FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 67
luglio 2024

Primavera

 

ASCOLTARE, UNA RUBRICA
PER LE ORECCHIE 2.0

di Stefano Cardinali



Il Boss, il criceto e il pesce rosso


Il criceto smette di correre e dalla ruota ormai ferma mi fissa negli occhi.
- Sul serio?! Un altro gioco di parole?! Non ti è bastato quel patetico estivo calembour nel quale hai inserito a forza due grandi musicisti come Sting e Andy Summers?
Le affermazioni del piccolo roditore mi lasciano interdetto non solo perché un criceto che parla è roba da cartone animato ma anche perché io non ho un criceto.
Mi rendo finalmente conto che nel mio dormiveglia mattutino, quando la sveglia sta per suonare e si cerca di godere degli ultimi istanti di sonno, la mia mente si è messa in moto per individuare lo spunto per il prossimo numero della rubrica. Il piccolo animale altri non è che la proiezione del mio cervello che gira, gira e rigira si è fermato su spring, primavera, parola che mi ha automaticamente buttato tra le braccia del Boss: Bruce Springsteen.
- E steen come lo vorresti tradurre?
È l’ultimo barlume di semi-incoscienza a parlare, sempre per bocca del piccolo cricetide.
Oramai sveglio mi alzo dal letto. Ho la percezione che dovrò andare un po’ più a fondo per la recente dissociazione delle mie stanche cellule grigie: non solo il mio cervello ha partorito l’idea ma l’ha anche ripudiata come se fosse il prodotto di qualcun altro. Questa sensazione mi crea un lieve stato di disagio. E poi vogliamo parlare della scelta del roditore quale alias del mio cervello? Un evidente segnale di autosottovalutazione.
Con tutto il rispetto per i criceti.
Il caffè attenua lo sconforto e mi aiuta a tornare sul tema del prossimo numero: primavera.
Decido di rimandare la selezione ma l’idea di ascoltare musica mi alletta e quale migliore occasione per ascoltare il Boss dopo tanto tempo?
La mia raccolta di dischi di Springsteen si riduce a pochi album e tutti del suo primo periodo. Poggio il vinile sul piatto, avvicino il braccio e faccio scendere lentamente la puntina.



Le prime note di Blinded By The Light cancellano ruote, criceti parlanti e inconsce carenze di autostima.
Greetings From Asbury Park, N.J. è il primo lavoro in studio del cantautore americano. Presentato come il nuovo Bob Dylan, Springsteen pagò in termine di vendite il paragone errato col musicista poeta. Semmai influenzato da Van Morrison e Robbie Robertson il disco deluse pubblico e parte della critica: all’anima folk il lavoro univa il carattere sanguigno del suo autore, più posseduto da rock e blues che da qualsiasi somiglianza con mr. Zimmerman.
Nove tracce compongono l’album: alla già citata Blinded By The Light seguono Growin’ Up, brano dal ritmo brioso che assieme a Spirit In The Night e a It’s Hard To Be A Saint in The City forma la triade che presenta all’ascoltatore l’identità futura di Springsteen, il suo marchio.
Mary Queen Of Arkansas e The Angel disegnano invece l’equivoco che spinge al paragone con Dylan: i due brani si allontaneranno talmente dall’evoluzione del Boss da essere cancellati in qualsiasi esibizione dal vivo. Does This Bus Stop At 82nd Street, Lost In The Flood e For You completano questo primo lavoro ricco di storie e di idee presentate con genuinità ed entusiasmo.
Greetings From Asbury Park N.J. verrà rivalutato nel tempo, diventerà la chiave interpretativa dell’ingente produzione di Springsteen, un album che in filigrana mostra perché il Boss was already The Boss.

- Sei davvero fuori strada.
Il grosso pesce rosso è seduto sulla poltroncina accanto al mio letto. I vestiti che mi sono tolto ieri sera sono oramai zuppi d’acqua sotto la sua figura.
- Le origini paterne di Springsteen sono olandesi e in quella lingua il suo cognome significa pietra al salto indicando il sasso piatto che utilizzato in sequenza in un giardino crea un percorso pedonale tra l’erba.
- Sì, lo so – mi sento rispondere nel solito mattutino stato di sopore. Forse mento o forse no, comunque quando l’avatar del mio cervello mi fornisce una notizia, anche se è un pesce rosso grande come un tonno, significa che quel dato era stato incamerato e disperso in un nascosto meandro della mia memoria.
L’assunzione del primo caffè comincia a fare effetto: ricordo che alcuni mesi fa, mentre la mia amica Simonetta ostentava la prenotazione per il concerto del Boss a Wembley, finimmo a parlare delle ascendenze italiane da parte di madre del rocker americano.
La cosa mi incuriosì al punto da spingermi a fare una breve ricerca sul web che mi fece scoprire l’origine fiamminga degli avi paterni e quindi l’etimologia del suo cognome.
Per festeggiare questo ricordo ritrovato decido di ascoltare un disco dei Focus, gruppo progressive dei Paesi Bassi che diede il meglio di sé agli inizi degli anni settanta.
Mentre il vinile gira sul piatto e le note della chitarra acida di Jan Akkerman aprono Hocus Pocus, regolo il volume in sottofondo e telefono al mio analista per una seduta straordinaria.


cardstefano@libero.it