FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 21
gennaio/marzo 2011

Futuro

 

LA FUTURA GEOMETRIA DEL MONDO

di Simonetta Pennavaja



*

La trama e l’ordito s’incontrano ovunque,
in un groviglio ordinato, all’infinito.
Angoli equilateri, novanta gradi
trionfo di doppi sistemi di assi cartesiani.

È forse questa
la futura geometria del mondo.


*

Lenta discesa agonica
flusso di magma viscido
al termine della partita.

Perplessità personali:
emblematico double-face di opinioni.


*

La metamorfosi genera alieni antropomorfi
un’eco di umanità difforme
che non risponde e non ci corrisponde.
Sotto piogge acide cieli colmi di diossina,
fiumi di veleni ci dissetano
lasciandoci riarsi.
Sotto questa coltre carica di polvere ed afa
nell’aria che si corrompe la luce tremula
svela cortei di seriche farfalle impazzite
api suicide nel miele dei favi
macachi oscillano su liane di plastica.

Anime salve nel frastuono dei media.
La città dei mostri sprofonda
col suo gelido marciume d’angiporto
divora se stessa nel gesto di crescere,
divora i suoi figli, anime illuse
nel caos sordo, continuo, del centro.
Anime perse nel frastuono dei media.


*

Che fatica combattere col ferro
misurarsi con esso
nell’afa del moderno, molteplice mattino
senza il caldo conforto dell’altoforno
dove scorre immemore la pietra.

Fatica inutile ai miei occhi:
dove oscuro il tubo s’allunga scorrerà dell’acqua
iterativa,
senza un prima un dopo, né una propria forma.
È il bronzo fuso quello che vogliamo,
l’immagine protesa di ciò che non è ancora.


*

La futura geometria del mondo
è un’ellissi, un cerchio di gesso
dove tutto torna, dove tutto ha un senso?

In questo tempo circolare
in cui ci avvolge la tela dell’oblio
di ciò che noi saremo, di ciò che siamo stati
si profilano linee spezzate, rimandi, interruzioni
vuoti
tranelli per cuori semplici, per cuori eroici.


*

La vita a singhiozzo inciampa
e ripete se stessa.
Incerto battito soffuso di veglia,
livore rancido dei radi bagliori.

L’alchimia bizzarra dei falsi profeti
ha predetto pioggia
ma qui si arde,
sotto un sole beffardo
di velluto rosso drappeggiato
sul fondo della pallida luna.
La bella luna dai capelli viola.


*

Avrò mani per dimenticare
e segreti per ricordare.
Sguardi distanti mentre gli occhi sono qui
e vedono le solite cose, le stesse persone.
Avrò suoni per dare voce ai ricordi
e speranze accese per un futuro da toccare.


*

Il futuro ci osserva da lontano
studia i nostri passi, li prevede
ci viene incontro
sovvertendo gli istanti, gli istinti.

L’abbiamo già incontrato,
ma non ricordiamo.
Gli andiamo innanzi festosi
bimbi ingenui a braccia spalancate.
Al di là ci attende
il cerchio perfetto dell’amore?


*

Talvolta il futuro è cupo e minaccioso
ha la faccia scura, non quella dei giorni di festa.
Attende, sa che è lì che finiremo, comunque
tra le sue braccia. Possiamo voltargli le spalle
fingere d’ignorarlo guardando indietro ostinati.
Ce lo ritroveremo davanti all’improvviso
girandoci di scatto quando ci afferrerà.


*

Un’altra realtà, un altro mondo, un altro cielo
s’aprono a serramanico.
Coltelli pronti a richiudersi passato il pericolo.

Il futuro non ci appartiene
ma ci siamo già dentro
chi più, chi meno, dipende dal caso.
Come il passo frettoloso d’un uomo
che risuona nella strada:
tendi l’orecchio ed è già passato.
Il domani
è un ieri rimesso a nuovo.
Allora il presente
è solo questo tendere l’orecchio?


*

Senza sosta respiro
volti candidi
sfumate parole.
Riscopro presenze
afferro assonanze
La pena è nell’oblio.


*

Questo scorcio di mondo
è una scheggia frastagliata
un cubo con miliardi di facce
un frammento di universo
geometria incostante, mutevole.
Pietra vagabonda che rotola
a inseguire ogni giorno un sogno diverso
con le tasche piene di buchi e illusioni.
Lo sguardo perso in perimetri semplici
sotto leggeri coperchi di cartone forato.


*

Muto, buio silenzio.
Il corpo si disfa, si adagia,
perde forma.
Ripenso alla carne al piacere ai giorni
avverto la fatica nelle ossa e il tempo
                               che non torna.


*

Questo futuro che non conosci,
non lo hai pianificato.
Arriva forse per dirti:
non hai valutato le infinite strade del cuore,
le svariate possibilità della mente che muta
di giorno in giorno
in attimi, colore.


*

Il cielo è una cupola di vetro smerigliato
solcato da una processione di bolle d’aria.
Più in là un grumo minaccioso di nubi.
Coppa di cristallo boemo
segnata da lampi di luce,
la benzina sull’asfalto bagnato s’allarga
multicolore e felice, ignora l’incomprensione.
Cappa di ferro di un guerriero antico
c’è chi sa reggere fino alla fine la battaglia.

    Altre albe verranno.
    Lievi petali di sorgente.


La silloge qui proposta è inedita.



symosan@libero.it