forest, among tumbled rocks and birdsong.


RITORNO A CASA

La mia valle è un luogo che per primi raggiunsero gli uomini,
a cercarvi rifugio da predatori e briganti.
Qui costruirono case tranquille presso l'acqua lucente
ammassando le rocce cadute e tagliando le zolle
dai prati tra i fianchi verdi delle colline.
Qui allevarono pecore e tagliarono l'orzo,
intrecciarono lana e piantarono meli,
e forgiarono argento in fibbie e collane.2

Quella valle è il luogo abitato dai miei antenati,
luogo selvaggio a snodarsi tra colline ammantate di nebbia,
dove ricci di fumo cingevano case non alte
presso acqua lucente. Qui sui fianchi verdi delle colline
i bambini giocavano a fare i pastori,
al riparo dai predatori spietati,
e i vecchi e le vecchie a inseguire i ricordi,
raccontando del tempo prima che il tempo iniziasse,
quando i loro antenati per primi raggiunsero
la valle lungo le rocce cadute.

Questa valle, la mia nuova valle, è uno spazio lucente
un rifugio tra colline ammantate di nebbia e boschi
che guarda verso nevi frastagliate e cieli blu al di là
o verso Sud, alle sua vanagloriosa città sul piano.
Questa nostra nuova casa è fatta di rocce cadute,
a rispettoso ricordo affettuoso
delle prime dimore i cui caldi cortili,
pareti fortificate e antichi architravi ancora
bisbigliano dei viticci che riportano al tempo
in cui i primi uomini giunsero
a quest'incrocio che apre la valle
dove ancora vie antiche portano al lago,
alle montagne al di là, che si snodano
nella foresta, tra rocce cadute e canti d'uccelli.



1Nei vecchi tempi nelle Highlands scozzesi i bambini solevano pescare a mani nude negli stagni dove i salmoni erano rimasti intrappolati dopo la risalita (N.dA.)

2Torc/torque = collana metallica degli antichi Galli.

Traduzione dall'inglese di Chiara De Luca




Gray Sutherland GRAY SUTHERLAND

È nato nel 1948 Worthing in Inghilterra, dove si è laureato in Lettere Francesi e in Filosofia presso l'Università di Calgary (Canada). Fino al 2000 ha lavorato come traduttore presso istituzioni. Da allora, pur continuando a lavorare come traduttore indipendente, si dedica alla scrittura.
Ha pubblicato due raccolte poetiche: Comanche Moon (2001) e A Homecoming (2005) e il romanzo A Twittering of Sparrows (2005).
Dal 2004 al 2006 ha collaborato col fotografo americano Carll Goodpasture per realizzare l'opera fotopoetica Terje Vigens Båt (2006), che è anche stata oggetto di una mostra in Norvegia nel 2006 e sarà esposta a Victoria (Canada) nel 2007. Nel 2006 l'Associazione le Voci della Luna (2006, Sasso Marconi, BO) gli ha commissionato la versione inglese di La distanza immedicata di Stefano Guglielmin, poi pubblicato in versione bilingue italiano e inglese. La sua terza silloge, When I See Mountains, vedrà la luce quest'anno.


chiadeluca@hotmail.com