FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 23
luglio/settembre 2011

Vulcani

 

DENTRO IL VULCANO

di Franca Figliolini



1.

Il vulcano Eyjafjöll, che in genere se ne sta placido sotto l’Eyjafjallajökull, uno dei più piccoli ghiacciai dell’Islanda, il 20 marzo 2010 si è risvegliato, dopo aver più volte avvertito sismologi e geologi delle proprie intenzioni con lievi scosse di terremoto.
Vista la scarsa eco avuta, ha deciso di essere più eloquente, e, con l’eruzione del 14 aprile 2010, ha creato gravi problemi alla navigazione aerea in tutta Europa, paralizzando completamente il traffico nei cieli fino al 23 aprile e continuando a causare chiusure a intermittenza degli aeroporti del Nord fino al 9 maggio.
In quei nove giorni nel raggio delle esplosioni vulcaniche, dal 14 al 23 aprile, centinaia di migliaia di persone sono rimaste ferme negli aeroporti di mezza Europa.


2.

Sono in transito a Francoforte, diretta in Cina. Bloccata nell’aeroporto della città tedesca, ho perso la testa per un argentino che andava a Mosca.
Accampati nella sala di attesa, seduti su una panchina come innamoratini di Peynet, impossibilitati a dar sfogo ai sensi accesi dalla folla di gente che ci circonda.
È amore vero.
Perché l’amore è generato dal movimento, dall’inatteso.
È una forma benigna del caos, un vento che scompiglia le idee e i piani precostituiti, che ci coglie sempre impreparati.
In fondo, che differenza c’è tra la nube di un vulcano e la freccia scagliata da Eros?
Si svolta un angolo, si cambia lavoro, casa o panorama, si rimane bloccati in un aeroporto, ed ecco che lui irrompe, festante o drammatico che sia.
L’amore unica vera forza vitale: il resto è specchio, rappresentazione.
O riflesso del nulla.


3.

– vengo a dirvi dell’amore, spiega
abbassando lo sguardo,
un lieve rossore sulle guance,
come un’alba che sorga
un’unica alba lucente
oppure un tramonto
pensandoci meglio.

Un tramonto d’inverno:
una riga di luce rosata nell’indaco
sottolinea il solco dell’orizzonte

o comunque un lieve rossore, dicevamo,
una differenza
prima di aggiungere
“io so tutto sull’amore”

e tacere, poi
nell’illusione di aver compreso


4.

nel cielo grigio
ferreo d’un rigore adamantino
s’è aperta una bocca di vulcano
avida di fuoco


richiusa dal vento
ha lasciato
un’impronta nell’iride


improvvisi pensieri di amore
traboccano
li trattengo a stento
coi polsi che tremano


5.

Un’onda di colore
nel tuo sguardo
vince il grigio
dipinge il tramonto
di rosso e di oro.

Ti aspettavo così,
come si aspetta la vita,
respirando adagio.

Ora rido forte,
mentre mi abbandono.


6.

non chiedo niente
né al giorno né alla notte:
sto qui e non aspetto
abitata da questo sogno
che mi sogna e m’incanta

io e la luna quasi piena
ci guardiamo negli occhi
grati d’infinite assonanze.
Le racconto dell’amore
lei mi dice delle maree


7.

Lascia che l’amore ti avvolga
in una lucida guaina
iridescente

Ricorda i suoni armonici
del temperamento naturale
:
la purezza portante
del piacere.


8.

non puoi sapere da dove parte il mio volo
da dove le mie ali prendano il vento
che scompiglia il fumo dei pensieri


così come piega l’erba e le spighe
disegnando onde senza mare


liquidi miraggi di dolcezza
in cui annegare infinitamente
infinitamente amando


9.

così è l’amore allora
         un passo assorto, un moto delle ciglia
un riandare all’altrove
un precipitare di gioia
intensamente e sempre


10.

È qui la forza del verbo: se dico ti amo diventa vero l’amarti. Dell’indefinita collezione di significati che il segno porta in sé, una necessariamente s’invera.


11.

guardami
avvolgimi di braccia e di mani
perché io sono qui
adesso
e non altrove o quando

      sia onda di lava l’amore
      sia liquido confine che si sposta
      e invade

      infiniti cicli finiti
      che ci vincolano all’essenza


12.

è nelle mani
la forza del desiderio,
nelle labbra che cercano

nell’arco voltaico
di luce azzurra
tra i corpi allacciati

intensità bruciante
e arsura della pelle
fremito

liquefazione
poi
e scambiarsi il fiato


13.

sii vulcano
onda di lava rossa
passione fluida


14.

quando saremo vissuti
avremo
mani come radici nella terra
lunghe lunghe mani e dita
che si diramano e si cercano nel ventre nero
s’intrecciano / sconosciute mani
cunicoli di amore
scaveranno:

fino al magma ribollente
al liquido fuoco
che tutto consuma. E accende


15.

a volte, d’improvviso, la vita si riempie
e trabocca lava luminosa e ardente
che scava ustioni sul corpo inerme

– travolgendo, sì travolgendo
di feroce incomprimibile bellezza

infine
resta una corazza di cenere nera
paesaggio lunare di fredda astrazione


16.

Il vulcano Eyjafjöll è tornato a tacere.
In epoca storica, di lui si conoscono solo quattro eruzioni, l’ultima quella del 2010. La probabilità che le nostre linee temporali si intersecassero era davvero infinitesima. Eppure è successo.
Ora, dopo aver rimescolato le esistenze di tante persone, è tornato al suo gelo, al suo anonimato islandese, alla sua placida vita tra i ghiacci. Ed io alla mia.



francafi@gmail.com