FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 5
gennaio/marzo 2007

Alterazioni climatiche

ALTERAZIONI CLIMATICHE

di Elvio Cipollone


Vorrei restare in tema. Alla lettera, direi. Perché le alterazioni climatiche, puranche affrontate in maniera creativa, sono un argomento maledettamente drammatico. Non solo e non tanto per le alterazioni in quanto tali. Vedi l'innalzamento della temperatura media negli ultimi vent'anni:

l'intensità delle piogge e l'aumentata violenza delle perturbazioni con alluvioni, esondazioni:

e una brutale alternanza con i periodi di secca con fenomeni di desertificazione e siccità:

e la maggiore forza distruttiva degli uragani:

e la riduzione record dell'estensione della calotta polare artica:

e della copertura nevosa in Siberia:

e il numero sempre maggiore delle notti tropicali in Europa, ad esempio, con temperature minime superiori a 20 gradi centigradi:

e si potrebbe continuare a lungo l'elenco delle osservazioni e dei fenomeni che testimoniano l'incontestabilità, purtroppo, della fase attuale di rottura degli equilibri preesistenti. Ma mi fermo qui per cercare di riflettere un poco sulle possibili cause di questi sconvolgimenti.

La Terra è un sistema praticamente chiuso, cioè scambia energia con l'universo ma poi tutto si svolge al suo interno. Voglio dire che gli effetti dell'eventuale sbilancio energetico sono cavoli tutti nostri e nessuno ce li può togliere.
I meccanismi collegati a questo sbilancio energetico sono complessi e di diversa natura a cominciare dal gioco ineffabile e potente di scambio di influssi tra le terre emerse le acque degli oceani (ricordate "el niño"?) e l'atmosfera. Gli oceani si riscaldano, la salinità del mediterraneo aumenta, sale l'entropia del sistema e con essa il degrado energetico. Insomma abbiamo avviato un meccanismo complesso infernale che ora non sappiamo gestire.

A molti sembra strano che tutto ciò possa derivare dall'inquinamento e dall'effetto serra dovuto alle attività umane, e invece proprio attraverso l'enorme, eccessiva produzione dei gas serra l'uomo sta scardinando le regole basilari di un gioco di scambio millenario. Voglio dire il pianeta Terra del sistema Solare della galassia Via lattea riceve energia dai raggi solari e la ricede a sua volta all'universo intero sotto forma di radiazioni di altro genere. E l'uomo ha alterato le regole del gioco con i suoi scriteriati consumi intrappolando i raggi del sole in un labirinto di rimandi infiniti.

Allora quello che spaventa, dicevo, non sono tanto le alterazioni climatiche verificatesi fino ad oggi ma piuttosto la constatazione dell'incapacità, impossibiltà?, umana di cambiare gli atteggiamenti dei singoli e le regole che governano le società in modo da scongiurare la catastrofe.
È come se stessimo andando con una automabile dritti sparati incontro ad un burrone dove troveremo morte e sfracelo e invece di frenare e deviare la traiettoria accelerassimo in un delirio suicida collettivo del tutto illogico e fracassista.

Quello che i segnali ormai chiari e ripetuti rappresentano è che senza una palese, sensibile e misurabile modificazione strutturale dei consumi energetici che ripristini i meccanismi di regolazione/compensazione della vita sul nostro pianeta siamo destinati a scompensi sempre maggiori. Questi primi anni del terzo millennio dell'era cristiana dunque richiedono scelte radicali che non lascino margini a equivoci e siccome i vari accordi internazionali, Kyoto Rio etc, dove tutto deve essere ridiscusso contrattato e sottoposto agli egoismi nazionali si stanno rivelando inefficaci voglio proporre qui, dalle pagine dei Fili d'aquilone, per la prima volta in assoluto per quel che ne so, una ipotesi di legge innovativa e drastica che potrebbe alleviare in misura non trascurabile i malanni del pianeta. Una proposta che può anche partire a livello nazionale ma che l'Italia potrebbe e dovrebbe promuovere a livello europeo, che attualmente mi pare il continente più sensibile a questo tema. Dopo di che sarebbe più agevole farla adottare da altre aree economico-politiche e finanche a livello planetario. Dunque la proposta è molto semplice e si può formulare in un unico articolo di poche righe che dovrebbero essere più o meno così:

Dal primo gennaio 2008 è vietato produrre e vendere veicoli che consumino più di 10 litri di carburante per cento chilometri percorsi. Detto limite verrà portato a nove l/100km dal 1.1.10, a otto l/100km dal 1.1.12, a sette dal 1.1.14, a sei dal 1.1.16, a cinque dal 1.1.18, a quattro dal 1.1.20 e a tre dal 1.1.22.

Si dirà: ma questo provvedimento riguarda solo i trasporti!

Ma il settore trasporti è di gran lunga il principale fattore di pressione per quanto riguarda le emissioni di PM-10 primario, di ossidi di azoto (precursori del PM-10 secondario e dell'ozono), di benzene, di composti organici, di monossido di carbonio e rappresenta circa il trenta per cento della produzione totale di anidrite carbonica, inoltre è il settore con il maggiore tasso di aumento negli ultimi cinque anni. Se si aggiunge che la norma proposta è tecnologicamente matura, cioè facilmente adottabile dalle case costruttrici di autoveicoli, e che ridurrebbe del cinquanta per cento le emissioni inquinanti del settore in dieci/quindici anni, altro che Kyoto!

 

elcip@libero.it