FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 24
ottobre/dicembre 2011

Crisi

 

LA CITTÀ: PROTAGONISTA DELLA POESIA CONTEMPORANEA ITALIANA

di Miriam Romano



                  Dicono le Scritture: di tutto rimarrà la
                  sola città, con Dio al centro, in una giornata unica, interminabile.

                                                                 Mario Santagostini


Sebbene il tema del rapporto della poesia con la città sia stato da sempre caro agli autori di opere poetiche a partire da Leopardi con Recanati esso sembra non trovare abbondante seguito negli studi critici del passato. Negli ultimi decenni, al contrario, si è assistito ad un aumento, seppur sensibile, di testi che affrontano tale argomento, con lo sguardo rivolto soprattutto alla poesia contemporanea. Autori come Schiavi, Raimondi, Merlin, Gaccione, Galaverni e molti altri hanno concentrato la loro attenzione proprio sullo studio di questo tema.
Eppure risultano essere scarsi i testi dedicati in modo specifico all’analisi del rapporto, inteso come legame di reciproca influenza, tra una città e un poeta-cittadino e allo studio di come esso venga espresso nella produzione che ne consegue. Spesso, infatti, se di città si è parlato nella critica contemporanea lo si è fatto in articoli di giornale, saggi, atti di convegno e soprattutto antologie rivolte quasi esclusivamente all’identificazione e all’antologizzazione degli autori di una determinata città. Di essi è analizzata in particolar modo la poetica personale e della loro produzione letteraria sono indagati quei tratti, per lo più stilistici, che li accomunano in quanto abitanti della stessa città.

L’incremento della sensibilità nei confronti del rapporto della poesia con la città è spiegabile attraverso una crescente tendenza storico-culturale. Nell’epoca della globalizzazione, del libero mercato, del cosmopolitismo, infatti, si sente viva la necessità di valorizzare le parti che costituiscono il tutto e, dunque, i singoli luoghi e le stesse città con i loro elementi unici e le loro peculiarità culturali, storiche, geografiche. La critica, percependo tale esigenza, ha raccolto ancora una volta la sfida della poesia.
Bertolucci con la sua idea di “abitare le cose”, l’amore per Parma e la campagna Casarola, Caproni con Genova o Livorno, Zanzotto con le colline trevigiane, fino a Piersanti con Urbino: gran parte della poesia del Novecento, dunque, nasce dal rapporto che gli autori hanno con i luoghi.
Flavia Giacomozzi autrice di Campo di battaglia. Poeti a Roma negli anni Ottanta afferma che il nominare i propri luoghi è un’azione ricognitiva che permette all’autore di delineare la propria esistenza tanto nello spazio, quanto nel tempo, rendendola così quasi tangibile e concreta.

Quello che porta a considerare un posto come proprio e a riconoscersi in esso è un percorso profondo, un’indagine non solo nella propria storia personale, ma anche nei propri sentimenti. È raro, infatti, che i luoghi della poesia rimangano evanescenti e non precisamente determinati. Questo proprio perché il nominare un luogo è per il poeta un modo per dichiarare la propria appartenenza e fedeltà ad esso. Come scriveva Dario Bellezza: «Oggi si tende a ritornare all’orticello antico, a coltivare i veri sentimenti, quelli eterni, il che in un’epoca di morte atomica, di fine Millennio potrà anche sembrare anacronistico, ma può far bene al cuore».
Se di luogo nella poesia contemporanea si deve parlare è necessario, però, eleggere come protagonista indiscussa la città. Essa è il centro per eccellenza del mutamento e dell’evoluzione, è in essa che nascono e si diffondono le idee.
I poeti mossi per propria indole dalla curiosità e dal desiderio di scoprire e di comprendere ciò che li circonda analizzando le diverse sfaccettature della realtà trovano proprio nella città il luogo dove poter soddisfare la loro anima indagatrice. La città è, infatti, l’organismo più complesso mai creato dall’uomo a immagine e somiglianza di se stesso.

Nell’analisi del rapporto tra un poeta e la città di cui scrive, sia essa luogo natio o di adozione, si deve tener conto da un lato di come quest’ultima viene vista da un autore e quindi filtrata attraverso il suo personale giudizio, dall’altro di come il vivere quella determinata città plasmi il suo punto di vista. Infatti essa, nelle sue diverse forme e strutture, proprio in quanto organismo, è capace di influenzare emotivamente l’uomo-poeta e di generare in lui l’ispirazione offrendogli spunti sempre nuovi per i suoi componimenti.
La città, o un microcosmo di essa, divengono così occasioni poetiche per gli autori. Essi le descrivono restituendone immagini più o meno limpide, come dice Emilio de Buono «in un avanzare o indietreggiare di ombre e di luci dentro le quali ognuno vive l’interezza di momenti scanditi dal tempo». La città è un luogo dove «si accavallano desideri e abbandoni, intensità di visioni e proiezioni di una solitudine dell’animo per affermare un orizzonte più esteso».

Analizzando i testi poetici contemporanei risulta evidente come gli autori si approccino in modo diverso al tema della città. Alcuni di essi, tra i quali Alessio Brandolini, Franco Loi, Giovanna Zoboli, definiscono i luoghi della città in modo preciso inserendo i nomi delle singole vie, piazze, o dando alle loro poesie titoli che sono riferimenti diretti a posti, monumenti simbolo della città. Altri, invece, scelgono di non inserire nel testo riferimenti alla città chiari e diretti, ma piuttosto velati e comprensibili solo a chi ne conosce la biografia o, a volte, solo allo stesso autore. Nei loro componimenti la città non è più protagonista, ma sfondo dell’evento o dell’occasione da cui la poesia stessa è ispirata.
Molte sono le città che sembrano avere la capacità di ispirare i poeti di oggi, basti pensare a quelle della Liguria, a Trieste, a Bologna, a Napoli. Tra queste, però, una considerazione particolare meritano Roma e Milano. Esse, infatti, sembrano occupare un posto di rilievo all’interno del panorama poetico contemporaneo tanto da poter essere considerate entrambe capitali della poesia italiana.



Giovanna Zoboli, poetessa milanese, sostiene che non esiste una città che debba essere conosciuta dai poeti poiché i meccanismi di interiorizzazione di un luogo avvengono attraverso istanze del tutto personali, ma l’importanza di una città nel panorama poetico può essere comunque valutata secondo un canone ben preciso, ovvero, attraverso la sua capacità di generare poesia. Roma e Milano, infatti, possono vantare non solo il primato di aver dato i natali al maggior numero di poeti contemporanei, ma anche la più grande quantità di poesie ad esse dedicate.
Le due città, inoltre, sembrano avere più di tutte la particolare capacità di attirare i poeti che, pur non essendovi nati scelgono di trasferirvisi o semplicemente di viaggiarvi spinti da motivi personali, lavorativi o in occasione di eventi e manifestazioni nelle quali la poesia viene esibita e coltivata come convegni, conferenze e pubbliche letture.

Una valida risposta al quesito se Roma e Milano possano essere considerate oggi capitali della poesia contemporanea viene data da un articolo pubblicato da Davide Rondoni su “Il sole 24 ore”. Lo scrittore afferma, infatti, che il chiedersi se Roma sia, oltre che la capitale politica, anche quella poetica è la “domanda del secolo”.
Partendo dal presupposto che la poesia, a suo dire, “sta più in salute dove l’editoria la chiama e la offre” egli riconosce in Milano il luogo per eccellenza dove oggi ciò accade.
Per quanto riguarda Roma, invece, Rondoni sottolinea come la città, a partire dalla critica letteraria del primo Novecento, venga paragonata a un gatto del Colosseo che vaga insieme ai fantasmi antichi e a voci sperdute dei secoli passati “tra grandi rovine e poca trippa”.
Per lo scrittore, però, nell’analizzare l’anima del capoluogo laziale, i suoi poeti e la produzione lirica ad esso dedicata non bisogna fermarsi ad un tale stereotipo in quanto ciò vorrebbe dire non cogliere la vera realtà della città: il legame con il passato non pregiudica il prestigio di Roma, anzi, ne aumenta l’importanza nel panorama delle città italiane. Infatti, l’essere capitale della poesia contemporanea per Roma dipende, in gran parte, proprio dalle sue autorevoli “presenze del passato”. Inoltre, ad aumentare l’importanza della città concorrono anche quelle di gran rilievo del presente: Sicari, Bellezza, Salvia, Rosselli, Brandolini, Pecora e molti altri sono i poeti che tengono ancora oggi in vita l’anima poetica della città.

Attraverso questo percorso volto alla ricerca di una risposta a quella che Rondoni ritiene una delle domande più attuali e più complicate del Novecento egli arriva, dunque, a delineare alcuni dei principali fattori che elevano Roma a capitale poetica dei nostri giorni. Nel contempo, però, elegge anche Milano a capitale della poesia italiana proprio in virtù della sua caratteristica peculiare di motore dell’editoria.
Il primato delle due città, dunque, viene riconosciuto e legittimato anche dalla stessa critica contemporanea. La maggior parte degli studi che si occupano dell’indagine sulla città, infatti, hanno come oggetto Roma, Milano e i loro autori. Non che, come abbiamo visto, gli altri centri urbani non siano fecondi dal punto di vista poetico, ma piuttosto per la sempre crescente produzione poetica che riguarda i due centri urbani, nonché per le caratteristiche del tutto peculiari e degne d’interesse che esse possiedono.

Tra i critici che hanno ammesso il proliferare di studi sul rapporto tra la poesia contemporanea e le due città bisogna ricordare Daniele Piccini e Biancamaria Frabotta. Quest’ultima, in particolare, sostiene l’esistenza di due linee di studio: quella “romana” e quella “lombarda”, che si concentrano, per l’appunto, rispettivamente sullo studio dei poeti dell’una e dell’altra città.
L’individuazione di queste due linee guida della critica contemporanea è riferita, ancora una volta, al riconoscimento di una tradizione critica che analizza soprattutto la poesia dal punto di vista dei fili conduttori stilistici che legano tra loro gli autori di una stessa città. È innegabile, comunque, l’utilità della loro identificazione non solo per comprendere in modo più approfondito l’approccio della critica al tema cittadino e la posizione delle due città nel panorama poetico italiano, ma anche in quanto essa rappresenta una valida base di partenza per uno studio più approfondito circa le dinamiche del rapporto tra città e poeti da un punto di vista tematico.

Dall’analisi dei testi poetici dedicati a Roma e Milano appare evidente e innegabile la presenza costante di leitmotiv che riguardano il rapporto biunivoco che intercorre tra la città e il poeta che la vive e ne restituisce l’essenza nelle sue poesie. Tali fili rossi attraversano tutta la produzione poetica dedicata all’una o all’altra città, o addirittura sono rintracciabili nella poesia di entrambe.
Attraverso un attento studio dei componimenti è possibile comprendere le similitudini e le differenze che intercorrono tra le due capitali poetiche, indagare i meccanismi attraverso i quali viene generato quel legame magico e spesso inscindibile tra esse e i poeti, ma soprattutto svelare cosa di Roma e Milano sia capace di attrarre e ispirare a tal punto gli autori da trasformare questi luoghi in ancore magnetiche capaci di catturare la loro attenzione più delle altre città italiane.

Ciò che sembra generare maggiormente l’ispirazione poetica negli autori che parlano delle due città sono i luoghi materiali e più in generale gli elementi architettonici, naturali e culturali caratteristici di ognuna di esse. Il fiume Tevere, le chiese con la loro imponenza, i monumenti, gli scorci della Roma antica rappresentano per gli autori romani una potente fonte di ispirazione, così come via Montenapoleone, la Madonnina, il Duomo, i Navigli, i grandi negozi, la neve, la nebbia e le strade di periferia lo sono per quelli milanesi.
Pur tenendo conto del fatto che ogni autore filtra i luoghi che racconta attraverso la propria personalità, plasmata dalle proprie esperienze di vita e, dunque, anche dal tipo di rapporto che ha instaurato con la città, l’analisi dei testi poetici risulta essere un valido punto di partenza per comprendere le profonde, ma non insormontabili, differenze socioculturali delle due capitali poetiche, nonché dell’atteggiamento che la poesia ha oggi nei confronti dei luoghi. Gli autori, perciò, agli occhi di un attento lettore si fanno ignari portavoce della varietà culturale italiana. Il sentimento di base è comunque sempre quello: l’amore e la riconoscenza per la propria città.


Il presente articolo trae la sua origine dalla vasta ricerca effettuata da Miriam Romano per la tesi di laurea specialistica in Italianistica Roma - Milano in versi: andata - ritorno. Due capitali della poesia contemporanea (Università degli Studi di Roma – Tor Vergata, Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di Laura in Italianistica, Anno Accademico 2010-2011).


romano.miriam@tiscali.it