FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 56
settembre-dicembre 2020

Caos

 

CAOS

di Giorgio Mobili



Alla memoria di mia madre
Carla Corti Mobili (1952-2020)


CAOS

Lontano, ciascuno
gioca le sue carte
e c’è una tregua estiva
tra chi vivrà per sempre
e chi si incide i polsi
per la voglia bruciante
di mare

Poi un giorno d’autunno
tua madre scomparve
dietro un muro d’orto:
calcoliamo ancora
come agendo o non agendo
mai l’avremmo potuta
salvare


OTTOBRE

Un altro autunno
anche se all’ora del meriggio il sole
resta un po’ più gelido
di quel che dicono...
Vedrai, la stretta prima o poi si allenterà
e altre parole irreprensibili:
ma perché affoghino
basta una pozza in cortile.

Ancora interi
anche se condannati a dimostrare che
goccia più iride
vuol dire piangere...
Il laccio è sciolto, ma il cipiglio delle cose
ha reso tutto cagionevole
sventando il crollo
come la quiete dopo.


IL GRANDE SONNO

La corda – tra di noi
si è spezzata
che orco la tranciò
inspiegabile
(eppure sotto il copriletto, tu
continui a ridere…)

Scintilla il confine
sopra il nostro slargo
accosto il Pandino
e con polso incerto
spargo il resto della polvere


E ti ricordi quando sparve il sole
sulla strada per Iseo
le bestie inginocchiate, pronte
per il grande sonno…

Accosto il Pandino
al nostro vecchio slargo
scintilla il terreno
su una gamba, scendo
tratteggio la soglia
e con polso fermo
spargo il resto – della polvere


RONDINI

Quei centauri
infiammano via Omero
come ai tempi di Odoacre:
ma quando sbolle il fumo
e la gazzarra asciuga sui muri
il mondo trema – senza te.

Sul filo nero
asciugano i momenti
nel loro estremo inveramento:
gli strani contenziosi
quell’incedere amoroso, e fuori
campo il posacenere…

Ma tu – resti solida
e intanto le rondini
ricopiano il tuo palinsesto:
dio sa che filtro ci desti
che ormai
non servono neppure i suoni.


GUERRIGLIA URBANA

Inganniamo noi stessi
rievocando il valore
di un pomeriggio contro sole:
si giocava la mano scura del partire
con un fine gasometro…
Poi la stringa infinita dei lampioni
molle su una timbrica orientale:
e la sera non è quasi più propaggine
del giorno.

Ridi di gusto nella stanza sbagliata
scialando un fieno di bionda intelligenza
di mele diamantifere
nell’immenso cassonetto dell’addio...
Un atto di guerriglia
urbana: fino a prova contraria
qui non muore nessuno.


AVVISTAMENTO A LAMBRATE

Dove saremo tra vent’anni?
Ma io avvertivo solo le vocali
spiccare dai casamenti
sbarrare il passo a ogni suono d’avvenire.

Calò dal cielo, azzurra, un’astronave
e dopo il polverone, ritta
un’ombra sola
(il fronte bianco di un motel
ingoiava le stelle…)

Ci passerò davanti, camuffato
ma con gli orecchi aguzzi: il vento
ripete il battibecco dell’autunno
sui vecchi calcestruzzi
e ormai
le leggi della traiettoria
si attardano dietro il paesaggio
nei mulinelli del dolore
sul quotidiano che non smette di volare.


MISSORI/MISSOURI

Un giorno scomparve
in bocca al metrò
lasciandoti una lettera…

Da quanto si nutre
la tua fedeltà
di un alimento uranico?

Ma quando è quiete
sintonizzati e chissà
(non è ancora notte fonda)
smetti di – bruciare
e tornerà da te.

Da piazza Missori
al Central West End
biancheggiano le lucciole...

Si stringono i porti
rimostrano i morti:
sfiancato dai fuochi in città
dal davanzale il vuoto
adesca il cuore...

Ma se mi senti
prova a sporgerti e vedrai
(non è ancora notte, in fondo)
smetti di – cercare
io tornerò da te.


gmobili@mail.fresnostate.edu