FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 58
luglio 2021

Amici & Avversari

 

ASCOLTARE, UNA RUBRICA
PER LE ORECCHIE 2.0

di Stefano Cardinali



Talenti e gelosie


In un’amicizia vera c’è sempre quel senso di sana gelosia, di voglia di innescare nell’altro un minimo di invidia per le nostre mete raggiunte: si chiama voglia di competere e serve per migliorarci, per arrivare a risultati che, correndo contro noi stessi, forse, non riusciremmo a raggiungere.
È così che due ragazzi, all’inizio degli anni settanta, l’uno all’insaputa dell’altro, firmano un contratto che li lega alla stessa etichetta, la IT di Vincenzo Micocci, discografico dal fiuto sopraffino.

I due musicisti sono Antonello Venditti e Francesco De Gregori. Se lo sono tenuto nascosto, forse proprio per provocare quell’invidia costruttiva o forse - chissà? - per scaramanzia.
I due suonano spesso insieme in un locale romano nel cuore di Trastevere, il Folkstudio fondato una decina di anni prima da Harold Bradley, pittore e musicista americano che dalla sua cantina atelier aveva creato un palco dove potevano esibirsi le nuove proposte del panorama musicale. Il locale, dopo il ritorno di Bradley in America, viene rilevato da Giancarlo Cesaroni e proprio lui dà ai due giovani cantautori la possibilità di esibirsi nel gruppo “I giovani del Folk” del quale facevano parte anche Giorgio Lo Cascio e Ernesto Bassignano.

Durante un tour in Ungheria Venditti e De Gregori scrivono due brani a quattro mani: In Mezzo alla Città e Vocazione 1 e ½. Le canzoni arrivano a Micocci che li mette sotto contratto. A distanza di un giorno uno dall’altro. All’insaputa, appunto, l’uno dall’altro.
Però Micocci ha intenzione di pubblicare un disco unico dove i due artisti presentano ognuno i migliori pezzi del loro repertorio. Nasce così “Theorius Campus” album in cooperativa dei due cantautori romani.



Il disco esce nel 1972 e contiene dodici canzoni: sei cantate da Venditti, quattro da De Gregori e soltanto due insieme, Dolce Signora Che Bruci e In Mezzo Alla Città.
Venditti suona il pianoforte e i suoi brani sembrano rivolgersi alla gente comune, quella dei rioni della sua città dove ancora si parla il romanesco, lingua non ancora sporcata dal gergo del cinema che verrà di lì a poco e dalla periferia. Ha una voce potente, a tratti sguaiata ma sempre nei limiti imposti dal dialetto che canta. Roma Capoccia, il brano più famoso esce anche su 45 giri insieme a Ciao Uomo.

De Gregori suona la chitarra, si accompagna spesso con giri di accordi in arpeggio ma vocalmente è meno potente di Venditti, canta immagini a volte apparentemente slegate tra loro che invece si ricuciono sempre in un disegno finito. Signora Aquilone, il suo pezzo più famoso nell’album verrà definita in seguito dal cantautore “la mia prima vera canzone”.
Davanti a De Gregori ci sono Cohen e Dylan con le loro ballate mentre Venditti non sembra avere modelli a cui ispirarsi se non un nuovo modo raffinato di descrivere e cantare concetti popolari.

“Theorius Campus” sarà quasi ignorato da critica e pubblico e dopo la sua uscita l’amicizia tra i due si incrinerà: con la IT Venditti realizzerà l’album “L’Orso Bruno” per poi passare alla più prestigiosa RCA. De Gregori invece dovrà accontentarsi di due dischi di rodaggio, “Alice Non Lo Sa” e “Francesco De Gregori” prima di arrivare al successo con “Rimmel”.
Si ritroveranno dopo oltre venti anni ma nel corso delle loro lunghissime fenomenali carriere non si pesteranno mai i piedi tanto sono diversi i loro modi di cantare, tanto sono distanti i loro testi per descrivere cose simili.

Nel corso degli anni l’amicizia si è ricomposta così come il loro sodalizio artistico: era stato programmato un concerto allo Stadio Olimpico per il luglio 2021 rinviato, a causa del Coronavirus al 2022.


cardstefano@libero.it