FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 33
gennaio/marzo 2014

Perdóno?

 

LE VARIAZIONI MORO

di Giorgio Mobili



1. Annus mirabilis

Saltò per aria in centro
come inoculazione
nemmeno patteggiata in precedenza:
poi la folla, il coperchio della colpa
sventolava sui bordi del gesso
quasi alle raffiche il composto
delineasse un copione...
E i nostri padri con gli slogan in bocca.
E i loro, zitti, nasoritti all’odor
di pallottole.


2. Fantasmi in via Fani

Non c’è strada che resti fedele a sé,
al vecchio cielo in cocci, a un vicebrigadiere:
la nostra è andata in cenere, e senza dire bah
(sarà vendetta—questa non-identità?)

Abbiamo ordito una vita intera
contro le lingue in scena e i sonagli retroscena
le une si scostano dagli altri (almeno in termini di stile)
ma ogni maschera—si paga sulla pelle. E stasera...

brilla avvinghiata a tralicci e palloni
dal Trionfale alle stelle, la nuova installazione:
tre barbe lunghe canticchiano “Moro-Mao perché sei morto”
adagiate—ai piedi di Benettòn.


3. Dossier

La crisi / l’infarto della / collettività
poi si consolidano in / solidarietà.
Io non c’entravo e certo / non lo rifarei:
ci si sbagliava, il punto / non era lui.
    Non rivanghiamo nella semplicità tra chi
    ormai riposa sottoterra e chi
    ci riposerà.

Oggi / abbracciati / come pugili
all’inguine del nostro / bel preterito:
la bocca di beretta / i rantoli d’alfetta
e poi le lunghe processioni in tivù.
    Rimuginare è condizione spettrale, ma almeno
    non perdonarli proprio quando
    ti commemorano.


4. Radio Days

Cos’era quel verde, gli stagni di Monet
su altari di fumo, tra chiose invisibili e dita
di carta assorbente: la bocca dei grandi
che sbuffa e ricama ogni sua
sillaba-immagine...
E in sala un ciborio, attorno al dio radio.

O voce che storni, d’attorno, il giaguaro
addolci il ricatto, ti appelli all’umano
poi gridi vendetta, quando i cavi
ti s’incendiano: chissà chi
li spegnerà stanotte, con il suo piscio d’oro?


5. Non ho sonno

Via gli analgesici, ascolta
è una serata tranquilla di lampioni a gas
non pretendiamo la Senna
questa pozza ci basta, chi chiede di più?
Il mio perdono ho affidato
a monizioni, carteggi, mazzi di bugie
(le seccature pro forma
che discolpano l’ultima rigidità).

E ogni lacrima d’inchiostro
mi assolverà del deficit di me.


6. Viaggi organizzati

Catapultati a mollo in via Caetani
ora muniti d’infrarosso
sempre attenti all’uso delle mani
e ai maglioni a punto grosso.
    Ma che sera, che bandiere e che
scorrimenti fuori scena
linea molle o dura, e poi il collo
di sua santità...

Carisma autoreggente zero a uno
per un tal Federico Re
questi piccoli ingegneri del massacro
ti tagliano le gambe coi cliché.
    E il terreno, ti ricordi,
non finiva di slittare
poi ci dissero “questa croce
lo vendicherà...”


7. Incolume

Trent’anni or sono si sparava e si piangeva
nel fremito di gomme-deflettori:
la polizia, a ricamare sugli errori
e sulla geometria
al bar di via Stalingrado
(dopo la bomba, il giornale).
E aleggia sul biliardo un brutto odor di caffé...
di lingue appese alle virgolette
del quarantatré.

Perdonami se scavo sotto il velo-catrame
per dove lo spiraglio fu mancato:
dei sogni torpidi di un freda o di un ventura
i fòculi non lasciano tracce
oltre alla nuova paura.
Certi gridano: è un altro
il plastico che romperà la storia in due...
Ma ad ogni tuono, lei si risolleva
incolume.



giorgiomobili@hotmail.com