La Luna non era che un Mento Dorato
J429-F387
The Moon is distant from the Sea - And yet, with Amber Hands - She leads Him - docile as a Boy - Along appointed Sands -He never misses a Degree - Obedient to Her eye He comes just so far - toward the Town - Just so far - goes away - Oh, Signor, Thine, the Amber Hand - And mine - the distant Sea - Obedient to the least command Thine eye impose on me - |
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La Luna è lontana dal Mare - Eppure, con Mani d'Ambra - Lo conduce - docile come un Fanciullo - Lungo Sabbie designate -Egli non sbaglia mai un Grado - Obbediente agli occhi di Lei Avanza quel tanto che basta - verso la Città - Quel tanto che basta - se ne va - Oh, Signore, Tua, la Mano d'Ambra - Ed io - il Mare lontano - Obbediente al minimo comando Che il Tuo sguardo m'impone - |
Momento di sottomissione al volere di un "lui" che può essere Dio ma anche, più probabilmente, l'amato, visto il "Signor" del verso 9, un italianismo che fa pensare di più a un "Signore" concreto. Poesia limpida, senza sbalzi, tranquilla come la marea che docilmente va e viene. Belli il settimo e l'ottavo verso, con quel "just so far" ripetuto che suggerisce l'idea dell'obbedienza senza ripensamenti, né all'andata né al ritorno, e senza sbavature: "He never misses a Degree".
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J504-F676
You know that Portrait in the Moon - So tell me Who 'tis like - The very Brow - the stooping eyes - A'fog for - Say - Whose Sake?The very Pattern of the Cheek - It varies - in the Chin - But - Ishmael - since we met - 'tis long - And fashions - intervene - When Moon's at full - 'Tis Thou - I say - My lips just hold the name - When crescent - Thou art worn - I note - But - there - the Golden Same - And when - Some Night - Bold - slashing Clouds Cut Thee away from Me - That's easier - than the other film That glazes Holiday - |
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Conosci quel Ritratto nella Luna - Perciò dimmi a Chi somiglia - La stessa Fronte - gli occhi abbassati - Velati di nebbia - Di' - A causa di Chi?La stessa Forma della Guancia - Mutato - il Mento - Ma - Ismaele - ci incontrammo - tanto tempo fa - E le mode - si succedono - Quando è Luna piena - sei Tu - dico - Le mie labbra trattengono appena il nome - Quando è falce - Tu sei logorato - me ne accorgo - Ma - pure - d'Oro lo Stesso - E quando - Qualche Notte - Spavalde - taglienti Nubi Ti separano da Me - Il distacco è meno penoso - dell'altro velame Che raggela la Festa - |
Lui, l'Ismaele simbolo di colui che è lontano, può essere scorto solo guardando la Luna, interpretando come suo quel ritratto che ci appare nella notte, lontano. Intero quando è piena, quando il nome di lui affiora alle labbra ma è subito trattenuto, logorato, quasi stanco, ma non meno prezioso, quando diventa una falce. E qual è la causa di quel velo di nebbia sugli occhi, chi è che sembra faccia piangere il sidereo ritratto, forse io? Il tempo è passato, le mode cambiano, e anche il ritratto sembra cambiato: la guancia è la stessa, ma il mento sembra diverso. Bellissima l'ultima strofa: le nubi, spavalde, taglienti, ti separano da me, ma questa separazione, che io so temporanea, è molto più facile da accettare dell'altra, di quel velo perenne che raggela ("glazed" vuol dire propriamente "vetrificare") la festa, e la vita. ED parla del "Ritratto nella Luna", qualcosa che ricorda, quasi alla lettera, un libro di Filippo Zamboni del 1912: Il bacio nella Luna, nel quale l'autore, con molte fantasticherie, descrive l'immagine che, a quanto sembra per primo e nel 1880, avrebbe scoperto osservando il nostro satellite: due figure, una maschile e una femminile, che sembrano baciarsi.
Una foto della Luna e un disegno di Zamboni
È ovvio che questa poesia, per ragioni temporali, non possa riferirsi alla "scoperta" di Zamboni, ma la coincidenza è curiosa. Due le ipotesi: o la Dickinson si riferisce a un'immagine fantastica, proiettata sulla Luna soltanto per evidenziare la distanza con colui che chiama "Ismaele" (il personaggio biblico divenuto simbolo di colui che è esiliato, escluso, che va lontano - come il protagonista di Moby Dick di Melville, che si presenta da solo nel famoso incipit: "Call me Ishmael."), oppure, visto che nella poesia si parla di un ritratto maschile, qualcuno, magari la stessa Dickinson, aveva già visto nella Luna piena qualcosa di simile all'immagine di Zamboni.
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J629-F593
I watched the Moon around the House Until upon a Pane - She stopped - a Traveller's privilege - for Rest - And there uponI gazed - as at a Stranger, The Lady in the Town Doth think no incivility To lift her Glass - upon - But never Stranger justified The Curiosity Like Mine - for not a Foot - nor Hand - Nor Formula - had she - But like a Head - a Guillotine Slid carelessly away - Did independent, Amber - Sustain her in the sky - Or like a Stemless Flower - Upheld in rolling Air By finer Gravitations - Than bind Philosopher - No Hunger - had she - nor an Inn - Her Toilette - to suffice - Nor Avocation - nor Concern For little Mysteries As harass us - like Life - and Death - And Afterwards - or Nay - But seemed engrossed to Absolute - With Shining - and the Sky - The privilege to scrutinize Was scarce upon my Eyes When, with a Silver practise - She vaulted out of Gaze - And next - I met her on a Cloud - Myself too far below To follow her Superior Road - Or it's Advantage - Blue - |
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Seguii la Luna intorno alla Casa Finché su un Vetro - Si fermò - un privilegio di chi Viaggia - per Riposarsi - E là sopraLa fissai - come su uno Straniero, La Signora di Città Non reputerebbe villano Levare - il suo Occhialino - Ma mai Straniero giustificò La Curiosità Come il Mio - perché non un Piede - né Mano - Né Figura - aveva - Ma come una Testa - che una Ghigliottina Ha fatto sbadatamente scivolar via - Libera, l'Ambra - La sosteneva nel cielo - O come un Fiore senza Stelo - Sorretto nell'Aria ondulata Da Gravitazioni più sottili - Di quelle che vincolano il Filosofo - Né Fame - aveva - né una Locanda - Per provvedere - alla sua Toeletta - Né Impegno - né Interesse Per i piccoli Misteri Che ci tormentano - come la Vita - e la Morte - E il Dopo - o il Nulla - Ma sembrava assorbita nell'Assoluto - Insieme al Luccichio - e al Cielo - Il privilegio di scrutarla Fu di breve durata per i miei Occhi Dal momento che, con Argentea abilità - Volteggiò fuori di Vista - E dopo - la ritrovai su una Nuvola - Troppo lontana io giù in basso Per inseguire il suo Superiore Cammino - O il suo Vantaggio - Blu - |
La luna come metafora della pace interiore, quella che ci consentirebbe di superare quei "little Mysteries" che tormentano la nostra vita, soprattutto perché non ne conosceremo mai la soluzione. Anche qui ED si sbizzarrisce in straordinarie similitudini. Il viaggiatore che ha il diritto di fermarsi per il meritato riposo; la signora di città che non reputa una villania fissare con l'occhialino uno straniero; la luna che si libra in alto senza sostegni, come fosse una testa sbadatamente fatta scivolar via da una ghigliottina, o un fiore senza stelo sostenuto in aria da leggi di gravitazione più sottili di quelle che vincolano il filosofo. Ma la luna, come la pace interiore, non si lascia prendere. Sfugge via, con argentea abilità, e la nostra povera condizione di mortali che non potranno mai "conoscere" si perpetua. Non riusciremo mai a raggiungerla, quella luna e quella pace.
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J737-F735
The Moon was but a Chin of Gold A Night or two ago - And now she turns Her perfect Face Upon the World below -Her Forehead is of Amplest Blonde - Her Cheek - a Beryl hewn - Her Eye unto the Summer Dew The likest I have known - Her Lips of Amber never part - But what must be the smile Upon Her Friend she could confer Were such Her silver will - And what a privilege to be But the remotest Star - For Certainty she take Her way Beside Your glimmering Door - Her Bonnet is the Firmament - The Valleys - are Her Shoe - The Stars - the Trinkets at Her Belt - Her Dimities - of Blue - |
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La Luna non era che un Mento Dorato Una o due Notti fa - E ora volge la Sua Faccia completa Sul Mondo quaggiù -La Sua Fronte è di un Biondo Assoluto - La Sua Guancia - di Berillio tagliato - Il Suo Occhio alla Rugiada Estiva La cosa più simile che io conosca - Le Sue Labbra Ambrate mai si schiudono - Ma chissà quale sorriso A un'Amica potrebbe concedere Fosse tale il Suo argenteo volere - E quale privilegio essere Anche la più remota Stella - Nella Certezza che la sua strada passerà Davanti alla Tua baluginante Porta - Il Suo Berretto è il Firmamento - Le Valli - sono le Sue Scarpe - Le Stelle - i Ciondoli alla Sua Cintura - Le Sue Vesti ornate - d'Azzurro - |
Una descrizione della Luna, prima un "mento dorato" e poi nella pienezza del suo splendore, un volto che si affaccia a guarda dall'alto il piccolo mondo di quaggiù. La descrizione è molto minuziosa, ogni volta condita con l'immaginifica fantasia di ED. Via via sono descritte: la faccia, la fronte, la guancia, l'occhio, le labbra, il berretto, le scarpe, i ciondoli alla cintura, le vesti ricamate. E nel mezzo due immagini molto belle: le labbra che restano chiuse, ma chissà quale sorriso sarebbero capaci di dedicare a qualcuno, se solo volessero, e la stella, anche la più remota, che ha comunque il privilegio di vederla passare davanti alla sua baluginante porta. Al quinto verso ho tradotto "amplest" con "assoluto": mi è sembrata la traduzione italiana più pertinente per quella fronte bionda e anche una parola che si adatta al significato letterale di "amplest": cosa c'è di "più ampio" dell'assoluto? Nell'ultimo verso c'è la parola: "dimities", che ED usa solo due volte nelle sue poesie, qui e nella J716-F495, dove l'ho tradotta con "tessuto a coste" Qui ho preferito "vesti ornate" anche per la contiguità con quel "of Blue" che ho tradotto "d'Azzurro". D'altronde la definizione del Webster permette di usare entrambe le traduzioni: "A kind of white cotton cloth, ribbed or figured." Al verso 16 ho scelto la variante "glimmering" al posto di "Palace"; c'era anche un'altra variante: "twinkling", ma ha un significato più "brillante", poco adatto ad una stella remota, per la quale mi sembra più giusto l'aggettivo "baluginante". Ho sostituito il verso 18: "The Universe - Her Shoe" con la variante " The Valleys - are Her Shoe"; probabilmente ED si è accorta che era più giusto indicare come scarpe delle valli terrene piuttosto che l'universo, anche per distinguere l'alto e il basso in relazione al berretto-firmamento del verso precedente.
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J1315-F1376
Which is the best - the Moon or the Crescent? Neither - said the Moon - That is best which is not - Achieve it - You efface the Sheen.Not of detention is Fruition - Shudder to attain. Transport's decomposition follows - He is Prism born. |
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Qual è meglio - la Luna o la Mezzaluna? Nessuna delle due - disse la Luna - Il meglio è ciò che non è - Ottienilo - Cancellerai lo Splendore.Non del possesso è il Godimento - Trema nel raggiungerlo. Ne viene la decomposizione del trasporto - Che è nato Prisma. |
Una variazione sul tema del desiderio che basta a se stesso, e svanisce una volta raggiunto il suo oggetto. Stavolta la svalutazione del possesso è totale, visto che qualsiasi porzione di esso "cancella lo splendore" e "il meglio è ciò che non è", mentre il trasporto del desiderio si sfalda subito dopo il raggiungimento dello scopo. L'immagine finale del "prisma" può essere letta in due modi: il trasporto del desiderio è come un prisma, che quando è colpito dalla luce produce colori senza relazione con quello originario, come se fosse impossibile catturarne gli esiti; oppure, nasce prisma nel senso che non si appaga di una sola luce, ma tende a crearne ogni volta di nuove non appena una (ovvero il desiderio che va a segno) lo colpisce.
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J1528-F1574
The Moon upon her fluent Route Defiant of a Road - The Star's Etruscan Argument Substantiate a God -If Aims impel these Astral Ones The ones allowed to know Know that which makes them as forgot As Dawn forgets them - now - |
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La Luna nella sua fluente Rotta Sprezzante d'ogni Strada - L'Etrusco Argomento della Stella Sostanziano un Dio -Se Mete spingono queste Entità Astrali Coloro a cui è permesso di saperlo Sanno che chi li crea è dimenticato Come l'Alba li dimentica - ora - |
La fede è incompatibile con la conoscenza, perché sono i misteri impenetrabili della natura (l'instancabile rotta della Luna su strade invisibili, l'enigma delle stelle) a convalidare l'esistenza di Dio. Chi riesce a penetrarne i segreti sappia che questa conoscenza "scientifica" non sarà di nessun aiuto per svelare quella divina, imperscrutabile come quelle entità notturne quando l'alba ne prende il posto.
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Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").
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