FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 68
novembre 2024

Scogli

 

AVANZO

di Viviane Ciampi
(con acrilici dell'autrice)




Avanzo.

Piano, ma avanzo

in un sisma ininterrotto.

Sto avanzando, non vedete?

Vado convinta,

leggera in una lingua di confine.

Datemi buone notizie o fate silenzio.

La terra che sto pestando è grido lavico.






Col tappetto gigantesco

generoso

dell’umanità che non si piega

si dispiega piuttosto

non si piega si arrotola semmai

non si piega si arrotola

si srotola

nel magma

arriva a coprire una roccia vicino.



Forse scuote polvere azzurra

capelli d’angelo caduto

e qualche formica che non

ha imparato

nei secoli

a stare al suo posto.



E su e giù.

Dalla gola. In su in giù.

Dalle gambe. In su in giù.

Avanzo.

Il grido chiama mare,

madre lingua madre roccia.

A occhio

così

schiumano i sassi.

Pietra, la libertà.






Avanzo.

E ancora avanzo.

Ho mangiato sabbia di quattro deserti

e sugli scogli salto.

Se dico salto ferita s’apre.

Se dico scoglio

scoglio s’incarna.

E ora. Dico. E ripeto: disprezzatemi pure

in fondo è giusto così.

Resterò come il gatto rosso

incarognito

con la coda a piumino

e le sue turbe

che esita dieci volte

prima di andare dritto per la sua strada

pisciando con garbo

sulle aziende del freddo.



Ma crescono una alla volta

lucertole ferme

ad aspettare lo smog.

Appartengono a mondi riemersi

sporgono da ventri di mondi in diverticolosi

non sanno parlare del sole al sole

conoscono

solo il lamento dei pozzi.




Da millenni sto avanzando

‒ trascino le interiora nell’erba sciupata ‒

nell’attesa di qualcosa di qualcuno

che mi venga incontro.

Avanzare fa parte di me.

Non solo.





Avanzo.

Non solo.

Contando le fratture

le brutture

le rotture

le censure.




Avanzo tra lusso

e fascia di miseria

tra sentieri sfibrati

ferocia e disincanto.

Unica a scorgere la stella polare

neppure le marmotte la guardano

come un tempo

per evocare strane alleanze.



Avanzare mi rende libera,

e così… apro territori dove dio non dorme

dove dio raccoglie pagine

di una storia che conosce.



Avanzo.

Mentre avanzo ascolto gli alberi

l’intreccio delle radici.

Respirano. Pff…





Avanzo e mi radico da secoli.

Avanzo

percorro

erro

solco

circolo

progredisco

con i piedi uno davanti all’altro.




Sto immobilmente

meditando

nell’appiglio vitale.

Grande pulizia

dell’occhio con

secchiate d’ acqua

che richiamano la quiete.

L’enigma è un sacco

dove le ansie riprendono vigore.

Emerge un opaco timore

che il viaggio

si concluda tutto nella notte

in una sola rapsodia del suo stesso crollo.

Ad ogni tentativo di svuotamento

il cranio perde materia

ogni osso lascia sfuggire

il midollo.

Trovatemi voi

la soluzione.

Sto

configurando

in buona fede

una nuova umanità non perfetta

ma perfettibile.



Avanzo col rosso sulle guance.

Il passato indifferente

sulle spalle pare appoggiarsi

‒ mica per niente ‒

per non lasciare inverni a metà.

Intanto piano ma avanzo

‒ sistemate le ombre ‒

le scarpe strisciano sul marmo fuori dall’anima.

Un passo, due passi.

Un passo, due passi.

Qualche passo falso. Anche.



vivianeciampi.poetry@gmail.com