Il padre di Josko Sirk caricò le poche cose che possedeva su un carro trainato dai buoi e arrivò a Cormòns dove aprì un’osteria, l’inizio di una nuova vita e di una nuova attività che il figlio, in anni più recenti, renderà rinomata.
Josko Sirk figlio, con la madre Hema (quest'anno 105 anni)
Questa è una storia che nasce nell’immediato dopoguerra quando fu creato il confine, prima inesistente, tra Italia e Jugoslavia e fu data la possibilità agli abitanti di queste terre di decidere da quale parte del confine stare, molti contadini scelsero l’Italia.
La maggior parte dei produttori di vino del Collio di Cormòns sono i figli e i nipoti di questa minoranza slovena, e hanno proseguito l’attività dei padri migliorandone la produzione con l’ampliamento di imprese vinicole oggi conosciute in tutto il mondo.
Edi, Stanko e Kristian Keber con Bruno Pizzul
Doro, Sandro e Carlo Princic Silvana, Edi , Kristian, Pepi e Stanko Keber
Appare subito evidente il rapporto che lega questi luoghi a Maurizio Frullani che, con affetto e partecipazione, ci racconta storie di terra, di uomini e di donne. Storie di un’appartenenza che si tramanda ai figli e ai nipoti che qui ritornano, anche quando la vita li ha condotti altrove, come richiamati da una radice comune.
Con lo stile che contraddistingue i suoi lavori in qualunque paese del mondo li abbia realizzati, Frullani privilegia sempre quel rigore formale che risulta evidente sia nei ritratti ambientati negli interni o nella campagna, sia in quelli realizzati di fronte ad un fondale che non appare mai neutro perchè i soggetti, guidati da un’attenta regia, sono messi nella condizione di agire in tutta naturalezza, diventando protagonisti delle loro storie.
Storie antiche e contemporanee si incrociano: incontriamo così Wanda Gradnik viticoltrice, il cui nonno era un famoso poeta sloveno, tanto da che gli è stata dedicata una statua all’interno di un castello vicino al confine, oppure Mario Sfiligoj che ha lasciato la direzione dell’azienda di famiglia “Villa Martina” alla figlia. Oggi Pepi Weber, Sirk padre, Doro Princic e altri anziani non ci sono più, ma la loro storia continua.
Famiglia Sfiligoj
Wanda Gradnik con Maria Famiglia Ersetic
Sfogliando questi ritratti, realizzati nel corso di vent’anni dal 1985 al 2006, appare sorprendente come non sia la cadenza cronologica delle immagini ad essere importante, ma un forte senso del tempo. È il tempo del racconto corale di una terra il cui ritmo, legato alla natura, si sviluppa in decenni, un tempo apparentemente immobile ma che tuttavia produce al suo interno profonde trasformazioni per adeguarsi ad una inevitabile contemporaneità.
In questo risiede il valore delle immagini di Frullani: aver saputo coniugare l’evocazione di archetipi, quelli di una cultura contadina, con una dimensione atemporale attraverso l’utilizzo di un linguaggio visivo che non privilegia il fuggente istante fotografico, ma la profondità di una riflessione ancestrale.
Famiglie davanti alla chiesa della Subida
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