FILI D'AQUILONE rivista d'immagini, idee e Poesia |
Numero 7 luglio/settembre 2007 Altre terre |
MAPPE DI NUOVI MONDI INTERIORI di Oscar Palamenga |
Leggendo Mappe colombiane, l'ultimo lavoro poetico di Alessio Brandolini (LietoColle, 2007), si ha l'impressione che mai come in questo caso la poesia prenda un significato diverso a seconda di chi la legga.
Il punto di partenza di Brandolini, il suo porto di Palos, possiamo afferrarlo in molte poesie contenute nella raccolta, e che esprimono un profondo disagio:
un migliaio di capelli. Me li ritrovo in mano sparsi sul collo lì, dove sono le tante cicatrici di uno scavo profondo. (...) Però non posso La vita non la trovi (pag. 76) Ecco, il poeta non può rimanere assente, come un osservare impassibile e sordo, la vita non si trova dall'altra parte della strada è qui, in mezzo a noi, con noi. Però in lui sembra esserci un blocco, una difficoltà esistenziale, una impossibilità ad abbracciare pienamente la vita, così come da sempre vorrebbe. Allora il Sudamerica sembra offrirgli, a sorpresa, anzitutto un rifugio sicuro nella parola e nel festival poetico di Medellín una convinta partecipazione, un abbraccio, un incoraggiamento, un felice e insperato abbandono alla poesia:
stare al sicuro aleggiare nella parola. Da decenni l'estate era un cane ringhioso un taglio verticale alle vene del polso. (...) (pag. 83) Inoltre, quella terra così verde ed esuberante, così piena di contraddizioni come sottolinea lo scrittore colombiano, e raffinato poeta, Armando Romero nella prefazione a Mappe colombiane, gli offre una straordinaria energia vitale in grado di permettergli di schiarirsi le idee, di rendere più acuti i propri sensi, di fondere il passato al presente e di proiettarsi verso il futuro. Di cominciare, in sostanza, a ricostruirsi un più saldo "nuovo mondo" interiore:
Restano le pulsioni Il sangue della foresta che ora scorre veloce qui, in Sudamerica e la voglia di conoscenza che da giorni ci spinge a seguire le tracce del sogno, e a fare festa. (pag. 21) Ha inizio così uno scavo, anche molto doloroso, dentro se stesso, nella propria infanzia ("l'infanzia la trovi per strade / di mani tenere, ma coraggiose"), nella memoria, fatta anche di macerie ("Tra le rovine della casa / ci sono insetti e serpenti / eppure lì, un fringuello / vola e ogni tanto canta"). Soprattutto, dentro i misteri della vita e i lati oscuri dell'uomo:
Ora spengo la luce e il buio ci consola immola sull'altare. Di milioni di facce Senza più voce (pag. 30)
(pag. 23) Sembra quasi di assistere a un rito sciamanico, ad una catarsi, all'unione primordiale di tutte le anime, ad una trasformazione psichedelica della realtà:
Su Bogotá discende una pioggia povera di detriti le nubi si sfogliano e il cielo si trasforma in pan di zucchero si riempie di un celeste affettuoso di uccelli candidi dal becco tenero. (pag. 55) Si comprende con dolore che il legame dell'uomo con la vita, e con gli altri esseri viventi, dovrebbe (e potrebbe) essere assai diverso, più vasto e profondo, più coinvolgente e saldo. C'è una forte tensione alla conoscenza dell'uomo, alla consapevolezza dei nostri tempi. L'idealismo utopico, ma non teorico, di Bolívar in questi versi è il riflesso dei desideri del poeta, dei propri sogni, oltre che poetici anche politici e sociali:
al viaggio equatoriale di fine giugno. L'audace, l'idealista ci spinge a seminare nella terra del vento nell'oceano dei sogni. Invita a sollevarsi, non uscire di pista. A guardarsi negli occhi. (pag. 60) Nell'oceano dei sogni c'è il desiderio di una vita "altra" (oltre a William Blake, si pensa alle canzoni di Bob Dylan e di Jim Morrison) che ci conduca fuori dall'esilio, dove gli uomini conoscono la solidarietà, la fratellanza, l'altruismo e la speranza. È una continua ricerca di "altre terre" e di sensazioni assolute che non appartengono solo ai sensi, ma bensì anche all'anima, all'inconscio:
lo sfioriamo con gli occhi non fuggiamo la danza delle parole che qui perdono il guscio non certo la sostanza. Ora posso sedermi. (pag. 70) Alla fine del viaggio rimane solo la speranza, e il desiderio di seguitare a credere in quella speranza.
ogni singolo gesto adagio si riversa nelle mappe segrete trae la sua forza la sua soffice luce dallo sguardo del sole. Per questo l'esilio Di padre in figlio (pag. 87) Sembra proprio che le Mappe colombiane di Alessio Brandolini non siano stabili ma, come in un sogno senza sosta, in continuo movimento e lo suggerisce anche il disegno a china di Stefano Cardinali (Tra-me) messo in chiusura e che riproduce i contorni geografici della Colombia. Un passaggio da una mappa all'altra. Una famelica ricerca e una continua scoperta, un costante movimento, lo stesso che ha generato e genera la vita, quello che "di padre in figlio / passa fluido e sicuro".
Alessio Brandolini, Mappe colombiane,con prefazione di Armando Romero, LietoColle, Faloppio - Como - 2007, pagg. 95, euro 13,00
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