FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 8 ottobre/dicembre 2007 Tracce d'Europa |
L'ALBERO DALL'ANIMA D'UCCELLO a cura di Jolka Milič |
ŽIDOVSKO GROBLJE U SARAJEVU
Tko od svih nas izgnanih, prijatelji 1992/93
Chi di tutti noi deportati, amici, verrà 1992/93
(*)Vrhbosna (= Altabosnia), nome antico di Sarajevo. (**)Mak Dizdar (Stolac 1917 - Sarajevo 1971), rinomato poeta e redattore bosniaco-erzegovese. (***)Silvije Strahimir Kranjčević (Senj 1865 - Sarajevo 1908), noto poeta e redattore del giornale di Sarajevo Nada.
I kamen ste mi pogazili I nebo ste mi ubili Krvavi prag I kamen ste mi pogazili
Avete calpestato anche le mie pietre Mi avete ucciso anche il cielo Soglia insanguinata Mi avete calpestato anche le pietre
  Sjesti na stolicu tvrdu, svakidašnju, za stolom prepunim. Uzeti bijele A potom, skršivši pero i spalivši listine, izjuriti iz oklopišta u probuđene
Sedersi su una sedia dura, comune, dietro a una tavola sovraccarica. Prendere E dopo avere spezzato la penna e bruciato le carte, uscire di corsa dalla corazza
Večeras kruh neće biti razlomljen Večeras vino neće biti pijeno Večeras jabuka neće biti raskrižena Večeras svijeća neće biti upaljena Večeras neće biti radosti Večeras se samo goste štakori
Stasera il pane non verrà spezzato Stasera il vino non sarà bevuto Stasera la mela non verrà tagliata Stasera la candela non verrà accesa Stasera non ci sarà gioia Stasera solo i ratti gozzovigliano
Kome ću se čemu predati Što će me uznijeti? Kakvu će ranu, voljena, otvoriti tvoji zubi? Reci, ti koja si svjetlo,
A chi a che cosa mi arrenderò Che cosa mi esalterà? Che ferita, cara, apriranno i tuoi denti? Dimmi, tu che sei luce,
Nema više tumaranja, našla si me U cvitnu nedelju našeg dodira: znak Otkrij me, uzmi I raduje se jer umire Kuca djetlić: izvana Koje me sniva - radujem se:
Nessuna esitazione più, mi hai trovato Nella domenica della palme dei nostri contatti: segno Scoprimi, prendi E si rallegra di morire in una Batte il picchio: di fuori Che mi sogna - rinasco:
1. Jedinstvo je Mnogoglasje. 2. U Knjigu se odasvuda slijevaju riječi: pjesnik je ruža more poezija. Raspored kleše munja. 3. Margarita cvili i zavodi mladiće u provinciji, galeb se zalijeće u neku straćaru i, evo, dijete hita pučini - jezik traži kuću. 4. ajavljujem vam, poglavari, stoglavu životinju, smrtonosnu požudu žena, 5. Najavljujem poplavu preprodavačima beznađa, koji ni novine ne umiju pročitati 6. Najavljujem ništavilo onima što češljaju kosti Ivana Gorana Kovačića 7. Umirem u stručku smilja, uskrsavam u Rani. 8. Raduj se, pratilice moja, zemlju našega jezika ljubi more i Mnogoglasje je Jedinstvo, koje ne trpi zakone, 10. Poezija je moja svjetiljka što naznačuje prostor tame; Strava od bjeline, svana, od sveopćih škara. 12. Ptica para noć, čudesnost daljina u agonu noseći, i zaklikće, 13. Ljubim.
1 L'unità è Polifonia. 2 Nel Libro da dovunque affluiscono le parole: il poeta è una rosa il mare poesia. Il fulmine scolpisce la loro disposizione. 3 Margherita geme e seduce i giovani in provincia, un gabbiano si sta 4 Vi annuncio, capi e condottieri, una bestia dalle cento teste, 5 Annuncio un'inondazione agli spacciatori della disperazione che non riescono 6 Annuncio l'annientamento a coloro che frugano nelle ossa di Ivan Goran 7 Sto morendo in un mazzolino di trigonelle, risorgo in una Ferita. 8 Rallegrati, mia compagna, il mare ama la terra della nostra lingua: e 9 La Polifonia è Unità che non sopporta leggi che di continuo si 10 La poesia è la mia lampada che circoscrive lo spazio dell'oscurità; 11 Terrore del bianco, dell'esterno, di ogni sorta di forbici. Sta forse 12 L'uccello lacera la notte, portando nell'agone il prodigio delle lontananze, 13 Amo.
Stablo ima moć preobrazbi, sanjarije Moćnom letaču navješćuje se radost, ptica će imati sjaj kore, zar ne vidiš hitac, tužni, koji traži svemoćni krov što izuzima dušu, s kliktajem: »Dogodilo se stablo.
L'albero ha la forza delle trasfigurazioni, fantasticherie Al forte aviatore si annuncia la felicità, l'uccello avrà la lucentezza della scorza, non vedi lo sparo, triste, che cerca l'onnipotente tetto che esclude l'anima, gridando: "È successo un albero. Sjeni Ivana Gorana Kovačića I. Slušam tvoj glas koji se otkida Umrla je iskra još samo trepti Pticu koju slušam kako rasiplje U žestok zamah ruke konjanika s kopljem Koja protječeš ovim stablom ljubavi II. Ova ruka prepoznaje svjetlost Rišu se papirni zmajevi Ova pisaljka prepoznaje Tvoj sudar Pjevaču, Kada te spoznam nagu sasvim Kada te spoznam sa studencem Kada te spoznam čistu Kojim li će glasom All'ombra di Ivan Goran Kovačić*
I Ascolto la tua voce che si stacca La scintilla è morta trepida soltanto L'uccello che ascolto come sparge In un potente colpo di mano del cavaliere con la lancia Che circoli in questo albero d'amore Questa mano riconosce la luce Si disegnano aquiloni di carta Questa penna riconosce Il tuo scontro Cantore Quando ti riconosco completamente nuda Quando ti riconosco con il torrente Con quale voce (*)Ivan Goran Kovačić, poeta e partigiano croato, autore tra l'altro del mirabile poemetto Jama (La fossa), nato a Lukovdol nel 1913 e ucciso nel 1943 dai cetnici serbi in Bosnia.
Nitko ne gleda Nikakvu molitvu. Usred Kopita topoću nebom. Pružena ruka hvata mlitav zrak. Mravi. »Krijesnica! Krijesnica!« Oko. Putnik u zimskoj štalici. Nitko ne vidi nikog. A riječi poniru.
Nessuno guarda Alcuna preghiera. In mezzo Scalpitano gli zoccoli: nel cielo Nessuno a nessuno Una mano tesa afferra l'aria languida. Le Formiche. "Lucciola! Lucciola!" Un occhio. Viandante in una stalluccia d'inverno. Nessuno vede nessuno. Ma le parole sprofondano.
Kako je to divno Svemir cijeli u jednoj Mistične riječi davne usne Kako je to krasno Što je to čudesno
Che cosa meravigliosa Senti l'intero universo Parole mistiche labbra remote Che cosa stupenda Che prodigio Traduzione dal croato (tenendo presente la versione slovena di Ines Cergol) di Jolka Milič
Le poesie di questa scelta sono tratte dall'antologia sloveno-croata Drevo z dušo ptice / Stablo s dušom ptice (L'albero dall'anima d'uccello), precedentemente pubblicate nelle raccolte: Život vječni (Vita eterna), Sarajevo 1971; Zipka zebnje (Culla d'angoscia), Sarajevo 1975, Slušam tvoj glas (Ascolto la tua voce), Mostar 1980, Orfički fragmenti (Frammenti orfici), Banja Luka 1987 e Knjiga ljubavi i gnjeva (Libro d'amore e di rabbia), Zagreb 1998. |
SULLA POESIA DI MILE PEŠORDA
LA VOCE DELLA POESIA Incontro irripetibile con l'altro, il diverso, nella bellezza e verità della Parola, nel logos. Incontro con la gente, innamorata senza riserve nel ricordo, nella casa del libro, nel mondo degli specchi e nel dialogo dei mondi tra di loro; partendo dai simboli delle arcaiche pietre tombali, della croce dalmata e arrivare alla sontuosa civiltà di Parigi.
Poesia come fonte di autocoscienza che vuole scoprire il senso alla vita e marcarla di umanità, che accetta il poeta solo quando lei stessa diventa indipendente e sensibile alla ferite dell'autore, poesia come una parola materna, lettera millenaria d'amore e di indignazione, come incoraggiamento dell'uomo a "umanizzarsi", come richiamo a mantenersi forte e santo nella gioia del dia-logos.
Poesia della libertà rimbaudiana di navigare dall'altra parte, oltre ogni bellezza e i puri contatti-legami parentali.
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UNITÀ NELLA PLURALITÀ Una delle più singolari e limpide personalità poetiche della poesia croata contemporanea della sua generazione, sensibile portavoce del proprio tempo, poeta moderno nella lingua e in rapporto alla materia umana trattata. Rispetto al modo tradizionale di lettura e comprensione della poesia, Mile Pešorda è un poeta senza dubbio ermetico, ma con la sua carica interiore ed etica sempre disponibile a un dialogo con il lettore: non gli offre le proprie verità, bensì tutto se stesso.
Perfino in posizioni contraddittorie, fiduciosamente aperto e pronto al dialogo, non per conversare di se stesso in quanto poeta, ma di quelle cose che abbiamo - anche fatalmente - in comune.
Si tratta d'una poesia moderna nella pienezza del senso della parola. Voce umana e artistica genuina e incorruttibile.
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Traduzione dallo sloveno di Jolka Milič
Poeta, traduttore dal francese, giornalista ed ex editore croato, è nato nel 1950 a Grude presso Međugorje. Si è laureato in romanistica alla Facoltà di filosofia a Sarajevo, poi ha continuato gli studi post-universitari alle Università di Zagabria e di Parigi, dove - sotto la guida di Milan Kundera - ha preparato tutti gli elaborati necessari per la dissertazione di dottorato di ricerca "L'idea dell'Europa nell'opera di Andrić e Krleža" (il manoscritto è rimasto bruciato nel 1992, durante un bombardamento di Sarajevo).
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