Dei bellissimi versi di Emily Dickinson recitano Il sempre è fatto di attimi, / non è un tempo diverso - / se non per l’infinito / o per la latitudine di casa.
Come non trovare affinità tra questa idea di tempo e l'idea di spazio che trae origine dai frammenti che percepiamo come elementi necessari a comporre un intero?
Ogni vita converge verso un centro – Espresso – o silenzioso – Nella natura umana di ognuno esiste un fine –Appena confessato a se stesso troppo dolce perché la fede osi arrischiare – Con grande cautela adorato – come un cielo di fragile vetro irraggiungibile come irraggiungibile dalla mano il manto dell’arcobaleno – (1863)
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Io abito la Possibilità – Una casa più bella della prosa – più ricca di finestre – superbe – le sue porte –È fatta di stanze simili a cedri – che lo sguardo non possiede – Come tetto infinito ha la volta del cielo – (1862)
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C’è una solitudine dello spazio, una del mare, una della morte, ma queste compagnia saranno In confronto a quel più profondo punto quell’isolamento polare di un’anima ammessa alla presenza di se stessa – Infinito finito(non datata)
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C’è una luce obliqua, i pomeriggi d’inverno – che opprime come il peso di grevi melodie di cattedrali.Ferita celeste, procura – e sfregio non lascia, se non lo scarto interiore dove i significati, sono. (1861)
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I testi sono tratti da: Emily Dickinson, Silenzi, a cura di Barbara Lanati, Feltrinelli, Milano, 1996.
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