FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 13
gennaio/marzo 2009

Nutrimenti

IL COLTELLO NEL POMODORO

fotografie di Valentina Pasquinelli
testo di Ambra Laurenzi




Il rapporto tra cibo e fotografia nasce agli albori della nuova scoperta. La prima immagine su vetro, realizzata nel 1827 da Nièpce, rappresenta una tavola apparecchiata e testimonia una continuità iconografica con la rappresentazione pittorica dalla natura morta.
L’uso della camera obscura ha rappresentato uno strumento indispensabile per questo genere di pittura e ha consentito di rendere palpabili gli oggetti rappresentati, sia che si trattasse di cibo o di oggetti di uso comune.
Nel corso delle varie correnti artistiche, dalla pittura figurativa all’astrattismo, la natura morta ha subito molte trasformazioni e anche la fotografia ha accompagnato queste trasformazioni per trovare poi un suo linguaggio autonomo.
L'elemento determinante di questo linguaggio si basa sull’ambiguità che la fotografia rende evidente: il punto di vista diventa altro e trasforma i soggetti fotografati in elementi emblematici.




Nella sua rappresentazione dei cibi Valentina Pasquinelli utilizza questo meccanismo di straniamento in modo efficace e come l’autrice stessa spiega «Il cibo, e gli alimenti in genere, hanno assunto nel corso della mia vita un punto di vista del tutto diverso da quello che può avere il semplice consumatore. Posso dire, con la dovuta ironia, che hanno assunto un "loro" punto di vista. Ho voluto immaginare, con un pò di fantasia, come un pomodoro o una carota si potessero sentirsi spogliati quando vengono "sbucciati, tagliati e sminuzzati".»



Come si può capire siamo nel luogo immaginario del cartone animato, che attraverso un processo di antropomorfizzazione crea un mondo parallelo dove gli alimenti e gli oggetti di uso comune si animano e assumono vita propria: il pomodoro appare profondamente ferito, i tortellini avanzano uniti, i salumi sembrano senza scampo, i coltelli incombono minacciosi e gli utensili da cucina sono trasformati in strumenti di tortura.



All’interno di un panorama mediatico dove la mistificazione o, al massimo, la verosimiglianza sono diventate le caratteristiche dominanti di ogni tipo di informazione, e non solo quella pubblicitaria in cui la finzione è palese, diverte il gioco leggero e ironico della giovane autrice, e questa volta siamo dalla parte del pomodoro!



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