FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 53
settembre/dicembre 2019

Immersioni

 

DALL’ESALTAZIONE DELL’ATTIMO ALL’IMPEGNO ETICO
Marisa Martínez Pérsico, Il cielo tra parentesi

di Daniela Signorino



Il cielo tra parentesi è l’ultima raccolta di poesie pubblicata da Marisa Martínez Pérsico (1978). Poetessa, scrittrice, docente universitaria, Marisa nasce a Buenos Aires e la sua esigenza di narrare il mondo si fa ben presto evidente e necessaria. A vent’anni pubblica Las voces de las hojas (1998), più tardi arriveranno Poética ambulante (2003), Los pliegos obtusos (2004), La única puerta era la tuya (2015), Il cielo tra parentesi (2017) e il romanzo Las manos en la madre (Spagna e Cile, 2018; Colombia, 2019). Il cielo tra parentesi viene pubblicato per la prima volta in Spagna nel 2017 (Valparaíso Ediciones) e ora grazie alla casa editrice romana Fili d’Aquilone e al Programma Sur di sostegno alla traduzione del Ministero degli Affari Esteri, del Commercio Internazionale e del Culto della Repubblica Argentina è disponibile anche in Italia con la accurata traduzione di Alessio Brandolini.

Il testo è un vero esempio di poesia contemporanea dove la realtà si fonde al sogno, la singolarità si mescola con il tessuto umano delle stazioni, delle città e dei caffè. In queste pagine si sente l’eco di passi lungo la strada, gli addii degli innamorati, il frastuono dei bar con tintinnii di tazzine che si toccano tra loro. È l’esaltazione dell’attimo presente, del “qui e ora”, perché tutto, utilizzando le stesse parole dell’autrice «si dissolve in un soffio». La sua poesia è forte e diretta ma il linguaggio utilizzato è ricco di immagini e di allusioni semantiche legate al tempo e allo spazio: “il passato è un libro che inizia”; “L’atmosfera ha un respiro da foglio bianco”; “Che la poesia respiri dalla ferita”; “coniugo qualche verbo nel tuo passato/ per raggiungere il tuo tempo”. È la poesia di un’anima vagante che si sposta di luogo in luogo senza mai saziarsi. Si tratta di un linguaggio che parla di sé stesso – la propria intimità, il corpo, i pensieri – ma che grazie alla poesia l’esperienza individuale si tramuta in qualcosa di collettivo, cercando di attraversare le frontiere erette dei singoli uomini e donne. Paolo Quintili, professore di Storia della Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata, afferma che “si tratta di un dire poetico che s’approssima molto al filosofare, in versi. L’ha detto bene Luis García Montero: c’è un impegno di verità in questi versi che invoca la trascendenza del dire poetico. Io parlerei di una parresia poetica, nel senso in cui la intendeva Foucault: un dire-vero, un dire-franco o dire-secondo-verità, che impegna il lettore sempre in prima persona. Ad esempio, io (filosofo) non avevo mai pensato di poter leggere, grazie alla poesia “Anatomia espansa”, il concetto di Berkeley (esse est percipi) in esergo, nel modo in cui viene illuminato poeticamente (“Non conosco questo mondo / senza che tu lo percepisca”). Così anche per “Verità e metodo” o “Paradossi del libero arbitrio”. C’è poi l’impegno etico forte – come osserva ancora bene García Montero nella prefazione – ad accompagnare un lavoro sulla lingua poetica ammirevole”.

Il testo si apre con quello che l’autrice chiama Elogio alla parentesi, riprendendo il racconto di Juan José Saer intitolato Al abrigo, dove un uomo ritrovando il diario intimo di una donna nascosto in una vecchia poltrona riesce a entrare in una sua parentesi di vita. Sin dai primi anni di scuola ci insegnano che le parentesi fanno parte della punteggiatura, ma è con il passare degli anni che riusciamo ad apprezzarne il significato e a comprendere che in esse si specifica l’importanza di ciò che viene presentato prima. La parentesi è quindi secondo la poetessa argentina «porre ogni certezza in sospeso, dubitare dei principi guida, mettere in questione verità acquisite e accettare il dubbio». Non si tratta solo di specificare la nostra vita quanto metterla in pausa e analizzarla.

La tematica è varia, come è vario il nostro cielo, e spazia in ogni ambito toccando ogni piccola parte di ciò che ci compone: il corpo, la famiglia, la perdita di un padre, il tempo, i ricordi d’infanzia, la maternità, la sofferenza amorosa. Allo stesso tempo, il privato si tramuta in memoria collettiva lasciando spazio anche a tematiche sociali come nella poesia Franchi Tiratori di Sarajevo, dove è la Storia a fare da protagonista e l’occhio del Poeta a dare giustizia a quei luoghi banalizzati dal turismo e a risvegliarli dall’oblio in cui sono relegati. L’uomo dimentica, il Poeta no. Il Poeta non dimentica I suoni di Aleppo, dove ci sembra quasi di sentire l’assordante silenzio provocato dai bombardamenti nella Siria. In questo componimento la poesia si fa sonora e lo scorrere del tempo è in costante lotta con l’immobilità dei parchi della città dove i bambini non possono più cantare.

Oltre a componimenti di stampo politico-sociale ritroviamo anche piccoli stralci di vita, brevi momenti in cui si apre una parentesi, per l’appunto, per cristallizzare e soffermarsi sulla quotidianità. A questa categoria appartengono: Passatempo; Lenitivo; Lenitivo II; Stazione di Capranica; La pioggia e la caduta. In quest’ultima, la parentesi si dilata cedendo il passo a una carezza del tempo dove una goccia di pioggia sul finestrino si fa lente d’ingrandimento del mondo circostante.

Tanti sono i riferimenti letterari e filosofici presenti nel testo, da Juan Ramón Jiménez a Jorge Luis Borges, passando per Julio Cortázar, Octavio Paz, Horacio Quiroga, Olga Orozco, Juan Gelman, e Blanca Varela. Non mancano richiami alla poesia ungarettiana come nel componimento Si sta come d’autunno e alle teorie filosofiche di Walter Benjamin. A questi ultimi si aggiungono riferimenti alla mitologia classica come i miti di Orfeo e di Euridice.

L’autrice riesce a mescolare con destrezza l’ottima conoscenza della letteratura contemporanea e il vero lirismo, mettendo da parte i dettami dell’accademia e allontanandosi da schemi prefissati per abbandonarsi alla poesia più intima. Una raccolta di poesie che, riprendendo l’introduzione di Luis García Montero: «è la voce dell’intelligenza della poesia stessa».


Marisa Martínez Pérsico, Il cielo tra parentesi, a cura di Alessio Brandolini, introduzione di Luis García Montero, Edizioni Fili d'Aquilone, 2019, pagg. 130, euro 15.




POESIE DI MARISA MARTÍNEZ PÉRSICO
da Il cielo tra parentesi


DUNAV SAVA

Passano i pini azzurri di Belgrado.

Dal suo ultimo inverno,
attraverso le fronde di un’altra lingua,
mi saluta mio padre.

Non sarò cambiata molto in questi anni,
oltre a una figlia
la cui vita non riuscì a pronunciare.

Sotto il collare dei clacson,
dal vetro che abbozza un pentagramma,
il passato è un libro che inizia.

Chi dicesse:
convocare due ricordi che non possono parlarsi
nel mio tavolo a tre del pensiero.

Il viaggiatore qui davanti mi sorride,
nei suoi occhi sfilano memorie del futuro.

Anche mia figlia osserva dalla finestra.
In che lontano mondo
si è seduta a evocarmi
mentre guarda i pini di un altro cielo
che trascorrono,
pieni di otarde?

Siamo arrivati alla stazione. Svanisce
il colloquio familiare. Nulla è cambiato.

Forse ciò che importa del paesaggio
è meritare un luogo nella memoria
di chi ci ama
quando siamo assenti.


LENITIVO II

Lasciare la frattura esposta al mattino.
Senza bende.

Che la poesia respiri dalla ferita.


LA PIOGGIA E LA CADUTA

Una goccia
si ostina a scendere
su altre gocce.

La contemplo,
la snudo della sua concava umidità
mentre la pancia
gli trema di saliva.

Guardo l’inutilità della sua lotta. Che inciampa
nei difetti del piano che la ospita.

È bella, iridata, si scioglie in schegge
graffiando in discesa
il suo riposo.

Fuori, alla finestra,
una fisarmonica di esseri che disprezzano
i suoi sforzi di pioggia
in fuga.

Un pechinese sul punto di cadere.
La vicina che annaffia balconi pieni di gerani.
File di colombe clandestine
si dondolano
sui cavi elettrici.

Se l’aiutassi a scendere
spezzerei il delicato equilibrio del suo ciclo,
il senso di atmosfera e particella,
la sua nobile e provvisoria vanagloria.

Nel suo culmine,
il più iridescente, esplode in schegge
contro il vetro.

Con gli occhi
ho accarezzato il tempo.


L’ORIGINE DEL MONDO

Chiudi gli occhi.
Viaggia con me nell’esteso
territorio dell’istante.

Voglio sentire le foglie crepitare
sotto il peso oscillante del tuo corpo.

Quali erano
le tue rotte e i tuoi alberi?

La forma triangolare delle querce
risale verso i cervi
che vanno al pascolo al mattino.

Se ogni libro che si apre
assomiglia alle cosce
di una donna nuda in un museo,
ciò ch’è la mia fonte
l’ho appreso dalle tue labbra.

Quel modo sereno di bermi.


LA TRAPEZISTA DI ESCHER

Barcolla
sull’acrobatica corda del desiderio.

Aragoste di carta incollate ai muri
frantumate a graffi per tenersi a qualcosa
mentre lui la possedeva.

Amare è cadere.

Si vive fingendo un equilibrio.





Marisa Martínez Pérsico
è nata a Buenos Aires nel 1978 dove si è laureata in Filologia ispanica. Dottore di ricerca per l’Universidad de Salamanca, dal 2010 vive in Italia. Scrittrice, critico letterario, traduttrice dall’italiano e docente universitario all’Università di Roma Tor Vergata e all’Università degli Studi Guglielmo Marconi.
Ha pubblicato i libri di poesia: La voces de las hojas (Argentina, 1998), Poética ambulante (Argentina, 2003), Los pliegos obtusos (Argentina, 2004), La única puerta era la tuya (Spagna, 2015), la raccolta poetica Después de la ceniza (Argentina, 2017), El cielo entre paréntesis (Spagna, 2017, pubblicato anche negli Stati Uniti e in Italia nel 2019 da Edizioni Fili d’Aquilone).
Ha pubblicato il romanzo Las manos en la madre (Spagna e Cile, 2018; Colombia, 2019), studi sulla letteratura argentina, spagnola, ecuadoriana e curato edizioni di Leopoldo Marechal, Luis García Montero e Joan Margarit.
Ha ricevuto riconoscimenti sia per la sua poesia che per la saggistica e la ricerca scientifica. Co-dirige la rivista “Cuadernos del hipogrifo”.


daniela.signorino.ds@gmail.com