FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 25
gennaio/marzo 2012

Grumi & Nodi

 

KLOE

di Mia Lecomte



La silloge è una sezione della raccolta inedita Intanto il tempo, che sarà pubblicata da La Vita Felice, nella Collana "Sguardi" diretta da Gabriela Fantato.
Il detector Kloe è lo strumento con cui nei laboratori nucleari di Frascati viene studiata l’asimmetria materia-antimateria.


FUNAMBOLI

Quando ritorneranno bipedi
dovranno ripensare alle formule
per convergere su tracciati reciproci
appaiati speculari a se stessi
valutarsi in due ipotesi analoghe

due di tutto,
occhi e mani
con il resto,
se quaggiù quel
che è solo viene meno
vive appena sopra il filo sospeso
ma atterrato barcolla
è già perso in un nuovo equilibrio
si confessa


ATTRAZIONI

Intanto sulla sabbia.
La donna barbuta si tinge
col pennello più scuro
La donna pantera ripara
la sua guaina sformata
La donna tatuata ombreggia
il nudo cranio di rose
Le gemelle siamesi
si specchiano oltre il
profilo perduto
La nana albina nei solchi
della sua evanescenza
Sorvola la donna cannone
la pista quasi spenta
la rete più vuota nei
rattoppi a uncinetto

con le due mani sui fianchi
sorprende questo intermezzo
della quieta mortalità


GIOSTRA EQUESTRE

Finalmente è tutto pacificato
da ora e per ora
nel trascorrere euritmico
bianco e nero e bianco e nero
di scorcio bianco
frontale nero
questo vorrai lasciare ai tuoi figli
dio t’assista
questa semplicità di fughe
dal bianco al nero al bianco
quest’imparzialità di luce
al nero dal bianco al nero
questo dio lo voglia
che non cessi che si assesti
preghiera stabile
il trotto
attento commiserevole


CONTORSIONISTI

Mancano degli ossicini
in certe parti qualcuno dei
trecentosei è andato a unirsi
ad altre costruzioni utopistiche
lego kapla origami meccano in
un ponteggio di scheletri giovani
altri assemblaggi per calamite
fantastiche sempre trecentosei a
capofitto polarizzati a casaccio
che lasciano un vortice di regole
stanche per aria come un pulviscolo
si assestano in un corpo di regole
infrante a terra in un grumo
un vagito quasi biologico


DOMATORI

Hanno bisogno degli animali per
dare agli uomini la giusta razione di sé
per questo spingono la testa nelle fauci
quasi in fondo le tengono spalancate
e restano coricati su un fianco un
numero sempre attuale là fuori tuttora
imbattibile perché non crede al pericolo
lo sganascia in un mugugno bollente
hanno fiducia negli animali per
dare agli uomini la giusta ragione di sé
forzarli da dentro a formare famiglie
sganasciati sui sedili in fauci incredule
senza pericolo e quando schiocca
la frusta è finita lasciarli applaudire
per questo smantellano la gabbia
rimandano lesti nel tunnel la sera
lanciano i soliti quarti di carne perché
ancora le fauci la testa lo schiocco
gli applausi e via al pasto per
dare ad ognuno il senso preciso di sé


GIOCOLIERI

Che vengano a prenderla su queste montagne
tutta la pace che pensano di saper maneggiare
di riuscire a scambiare in spirali diverse
fissa in alto o tra le mani rivoltata in
milioni di palle e cilindri e cerchietti e birilli
proprio tutta la pace che sperano di potere
esibire in gesti lenti o fulminei che vengano
a prendermi su queste montagne
dice la pace sfidandoli in destrezza e talento
se ne sono capaci se sanno restare sul serio
con quel faro che illumina dritto il rullio
del tamburo nascosto che ci provino è
cosa da poco la sconfitta un solido che
si adagia bonario l’ombra rotta col corpo
in controtempo e già applauso


ILLUSIONISTA

Ha trascinato per ultimo la sua unica cassa
l’ha aperta appena tenendo stretto l’abisso
è entrato ha richiuso senza neppure un saluto

la sua assistente era già molto vecchia
stasera ancora ha finto ingenuo stupore
con volte tremule ha rinfilato le spade

così se n’è andato rimanendo presente
giace la cassa polverosa nell’andito
si passa oltre per pudore o imbarazzo
la sua reliquia irradiata di spasimi
seduti al posto si dimentica presto


CLOWN

Per fare ridere sa quale scegliere sbugiardare
nel mezzo rendere indegno con le brache ai
ginocchi pronto a finire a muso rotto nel
torbido sa proprio insistere a mostrarlo dal
retro copula strabica alito gemito dentro la
cotica tinta con trucco e parrucca e fagotti
e uno sboccio di plastica brutalmente fiorito

per fare ridere
nel solo modo
che sa dare sollievo

come alla fine di tutto


ACROBATI

Giocate a rincorrervi tra due città
erette a perdersi l’una sull’altra
dall’alto precipitano le vostre sagome
nelle stesse sagome protese dal basso

due città fondate all’unisono l’una
sull’altra che non potete distinguere
lo sguardo chino sullo sguardo levato
che non ricordate di scegliere
un piede sospeso insieme all’altro posato

due città sconosciute
nell’equilibrio malcerto di stare
come ad un tratto un ritorno dentro
a un eguale ritorno fermo
si apre



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