“Flai, vola da tuo padre, ti sta cercando per un lavoretto…”
“Lo farei volentieri, mamma, ma ho finito proprio adesso di pulirmi…”
“Flai, la spazzatura…”
“Oh, come mi dispiace! Mi sono appena asciugato dopo una bella doccia…”
“Flai, i tuoi fratelli ti aspettano per quella faccenda in cortile!”
“Me n’ero proprio dimenticato…a parte il fatto che mi sono appena sistemato ben benino…”
Ogni giorno la stessa storia. Flai metteva tutto l’impegno possibile nell’evitare ogni azione che potesse non dico insudiciarlo – che cosa orribile! - ma appena impolverarlo o farlo sentire poco pulito.
Se suo padre aveva pazientato tanto, era stato solo per un riguardo verso la moglie, che nutriva una vera predilezione per il loro ultimo nato, il più mingherlino e il più strambo della numerosa figliolanza. Aveva pazientato, dicevo, ma gli era sempre più difficile tenere a bada i fratelli e le sorelle di Flai, irritati per doversi occupare anche delle incombenze che sarebbero toccate a lui. Il guaio era che non si trovava una soluzione.
Un pomeriggio, quando oramai era quasi ridotto alla disperazione, al padre di Flai cadde sotto gli occhi un lembo di giornale con una notizia interessante: il professor Pinpric, illustre psicanalista, avrebbe tenuto un ciclo di conferenze in città. Senza indugio ne parlò con la moglie e con il figlio, convincendoli ben presto della necessità di quel tentativo, e in men che non si dica, ottenne un incontro con il luminare, incuriosito dalla stranezza del caso. Il giorno stabilito si presentarono tutti e tre all’appuntamento. Flai era piuttosto nervoso e preoccupato, ma ben presto si sentì a proprio agio in quel grande studio luminoso, pulito e ordinato.
“Il tuo caso mi ha colpito, Flai! - dichiarò il professore con entusiasmo - Erano anni che non me ne capitava uno tanto interessante…rilassati e rispondi senza timore alle mie domande. Qui non si tratta di dare risposte intelligenti per fare bella figura, devi solo essere te stesso. È chiaro?”
Flai annuì e fece un profondo respiro. La voce bassa e uniforme del professore gli dava un piacevole senso di sonnolenza.
“Bene, cominciamo…qual è la cosa che più ti piace fare?”
“Lavarmi…”
“E a parte il lavarti?”
“Spazzolarmi ben bene…”
“E a parte lavarti e spazzolarti ben bene?”
“Evitare di sporcarmi…”
“Capisco… - il professor Pinpric scribacchiò qualcosa su un taccuino - e qual è la cosa che più detesti?”
“Sporcarmi…soprattutto se mi sono appena pulito.”
“E la cosa che più ti fa schifo?”
“La spazzatura e ogni genere di sudiciume…”
“…e quella che ti fa più paura?”
“Prendermi una malattia a causa della sporcizia…”
“Eclatante! - bofonchiò il professore, senza smettere di prendere appunti - qual è il peggior incubo che hai avuto?”
“Ero intrappolato nella discarica e non potevo mai lavarmi…”
“E il sogno più bello, invece?”
“Diventare un divo della tivù, facendo pubblicità ad una profumatissima e morbidissima saponetta…”.
Il professore chiuse il taccuino e si strinse nelle spalle.
Flai avrebbe voluto domandargli spiegazioni, ma non ne ebbe il coraggio, così uscì e rimase ad origliare mentre il professore parlava con i suoi genitori.
“Egregi signori, senza dubbio il caso di Flai è più raro di una mosca bianca; l’ho esaminato attentamente, ma per ora mi ritrovo con un pugno di mosche. Vi chiedo ancora un po’ di tempo per riflettere…”.
Se i suoi genitori erano perplessi, Flai era proprio depresso. La seduta psicanalitica non era servita a nulla, forse perché non esisteva davvero una soluzione. Tornando a casa sconsolato, Flai passò vicino ad una finestra aperta e la sua attenzione fu attirata dalle grida che provenivano da una stanza. Una donna stava rimproverando aspramente un ragazzino lordo e impolverato dalla testa ai piedi..
“Sono stufa di questa storia! Possibile che non t’importi nulla d’esser tanto sudicio? La sera non vuoi mai fare il bagno, non ti lavi le mani prima di mangiare, tocchi qualunque cosa e se non fosse per me, non ti cambieresti mai i vestiti… non ne posso più! Darei qualunque cosa pur di avere un figlio pulito e profumato!”
A Flai non sembrò vero: aveva trovato la soluzione al problema di entrambi! In men che non si dica si mise d’accordo con Dirti, era questo il nome del ragazzino sporcaccione, e si scambiarono di posto. Dirti andò a vivere nei paraggi della discarica con lo sciame di mosche e Flai, la mosca fissata con la pulizia, si trasferì nella linda villetta in mezzo a un bel giardino. Non so se Dirti si sia pentito della scelta fatta. Flai no davvero.
annver3@gmail.com
|