Nocturna è l’ultimo libro del poeta e musicista argentino Eduardo Rezzano (La Plata, 1968), pubblicato a Buenos Aires nel 2016. Per calarsi nella notte, coglierne appieno il sentimento, occorre raccogliersi in solitudine e fare silenzio dentro di sé, staccarsi dall’ordinario. Solo così si possono distinguere le creature che popolano il buio, persino parlarci se riusciamo ad aguzzare e – al tempo stesso – a ridimensionare il nostro ego. Ed è quel che accade in questo straordinario viaggio notturno in cui s’incontrano scarafaggi, tartarughe, granchi, lupi, squali, foche... Animali che parlano, dialogano, come già accadeva nei libri precedenti di Rezzano, a partire da Ningún lugar (Nessun luogo) del 1999 e qui capita che perfino gli oggetti dicano qualcosa, forse per “ristabilire il silenzio” come detta l’epigrafe che apre il libro e cita Samuel Beckett. Allora si acutizzano i sensi fino ad ascoltare il battito d’ali di ogni singolo insetto e, sulla spiaggia illuminata dalla luna, il lento andare dei granchi.
Sono mille bocche a esprimersi, a raccontare piccoli storie che s’incastrano con precisione nell’universo e in qualche modo lo completano, rendono il suo enigma più “umano”, come se la cosa piccola, quasi invisibile, abbia più importanza di ciò che è grande, maestoso.
Il tono di queste poesie è quasi sempre allegro, talvolta persino scherzoso come se l’autore/personaggio non possa che essere felice passeggiando nella notte osservando ogni cosa e chiedendosi “dove sono?”, lasciandosi alle spalle i pensieri cupi e tristi, come accade al protagonista del noto racconto di Robert Walser “La passeggiata” che da ogni incontro ricava energia e gioia. Spesso aleggia un tono da fiaba, di mistero: “Da qualche parte un uomo/ di proporzioni inusuali/ bussa a una porta verde”: nel teatro del quotidiano possono accadere molte cose e la notte si adorna del suo mistero.
La solitudine e il silenzio, indispensabili per affrontare questa avventura, si riempiono di voci e suoni, una strana solitudine, quindi, di una notte senza tempo, di una “notte discesa dagli alberi azzurri”. E questo colore ritorna, come la luna in tutte le sue fasi, e stempera l’oscurità: “ero diventato/ azzurro// di un azzurro trasparente/ e spettrale”. La magia è una sottile patina che riveste e fa vibrare “l’oscurità appiccicosa”. Il viaggio prosegue e si esplorano luoghi e stanze sconosciute infilandosi sotto le porte, come un liquido o un flusso incontenibile.
Il fiume della vita porta con sé i fantasmi del passato, i morti, e la luna da lassù osserva anche quando è nera o vuota, è sempre lì con il suo grande occhio. Nella notte ci sono torce accese, bagliori, luci stellari, Marte, fuochi che brillano in lontananza e bambini-lampada come se la strada (e la vita?) si trasformasse nella stanza dei giochi. Anche quando lo svago può farsi pericoloso, come quando i vicini invitano a giocare a scacchi puntandoci una pistola.
Il poeta è il giardiniere dilettante (“pazzo o smarrito”) della notte che desidera trasformarsi in una felce silenziosa, farsi accarezzare dal vento in balia del buio dove “nessuno è nessuno”. Anche in una stanza vuota si ascoltano voci e bisbigliano finanche gli oggetti: “Ho voluto mettere le cose/ nel loro posto/ ma le cose parlavano/ e mi hanno confuso”.
Molti i titoli con dentro la parola “bambini”, in queste poesie si parla spesso di loro e fanciulli disegnati fuggono dalla carta per farsi reali e correre liberamente. Ma ci sono anche bambini di neve o osservati con orrore perché passeggiano al porto “con un palo inchiodato/ alla spalla sinistra”.
La creatività poetica di Eduardo Rezzano in Notturna (libro che tra qualche mese uscirà anche in Italia, pubblicato da Edizioni Fili d’Aquilone e in mia traduzione) mostra al lettore la faccia sconosciuta e impenetrabile della notte, anche quella inquietante, misteriosa perché l’imprevedibile, in questo viaggio che si biforca in continuazione, è sempre a un passo da noi. Qui nulla è lineare (né il tempo, né lo spazio) ma vi è una profondità che sorprende e dal pozzo al quale si affaccia il lettore trabocca una luce che allarma e stupisce. La musicalità dei versi (per lo più brevi, asciutti) batte il ritmo di Notturna, coordina i vari passaggi, li rende comunicanti tra loro e fa da ponte elastico che taglia la notte, slega i nodi del troppo razionale, dà senso all’impensabile, ai segreti che sono “burchi reali/ nel cielo oscuro”, ai mormorii, allo stesso nonsenso. E si citano Mahler, il brasiliano Villa-Lobos e, ovviamente, il “Chiaro di luna” di Claude Debussy.
POESIE DI EDUARDO REZZANO da Nocturna (Zindo & Garufi, Argentina, 2016)
CRIATURAS DE LA NOCHE
Una cucaracha
me tocó el brazo
y mi gesto lo dijo todo
Me preguntó ¿tanto asco
te doy? y me ofreció
la mitad de su chicle
Acaricié su dorso
que no emitía música
y pensé
si fueras un grillo
¿sobre qué estaríamos
conversando?
CREATURE DELLA NOTTE
Uno scarafaggio
mi ha toccato il braccio
e il mio gesto ha detto tutto
Mi ha chiesto: così schifo
ti faccio? e mi ha offerto
la metà della sua gomma
Gli ho accarezzato il dorso
che non emetteva musica
e ho pensato:
se tu fossi un grillo
di che staremmo
parlando?
DECIR QUE NO
Los vecinos me invitaban
a jugar al ajedrez
y no podía decir que no
porque lo hacían
a punta de pistola
Tenían el hábito de fastidiarme
durante la estación lluviosa
cuando para atender el timbre
me era necesario recorrer
mi largo pasillo sin techo
bajo el agua o el granizo
Tarde me cansé y dije basta
tarde para mí que había enloquecido
tarde para ellos que me habían olvidado
me habían abandonado
a la soledad de la noche sin tiempo
noche descendida sobre los árboles azules
DIRE DI NO
I vicini m’invitavano
a giocare a scacchi
e non potevo dire di no
perché lo facevano
puntandomi una pistola
Avevano l’abitudine di seccarmi
durante la stagione piovosa
quando per rispondere al campanello
dovevo percorrere
il lungo corridoio senza soffitto
sotto l’acqua o la grandine
Troppo tardi mi stancai e dissi basta
troppo tardi per me ch’ero impazzito
troppo tardi per loro che mi avevano dimenticato
mi avevano abbandonato
alla solitudine della notte senza tempo
notte discesa sugli alberi azzurri
UNA NOCHE
Nunca fui bueno
para escuchar a
través de las puertas
pero sí para escurrirme
por debajo
y así entraba a tu casa
cuando estabas tan drogada
que no conseguías levantarte
Te hacía feliz
con mis historias
mal contadas
mis versos robados
a las horas muertas
pero una noche
—la menos pensada
como sucede a veces—
descubriste que
me había vuelto
azul
de un azul transparente
y fantasmal
Yo quise explicarte
hablarte de la velocidad
de las partículas subatómicas
y no sé qué cuentos
Estabas cansada
—me lo dijiste una vez más—
que me fuera
que me fuera
por favor
UNA NOTTE
Non sono mai stato bravo
ad ascoltare
attraverso le porte
ma sì a infilarmici
sotto
e così entravo a casa tua
quando eri talmente fatta
da non riuscire ad alzarti
Ti facevo felice
con le mie storie
mal raccontate
i miei versi rubati
alle ore morte
ma una notte
– insospettabile
come talvolta accade –
ti rendesti conto che
ero diventato
azzurro
di un azzurro trasparente
e spettrale
Volli chiarire
parlarti della velocità
delle particelle subatomiche
e non so che altre storie
Eri stanca
– mi dicesti ancora una volta –
di andarmene
di andarmene
per favore
EL RÍO DE LA VIDA
Hoy el río de la vida
lleva peces muertos
y desperdicios
La luna obtiene
un pálido reflejo
de lo que antes fue
plata y diamante
Busquemos la vida
fuera de la vida
el río
fuera de su cauce
IL FIUME DELLA VITA
Oggi il fiume della vita
porta con sé pesci morti
e rifiuti
La luna riceve
un pallido riflesso
di quello che prima
fu diamante e argento
Cerchiamo la vita
fuori dalla vita
il fiume
fuori dal suo letto
CORREFOCS
Con una antorcha encendida
se desplaza a quemarropa
por debajo de los tendederos
y lo observan los vecinos
a la luz de las estrellas
del verano septentrional
En la playa brillan los fogones
y las primeras guitarras
arden en la noche bifurcada
Nadie canta
las guitarras quemadas
invitan a lo que en Australia
llaman “el canto de la ceniza”
Nadie canta preferimos
declinar la invitación
CORREFOCS (*)
Con una torcia accesa
si muove a bruciapelo
sotto lo stenditoio
e lo osservano i vicini
alla luce delle stelle
dell’estate settentrionale
Sulla spiaggia brillano i fuochi
e le prime chitarre
ardono nella notte biforcata
Nessuno canta
le chitarre bruciate
invitano a quello che in Australia
chiamano “il canto della cenere”
Nessuno canta preferiamo
declinare l’invito
(*) Termine catalano che indica una manifestazione popolare in cui persone mascherate sfilano per le strade di un paese ballando e saltando tra fuochi artificiali.
DE LA LUNA VACÍA
Escuchamos hablar
del hombre de la luna llena
el hombre del valle
de la luna llena
el hombre roto del gabán
de cuero de lobo raído
Nunca más oímos hablar
del hombre de la luna vacía
con su sobretodo de lana
sus pies descalzos
sobre las cáscaras de maní
DELLA LUNA VUOTA
Ascoltiamo parlare
dell’uomo della luna piena
l’uomo della valle
della luna piena
l’uomo a pezzi dal cappotto
di cuoio di lupo consumato
Mai più sentimmo parlare
dell’uomo della luna vuota
col suo soprabito di lana
i piedi nudi
sui gusci delle arachidi
SEA FOOD
De espaldas sobre la noche
sentí que un tiburón se me acercaba
desde la profundidad de un mar
oscuro y cristalino
A punto de morderme eligió
la voluptuosidad de mi mano
y puso el hocico sobre
el hueco de mi palma
Mi cuerpo inerme
lo acompañaría en su descenso
suave y silencioso
tiburón enamorado
Mi cuerpo blanco
demasiado blanco
mis ojos olvidados
del último terror
SEA FOOD
Di spalle alla notte
sentii che uno squalo si avvicinava
dalla profondità di un mare
oscuro e cristallino
Sul punto di mordermi scelse
la voluttuosità della mia mano
e mise il muso
sul vuoto del mio palmo
Il mio corpo inerme
lo avrebbe accompagnato nella sua discesa
soave e silenzioso
squalo innamorato
Il mio corpo bianco
troppo bianco
i miei occhi dimenticati
dall’ultimo terrore
DESENCUENTRO
Una mujer
tan desnuda como la mano
que sostiene esta pistola
recorre dormida el pasillo
que la lleva hasta mi cuarto
—mi cuarto está vacío
y las cortinas se mueven
con el aliento de una tortuga
Yo duermo en el tercer vagón
de un tren que ha perdido
la noción del tiempo
y avanza
por un túnel excavado
en una montaña sin profetas
Una puerta se cierra
y quedo a merced
de la noche
¿Quién es quién?
Nadie es nadie
INCONTRO FALLITO
Una donna
così nuda come la mano
che sostiene questa pistola
percorre addormentata il corridoio
che la porta fino alla mia stanza
– la mia stanza è vuota
e le tende si muovono
con l’alito di una tartaruga
Io dormo nel terzo vagone
di un treno che ha smarrito
la nozione del tempo
e avanza
per un tunnel scavato
in una montagna senza profeti
Una porta si chiude
e resto in balia
della notte
Chi è chi?
Nessuno è nessuno
NOCTURNA
Ella peina canas
más por costumbre
que por otra cosa
Peina canas
sobre su pelo negro
sentada en el sofá cama
la camisa abierta
una mano sostiene
sobre el muslo desnudo
un vaso de vino
El televisor encendido
para nadie o
para todos los que
no estamos allí
—los que nos fuimos
a tiempo— le ofrece
una compañía muda
y deshabitada
Nos odia y lo repite
en un hilo de voz
que se quiebra como
el cristal de sus ojos
alineados con Marte
en la noche sin viento
noche sin luna
NOTTURNA
Lei pettina canizie
più per abitudine
che per altri scopi
Pettina canizie
nella sua chioma nera
seduta sul divano
la camicia aperta
una mano che sostiene
sulla coscia nuda
un bicchiere di vino
Il televisore acceso
per nessuno o
per tutti noi che
non siamo lì
– noi che ce ne andammo
in tempo – gli offre
una compagnia muta
e disabitata
Ci odia e lo ripete
con un filo di voce
che si frantuma come
il vetro dei suoi occhi
allineati con Marte
nella notte senza vento
notte senza luna
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Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini
Eduardo Rezzano nato a La Plata (Argentina) nel 1968 è scrittore e musicista.
Ha pubblicato i libri di poesia: Ningún Lugar (Argentina, 1999), Gato Barcino (Spagna, 2006), no fábulas (Argentina, 2010), Alcohol para después de quemar (Cile, 2012; Argentina, 2014; Spagna, 2016) e Caligrafía (Spagna, 2013).
Nocturna [Notturna] è uscito a Buenos Aires nel 2016 per la casa editrice Zindo&Gafuri. Suoi testi poetici sono stati inseriti in diverse antologie e riviste, sia in Argentina che all’estero.
alexbrando@libero.it
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