Il ritratto di una città rappresenta una possibilità ricostruttiva della storia e dello spirito del luogo che è stata, e lo è tuttora, frequentata da molti esperti: basti pensare alla Tivoli del catalogo a colori e con schede biografiche degli artisti, della mostra Ettore Roesler Franz ed i pittori dell’Ottocento a Tivoli, firmato da Renato Mammucari (direttore della collana del libro di cui ci accingiamo a parlare), Carlo Bernoni e chi scrive. Il volume e la mostra ricostruivano nel 1995 il percorso del Gran Tour – e non solo – nel Latium Vetus e soprattutto nell’antica Tibur, per restare nel Lazio: anche questo recente Cori. Appunti iconografici per un ritratto (LuoghInteriori, 2021) di Claudia Zaccagnini, storica dell’arte attenta alle trasformazioni del territorio documentate dalla pittura di ieri e oggi, ma anche al panorama artistico internazionale, soprattutto romeno e ungherese, ha il pregio di approfondire la storia e l’immagine di un importante, arcaico centro latino. E ha fatto bene l’autrice a ricordare un suggestivo passo delle Passeggiate italiane di Gregorovius, che nel 1856 descriveva l’epifania di Cori: “Finalmente giungemmo al termine della foresta sul versante sud-ovest del monte, e io provai l’impressione di un uomo condotto con gli occhi bendati dinanzi a uno spettacolo meraviglioso, cui sia stato, d’un tratto, levata la benda”. Citazione meritoria che ben avvia il cursus di un libro agile e nello stesso tempo capace di documentare le origini e gli sviluppi urbanistici del luogo.
Anche perché qui si va molto indietro, come del resto accade per molti nuclei arcaici del Latium Vetus, con una salutare, visti i tempi di neo-modernismo iperveloce e acritico, immersione dei racconti di fondazione, legati all’arrivo sulle coste laziali dei reduci dalla guerra di Troia o dagli spostamenti di popoli dovuti alle incursioni delle genti del mare che sconvolsero l’assetto del Mediterraneo e non solo intorno al XIII secolo a. C.
Dodwell, ad esempio, qui riprodotto, ci permette uno sguardo ottocentesco sulle mura poligonali che già Giovan Battista Piranesi aveva rappresentato nel 1764; sono strutture risalenti al VII – VI secolo prima di Cristo, e quindi assai lontane dai miti legati ai nòstoi, ma che danno un’idea del fascino che queste presenze arcaiche sprigionavano soprattutto sugli artisti provenienti da zone in cui questi reperti erano assenti. Questo libro ci aiuta a capire come i miti di fondazione siano in realtà elaborati nelle profondità psichiche e riletti come racconti di auto-rifondazione, nel senso che soprattutto Goethe con il suo viaggio in Italia darà a questo motivo: il contatto con le radici diviene riconoscimento anche del proprio esserci, della sua storia, che già allora rischiava di essere cancellata dall’incuria, dagli estremismi ideologici, dalla rimozione del passato come peso inutile. Ma anche la storia più recente, se per recente intendiamo quella che attraversa il processo di unificazione nazionale, è documentata da Zaccagnini, soprattutto attraverso la lettura artistica del complesso fenomeno del brigantaggio. Rivendicazione di uno status arcaico di privilegio e di esenzione dagli obblighi burocratici e per di più “importati” dallo straniero piemontese, necessità e senso dell’onore vengono ripercorsi attraverso suggestive opere di Piranesi, o di Vernet che, quasi vent’anni dopo, raffigura uno scontro tra truppe pontificie e briganti: qui più che altrove emerge la straordinaria, contraddittoria fusione tra reperti archeologici (il sarcofago usato come fontana), devozione, con l’icona mariana sotto la quale si vede in atteggiamento implorante una delle donne, snodo dei corpi in lotta e paesaggio.
SCHEDA 20: Piranesi Antichità di Cora, 1764, frontespizio
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SCHEDA 6: Ulisse Ciuffa Cora 1586, Carte Rocca Piante 21, 270x210 mm
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La stessa giovane America deve confrontarsi con questa straordinaria fusione di elementi arcaici, politici e religiosi, e fa bene la studiosa a documentare questo confronto con la scheda dedicata a John I. Middleton, figlio di uno degli estensori della dichiarazione di indipendenza americana, che si accompagnò anche con Filippo Giuntotardi, un paesaggista assai attivo e documentato in questa tranche di Gran Tour. La semplicità del tratto testimonia il realismo essenziale di un cammino artistico in cui stavano per aprirsi anche le frontiere della nuova cultura, da Emerson a Whitman.
Un cammino attraversi i millenni, questo lavoro di Zaccagnini, che ci permette di assistere attraverso l’arte le tappe salienti di questo sentiero, che dalle mura, dai resti del tempio di Castore e Polluce dipinti tra l’altro da Gaetano Cottafavi, il tempio d’Ercole raffigurato da un altro protagonista del paesaggismo del tempo come Hackert, toccano le chiese, i palazzi, il territorio circostante, dandoci una chiave di lettura profonda della necessaria comunione tra arte, natura e storia, oltretutto attraverso la rara capacità di offrire una documentazione culturale senza preziosismi o angustie filologiche, utili agli studiosi, ma assai difficili per i non addetti ai lavori e ai viaggiatori.
Un lavoro non solo per gli esperti del luogo, insomma, ma in grado di rappresentare una ulteriore tappa della modulazione del territorio regionale – e nazionale – nell’ambito del Gran Tour e però anche della visione, arcaica e moderna, delle modificazioni del territorio e della sua visione nei secoli.
SCHEDA 16: Affreschi della SS. Annunziata
Claudia Zaccagnini, Cori. Appunti iconografici per un ritratto, LuoghInteriori, 2021, pp. 104, euro 15.
Claudia Zaccagnini è nata a Velletri (Roma) nel 1964, è storico e critico d’arte.
È consulente tecnico d’ufficio per le Belle Arti e il Mobile Antico del Tribunale di Velletri, presidente dell’Associazione Il Grifo Arte che si occupa della diffusione delle Arti Visive. Ha collaborato all’attività scientifica dei Musei Capitolini di Roma, dell’Accademia Etrusca di Cortona, per la quale ha curato, insieme a F. Longo, il volume Il fascino dell’Egitto nell’Italia dell’Ottocento. La Collezione di Cortona e la diffusione del gusto egittizzante (Accademia Etrusca, 2005) e del Museo Diocesano di Velletri, come responsabile delle relazioni esterne e del settore mostre, per il quale è stata curatore del volume Bartolomeo Pacca (1756-1844) Ruolo pubblico e privato di un cardinale di Santa Romana Chiesa (Edizioni Blitri, 2001) e di alcuni cataloghi di Arte Contemporanea. È membro della sezione italiana dell’Associazione Internazionale per lo Studio del Vetro (A.I.H.V) e autrice di numerosi articoli scientifici sulla vetrata artistica. I suoi studi spaziano dall’Arte Medioevale alla Museologia, dall’Ottocento romano all’Arte Contemporanea.
Tra le sue pubblicazioni si segnalano: Gregorio XVI promotore delle Arti e della Cultura (Pacini Editore, 2008); Placido Scandurra Opera prima 1968-1976 (Pacini Editore, 2010); Nina Batalli (1913-1993) Una pittrice tra Romania e Italia (Pacini Editore, 2012); Giovanni Hajnal vetratista nella cattedrale di Velletri (Pacini Editore, 2013); Maurizio Orsolini Percorsi di terra e fuoco (Antares 2015); Mauro Molinari, Textures (Opere 1990-2006) del 2017; Forme nello spazio: scultura contemporanea in progress (Pacini Editore 2017 e 2018).
Recentemente, nell’ambito del cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci, ha curato l‘esposizione Leonardo Spirito infinito e un ciclo di conferenze su La ritrattistica femminile nell’opera di Leonardo da Vinci (2019).
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