FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 34
aprile/giugno 2014

Lavoro

 

LA POESIA DI BRIGITTE BAUMIÉ
Infanzia e natura, nel dissolversi del suono

di Viviane Ciampi



Brigitte Baumié è una poetessa in un certo senso atipica nel panorama della poesia francese: esordisce diversi anni fa come musicista e contemporaneamente come poeta prima di accorgersi di una forma repentina di perdita dell’udito.
Dunque i suoi libri ruotano al centro di questa irreducibile singolarità e profonda ferita che le hanno fatto imparare anche la lingua dei segni (di cui ama dire che non è la sua lingua materna) fino a voler tradurre il pensiero scritto da altri poeti non udenti, in poesia raccontata per immagine, a un pubblico di udenti e non, il che le riesce facile perché ha una frequentazione quasi tattile con il verso.
In questo dispositivo la scrittura e l’immagine vanno di pari passo. La prima trasposizione si effettua attraverso il suono di una voce recitante e le metafore vengono come disegnate nell’aria secondo la sensibilità del “traduttore” che saprà mettere in luce ogni sfumatura.



(foto di Lino Cannizzaro)


L’autrice sceglie di scrivere nel poemetto TSF (di cui il lettore troverà in queste pagine alcuni brani) dalla parte di una bambina che scorge il mondo attraverso le parole deformate, un mondo spesso crudele e incomprensibile. Le notizie ascoltate forzatamente alla radio nascondono baratri insuperabili: gli attentati diventano ‘nattentati’ gli ‘eventi’ si trasformano in ‘etnevi’ e via di seguito. Persino gli oggetti d’uso quotidiano, gli alimenti tanto amati dai bambini – come i piselli – possono diventare occhi minacciosi che raggelano l’infanzia. Il cerchio familiare mostra le sue carte segrete fatte d’indifferenza, di non empatia, apparendo qui completamente ostile agli slanci conoscitivi: non ho fame / nessuna fame / non voglio mangiare / le parole. Sono versi ellittici, come frammentati, essenziali, gridi, parole sparpagliate e come cadute dal tetto di casa.

Ma nei versi della poetessa del Languedoc (in parte autobiografici e in parte nati dall’osservazione di bambini e adulti colpiti dall’infanzia da gravi deficit dell’udito durante i laboratori di scrittura da lei animati) viene recuperata anche un’altra faccia del silenzio attraverso un paesaggio quasi onirico non a caso ricoperto di neve : È nevicato ancora / dormi / nulla ci aspetta / la casa / e tutto questo biancore / respirano del tuo sonno. Ma esiste anche la neve come ristoro quando: “con le parole che dici / invento storie che poso sulla neve”. La neve è anche un omaggio al Québec, dove ha soggiornato a lungo e che considera come seconda patria.

Ed è anche parlando dei treni che la poeta francese raggiunge i paesaggi dell’infanzia, cavalcandone la solitudine intermittente, imparando a capire che se nomina le cose, le cose appaiono perché le cose nominate esistono in via definitiva. Nella poetica della Baumié, si parte spesso da una situazione ordinaria come mangiare, veder cadere la neve, guardare il paesaggio attraverso il vetro di un treno, ascoltare la radio per poi sfociare nell’orrore, nel senso d’impotenza, di esilio dal mondo degli adulti, i quali le impediscono per indifferenza o disattenzione di capire come esso funzioni. L’unica salvezza sarà nella parola poetica da diffondere anche in chi in apparenza non potrebbe accedervi.




TSF

j’ai pas faim
pas faim
je veux pas manger
les mots
ça m’entre dans les oreilles
dans le ventre
ça prend toute la place
ça cogne
je peux plus manger

ils veulent pas éteindre le poste
ils disent
tais-toi
mange tes petits pois
le poste
je sais pas ce que ça dit
ça dit
les informations
je sais pas
mais ça prend toute la place
la place du manger
les mots
c’est rond
ça saute comme les petits pois
ça m’entre dans les oreilles
dans la tête
dans le ventre
ils disent arrête de faire la sotte
mange ton jambon
mais dans le poste y a trop de mots

ça dit quoi
ça dits é-vè-ne-ments
là bas
ici
j’ai pas compris
ça dit morts ?
ils veulent pas éteindre le poste
ils disent
chut
tais-toi
on écoute
moi je veux pas entendre
je regarde les petits pois mais j’entends quand même

le poste
il est sur la table
à table
il pourrait être dans le plat
aussi
dans l’assiette
découpé en tranches
avec les petits pois
pour eux
y a que le poste
ce que dit le poste
énèvements é-vè-ne-ments
je comprends pas
blessés
disparus
ça dit
nattentat
ça dit
sang
c’est quoi
nattentat
ils se fâchent
ça suffit maintenant
mange
quoi
les petits pois

je veux pas manger des nattentats
j’ai pas faim
c’est tout serré à l’intérieur
y a plus de place pour la viande
pour les petits pois
ils veulent pas éteindre le poste
la voix
on sait pas ce qu’elle va dire
encore
on attend
et ça dit toujours pareil
morts
évènements
soldats
et quoi
ça sort du poste

je me bouche les oreilles
et je peux pas tenir ma fourchette
et me boucher les oreilles en même temps

je serre fort mes mains sur mes oreilles
je serre fort mes mains
mais je vois leurs yeux
je vois qu’ils me regardent
ils regardent mon assiette
ils regardent mes mains
ils disent
plus rien
juste ils me regardent avec leurs yeux
alors je retire mes mains
la voix est toujours là
mais je vois leurs yeux
je retire mes mains
je mange mes petits pois

avec la voix
je mange
petit pois par petit pois
un à la fois
le jambon aussi
avec leurs yeux qui regardent
je mange


TSF

non ho fame
nessuna fame
non voglio mangiare
le parole
m’entrano nelle orecchie
nel ventre
prendono tutto lo spazio
martellano
non posso più mangiare

non vogliono spegnere la radio
dicono
zitta
mangia i tuoi piselli
la radio
non so quel che dice
dice
le informazioni
non so
ma prendono tutto lo spazio
lo spazio del mangiare
le parole
tonde
saltano come piselli
mi entrano nelle orecchie
nella testa
nel ventre
dicono smetti di fare la stupida
mangia il tuo prosciutto
ma nella radio ci sono troppe parole

cosa dicono?
dicono e-ven-ti
laggiù
qui
non ho capito
dicono morti?
non vogliono spegnere la radio
dicono
sss
zitta
sentiamo
io non voglio sentire
guardo i piselli ma sento lo stesso

la radio
è sulla tavola
a tavola
potrebbe essere nel piatto
anche
nel piatto
tagliato a fette
con i piselli
per loro
c’è che la radio
ciò che dice la radio
etnevi e-ven-ti
non capisco
feriti
dispersi
dice
nattentato
dice
sangue
cos’è
nattentato
s’arrabbiano
ora basta
mangia
cosa
i piselli

non voglio mangiare dei nattentati
non ho fame
è tutto stretto all’interno
non c’è più spazio per la carne
per i piselli
non vogliono spegnere la radio
la voce
non sappiamo che cosa sta per dire
ancora
aspettiamo
e dice sempre uguale
morti
eventi
soldati
e che cosa
esce dalla radio

mi tappo le orecchie
e non posso tenere la mia forchetta
e nel contempo tapparmi le orecchie

stringo forte le mie mani sulle orecchie
stringo forte le mie mani
ma vedo i loro occhi
vedo che mi guardano
guardano il mio piatto
guardano le mie mani
non dicono
più niente
mi guardano soltanto con gli occhi
allora ritiro le mani
la voce è sempre lì
ma vedo il loro occhi
ritiro le mie mani
mangio i miei piselli

con la voce
mangio
pisello dopo pisello
uno per volta
anche il prosciutto
con i loro occhi che guardano
mangio


*

J’ai tué ça existe pas

ça existe pas j’ai tué
même un moustique
ou un papillon
existe pas
même une fourmi

pas vrai que ça existe
juste
ça fait des grands trous
et plus rien ne passe
et je suis blanche
vide
sur le banc
je suis blanche
plus rien dans la main
dans les yeux
rien aux lèvres
blanche

j’ai tué
ça veut rien dire
même une araignée
un serpent
c’est dans les grands trous
plus rien ne rentre
tout est blanc
sur blanc
on voit plus rien
on marche dans plein de blanc
personne ne donne la main

on peut pas crier non plus
on peut pas crier
je veux pas
c’est rien qui sort de la bouche
juste un trou vide

j’ai tué
ça veut rien dire
même une limace
un hérisson sur la route
jamais vrai
disparaît dans le blanc
c’est difficile à respirer
le blanc
et tous ces trous qui empêchent
avec toutes les fourmis les papillons les limaces les hérissons les serpents
les araignées
tous blancs maintenant
et les murs
les arbres
la cour
blancs
la bouche de la maîtresse
ouverte
toute blanche
qui dit

tuer
passé composé

vide

ça existe pas j’ai tué
même un dragon
ou même une sorcière
ou la maîtresse
parce que ça fait un grand bruit
où y a plus rien
plus rien
que du blanc
avec toutes ces aiguilles qui
tirent
pour sortir
qui tirent la peau dehors
qui tirent dans les pieds
dans les mains
les bras
la figure
le ventre
partout
ailleurs aussi
pour faire du blanc
on peut pas crier
on peut pas bouger
hurler
sauter
pour se débarrasser des aiguilles
on peut pas hurler
je veux pas
c’est tout blanc autour

on peut pas dire j’ai tué
ça existe pas

j’ai été tuée
qu’on dit


*

Ho ucciso non esiste

non esiste ho ucciso
anche una zanzara
o una farfalla
non esiste
anche una formica

non è vero che esiste
solo che
fa grandi buchi
e più niente passa
e sono bianca
vuota
sulla panchina
sono bianca
più niente in mano
negli occhi
niente sulle labbra
bianca

ho ucciso
non vuol dire niente
anche un ragno
un serpente
e nei grandi buchi
non entra più niente
tutto è bianco
su bianco
non si vede più niente
si cammina in un mucchio di bianco
nessuno dà la mano

non si può neanche gridare
non si può gridare
non voglio
è nulla che esce dalla bocca
appena un buco vuoto

ho ucciso
non vuol dire niente
anche una lumaca
un riccio sulla strada
mai vero
sparisce nel bianco
è difficile da respirare
il bianco
e tutti questi buchi che intralciano
con tutte le formiche le farfalle le lumache i ricci i serpenti
i ragni
bianchissimi ora
e i muri
gli alberi
il cortile
bianchi
la bocca della maestra
aperta
tutta bianca
chi dice

uccidere
passato prossimo

vuoto

non esiste ho ucciso
anche un drago
o anche una strega
o la maestra
perché questo fa un gran rumore
dove non c’è più niente
più niente
solo bianco
con tutti gli aghi che
sparano
per uscire
che tirano la pelle fuori
che tirano nei piedi
nelle mani
le braccia
il viso
la pancia
ovunque
anche altrove
per fare del bianco
non ci si può muovere
gridare
saltare
per sbarazzarsi degli aghi
non si può gridare
non voglio
è tutto bianco attorno

non si può dire ho ucciso
non esiste

sono stata uccisa
come si dice


da J’ai tué ça existe pas, Ed. Color Gang, 2010


DISPARITION

Si je laisse les couvertures étalées
on verra tout de suite que je suis dessous mais
si je les mets en boule alors peut-être que Maman me verra pas
de toute façon le lit est défait
vais rester là    pas bouger    respirer tout doucement
surtout pas bouger
rien dire

Non je suis pas prête
ça
c’est bien égal être en retard    pas bouger
presque pas respirer
non    je suis pas dans la salle de bain
ni aux toilettes    ni dans ma chambre
le coup des couvertures ça marche
elle a même pas pensé à regarder

Elle m’appelle plus Nanou    est vraiment en colère

Fait chaud là-dessous    mais faut pas que je bouge    si je bouge
c’est fichu
fait de plus en plus chaud
bizarre que Maman
me trouve pas
elle a pas pensé à regarder sous les couvertures
je suis si bien cachée que ça ?    vraiment    on me voit pas
du tout

Mais enfin    je suis là    juste à côté
elle me sent pas
elle sent pas que je suis là    tout près
sous les couvertures ?    presque    elle me touche
comment elle peut pas sentir que je suis

C’est pas possible    elle a pas vu que
je suis tout à côté
je suis vraiment bien cachée
j’aurais pas cru que j’étais si bien cachée
il fait vraiment chaud
cachée à ce point là

Disparue ?    on peut disparaître comme ça ?
peut-être que j’ai disparu
c’est pour ça que Maman peut pas me trouver sous les couvertures
il fait chaud et c’est un peu difficile de respirer
si j’ai chaud    j’ai pas disparu ?

Peur ?    peur de quoi ?    je suis là
tout à côté
juste cachée sous les couvertures
pourquoi on aurait peur ?
c’est pas grave d’être cachée sous les couvertures
est-ce que je ne suis pas cachée sous les couvertures ?
c’est pas la peine d’avoir peur
veux pas aller à l’école    c’est tout
il fait vraiment chaud
de plus en plus chaud et c’est de plus en plus difficile
de respirer
je vais pas pouvoir rester encore longtemps
qu’est-ce que je vais prendre quand je vais sortir

Qu’est-ce qu’elle fait ?
elle a ramassé le couvre lit et me l’a mis dessus
elle regarde sous le couvre-lit par terre et pas sous les couvertures ? ça doit pas être si difficile que ça à voir pourtant ? même si je suis pas grosse
elle met le couvre lit sur moi et elle me voit pas sous la couverture    peut-être qu’elle est magique cette couverture
c’est pour ça que Maman me voit pas    peut-être
Papa et Maman ont une couverture magique sur leur lit
alors
j’ai vraiment disparu ?
peut-être que même si elle soulève la couverture Maman me verra pas ?

J’ai chaud et c’est encore plus
difficile de respirer
avec le couvre-lit
pourquoi elle me trouve pas ?
et si je sors et qu’elle me voit pas ?    je sors ?
si Papa vient    ça va barder    oui    mais si on peut plus me voir ?    c’est possible que je sois devenue invisible ?

Il fait chaud
mais si je sors je sais même pas si Maman va me voir
peut-être c’est mieux si je reste là
je dors encore un peu    après
Papa va venir et me sauver
me sauver de la couverture magique
je sais plus comment sortir
il fait chaud
et noir
et c’est difficile de respirer
et j’ai
disparu


SCOMPARSA

Se lascio le coperte allargate
si vedrà subito che sono sotto ma
se le appallottolo allora forse mamma non mi vedrà
ad ogni modo il letto è disfatto
vado resto lì    non devo muovermi    respirare piano
soprattutto non muovermi
non dire niente

No non sono pronta
è
proprio lo stesso essere in ritardo    non muoversi
quasi non respirare
no    non sono nella sala da bagno
né nel water    né in camera
la faccenda delle coperte funziona
non ha pensato neppure a guardare

Non mi chiama neanche più Nanou    è proprio arrabbiata

Fa caldo là sotto    ma non devo muovermi    se mi muovo
è la rovina
fa sempre più caldo
strano che Mamma
non mi trovi
non ha pensato a guardare sotto le coperte
sono così ben nascosta quanto sembra?    davvero    non mi si vede
per niente

Ma insomma sono lì    proprio accanto
lei non mi sente
non sente che sono lì    vicinissima
sotto le coperte?    lei    quasi mi tocca
come può non sentire che sono

Non è possibile    non ha visto che
sono proprio accanto
sono davvero ben nascosta
non avrei creduto di essere così ben nascosta
fa caldo davvero
nascosta in quel modo

Sparita?    si può davvero sparire così?
forse sono sparita
è per questo che mamma non può trovarmi sotto le coperte
fa caldo ed è un po’ difficile respirare
se ho caldo    non sono sparita?

Paura?    paura di che cosa? sono lì
vicinissima
appena nascosta sotto le coperte
non mi sono nascosta sotto le coperte?
non vale la pena aver paura?
non è grave essere nascosta sotto le coperte?
non vale la pena aver paura
non voglio andare a scuola    tutto lì
fa caldo davvero
sempre più caldo ed è sempre più difficile
respirare
non potrò restare ancora a lungo
chissà come busco appena esco

Che cosa fa?
ha raccattato il copriletto e me lo ha messo sopra
guarda sotto il copriletto per terra e non sotto le coperte? eppure non deve essere così difficile da vedere? anche se non sono grossa
mette sempre il copriletto sopra di me e lei non mi vede sotto la coperta    forse è magica questa coperta
è per questo che Mamma non mi vede    forse
Papa e Mamma hanno una coperta magica sul loro letto
allora
sono proprio sparita?
forse anche se solleva la coperta Mamma non verrà?

Ho caldo ed è ancora più
difficile respirare
con il copriletto
perché non mi trova?
e se esco e lei non mi vede?    esco?
se Papa viene    mi stronca    sì    ma se non mi si può più vedere?    è possibile che sia diventata invisibile?

fa caldo
ma se esco so anche che Mamma mi vedrà
forse è meglio se resto qui
dormo ancora un po’    dopo
Papà verrà e mi salverà
mi salvo dalla coperta magica
non so più come uscirne
fa caldo
e buio
e è difficile respirare
e sono
sparita


HYGIENE 02

celles qui ont une baignoire chez elles
levez le doigt
celles qui se lavent tous les jours
levez le doigt
celles qui se lavent une fois par semaine
levez le doigt

celles qui se lavent pas    levez le doigt    celles qui crachent    levez le doigt    celles qui puent    levez le doigt    celles qui sont blanches et roses    écartez vous    n’avez pas honte de lever le doigt ?     aller    plus haut la main    quelle profondeur la baignoire ?    et le lavabo ?    les toilettes sur le palier    pas d’eau chaude ?    levez la main    plus haut    plus haut la main    de quelle couleur le carrelage    montrez vos ongles    qui a des poux    mettez vous à gauche    en rang    à droite    les baignoires    les peignoirs en baignoires    eau de cologne    tu sens le propre    ta raie n’est pas droite    le savon tu connais ?    quelle horreur    elle a du chou-fleur derrière les oreilles    vous changez de culotte combien de fois par semaine ?    chaussettes trouées    j’ai une tâche là    et là    et là    rincer    frotter    levez la main    à droite    à gauche    en avant
marche


IGIENE 02

quelle che hanno vasche da bagno in casa
alzate la mano
quelle che si lavano tutti i giorni
alzate la mano
quelle che si lavano una volta alla settimana
alzate la mano

quelle che non si lavano    alzate la mano    quelle che sputano    alzate la mano    quelle che puzzano    alzate la mano    quelle che sono bianche e rosa    fate largo    non vi vergognate ad alzare la mano?    forza    più in alto la mano    che profondità la vasca da bagno?    e il lavabo?    i bagni sul pianerottolo    nessuna acqua calda?    alzate la mano    più in alto    più in alto la mano    di quale colore le mattonelle    fate vedere le unghie    chi ha i pidocchi    mettetevi a sinistra    in fila a destra    le vasche    gli accappatoi in vasca    acqua di colonia    profumi di pulito    la tua riga non è dritta    il sapone lo conosci?    che orrore    ha del cavolo dietro le orecchie    cambia le mutande quante volte alla settimana?    calzini bucati    ho una macchia qui    e qui    e qui    sciacquare    strofinare    alzate la mano    a destra    e a sinistra    e avanti
march


*

Tes mains babillage
tes mains poissons
tes mains coupe tes mains cisailles
tes mains algues tes mains miroirs
tes mains prairies tes mains questions
tes mains verglas tes mains vertige
tes mains exil tes mains marée
tes mains herbe folle t’es mains vipères
tes mains aiguilles tes mains béquilles tes mains poulpes tes mains scalpel tes mains illusion tes mains tempête tes mains fumée tes mains couteaux tes mains incendie tes mains panier tes mains battoir tes mains cadenas tes mains poubelle tes mains apnée tes mains cabot tes mains ruisseaux tes mains guillotine tes mains faussaire tes mains balançoire tes mains mensonges tes mains cadeaux tes mains fruits tes mains clepsydre tes mains jungle tes mains blâme tes mains colliers tes mains pioches tes mains gifles tes mains banquise tes mains immobiles et le drap blanc


*

Le tue mani cicaleccio
le tue mani pesci
le tue mani taglienti le tue mani cesoie
le tue mani alghe le tue mani specchi
le tue mani praterie le tue mani domande
le tue mani ghiaccio le tue mani vertigine
le tue mani esilio le tue mani marea
le tue mani erba matta le tue mani vipere
le tue mani aghi le tue mani stampelle le tue mani polpi le tue mani scalpello le tue mani illusioni le tue mani tempesta le tue mani fumo le tue mani coltello le tue mani incendio le tue mani canestro le tue mani mestolo le tue mani lucchetto le tue mani pattumiera le tue mani apnea le tue mani cagnaccio le tue mani ruscelli le tue mani ghigliottina le tue mani falsario le tue mani altalena le tue mani menzogne le tue mani regali le tue mani frutti le tue mani clessidra le tue mani giungla le tue mani biasimo le tue mani collane le tue mani zappe le tue mani banchisa le tue mani immobili e il lenzuolo bianco

in Baccanales, n. 48, novembre 2012


*

il a neigé encore
tu dors
rien ne nous attend
la maison
et toute cette blancheur
respirent de ton sommeil


ce qui s'ouvre sous la glace
juste recouvert d'un peu de
neige
on n'en sait rien


une lettre pour toi
tu ne m'en dis rien
cela vient se poser sur d'autres silences plus anciens
parfois on balaye


des flocons comme des soucoupes
l'air est à pois
on en attrape un
il ne fond pas
on le dépose délicatement avec les autres
on essaie d'observer les cristaux un à un
deux momies de coton blanc


tu dessines sur la glace avec une très fine pointe
des traits blancs
tu t'es piqué
goutte de sang
tu finis ton dessin à l'encre


parfois
les liens qui sont
ailleurs
nous rattrapent
la neige alors seulement
blanche


laisser la neige se poser
un flocon sur ta main
juste voir cela


avec les mots que tu dis
j'invente des histoires que je pose sur la neige
j'essaie de me désembrouiller de ceux
que tu ne dis pas


le verre sur la table porte la trace de tes doigts
l'absence se construit tout autour


j'enfile des morceaux de mémoire
perles de neige
au printemps


il pleut
neige jaunie
la nouvelle chute recouvre cette trace
indélébile


t'aimer
accepter d'être boursouflures d'ombres
ta peur
un corps difforme
et monstrueux


il faut bien que je t'oublie
de temps en temps
pour vraiment
regarder
la neige


tu étouffes malgré le froid
l'illimitée
la neige
ne résout pas
les barreaux


la glace est solide
mais le souvenir des choses fragiles est là
on a peur de traverser


*

è nevicato ancora
dormi
nulla ci aspetta
la casa
e tutto questo biancore
respirano del tuo sonno


ciò che s’apre sotto il ghiaccio
appena ricoperto d’un po’ di
neve
non se ne sa niente


una lettera per te
non me ne parli
ciò viene a posarsi su altri silenzi più antichi
talvolta si cancella

...
fiocchi come scodelle
l'aria svolazza di piselli
se ne acchiappa uno
non schiacciato
lo si depone delicatamente con gli altri
si prova ad osservare i cristalli ad uno ad uno
due mummie di cotone bianco


disegni sul ghiaccio con finissima punta
bianche righe
ti sei punta
goccia di sangue
finisci il tuo disegno con l’inchiostro


talvolta
i legami che sono
altrove
ci raggiungono
la neve allora soltanto
bianca


lasciare che la neve si posi
un fiocco sulla tua mano
solo vedere questo


con le parole che dici
invento storie che poso sulla neve
tento di svincolarmi da quelle
che non dici


il bicchiere sulla tavola porta la traccia delle tue dita
l’assenza si costruisce tutt’attorno


infilo lembi di memoria
perle di neve
a primavera


piove
neve ingiallita
la nuova caduta ricopre questa traccia
indelebile


amarti
accettare d’essere rigonfiamenti d’ombre
la tua paura
un corpo deforme
e mostruoso


devo pur dimenticarti
di tanto in tanto
per guardare
la neve
sul serio


soffochi malgrado il freddo
l’illimitata
la neve
non risolve
le sbarre


il ghiaccio è solido
ma il ricordo delle cose fragili è qui
si ha paura di attraversare

Frammento da Etat de la neige, Ed. Color Gang, 2011


Le contrôleur
chez nous les trains passent à toute vitesse
ils emportent le paysage ils le plient et le déplient à leur guise

La jeune fille
chez nous les trains volent
ils sont suspendus à un fil

L’homme de tous les jours
chez nous les trains sont propres et bien entretenus
ils arrivent toujours à l’heure

La femme-plomb
chez nous les trains sont des chenilles processionnaires qui traversent le continent

Le contrôleur
chez nous les trains s’arrêtent pour boire

L’homme perdu
chez nous les trains traversent des ponts infinis au-dessus de rivières bouillonnantes

La femme-plomb
chez nous les trains font le tour de la cour

L’homme perdu
chez nous les trains sont arrêtés sur la grève
les rails se perdent dans la mer

La jeune fille
chez nous les trains sont parfois sujets au vertige
ils s’accrochent aux nuages

L’homme de tous les jours
chez nous les trains sont des chaises alignées les unes derrières les autres

L’homme perdu
chez nous on saute du train en marche

La jeune fille
chez nous les trains sont des rêves

Le contrôleur
chez nous les trains sont des refuges
nous nous y sentons bien de n’être nulle part

La femme-plomb
chez nous les trains sont des fantômes
on entend leur souffle dans la nuit
leurs halètements nous réveillent

L’homme de tous les jours
chez nous les trains ne s’arrêtent jamais
on ne sait pas s’il y a des passagers


Il controllore
da noi i treni passano a gran velocità
portano via il paesaggio
lo piegano e lo dispiegano secondo il loro volere

la ragazza
da noi i treni volano
sono sospesi ad un filo

l’uomo di tutti i giorni
da noi i treni sono puliti e ben tenuti
arrivano sempre in orario

la donna-piombo
da noi i treni sono processionarie che attraversano il continente

Il controllore
da noi i treni si fermano per bere

L’uomo perduto
da noi i treni traversano ponti infiniti al di sotto di gorgoglianti fiumi

La donna-piombo
da noi i treni fanno il giro del cortile

L’uomo perduto
da noi i treni sono fermi sul greto

La ragazza
da noi i treni sono talvolta soggetti alla vertigine
si aggrappano alle nuvole

L’uomo di tutti i giorni
da noi i treni sono sedie allineate le une dietro le altre

L’uomo perduto
da noi si salta dal treno in cammino

La ragazza
da noi i treni sono sogni

Il controllore
da noi i treni sono rifugi
vi ci stiamo bene poiché di nessun luogo

La donna-piombo
da noi i treni sono fantasmi
nella notte giunge il respiro
il loro ansimare ci sveglia

L’uomo di tutti i giorni
da noi i treni non si fermano mai
non sappiamo se vi sono passeggeri

Frammento da le train (di prossima pubblicazione)


*

La vie ne s’est aperçue de rien. La vie a fait comme si de rien n’était. La vie s’est déroulée. Elle ne sait plus. C’était sa vie. Une vie normale. Une famille. Qu’est-ce que c’est, une famille ? Un travail. Des amis. Et ce hurlement sombre et continu. Que personne d’autre ne semblait entendre. Et elle, elle avait une insupportable envie qu’ils l’entendent. Qu’ils l’entendent tous. Elle voulait leur faire entrer dans les oreilles. Dans le ventre. Elle les haïssait de ne rien entendre. Est-ce qu’elle ne criait pas assez fort, pourtant ?

Petit à petit, les mots avaient glissé. Comme sur le toboggan de la piscine, quand les enfants glissent dans l’eau avec un grand plouf. Les petits plouf discrets des mots, un à un tombés à l’eau. Noyés. Au milieu des cris de plaisir et des rires. De tous petits plouf, inaudibles pour les autres. Mélangés aux glissades des enfants, à leurs jeux. Mélangés aux bruits de la vie. Bien sonore, la vie. Bien présente. Bien occupée à être normale. Au jour le jour, bien aveugle et bien sourde, la vie. Bien encombrée par toutes les tâches qui font qu’on ne prend pas garde aux portes qui se ferment les unes après les autres, ni aux mots qui glissent et se perdent…

Aujourd’hui, elle a enterré toutes les tâches dans un grand trou. Bien profond. Elle a bien rebouché avec de la terre mais elle n’a pas replanté l’herbe par-dessus. Elle veut que ça se voie, ce trou. Il faut qu’ils voient qu’elle est sans tâches désormais. Elle a enterré les tâches mais on dirait qu’elle a enterré beaucoup d’autres choses avec sans s’en rendre compte. Des choses que, peut-être, ce serait bien de récupérer… mais elle trop fatiguée, maintenant, pour creuser à nouveau, faire des tris. Tant pis. Elle fait avec. Les choses enterrées et les mots qui glissent.


*

La vita non si è accorta di niente. La vita ha fatto come se nulla fosse. La vita si è svolta. Non sa più. Era la sua vita. Una vita normale. Una famiglia. Che cos’è, una famiglia? Un lavoro. Degli amici. E questo grido sordo e continuo. che nessun altro sembrava ascoltare. E lei aveva un’insopportabile voglia che la sentissero. Che tutti la sentissero. Lei voleva farli entrare nelle orecchie. Nel ventre. Lei li odiava di non sentire nulla. Tuttavia, non gridava abbastanza forte?

A poco a poco, le parole erano scivolate. Come sul toboggan della piscina, quando i bambini scivolano nell’acqua con un grande splash. Gli splash discreti delle parole, una delle quali da cadere nell’acqua. Annegate. In mezzo alle urla di piacere e delle risate. Piccoli splash inaudibili per gli altri. Mischiati alle scivolate dei bambini, ai loro giochi. Mischiati ai rumori della vita. Molto presente. Molto impegnata a essere normale. Giorno dopo giorno, parecchio cieca e sorda, la vita. Molto impegnata da tutte le incombenze così che non si fa caso alle porte che si chiudono l’una dopo l’altra, né alle parole che scivolano e si disperdono…

Oggi, ha sotterrato tutte le incombenze in un grande buco. Profondissimo. Ha ricoperto perfettamente con della terra ma non ha ripiantato l’erba al di sopra. Vuole che si veda, questo buco. Devono accorgersi che lei è senza incombenze oramai. Ha sepolto le incombenze ma si direbbe che ha sepolto molte altre cose insieme a loro senza rendersene conto. Cose che, forse, sarebbe bene recuperare… ma è troppo stanca, adesso, per scavare di nuovo, fare delle distinzioni. Pazienza. Lei si rassegna. Con le cose sepolte e le parole che scivolano.

Frammenti da Paesaggi intermittenti (di prossima pubblicazione)


*

Le train roule dans les prairies.
A quelques pas de la voie un ruisseau serpente.
Elle a à peine le temps d’apercevoir l’eau rousse, les taches de lumières, les feuilles mortes qui tourbillonnent.
La vitesse enroule le tout en une pelote bien serrée
Et les truites se retrouvent abandonnées sur l’herbe.


Un fauteuil en plastique blanc est abandonné au bord du torrent en équilibre entre les racines d’un sapin et d’un hêtre.
Elle se demande quel pêcheur a fait tout ce chemin avec un fauteuil sur la tête pour ne pas poser son cul sur la mousse.


Les gros rochers immobiles s’entrechoquent et cela fait un tel tintamarre qu’elle est obligée de fermer les yeux jusqu’au prochain tunnel.


Les sapins ont des troncs minces, droits, à la pointe parfaitement aiguisée.
De quoi embrocher facilement les fesses d’un géant.
Mais il n’y a, à l’horizon, aucun géant disposé à venir s’assoir sur cette pelote d’épingles passées au cyanure par les pluies qui viennent des Grands Lacs.


L’eau a recouvert les rochers de mousse brune mais le sable entre les pierres est resté doré.
Régulièrement des chercheurs d’or se laissent prendre au piège et finissent bouffé par les écrevisses.


*

Il treno fila nelle praterie.
Non lontano dai binari serpeggia un ruscello.
Lei ha appena il tempo d’intravvedere l’acqua fulva, le macchie di luce, le foglie morte che volteggiano.
La velocità avvolge il tutto in una matassa compatta
ed ecco le trote sparse sull’erba.


Una poltrona di plastica bianca è abbandonata sulla riva del torrente in equilibrio tra le radici d’un abete e d’un faggio.
Lei si chiede quale pescatore ha fatto tutta questa strada con una poltrona sulla testa per non posare il suo culo sul muschio.


Le grandi rocce immobili si scontrano e ne deriva un tale baccano che le tocca chiudere gli occhi fino al tunnel successivo.


Gli abeti hanno tronchi sottili, dritti, dalla punta perfettamente acuminata.
C’è di che infilzare facilmente le natiche d’un gigante.
Ma non vi è, all’orizzonte, nessun gigante disposto a sedersi su questa matassa di spilli immersi nel cianuro dalle piogge che giungono dai Grandi Laghi.


L’acqua ha ricoperto le rocce di scuro muschio ma la sabbia tra le pietre è rimasta dorata.
Di solito i cercatori d’oro si lasciano intrappolare e finiscono sbafati dai gamberi.

Frammento per l’antologia Voix Vives, Ed Bruno Doucey, 2013


Traduzioni di Viviane Ciampi




Nata a Parigi nel 1958, Brigitte Baumié è musicista (elettroacustica) poeta e scrittrice. Animatrice di laboratori di scrittura e lettura per ogni tipo di pubblico, lavora per la diffusione della cultura poetica presso le persone sorde, attraverso la Lingua dei Segni (chiamata con la sigla di LSF, in Francia). Ha creato con Michel Thion l’associazione Arts Résonances. Ha realizzato numerosi spettacoli di poesia e musica e ha collaborato ai “film disegnati” di Pierre Duba Sans l’ombre d’un doute e a Kiôto, cinq tableaux d’eau di cui ha composto anche la colonna sonora. Vive e lavora nei pressi di Montpellier.

Ha pubblicato:
- États de la neige, incisioni di Philippe Tardy, Ed. Color gang, 2011 (poésie).
- J’ai tué, ça existe pas, Ed. Color gang, 2010 (poésie).
- La traversée des abandons, illustrazioni di Pierre Duba, Ed. 6 pieds sous terre, 2007 (BD).

Per saperne di più, sul web:
Il sito di Pierre Duba per sfogliare alcune pagine del libro realizzato con l’artista:
http://pierry.duba.free.fr/traversee/traversee_sommaire.htm

Intervista alla radio RCF:
http://podcast.rcf.fr/emission/124324/782250

Creazioni musicali:
- Les Oreilles plissées, viaggio nell’universo sonoro dei sordi, creazione musicale e colonna sonora presentata al festival Son Miré (Aude), 2008.
- Colonna sonora dei film Sans l’ombre d’un doute e À Kiôto, cinq tableaux d’eau, di Pierre Duba, 2004-2007.

Spettacoli:
- Homère par mots et par gestes, 2009, 2010, con Philippe Brunet e Olivier Schétrit.
- L’Os qui voyage (spettacolo per ragazzi).
- Stabat Mater furiosa (su testo del poeta Jean-Pierre Siméon).
- Cheyne ou vivre en poésie (su testi pubblicati da Cheyne Éditeur).


viviane.c@alice.it