FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 37
gennaio/marzo 2015

D'aria e di terra

 

PER SENTIERI D'ARIA

di María Clara González



OBERTURA

Algo dentro de mí
–otro horizonte–
amanece
y se cubre de infinitas estrellas.

Septiembre me conmuove
y permite la forma que transcurre

Comprendo cada gota:
la lluvia cae
en cristales justos.

Existir
es tejer nuestra porción de cosmos
y esa nimia puntada
será parte de la urdimbre absoluta
que se expande.


OUVERTURE

Qualcosa in me
– un altro orizzonte –
albeggia
e si ricopre di stelle infinite.

Settembre mi commuove
e consente questa forma che passa

Comprendo ogni goccia:
la pioggia scende
in cristalli perfetti.

Esistere
è tessere la nostra porzione di cosmo
e quell’insignificante allusione
sarà una parte del disegno assoluto
che si espande.


ARTEMISIA

La diosa me encamina por la senda que dibuja un río. Mis secretos corceles se atreven a incursionar por la espesura; recojo el velo e invito la caricia del viento. Oscilan las sombras del paisaje, la verdad aparente y los árboles que van quedando atrás. Me sujeto al carruaje que asegura la vida. El abismo aún me tienta. Atravieso praderas soy de la raza del corcel alado. Tropiezo con viajeros ignotos. El camino y sus ecos me persiguen, la diosa me sonríe. Cruzo los secretos umbrales. Yo también fui llamada, ninguna sombra me persuade ya. Me someto a lo inmóvil, escancio el infinito.


ARTEMISIA

La dea mi avvia per un sentiero tracciato da un fiume. I miei segreti destrieri non temono di compiere incursioni nella boscaglia; raccolgo il velo e invoco la carezza del vento. Oscillano le ombre del paesaggio, la verità apparente e gli alberi che lascio indietro. Mi sottometto al veicolo che assicura la vita ma l’abisso ancora mi tenta. Attraverso praterie: sono della razza del destriero alato. M’imbatto in viaggiatori sconosciuti. La strada e i suoi echi mi perseguitano, e la dea mi sorride. Attraverso ingressi intimi. Anch’io fui chiamata e nessuna ombra ancora mi persuade. Mi sottometto a ciò che resta immobile, mesco l’infinito.


POR SENDEROS DE AIRE

No aplazará más el alborozo
ahora que la inaugura la certeza,
emprende al fin el anhelado vuelo
mientras el mar aparta lo hilos del apego.

Ya no hay nostalgias
no hay miedo
ya no hay culpas;
la soledad central
al sumergirse en aire,
deja atrás
la cóncavas regiones del recuerdo.

Abandona su cuerpo a las corrientes
junto a la prisa por los atardeceres.
Sólo espacio interior ilimitado.

Tras el manto del aire
–alto en el cielo–
se esconden las palabras.

En la otra orilla
el agua será mar transparente
el viento será quieto
y más fácil, volar hacia la altura
Ella es garza-luz

Abandonó su árbol para habitar la brisa
está presta a volar por los amaneceres.
En una playa nueva construirá su nido
y se dispone ahora a cantos y a palmeras.

Alguna vez
atravesó el desierto
sola
sedienta
anhelando un oasis
sin darse cuenta entonces
que era el desierto
lo que poesía.

Atrás, entre las sombras de la hojas,
la silueta que vuela a la intemperie
hacia el techo del mundo.

Un paisaje distante,
la sal y un aire nuevo
la invitan otra vez.

El violeta del arco iris
será su morada
–o su primera escala–

A la sombra del soplo, cuando calle,
ha de volver a izarse el día.


PER SENTIERI D’ARIA

Non rinvierà più il giubilo
ora che l’afferra la certezza,
e finalmente avvia l’anelato volo
il mare allontana i fili del legame.

Non ci sono più nostalgie
né paura
ormai non ci sono colpe;
la solitudine centrale
immergendosi nell’aria
lascia alle sue spalle
le concave regioni del ricordo.

Abbandona il suo corpo alle correnti
accanto alla fretta per i tramonti.
Solo spazio interiore illimitato.

Oltre il manto dell’aria
– alto nel cielo –
si nascondono le parole.

Sull’altra sponda
l’acqua diverrà mare trasparente
il vento sarà quieto
e più facile volare più in alto:
Lei è l’airone-luce

Lasciò il suo albero per abitare la brezza
già è pronta a volare al mattino.
Costruirà il nido in una nuova spiaggia
e ora si dispone ad applausi e canti.

Una volta
attraversò il deserto
sola
assetata
anelando a un’oasi
senza rendersi conto
allora che era il deserto
quel che sembrava poesia.

Dietro, tra l’ombra delle foglie,
il profilo che vola alle intemperie
verso il tetto del mondo.

Un paesaggio distante,
il sale e un’aria fresca
l’invitano di nuovo.

Il viola dell’arcobaleno
diverrà la sua dimora
– o il suo primo scalo –

All’ombra del soffio, quando tutto
sarà silenzio, tornerà a innalzarsi il giorno.


LA TIERRA SIN HIELO

La Tierra contiene más de 21 millones de kilómetros cúbicos de hielo. Todo el hielo terrestre derretido elevaría 66 metros el nivel del mar.

National Geographic, Septiembre, 2013

Como en blancos corceles cabalgo
en las inmensas olas de este mar en ascenso
como en onda continúa, galopo a contrapelo.

Ya no hay ancla que sirva
ya no hay fondo...

Las aguas devoraron las playas
esfumaron los límites
la vida se torno incomprensible
al ocultar sus cumbres para siempre

Ya no hay refugio en el planeta Tierra
sólo espuma danzante

Silencio líquido del blanco al deshacerse.


LA TERRA SENZA GHIACCIO

La Terra contiene oltre 21 milioni di chilometri cubici di ghiaccio. Se tutto il ghiaccio si sciogliesse il livello dei mari s’innalzerebbe di 66 metri.

National Geographic, Settembre, 2013

Come su bianchi destrieri cavalco
sulle enormi onde di questo mare in espansione
come un’onda continua, galoppo controcorrente.

Non c’è più un’àncora da utilizzare
né c’è un fondale...

Le acque divorarono le spiagge
i contorni sfumano
la vita si fa incomprensibile
se per sempre occultano le sue vette

Non c’è un rifugio sul pianeta Terra
solo schiuma danzante

Liquido silenzio del bianco che si disfa.


EN UN MAPA QUE NO APARECE EN GOOGLE

Cuando se inicia el camino de regreso
en un mapa que no aparece en google
la primera señal son los reencuentros
con seres que semejan la vida de los otros
y el hálito entonces se condensa
en el purísimo canto de la tierra

Será después cuando se reconcilien latitudes
–en ese punto neutro de los grados–
y vientos
en azarosos meridianos desboquen la brújula del tiempo

Para aquellos capaces de atravesar desiertos
–en apariencia iguales–
por comprender las causas que al universo ordenan

Otra señal será: el divisar al mago
–que es mera vibración–
bajo la oculta mesa de la alquimia.

Y luego...
disgregar los tenues girasoles
de las réplicas propias en mundos paralelos
por juntar las semillas ancestrales.


IN UNA MAPPA CHE SU GOOGLE NON APPARE

Quando s’inizia la strada del ritorno
in una mappa che su google non appare
il primo segnale è incontrarsi di nuovo
con esseri che somigliano alla vita degli altri
ed ecco che l’alito si condensa
nel puro canto della terra

Sarà dopo quando si riconciliano latitudini
– in quel punto neutro dei gradi –
e venti
in rischiosi meridiani sfocia la bussola del tempo

Per quelli capaci di attraversare deserti
– apparentemente uguali –
per comprendere le ragioni che regolano l’universo

Ci sarà un altro segnale: scoprire il mago
– che è mera vibrazione –
sotto il tavolo nascosto dell’alchimia.

E dopo...
disgregare i tenui girasoli
le proprie repliche in mondi paralleli
per unire i semi ancestrali.


PARALELO 38

La hostilidad se anida en bosques de alambrada.
No hay pausa en el camino
el invisible paralelo 38, lugar del no-retorno
va despojando el verde a medida que tiñe de silencios el aire
y colorea de miedo las grises alambradas a la orilla del río.
Atrás queda el rumor de la ciudad nombrada en vocablos ajenos
y su aire de extrañeza que se adelanta al tiempo.

En el antiguo reino de la calma matutina
Caín y Abel renuevan desencuentros
entre una niebla sórdida, preñada de temores
que oscurece el alma de la tierra.

Para sus descendientes, el mundo está partido
y el odio sembrado y cultivado
por oscuros mandatos de codicia y poder.

Caen las voces a 53 kilómetros de la torre Namsan.


PARALLELO 38

L’ostilità si annida in boschi di filo spinato.
Non c’è sosta durante il cammino
l’invisibile parallelo 38, luogo del non-ritorno
continua a spogliare il verde man mano che tinge l’aria di silenzi
e colora di paura i grigi reticolati sul bordo del fiume.
Dietro resta il rumore della città famosa in vocaboli stranieri
e la sua aria di stranezza che si affretta nel tempo.

Nell’antico regno della calma mattutina
Caino e Abele rinnovano scontri
tra una nebbia sordida, impregnata di paure
che oscura l’anima della terra.

Per i suoi discendenti il mondo è diviso
e l’odio seminato e coltivato
da oscuri mandanti di avidità e potere.

Scendono le voci a 53 chilometri dalla torre Namsan.



Le prime tre poesie qui proposte sono tratte da dal libro Habitar un umbral (Colombia, 2013), le ultime tre sono inedite.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini



gonzalezmariac@gmail.com