FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 20
ottobre/dicembre 2010

Nel cosmo

 

NEGLI ARCHIVI DEL SISTEMA SOLARE
Intervista a Matthieu Gounelle

di Viviane Ciampi



Arrivano da altri pianeti, dai satelliti, o addirittura dalle comete e hanno gli ingredienti per irradiare l’immaginario di scienziati, poeti e filosofi. Qualche volta hanno sconvolto la Terra fin nelle viscere con una tremenda astrale frittata, al punto di estinguere specie come i dinosauri. Queste entità sfuggenti si chiamano meteoriti e sono quelle pietre o polveri che dal cielo cadono sulla nostra terra portando con sé parecchi segreti, in particolare quelli sulla formazione del sistema solare. Con queste pietre l’uomo ha sempre convissuto con curiosità e più spesso con timore.
Abbiamo chiesto a uno dei maggiori esperti in materia, un vero e proprio “cacciatore di stelle”, di svelarci alcuni di questi segreti.
Matthieu Gounelle è astrofisico e più particolarmente cosmochimico. Prima ancora aveva studiato filosofia delle scienze, ma, come ama dire: «alla fine, ho preferito essere topo di laboratorio anziché topo di biblioteca».


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Come nasce la sua passione per i meteoriti?

Nel 97, mentre preparavo una tesi in fisica teorica ebbi occasione di conoscere uno scienziato, grande esperto di meteoriti, Michel Maurette, il primo francese designato dalla NASA per lo studio dei campioni lunari e direttore del centro nazionale di ricerche scientifiche, il CNRS. Prima non sapevo niente di quella materia. Mi propose di andare con lui in Antartide per lavorare sui micrometeoriti che sono una minuscola polvere extraterrestre. L’idea mi affascinò e da lì cominciai ad approfondire la cosmochimica, vale a dire lo studio dei meteoriti.

Perché specialmente in Antartide?

I venti forti che vi ci soffiano si dirigono dal centro verso le coste, il che rende la superficie particolarmente pulita. Se si fonde la neve o il ghiaccio, grazie a un sistema messo a punto dallo stesso Maurette si scopre che ciò che rimane è ricchissimo in materiale extraterrestre. Allora si raccoglie questo materiale con uno speciale aspirapolvere per studiarlo. Quest’ultimo sistema è di Jean Duprat il quale lavora anche lui nel laboratorio di Michel Maurette.

A quando possiamo far risalire la scoperta dei primi meteoriti e dove è avvenuta?

Non possiamo parlare di una prima scoperta in quanto i meteoriti sono sempre caduti e sempre gli uomini – che un tempo lavoravano molto di più all’esterno – li avranno visti cadere. Però, il primo meteorite che è stato conservato (e che ancora esiste) è caduto in Giappone nel Settecento. Ma se ne è capita l’origine extraterrestre soltanto all’inizio dell’Ottocento.

Chi immaginò che quelle pietre potessero provenire dallo spazio?

La proposta che certe pietre provenissero dallo spazio, la fece uno scienziato tedesco alla fine del Settecento. Però non fu creduto. E tra l’altro, gli scienziati dell’epoca disdegnavano ogni testimonianza di pietre cadute dal cielo fatta da chi stava all’aria aperta a lavorare la terra. Si poteva credere ai contadini? Quindi, alla fine del Settecento si mise in moto un gran dibattito a livello europeo che però non portò alla conclusione che potessero esistere pietre d’origine extraterrestre. Ma tutto cambia nel 1803 quando si verifica un’abbondante caduta di meteoriti in Francia, a l’Aigle, nella regione della Normandia all’epoca di Bonaparte (che sarebbe diventato Imperatore l’anno dopo). Il potere politico decide d’indagare su queste misteriose cadute: invia per la prima volta uno scienziato a compiere il viaggio fino al punto d’impatto. Lo scienziato pubblica un documento dove conferma che effettivamente la caduta cospicua di pietre c’è stata e che secondo lui sarebbero di origine spaziale. Per la verità, si può anche intuire che tanta sicurezza avesse soprattutto scopo di propaganda politica piuttosto che veri motivi scientifici.

Che cosa differenzia una pietra terrestre da una pietra che cade dallo spazio?

Dal punto di vista degli atomi i meteoriti sono uguali alle pietre terrestri. Qualche volta, in certi meteoriti questi elementi si associano e danno minerali che non esistono sulla terra. Ma la maggior parte dei meteoriti è fatta di minerali che si trovano anche sulla terra, per esempio olivina e metano.
La grande differenza è che contengono metalli i quali, invece, non sono presenti nelle rocce terrestri. È l’uomo ad aver inventato la metallurgia e a poter trasformare il metallo ossidato in metallo puro.

Si può ipotizzare che un semplice escursionista o chi cammina in città abbia qualche probabilità d’imbattersi in un meteorite?

È difficile che succeda anche se i meteoriti cadono ovunque nella stessa quantità, quindi anche nelle nostre città. Si accumulano in prevalenza nei deserti caldi o freddi che sono superfici “vecchie”. Mentre quando cadono, supponiamo, nelle alpi, c’è la pioggia, oppure gli smottamenti di terreno e dopo un po’ tutto si confonde. La probabilità di trovarli nelle nostre campagne, o montagne è piccolissima per non dire nulla.

Pure andando nel deserto, sarà difficile per una persona comune riconoscere un meteorite! Tuttavia potrebbe darci qualche consiglio per affinare l’occhio…

Se il meteorite è appena caduto ha una crosta nerastra che proviene dalla combustione della parte esterna per lo sfregamento nell’atmosfera. Se invece è caduto da parecchio ed è rimasto nel deserto diecimila o ventimila anni, questa crosta si sarà sfaldata e da nera diventerà marroncina o color ruggine; dipende dai deserti. Per esempio vado spesso in Cile nel deserto di Atacama, un deserto molto secco. La crosta dei meteoriti si è un po’ trasformata, non è più color ruggine ma si presenta di color marrone abbastanza scuro. Dipende anche dal punto in cui il meteorite è rimasto.



Meteorite nel deserto di Atacama (Cile)


Si può calcolare quanti meteoriti cadono in un anno?

Più o meno arrivano sulla terra 4.000 meteoriti ogni anno, se parliamo di meteoriti di più di un chilogrammo. In totale sono circa dieci tonnellate su tutta la superficie della terra. È un numero abbastanza esiguo. Invece cadono in maggior numero le microparticelle, i micrometeoriti. Sono in frazioni di circa un millesimo di millimetro e ci danno molte informazioni.

Lei si occupa anche di stelle cadenti.

Sì, dal momento che una stella cadente altro non è che un micrometeorite in entrata nell’atmosfera.

Dobbiamo temere, in futuro, la caduta dei meteoriti visto che in passato non sempre sono arrivati come sospiri d’angelo?

Se il meteorite è molto grande potrebbe creare danni. Si pensa che i dinosauri siano scomparsi a causa della caduta di un enorme meteorite. Insomma tutto può succedere, in teoria, ma la rassicuro dicendole che più sono grandi più sono rari!

Allo stato attuale esistono studi che potrebbero deviare la caduta di un grosso meteorite, o di frantumarlo prima che cada sulla terra? C’è qualche studio in proposito. Ma se ciò dovesse accadere, allo stato attuale, nessuno sarebbe in grado di fare questo.

Possiamo dire che ci sono meteoriti provenienti da Marte e dalla Luna che arrivano sulla nostra Terra. Ma è possibile una transumanza all’incontrario?

È probabile che frammenti appartenenti alla terra vadano a finire sulla luna, per una sorta di sistema di trasporto tra i vari pianeti. Ma va detto che questo trasporto è limitato per quanto riguarda la terra poiché la terra è più grande della luna e di marte, quindi è assai più difficile che se ne stacchino dei frammenti.

Che cosa ci insegnano i meteoriti e i micrometeoriti? Potrebbero indicarci, per esempio, che esistono forme di vita altrove?

Non ci insegnano che c’è vita altrove, anzi, ho anche qualche dubbio che ciò si scopra mai. Il motivo per cui li studiamo tanto, è perché sono, in qualche modo, gli archivi del sistema solare. Queste pietre, dal punto di vista chimico, non sono cambiate per niente, addirittura a partire dalla formazione del sistema solare. È come se fossero rimaste in un congelatore! Mentre se prendo una pietra terrestre, nel tempo avrà subìto così tante trasformazioni che non potrà insegnarmi niente dal punto di vista della formazione del sistema solare, quindi sui primi milioni di anni della formazione di questo sistema. Il mio centro d’interesse è non solo la formazione del sistema solare ma anche ciò che vi era prima di questa formazione.
Ovvero ci si chiede se l’apparire della vita è qualcosa di specifico al nostro sistema solare.




Matthieu Gounelle
astrofisico, cosmochimico, è docente presso il laboratorio di mineralogia e cosmochimica del Museum d’Histoire Naturelle de Paris (Museo di Storia Naturale di Parigi). Svolge un’intensa attività di ricerca in particolare su meteoriti e micrometeoriti, stelle cadenti e acqua extraterrestre. Ha pubblicato, tra gli altri: Les météorites, "Que sais-je" Ed. PUF, Paris 2009. Nel 2006, gli è stato conferito il Nier Price del Meteoritical Society.


viviane.c@alice.it