FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 19
luglio/settembre 2010

Eros

 

KENNETH REXROTH
Le poesie d'amore di Marichiko

di Francesco Dalessandro



I

I sit at my desk.
What can I write to you?
Sick with love,
I long to see you in the flesh.
I can write only,
“I love you. I love you. I love you.”
Love cuts through my heart
And tears my vitals.
Spasms of longing suffocate me
And will not stop.


Sto seduta al mio tavolo.
Che cosa posso scriverti?
Malata d’amore,
anelo a vederti in carne e ossa.
Posso scrivere solo:
“Io ti amo, ti amo, ti amo”.
L’amore mi spacca il cuore
e mi strazia le viscere.
Spasimi di desiderio mi soffocano
e non vogliono smettere.


II

If I thought I could get away
And come to you,
Ten thousand miles would be like one mile.
But we are both in the same city
And I dare not see you,
And a mile is longer than a million miles.


Se pensassi di poter andare via
per venire da te,
diecimila miglia sarebbero un miglio.
Ma stiamo nella stessa città
e non oso vederti,
e un miglio è più lungo di un milione di miglia.


IV

You ask me what I thought about
Before we were lovers.
The answer is easy.
Before I met you
I didn’t have anything to think about.


Mi chiedi a cosa pensassi
prima di amarci.
Semplice, la risposta.
Io, prima d’incontrarti,
non avevo niente a cui pensare.


VI

Just us.
In our little house
Far from everybody,
Far from the world,
Only the sound of water over stone.
And then I say to you,
“Listen. Hear the wind in the trees.”


Noi soli.
Nella nostra casetta
lontano da tutti,
lontani dal mondo,
solo suono d’acqua sui sassi.
E io che ti dico:
“Ascolta. Senti il vento tra i rami.”


VII

Making love with you
Is like drinking sea water.
The more I drink
The thirstier I become,
Until nothing can slake my thirst
But to drink the entire sea.


Far l’amore con te
è come bere acqua marina.
Più ne bevo
e più sono assetata,
finché niente può appagare la sete
se non bere il mare intero.


IX

You wake me,
Part my thighs, and kiss me.
I give you the dew
Of the first morning of the world.


Mi svegli
aprendomi le cosce, mi baci.
Ti dono la rugiada
del primo mattino del mondo.


XV

Because I dream
Of you every night,
My lonely days
Are only dreams.


Poiché sogno
di te ogni notte,
i miei giorni solitari
sono solo sogni.


XVI

Scorched with love, the cicada
Cries out. Silent as the firefly,
My flesh is consumed with love.


Brucia d’amore, la cicala, e si strugge
di pianto. Lucciola silenziosa,
la mia carne si consuma nell’amore.


XVIII

Fires
Burn in my heart.
No smoke rises.
No one knows.


Ardono fuochi
nel mio cuore.
Non s’alza fumo.
Non lo sa nessuno.


XIX

I pass the day tense, day-
Dreaming of you. I relax with joy
When in the twilight I hear
The evening bells ring from temple to temple.


Sto in ansia tutto il giorno, sognandoti
a occhi aperti. M’abbandono alla gioia
solo quando al crepuscolo sento le campane
della sera suonare da un tempio all’altro.


XX

Who is there? Me.
Me who? I am me. You are you.
You take my pronoun,
And we are us.


Chi c’è qui? Io.
Io chi? Io me. Tu sei te.
Prendi il mio pronome,
e diventiamo noi.


XXIV

I scream as you bite
My nipples, and orgasm
Drains my body, as if I
Had been cut in two.


Grido mentre mi mordi
i capezzoli e l’orgasmo
esaurisce il mio corpo, come se
mi tagliassero in due.


XXV

Your tongue thrums and moves
Into me, and I become
Hollow and blaze with
Whirling light, like the inside
Of a vaste expanding pearl.


La tua lingua vibra e si muove
dentro di me che mi svuoto
e avvampo in un turbine
di luce, come l’interno di una
grande perla che s’espande.


XXVI

It is the time when
The wild geese return. Between
The setting sun and
The rising moon, a line of
Brant write the character “heart”.


È il tempo in cui tornano
le oche selvatiche. Tra
il sole calante e la luna
che sorge, tracciano in volo
il carattere “cuore”.


XXVII

As I came from the
Hot bath, you took me before
The horizontal mirror
Beside the low bed, while my
Breasts quivered in your hands, my
Buttock shivered against you.


Appena uscita da
un bagno caldo, m’hai presa davanti
allo specchio orizzontale
accanto al letto basso, mentre i miei
seni tremavano nelle tue mani,
le mie natiche fremevano contro di te.


XXXI

Some day in six inches of
Ashes will be all
That’s left of our passionate minds,
Of all the world created
By our love, its origin
And passing away.


Un giorno di questi in una manciata
di cenere ci sarà tutto quello
che resta delle nostre menti appassionate,
l’intero mondo creato
dal nostro amore, la sua origine
e la sua sparizione.


XXXII

I hold your head tight between
My thighs, and press against your
Mouth, and float away
Forever, in an orchid
Boat on the River of Heaven.


Ti stringo la testa fra le
cosce e premo contro la
tua bocca e ondeggio
all’infinito in una barca
d’orchidee sul Fiume Celeste.


XXXIII

I cannot forget
The perfumed dusk inside the
Tent of my black hair,
As we awoke to make love
After a long night of love.


Non posso dimenticare
il buio profumato all’interno del-
la cortina nera dei miei capelli,
quando ci svegliamo per fare l’amore
dopo una lunga notte d’amore.


XXXIV

Every morning, I
Wake alone, dreaming my
Arm is your sweet flesh
Pressing my lips.


Ogni mattina svegliandomi
sola, sogno che il mio braccio
sia la tua dolce carne
che mi preme le labbra.


XXXVII

Is it just the wind
In the bamboo grass,
Or are you coming?
At the least sound
My heart skips a beat.
I try to suppress my torment
And get a little sleep,
But I only become more restless.


È solo il vento
fra i bambù,
o tu che vieni?
Al minimo rumore,
il soprassalto del cuore.
Provo a calmare il tormento
e cerco un po’ di sonno,
ma riesco solo ad agitarmi di più.


XXXVIII

I waited all night.
By midnight I was on fire.
In the dawn, hoping
To find a dream of you,
I laid my weary head
On my folded arms,
But the songs of the waking
Birds tormented me.


Ho atteso tutta la notte.
A mezzanotte già bruciavo.
All’alba, sperando
di sognarti ho posato
la testa stanca
sulle braccia conserte,
ma i canti degli uccelli appena
svegli mi tormentavano.


XL

As the wheel follows the hoof
Of the ox that pulls the cart,
My sorrow follows your footsteps,
As you leave me in the dawn.


Come la ruota segue lo zoccolo
del bue che tira il carro,
la mia pena segue i tuoi passi
quando all’alba mi lasci.


XLIII

Two flowers in a letter.
The moon sinks into the far off hills.
Dew drenches the bomboo grass.
I wait.
Crickets sing all night in the pine tree.
At midnight the temple bells ring.
Wild geese cry overhead.
Nothing else.


Due fiori in una lettera.
La luna scende fra lontane colline.
La rugiada bagna i bambù.
Io aspetto.
I grilli sul pino cantano tutta la notte.
A mezzanotte suonano le campane del tempio.
Le oche selvatiche gridano dall’alto.
Nient’altro.


XLIV

The disorder of my hair
Is due to my lonely sleepless pillow.
My hollow eyes and gaunt cheeks
Are your fault.


I capelli in disordine
li devo all’insonne talamo solitario.
Occhi sbattuti e guance smunte
sono colpa tua.


XLVIII

Now the fireflies of our youth
Are all gone,
Thanks to the efficient insecticides
Of our middle age.


Le lucciole della nostra gioventù
se ne sono andate via,
grazie all’efficace insetticida
della nostra mezza età.


L

In the park a crow awakes
And cries out under the full moon,
And I awake and sob
For the years that are gone.


Nel parco, un corvo si sveglia
e grida sotto la luna piena,
io mi sveglio e sospiro
per gli anni ormai passati.


LI

Did you take me because you loved me?
Did you take me without love?
Or did you just take me
To experiment on my heart?


Mi prendesti perché mi amavi?
Mi prendesti senza amore?
O mi prendesti solo
per provare il mio cuore?


LII

Once I shone afar like a
Snow-covered mountain.
Now I am lost like
An arrow shot in the dark.
He is gone and I must learn
To live alone and
Sleep alone like a hermit
Buried deep in the jungle.
I shall learn to go
Alone, like the unicorn.


Una volta brillavo come
una montagna innevata.
Ora sono persa come
una freccia scagliata nel buio.
Lui se n’è andato e io devo imparare
a vivere sola, a dormire
da sola come un eremita
sepolto nella giungla profonda.
Devo imparare a stare
sola, come l’unicorno.


LIII

Without me you can only
Live at random like
A falling pachinko ball.
I am your wisdom.


Senza di me puoi solo
vivere alla cieca come
una pallina da ping pong che cade.
Sono io la tua saggezza.


LV

The night is too long to the sleepless.
The road is too long to the footsore.
Life is too long to a woman
Made foolish by passion.
Why did I find a crooked guide
On the twisted paths of love?


La notte è troppo lunga per gli insonni.
La strada è troppo lunga per chi è stanco.
La vita è troppo lunga per una donna
resa insana dalla passione.
Perché mi capitò una guida disonesta
sui tortuosi sentieri dell’amore?


LVI

This flesh you have loved
Is fragile, unstable by nature
As a boat adrift.
The fires of the cormorant fishers
Flare in the night.
My heart flares with this agony.
Do you understand?
My life is going out.
Do you understand?
My life.
Vanishing like the stakes
That hold the nets against the current
In Uji River, the current and the mist
Are taking me.


La carne che hai amato
è fragile e per natura instabile
come una barca alla deriva.
I fuochi dei pescatori di cormorani
infiammano la notte.
Il mio cuore avvampa in quest’agonia.
Capisci?
La mia vita se ne sta andando.
Lo capisci?
La mia vita.
Svanisco come i pali
che nel fiume Uji trattengono le reti.
La corrente e la nebbia
mi trascinano via.


LVIII

Half in a dream
I become aware
That the voices of the crickets
Grow faint with the growing Autumn.
I mourn for this lonely
Year that is passing
And my own being
Grows fainter and fades away.


A metà di un sogno
mi faccio attenta
alle voci dei grilli
indebolite dall’inoltrarsi dell’autunno.
Piango per quest’anno
solitario che passa,
e il mio essere stesso
si fa più debole e scompare.


LX

Chilled through, I wake up
With the first light. Outside my window
A red maple leaf floats silently down.
What am I to believe?
Indifference?
Malice?
I hate the sight of coming day
Since that morning when
Your insensitive gaze turned me to ice
Like the pale moon in the dawn.


Mi sveglio intirizzita
con la prima luce. Fuori della finestra
una rossa foglia d’acero scivola giù in silenzio.
A cosa credere?
Indifferenza?
Rancore?
Odio la vista del giorno che inizia
da quel mattino, quando
mi gelò il tuo sguardo insensibile
come la luna pallida all’alba.


Traduzione di Francesco Dalessandro






MARICHIKO E KENNETH REXROTH


A Kenneth Rexroth non giova, forse, l’aver anticipato, in certo senso, e poi, per un po’, fiancheggiato (più come critico che come poeta) i più giovani e famosi poeti della “beat generation”: la sua importanza gli fu riconosciuta solo in tarda età. In Italia è quasi sconosciuto. Fu sostanzialmente un autodidatta: imparò da solo diverse lingue, antiche e moderne, studiò musica e filosofia. Come tanti suoi colleghi scrittori, fece un gran numero di mestieri; da giovane rischiò anche la galera perché comproprietario di un bordello; durante la guerra fu obiettore di coscienza; membro di vari movimenti sindacali e del John Reed Club, fu conosciuto per il suo impegno sociale; fu anche giornalista e pittore.

L’opera poetica di Rexroth somma in sé aspirazioni diverse. In particolare, quella ad una poesia scevra di retorica, che sia invece intrisa d’esperienza, naturale e fatta con naturalezza, con immagini precise e cristalline; si accompagna (e se ne fa forte) a una cultura di chiara derivazione classica, europea, in linea con una tradizione occidentale che va dai greco-latini al nostro Leopardi; ma si spinge anche in direzioni assolutamente non convenzionali (zen e misticismo orientale, per esempio) che l’arricchiscono di linfa nuova e gli fanno evitare il peccato del culturalismo, di una poesia colta, cioè, ma (come diceva Pound) di seconda intensità. Egli è profondamente convinto della necessità dell’esperienza diretta, e della sua messa in opera senza eccessive mediazioni. Esperienze, riflessioni (ironiche o intenerite) sulla propria biografia, limpide descrizioni di paesaggi, erotismo incandescente e chiarezza d’emozione: ecco i temi più frequenti della sua poesia; nella quale non manca però una componente meditativa, ovvero speculativa. Il suo frequente argomentare filosofico si mantiene tuttavia su un piano di concretezza: la speculazione si nutre di “cose”, di “fatti”, insomma solo di ciò che consente riscontri diretti, tangibili. In questo è la sua forza, e il riconoscibile carattere di una moderna classicità. Rexroth è un classico convinto che la poesia deve fare oltre che dire, perché le parole, questa poesia, / tutto quanto è ignoranza e confusione, se il cuore non le irrora con sangue di verità; se, sottostante, al fondo non c’è la solidità dell’agire e del comprendere.

Oltre che un grande poeta, per molti Rexroth è stato anche il più grande traduttore inglese del Novecento dal cinese classico e della poesia giapponese. Visitò per la prima volta il Giappone nel 1967 e da quell’esperienza nacque The Heart’s Garden, the Garden’s Heart, una delle sue raccolte poetiche più compatte. Da allora rinnovò la visita diverse altre volte. Frutto di tanto appassionato interesse per quella cultura, oltre alla traduzione delle più importanti poetesse giapponesi d’ogni epoca, fu l’invenzione della figura di una giovane poetessa contemporanea, Marichiko.

Le poesie d’amore di Marichiko sono una sequenza cronologica di sessanta brevi testi d’amore pubblicata da Rexroth nel 1978 in Morning star, sua ultima raccolta poetica, e da lui attribuita a Marichiko, giovane donna giapponese contemporanea, sostenendo di averla solo tradotta in inglese, ma essendone – come sappiamo – l’autore effettivo. La sequenza racconta la storia di un rapporto d’amore pervaso di desiderio e di passione erotica, poi d’abbandono e d’insopportabile desolazione emotiva. Fin dalle prime metafore, immagini d’insaziabile desiderio (Far l’amore con te / è come bere acqua marina. VII) introducono e preparano gli episodi d’intenso erotismo che subito le seguono e che si susseguono per i primi due terzi dei testi. Poi la scena cambia, e l’intensità erotica diventa, nella seconda parte, specchio drammatico di disperazione e d’angoscia. Il rapporto entra in crisi (Ho atteso tutta la notte. / A mezzanotte già bruciavo. XXXVIII) e finisce. I versi ne forniscono ragioni vaghe (Il nostro amore è stato oscurato / da forze estranee, dice Marichiko), come se per spiegare la fine non fosse necessario essere chiari; come se essa fosse inevitabile: in fondo, inizio e fine di un amore non si succedono in modo quasi naturale, come le stagioni? Le ultime poesie sono colme di sofferenza e dolore, come le precedenti lo erano di gioia e piacere. Eppure non esprimono violenza; piuttosto amarezza, estraneità, come sempre nella vita quando muore qualcosa. Inutile cercare spiegazioni, come prima erano inutili i giudizi morali.

Tutto renderebbe plausibile credere che le poesie d’amore di Marichiko siano state scritte da una poetessa giapponese del canone classico: ambiente e situazioni, struttura e metafore; tutto, se non sapessimo che Marichiko è una giovane poetessa contemporanea, e se non fosse per i due soli elementi che attestano la sua modernità: l’insetticida e la pallina da ping pong; tutto, se, infine, non sapessimo che Marichiko non esiste e che il vero autore delle sue poesie è Kenneth Rexroth.




Kenneth Rexroth
(South Bend, Indiana, 1905 – Santa Barbara, California, 1982) è stato uno dei più importanti poeti americani del Novecento, autore di più di cinquanta libri fra poesia, saggi, e traduzioni da numerose lingue: latino, greco, francese, spagnolo, cinese e giapponese. I più importanti avvenimenti della sua vita sono narrati nella celebrata e controversa An Autobiographical Novel, edita nel 1964 e, in versione aumentata, nel 1991. Dal 1927 visse a San Francisco, dove, negli anni cinquanta, fu uno dei più attivi animatori della “San Francisco Renaissance”. Gli ultimi anni li trascorse a Santa Barbara.
L’edizione completa delle sue poesie (The complete poems of Kenneth Rexroth, edited by Sam Hamill & Bradford Morrow, Copper Canyon Press) è del 2003.
In Italia, di lui s’è scritto poco e tradotto anche meno. Nel 1982, anno della morte, le edizioni Paideia pubblicarono un saggio di Daniela M. Ciani Forza: Poesie di Kenneth Rexroth (1920-1956); nel 1999, da Marcos y Marcos è uscito uno smilzo volume antologico curato da Flavio Santi con il titolo Su quale pianeta. In passato, Rexroth era stato solo incluso in diverse antologie di poesia americana.
A cura di chi scrive, uscì, sul n. 11, Luglio/Ottobre 1994, de “L’ozio – Almanacco di letteratura e arti” la lunga poesia Il tempo è la pietà dell’eterno; altre poesie sono uscite, più di recente, su Pagine, anno XVII, n. 50, gennaio – marzo 2007.


francescodalessandro@fastwebnet.it