FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 20
ottobre/dicembre 2010

Nel cosmo

 

ROBERTO BOLAÑO
I cani romantici

di Alessio Brandolini



I cani romantici è un libro di poesia che raduna 45 testi ed è stato pubblicato dalla casa editrice barcellonese Acantilado nel 2006 (con introduzione di Pere Gimferrer), seguendo l’elaborato rinvenuto nel computer di Bolaño dopo la sua morte, testo che contiene varianti e modifiche alla raccolta pubblicata, con lo stesso titolo, nel 2000.
Poesia che mescola ironia, avventura e patetismo, il tutto arditamente in contraddizione. Poesia che sorprende, provoca e commuove negli aspetti autobiografici, nell’ostinata ricerca – simile in questo al lavoro sui romanzi – di un audace, spesso spericolato tragitto dove l’autore si specchia, riflette, ragiona sulla scrittura e, assieme a se stesso, incrocia (e si scontra) con il mondo e il lettore.

Roberto Bolaño è nato nel 1953 a Santiago del Cile ed morto a Barcellona nel 2002. Poco conosciuto come poeta ha avuto un grande successo come narratore. Il suo ultimo romanzo, 2666, è stato pubblicato postumo nel 2004.




LOS PERROS ROMÁNTICOS

En aquel tiempo yo tenía veinte años
y estaba loco.
Había perdido un país
pero había ganado un sueño.
Y si tenía ese sueño
lo demás no importaba.
Ni trabajar ni rezar
ni estudiar en la madrugada
junto a los perros románticos.
Y el sueño vivía en el vacío de mi espíritu.
Una habitación de madera,
en penumbras,
en uno de los pulmones del trópico.
Y a veces me volvía dentro de mí
y visitaba el sueño: estatua eternizada
en pensamientos líquidos,
un gusano blanco retorciéndose
en el amor.
Un amor desbocado.
Un sueño dentro de otro sueño.
Y la pesadilla me decía: crecerás.
Dejarás atrás las imágenes del dolor y del laberinto
y olvidarás.
Pero en aquel tiempo crecer hubiera sido un crimen.
Estoy aquí, dije, con los perros románticos
y aquí me voy a quedar.


I CANI ROMANTICI

A quel tempo avevo vent’anni
ed ero pazzo.
Avevo perduto un paese
ma avevo guadagnato un sogno.
E se avevo un sogno
il resto non contava.
Né lavorare né pregare
né studiare di notte
assieme ai cani romantici.
Ed il sogno viveva nel vuoto del mio spirito.
Una casa di legno,
in penombra,
in uno dei polmoni del tropico.
E talvolta tornavo dentro di me
e visitavo il sogno: statua immortalata
in pensieri liquidi,
un verme bianco contorcendosi
nell’amore.
Un amore sboccato.
Un sogno dentro un altro sogno.
E l’incubo mi diceva: crescerai.
Ti lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto
e dimenticherai.
Ma a quel tempo crescere sarebbe stato un crimine.
Sono qui, dissi, coi cani romantici
e qui voglio restare.


ERNESTO CARDENAL Y YO

Iba caminando, sudado y con el pelo pegado
en la cara
cuando vi a Ernesto Cardenal que venía
en dirección contraria
y a modo de saludo le dije:
Padre, en el Reino de lo Cielos
que es el comunismo,
¿tienen un sitio los homosexuales?
Sí, dijo él.
¿Y los masturbadores impenitentes?
¿Los esclavos del sexo?
¿Los bromistas del sexo?
¿Los sadomasoquistas, las putas, los fanáticos
de los enemas,
los que ya no pueden más, los que de verdad
ya no puede más?
Y Cardenal dijo sí.
Y yo levanté la vista
y las nubes parecían
sonrisas de gatos levemente rosadas
y los árboles que pespunteaban la colina
(la colina que hemos de subir)
agitaban las ramas.
Los árboles salvajes, como diciendo
algún día, más temprano que tarde, has de venir
a mis brazos gomosos, a mis brazos sarmentosos,
a mis brazos fríos. Una frialdad vegetal
que te erizará lo pelos.


ERNESTO CARDENAL ED IO

Camminavo, sudato e coi capelli incollati
al volto
quando vidi Ernesto Cardenal che veniva
in direzione opposta
e a modo di saluto gli dissi:
Padre, nel Regno dei cieli
che è il comunismo,
c’è posto per gli omosessuali?
Sì, egli disse.
E per i masturbatori impenitenti?
Gli schiavi del sesso?
I burloni del sesso?
I sadomasochisti, le puttane, i fanatici
dei clisteri,
quelli che ormai non possono più, quelli che davvero
ormai non ce la fanno più?
E Cardinal disse sì.
Ed io sollevai lo sguardo
e le nuvole sembravano
sorrisi di gatti lievemente rosati
e gli alberi che punteggiavano la collina,
(la collina che dobbiamo salire)
agitavano i rami.
Gli alberi selvaggi, come dicendo
un giorno, più presto che tardi, devi giungere
alle mie braccia gommose, alle mie braccia sarmentose,
alle mie braccia fredde. Una freddezza vegetale
che ti farà rizzare i peli.


LOS ARTILLEROS

En este poema los artilleros están juntos.
Blancos sus rostros, las manos
entrelazando sus cuerpos o en los bolsillos.
Algunos tienen los ojos cerrados o miran el suelo.
Los otros te consideran.
Ojos que el tiempo ha vaciado. Vuelven
hacia ellos después de este intervalo.
El reencuentro sólo les devuelve
la certidumbre de su unión.


GLI ARTIGLIERI

In questo poema gli artiglieri stanno insieme.
Pallidi i loro visi, le mani
in tasca o intrecciate ai corpi.
Alcuni hanno gli occhi chiusi o guardano a terra.
Gli altri ti esaminano.
Occhi che il tempo ha svuotato. Tornano
verso di loro dopo questo intervallo.
Solo il nuovo incontro gli restituisce
la certezza della loro unione.


LOS DETECTIVES PERDIDOS

Los detectives perdidos en la ciudad oscura.
Oí sus gemidos.
Oí sus pasos en el Teatro de la Juventud.
Una voz que avanza como una flecha.
Sombra de cafés y parques
frecuentados en la adolescencia.
Los detectives que observan
sus manos abiertas,
el destino manchado con la propia sangre.
Y tú no puedes ni siquiera recordar
en dónde estuvo la herida,
los rostros que una vez amaste,
la mujer que te salvó la vida.


I DETECTIVE SMARRITI

I detective smarriti nella città oscura.
Udii i loro gemiti.
Udii i loro passi nel Teatro della gioventù.
Una voce che avanza come una freccia.
Ombra di caffè e parchi
frequentati nell’adolescenza.
I detective che osservano
le loro mani aperte,
il destino macchiato dal proprio sangue.
E tu non puoi nemmeno ricordare
dove si trovava la ferita,
i volti che una volta amasti,
la donna che ti salvò la vita.


DINO CAMPANA REVISA SU BIOGRAFÍA
EN EL PSIQUIÁTRICO DE CASTEL PULCI

Servía para la química, para la química pura.
Pero preferí ser un vagabundo.
Vi el amor de mi madre en las tempestades del planeta.
Vi ojos sin cuerpo, ojos ingrávidos orbitando alrededor de mi lecho.
Decían que no estaba bien de la cabeza.
Tomé trenes y barcos, recorrí la tierra de los justos
en la hora más temprana y con la gente más humilde:
gitanos y feriantes.
Me despertaba temprano o no dormía. En la hora
en que la niebla aún no ha despejado
y los fantasmas guardianes del sueño avisan inútilmente.
Oí los avisos y las alertas pero no supe descifrarlos.
No iban dirigidos a mí sino a los que dormían,
pero no supe descifrarlos.
Palabras ininteligibles, gruñidos, gritos de dolor, lenguas
extranjeras oí adonde quiera que fuese.
Ejercí los oficios más bajos.
Recorrí la Argentina y toda Europa en la hora en que todos
duermen y los fantasmas guardianes del sueño aparecen.
Pero guardaban el sueño de los otros y no supe
descifrar sus mensajes urgentes.
Fragmentos tal vez sí, y por eso visité los manicomios
y las cárceles. Fragmentos,
sílabas quemantes.
No creí en la posteridad, aunque a veces
creí en la Quimera.
Servía para la química, para la química pura.


DINO CAMPANA CONTROLLA L’AUTOBIOGRAFIA
NEL MANICOMIO DI CASTEL PULCI

Ero buono per la chimica, per la chimica pura.
Ma preferii fare il vagabondo.
Vidi l’amore di mia madre nelle bufere del pianeta.
Vidi occhi senza corpo, occhi sospesi orbitando sul mio letto.
Dicevano che non stavo bene di testa.
Presi treni e barche, percorsi la terra dei giusti
di buon mattino e con la gente più umile:
gitani e mercanti.
Mi svegliavo presto o non dormivo. Nell’ora
in cui la nebbia non era ancora svanita
e i fantasmi a guardia del sonno comunicano inutilmente.
Sentivo gli avvisi e gli allarmi ma non ho saputo decifrarli.
Non erano diretti a me bensì a quelli che dormivano,
però non ho saputo decifrarli.
Parole inintelligibili, grugniti, gridi di dolore, lingue
straniere sentivo ovunque andassi.
Esercitai i mestieri più umili.
Percorsi l’Argentina e tutta l’Europa nell’ora in cui tutti
dormono e appaiono i fantasmi a guardia del sonno.
Ma proteggevano il sonno degli altri e non ho saputo
decifrare i loro urgenti messaggi.
Frammenti, forse sì, e per questo visitai i manicomi
e le prigioni. Frammenti,
sillabe brucianti.
Non credevo alla posterità, benché talvolta
credevo alla Chimera.
Ero buono per la chimica, per la chimica pura.


GODZILLA EN MÉXICO

Atiende esto, hijo mío: las bombas caían
sobre la Ciudad de México
pero nadie se daba cuenta.
El aire llevó el veneno a través
de las calles y las ventanas abiertas.
Tú acababas de comer y veías en la tele
los dibujos animados.
Yo leía en la habitación de al lado
cuando supe que íbamos a morir.
Pese al mareo y las náuseas me arrastré
hasta el comedor y te encontré en el suelo.
Nos abrazamos. Me preguntaste qué pasaba
y yo no dije que estábamos en el programa de la muerte
sino que íbamos a iniciar un viaje,
uno más, juntos, y que no tuvieras miedo.
Al marcharse, la muerte ni siquiera
nos cerró los ojos.
¿Qué somos?, me preguntaste una semana o un año después,
¿hormigas, abejas, cifras equivocadas
en la gran sopa podrida del azar?
Somos seres humanos, hijo mío, casi pájaros,
héroes públicos y secretos.


GODZILLA IN MESSICO

Ascolta questo, figlio mio: le bombe cadevano
su Città del Messico
ma nessuno se ne rendeva conto.
L’aria portò il veleno attraverso
le strade e le finestre aperte.
Tu avevi appena mangiato e vedevi alla tele
i cartoni animati.
Stavo leggendo nella stanza accanto
quando seppi che andavamo a morire.
Nonostante il malessere e la nausea strisciai
fino alla sala da pranzo e ti trovai sul pavimento.
Ci abbracciamo. Mi domandasti cosa accadeva
e non dissi che stavamo nel programma funebre
ma che stavamo iniziando un viaggio,
uno nuovo, insieme, e di non avere paura.
Andando via, nemmeno la morte
ci chiuse gli occhi.
Che cosa siamo?, mi domandasti una settimana o un anno dopo,
formiche, api, cifre sbagliate
nella gran zuppa putrefatta del caso?
Siamo esseri umani, figlio mio, quasi uccelli,
eroi pubblici e segreti.


LA SUERTE

Él venía de una semana de trabajo en el campo
en casa de un hijo de puta y era diciembre o enero,
no lo recuerdo, pero hacía frío y al llegar a Barcelona la nieve
comenzó a caer y él tomó el metro y llegó hasta la esquina
de la casa de su amiga y la llamó por teléfono para que
bajara y viera la nieve. Uno noche hermosa, sin duda,
y su amiga lo invitó a tomar café y luego hicieron el amor
y conversaron y mucho después él se quedó dormido y soñó
que llegaba a una casa en el campo y caía la nieve
detrás de la casa, detrás de la montañas, caía la nieve
y él se encontraba atrapado en el valle y llamaba por teléfono
a su amiga y la voz fría (¡fría pero amable!) le decía
que de ese hoyo inmaculado no salía ni el más valiente
a menos que tuviera mucha suerte.


LA FORTUNA

Lui veniva da una settimana di lavoro in campagna
in casa d’un figlio di puttana era dicembre o gennaio,
non lo ricordo, ma faceva freddo e arrivando a Barcellona iniziò
a cadere la neve e lui prese il metro e arrivò fino all’angolo
di casa della sua amica e la chiamò al telefono per dirle di
scendere a vedere la neve. Una bella notte, senza dubbio,
e la sua amica lo invitò a prendere un caffè e dopo fecero l’amore
e conversarono e molto più tardi lui cadde addormentato e sognò
che arrivava a una casa di campagna e scendeva la neve
dietro la casa, dietro le montagne, cadeva la neve
e lui si trovava intrappolato nella valle e telefonava
alla sua amica e una voce fredda (fredda ma gentile!) gli diceva
che da quel buco immacolato non sarebbe uscito neanche il più valoroso
a meno che avesse avuto parecchia fortuna.


LLUVIA

Llueve y tú dices es como si las nubes
lloraran
. Luego te cubres la boca y apresuras
el paso. ¿Como si esas nubes escuálidas lloraran?
Imposible. Pero entonces, ¿de dónde esa rabia,
esa desesperación que no ha de llevar a todos al diablo?
La Naturaleza oculta algunos de sus procedimientos
en el Misterio, su hermanastro. Así esta tarde
que consideras similar a una tarde del fin del mundo
más pronto de lo que crees te parecerá tan sólo
una tarde melancólica, una tarde de soledad perdida
en la memoria: el espejo de la Naturaleza. O bien
la olvidarás. Ni la lluvia, ni el llanto, ni tus pasos
que resuenan en el camino del acantilado importan.
Ahora puedes llorar y dejar que tu imagen se diluya
en los parabrisas de los coches estacionados a lo largo
del Paseo Marítmo. Pero no puedes perderte.


PIOGGIA

Piove e tu dici è come se le nuvole
piangessero
. Poi ti copri la bocca ed affretti
il passo. Come se quelle squallide nuvole piangessero?
Impossibile. Ma allora: da dove questa rabbia,
questa disperazione che ci condurrà tutti al diavolo?
La Natura nasconde alcuni dei suoi processi
nel Mistero, il suo fratellastro. Così questa sera
che consideri simile a una sera da fine del mondo
più presto di quel che credi ti sembrerà soltanto
una sera triste, una sera di solitudine smarrita
nella memoria: lo specchio della Natura. Oppure
la dimenticherai. Né la pioggia, né il pianto, né importano
i tuoi passi che risuonano durante il percorso sulla scogliera.
Ora puoi piangere e lasciare che la tua immagine si disperda
nei parabrezza delle auto ferme lungo
il Paseo Marítmo. Ma non puoi perderti.


LA GRIECA

Vimos a una mujer morena construir el acantilado.
No más de un segundo, como alanceada por el sol. Como
los párpados heridos del dios, el niño premeditado
de nuestra playa infinita. La griega, la griega,
repetían las putas del Mediterráneo, la brisa
Magistral: la que se autodirige, como una falange
de estatuas de mármol, veteadas de sangre y voluntad,
como un plan diabólico y risueño sostenido por el cielo
y por tus ojos. Renegada de las ciudades y de la República.
Cuando crea que todo está perdido a tus ojos me fiaré.
Cuando la derrota compasiva nos convenza de lo inútil
que es seguir luchando, a tus ojos me fiaré.


LA GRECA

Vedemmo una donna bruna costruire la scogliera.
Non più di un secondo, come infilzata dal sole. Come
le palpebre ferite d’un dio, il bambino premeditato
della nostra spiaggia infinita. La greca, la greca,
ripetevano le puttane del Mediterraneo, la brezza
Magistrale: quella che si autodirige, come una falange
di statue di marmo, venate di sangue e volontà,
come un piano diabolico e sorridente sostenuto dal cielo
e dai tuoi occhi. Rinnegata dalle città e dalla Repubblica.
Quando penserò che tutto è perduto ai tuoi occhi mi affiderò.
Quando la pietosa sconfitta ci persuaderà dell’inutilità
di continuare a lottare, ai tuoi occhi io mi affiderò.


SUCIO, MAL VESTITO

En el camino de los perros mi alma encontró
a mi corazón. Destrozado, pero vivo,
sucio, mal vestido y lleno de amor.
En el camino de los perros, allí donde no quiere ir nadie.
Un camino que sólo recorren los poetas
cuando yo no les queda nada por hacer.
¡Pero ya tenía tantas cosas que hacer todavía!
Y sin embargo allí estaba: haciéndome matar
por las hormigas rojas y también
por la hormigas negras, recorriendo las aldeas
vacías: el espanto que se elevaba
hasta tocar las estrellas.
Un chileno educado en México lo puede soportar todo,
pensaba, pero no era verdad.
Por las noches mi corazón lloraba. El río del ser, decían
unos labios afiebrados que luego descubrí eran los míos,
el río del ser, el río del ser, el éxtasis
que se pliega en la ribera de estas aldeas abandonadas.
Sumulistas y teólogos, adivinadores
y salteadores de caminos emergieron
como realidades acuáticas en medio de una realidad metálica.
Sólo la fiebre y la poesía provocan visiones.
Sólo el amor y la memoria.
No estos caminos ni estas llanuras.
No estos laberintos.
Hasta que por fin mi alma encontró a mi corazón.
Estaba enfermo, es cierto, pero estaba vivo.
Soñé con detectives helados en el gran
refrigerador de Los Angeles
en el gran refrigerador de México D.F.


SPORCO, MALVESTITO

Durante il percorso dei cani la mia anima incontrò
il mio cuore. Sconquassato, ma vivo,
sporco, malvestito e pieno d’amore.
Durante il percorso dei cani, lì dove non vuole andare nessuno.
Una strada che percorrono soltanto i poeti
quando a loro non resta ormai nulla da fare.
Però io avevo ancora tante cose da fare!
Eppure lì restavo: facendomi ammazzare
dalle formiche rosse ed anche
dalle formiche nere, percorrendo i villaggi
vuoti: lo spavento che s’innalzava
fino a toccare le stelle.
Un cileno educato in Messico può sopportare di tutto,
pensavo, ma non era affatto così.
Di notte il mio cuore piangeva. Il fiume dell’essere, dicevano
labbra febbricitanti che poi scoprii essere le mie,
il fiume dell’essere, il fiume dell’essere, l’estasi
che si piega sulla riva di questi villaggi abbandonati.
Esperti di logica e teologi, indovini
e rapinatori di percorsi emersero
come realtà acquatiche in mezzo a una realtà metallica.
Solo la febbre e la poesia danno visioni.
Solo l’amore e la memoria.
Non questi percorsi né queste pianure.
Non questi labirinti.
Fin che, finalmente, la mia anima incontrò il mio cuore.
Era malato, certo, però vivo.
Sognai detective congelati nel gran
frigorifero di Los Angeles
nel gran frigorifero di México D.F.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini


alexbrando@libero.it