FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 33
gennaio/marzo 2014

Perdóno?

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli


Il perdono d un'ape


J200-F226

I stole them from a Bee -
Because - Thee -
Sweet plea -
He pardoned me!
    Li rubai a un'Ape -
Per - Te -
Dolce pretesto -
Lei mi perdonò!

Uno dei tanti biglietti che accompagnavano fiori, con implicite scuse alla natura che, benevola, perdona quel furto a fin di bene.

 

J237-F252

I think just how my shape will rise -
When I shall be "forgiven" -
Till Hair - and Eyes - and timid Head -
Are out of sight - in Heaven -

I think just how my lips will weigh -
With shapeless - quivering - prayer -
That you - so late - "consider" me -
The "Sparrow" of your care -

I mind me that of Anguish - sent -
Some drifts were moved away -
Before my simple bosom - broke -
And why not this - if they?

And so I con that thing - "forgiven" -
Until - delirious - borne -
By my long bright - and longer - trust -
I drop my Heart - unshriven!

    Penso a come il mio corpo risorgerà -
Quando sarò "perdonata" -
Non appena i Capelli - e gli Occhi - e il timido Capo -
Saranno al di là del visibile - in Cielo -

Penso a come le mie labbra si leveranno -
In confusa - tremante - preghiera -
Affinché tu - anche in ritardo - mi "consideri"
Il "Passero" delle tue cure -

Rammento che d'Angoscia - spinsi -
Tanti moti ad allontanarsi -
Prima che il mio ingenuo petto - si spezzasse -
E perché non questo - se loro?

E così ripasso quella parola - "perdonata" -
Fino a che - delirante - sorretta -
Da una lunga luminosa - e più estesa - fiducia -
Ripongo il mio Cuore - non assolto!

Nei primi versi il perdono del cielo e la resurrezione sembrano dati di fatto, qualcosa che non può essere messa in dubbio; ma subito in quel corpo ormai al di là del visibile si riaffacciano i desideri della vita mortale, di un "lui" che, sia pure tardivamente, si accorga delle angosce provate, di quel cuore spezzato: e allora, negli ultimi versi, è come se ci fosse un ripensamento, un rivedere quel perdono che sembrava risolutore, un aggrapparsi alla speranza che il rifiuto della fede a favore di una "lunga, luminosa e più estesa fiducia" possa ancora ridarci in vita ciò che sentivamo perduto. E allora quel cuore resti pure "non assolto", perché la breve felicità di un momento può essere più desiderata di un perdono ottenuto a prezzo della rinuncia.
La poesia lascia aperti molti interrogativi; l'interpretazione che ne ho data è una delle possibili, sorretta soprattutto dal verso finale della terza strofa: "And why not this - if they?", che ho letto come: "perché il mio cuore si è spezzato, perché non sono riuscita a governarlo, come ho fatto con quei moti angosciosi, che ho, sia pure faticosamente, allontanato da me?". La risposta è implicita nell'ultima strofa: "perché non riesco ad accettare la rinuncia, perché preferisco affidarmi a una fiducia che, sia pur delirante in quanto non sorretta da nessuna certezza, mi dà di più di un perdono che sento solo come falsamente consolatore."

 

J538-F658

'Tis true - They shut me in the Cold -
But then - Themselves were warm
And could not know the feeling 'twas -
Forget it - Lord - of Them -

Let not my Witness hinder Them
In Heavenly esteem -
No Paradise could be - Conferred
Through Their beloved Blame -

The Harm They did - was short - And since
Myself - who bore it - do -
Forgive Them - Even as Myself -
Or else - forgive not me -

    È vero - Essi mi chiusero nel Freddo -
D'altra parte - Loro erano al caldo
E non potevano sapere la sensazione che dava -
Dimentica questo - Signore - di Loro -

Non permettere che la mia Testimonianza Li ostacoli
Nella stima Celeste -
Nessun Paradiso potrebbe essere - Conferito
Per la Loro amata Colpa -

Il Danno che fecero - fu minimo - E dato che
Io stessa - che lo subii - l'ho fatto -
Perdonali - Fai come Me -
Oppure - non perdonare neanche me -

Talvolta accade che le persone care ci "chiudano nel freddo", senza magari rendersene conto, ovattati e caldi nella loro ben regolata vita quotidiana. Questa colpa (nell'ottavo verso c'è un ossimoro: "beloved blame" che è un po' la chiave della poesia), che non intacca l'amore che abbiamo per loro, non deve diventare un ostacolo alla loro salvezza, al paradiso. Perciò, Signore, perdonali, perché io li ho perdonati, e da sola, senza di loro, non ci verrò in paradiso.

 

J577-F431

If I may have it, when it's dead,
I'll be contented - so -
If just as soon as Breath is out
It shall belong to me -

Until they lock it in the Grave,
'Tis Bliss I cannot weigh -
For tho' they lock Thee in the Grave,
Myself - can own the key -

Think of it Lover! I and Thee
Permitted - face to face to be -
After a Life - a Death - we'll say -
For Death was That -
And This - is Thee -

I'll tell Thee All - how Bald it grew -
How Midnight felt, at first - to me -
How all the Clocks stopped in the World -
And Sunshine pinched me - 'Twas so cold -

Then how the Grief got sleepy - some -
As if my soul were deaf and dumb -
Just making signs - across - to Thee -
That this way - thou could'st notice me -

I'll tell you how I tried to keep
A smile, to show you, when this Deep
All Waded - We look back for Play,
At those Old Times - in Calvary,

Forgive me, if the Grave come slow -
For Coveting to look at Thee -
Forgive me, if to stroke thy frost
Outvisions Paradise!

    Se potrò averlo, quando sarà morto,
Sarò contenta - davvero -
Se non appena il Respiro sarà cessato
Mi apparterrà -

Finché lo chiuderanno nella Tomba,
Sarà Beatitudine incommensurabile -
Perché sebbene Ti chiudano nella Tomba,
Io - posso averne la chiave -

Pensaci Amore! Io e Te
Potremo - stare faccia a faccia -
Dopo una Vita - una Morte - diremo -
Perché la Morte fu Quella -
E Questa - sei Tu -

Ti dirò Tutto - come Spoglia crebbe -
Come Mezzanotte sembrava, dapprima - a me -
Come tutti gli Orologi si fermarono nel Mondo -
E la Luce del Sole mi pungeva - era così fredda -

Poi di come il Dolore si attutì - un po' -
Come se la mia anima fosse sorda e muta -
E facesse solo segni - verso - di Te -
Affinché - tu potessi accorgerti di me -

Ti dirò come cercai di serbare
Un sorriso, da mostrarti, quando la Profondità
Intera Guadata - Ci volgeremo indietro per Scherzare,
Su quei Vecchi Tempi - nel Calvario,

Perdonami, se la Tomba arriva lentamente -
Rispetto alla Brama di vederti -
Perdonami, se accarezzare il tuo gelo
Fa eclissare il Paradiso!

Un completo rovesciamento del rapporto vita-morte, reso esplicito nella terza strofa. La morte come unico modo di unire definitivamente ciò che non è stato possibile unire in una vita che viene lapidariamente definita "Calvary". Una vita che cresce spoglia, che sembra una mezzanotte, dove anche la luce del sole diventa una fredda lama pungente.
Bellissima l'ultima strofa, con quel perdono chiesto per una morte che tarda ad arrivare e quel paradiso che scompare alla vista rispetto all'accarezzare il gelo dell'amato.

 

J1601-F1675

Of God we ask one favor,
That we may be forgiven -
For what, he is presumed to know -
The Crime, from us, is hidden -
Immured the whole of Life
Within a magic Prison
We reprimand the Happiness
That too competes with Heaven -
    A Dio chiediamo un unico favore,
Che si possa essere perdonati -
Per che cosa, si presume egli lo sappia -
Il Crimine, a noi, è celato -
Murati per l'intera Vita
Dentro una magica Prigione
Rimproveriamo la Felicità
Che troppo compete col Cielo -

In molte poesie di ED l'atteggiamento verso il divino è critico e, spesso, scettico. In questa le immagini sono forse meno esplicite, ma il paradosso dei primi versi, chiedere perdono per qualcosa che non sappiamo, per un crimine che sembra inevitabile commettere ma del quale ci sfugge la reale consistenza, cela un'indubbia ribellione verso un dio che appare così distante e oscuro alle creature che si suppone lui abbia creato. La seconda parte è un inno alla vita, una prigione per la nostra mente che non riesce a comprendere il mistero, ma una prigione magica, che spesso ci dona una felicità della quale è ingiusto sentirsi colpevoli, soltanto perché la "vera" felicità sembra debba essere per forza, e non capiamo perché, quella che dovrebbe aspettarci una volta liberati da queste mura che ci tengono così magicamente prigionieri.
In questa seconda parte non si può fare a meno di leggere una dura critica a una concezione della vita come una sorta di dolorosa penitenza per meritare il paradiso.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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