*
Orme sulla sabbia, tracce
di un passato recente che il mare
non ha rincorso o non ancora raggiunto
cancellando le prove del passaggio fugace.
Ecco, un uomo col cane di corsa, un pescatore
annoiato e la sua seggiola aperta, un bimbo
fa e disfa precari e rudimentali castelli,
poi un passo, il mio,
la scia di chi si porta il mare dietro.
*
Mi basta sapere che domani
avrò ancora di te, di noi quella foto
impressa nei ricordi, mai fissata in uno scatto
che avrei voluto fare, ma il coraggio è mancato
per paura, forse.
Forse avresti capito
quanto poco tempo ci restava
o ero io, che non volevo sprecarlo scattando foto.
*
Sospettando della tua poca partecipazione
mi accinsi ad anticipare i tempi
credendo che saresti arrivato in ritardo
come sempre, su tutto.
Quel giorno piovve
ed arrivai comunque in orario.
Quando solcai la soglia vidi
le tracce del fango del cortile
entrare dentro casa
e tu seduto
sulla poltrona bergère del salotto
che ingannavi l’attesa
in fumosi pensieri.
*
Passeggio.
Lo sguardo sfocato
da un alone bianco che avvolge i contorni.
Le ombre familiari fluttuano
nell’aria che si fa visibile,
invade le cose e i polmoni
con quella sua umida mancanza di odore.
La chiamano nebbia.
*
Respiro a fatica,
aria senza ossigeno,
senza porte, né finestre
solo grigie, fredde mura
su cui scrivere ipotetiche vie di fuga.
Senza forma le ore,
gli appuntamenti mancati segnati.
Raccolgo sul cemento le mie ultime speranze
la mia prigione sono io,
non sono vere stanze.
*
Ci sono momenti a cui non si dà ragione.
Se ne cercano le tracce
in qualche disegno del fato, volere
di un Dio più o meno benigno.
Il vaso ha traboccato la sua ultima goccia?
I dadi del fato sono stati lanciati?
Si indaga presente e passato cercando
risposte spesso senza risposta.
Ci arrendiamo alla fine:
l’imprevisto è la motrice
che ci spinge al cambiamento.
Eppure, ugualmente ci si adatta
ad un nuovo futuro.
*
Cerco allo specchio un riflesso
le tracce sul viso di un passato percorso.
Indago la mente cercando le stanze,
le porte socchiuse in cui entrare
ancora una volta per un ultimo saluto.
Le porte chiuse, al contrario, restano tali, per scelta.
Scelgo di andare oltre.
*
Prendere o lasciare, tutto o niente,
solcare la traccia di quello che ero,
della mia vita, degli altri, delle cose passate, di ieri e di oggi,
tutto dentro mille e una vita.
Faccio fagotto di chi mi sta a fianco
o ci si ferma, anche solo per un po’.
*
Ogni tanto mi giro a guardare le tracce, le orme passate,
le cose lasciate cadere che all’anima sembrano ormai così leggere.
Il vento della sera trascina la sabbia e le regala nuove forme
che non sembrano più solchi trascinati a fatica.
Ho comprato una borsa nuova, bianca e blu,
senza fronzoli, ma bella.
La porto elegantemente a spalla
e non pesa, per ora.
Vi ho riposto quello che ho scelto tra
indizi, tracce, prove raccolte di ciò che ero,
che lascio ancora in me, per me.
Ogni tanto mi fermo
e ne tiro fuori quello che del mio mare porto dietro,
per rimirarlo ancora, ma solo per un po’.
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