FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 59
novembre 2021

Rovine

 

CARMEN BERENGUER, ORME DI SECOLO

di Marco Benacci



La raccolta poetica Orme di secolo di Carmen Berenguer, uscita ora per le Edizioni Fili d’aquilone, è un interessante affresco della società cilena di metà anni ’80, schiacciata tra dittatura militare e un indotto desiderio sfrenato di capitalismo, che ci mostra, spesso con ironia, le contraddizioni e il dolore di un popolo. Emblematica è la copertina: l’eleganza tipica delle raccolte poetiche della casa editrice romana viene invasa da una dura immagine (la stessa dell’edizione originale del 1986) in cui un corpo a terra è circondato da agenti in tenuta antisommossa, mentre il traffico notturno scorre.

All’interno l’aria che si respira è la stessa, ma al contrario della foto, i dipinti poetici della Berenguer odorano di dissenso, sono frutto del coraggio per schernire, della voglia di giocare con il dramma, della ribellione verso ogni tipo di divinità, del bello di sentirsi donna, della sperimentazione linguistica. Il risultato, come è facile intuire, non è di immediata comprensione ed il rischio che il lettore si possa perdere è grande; per fortuna ci viene in soccorso il curatore Giorgio Mobili con un’intelligente traduzione e una brillante e significativa introduzione (anticipata sul n. 56 di questa rivista).

Le poesie di Orme di secolo hanno la potenza di segnare profondamente, colpiscono senza pietà chi le legge: piene di forza, scardinano continuamente le norme della legge, della grammatica, dello stile e soprattutto del linguaggio, a tal punto che si è rapiti in ogni pagina da una sensazione mista di sconcerto e bellezza. Lo “sguardo dinamitardo” della Berenguer, come lo definisce il curatore del volume nella sua introduzione, attraverso una poesia elegante che accarezza il visuale e la performance, ci introduce in un circuito di distacco e immersione che ha lo scopo di rompere il muro dell’accettazione tacita; l’obbiettivo è di far aprire gli occhi, scardinare il sistema di bloccaggio, riempire il silenzio.


Carmen Berenguer, Orme di secolo, a cura di Giorgio Mobili, Edizioni Fili d’aquilone, Roma 2021, 85 pagine, 15 euro.




POESIE DI CARMEN BERENGUER
da Orme di secolo


SANTIAGO METRO

REPÚBLICA
È l’unica cosa
Parlo con te:
e vivo

MONEDA
Staremmo mangiando una zuppa
di lettere
Dio

EL LLANO
Tutte le notti cammino in fiamme
Lingue di paradiso
con te

LOS HÉROES
O scarafaggetto
ti calpesto
ti schiaccio
E il tuo fetore?

LOS MILITARES
Che verme sono
mi copro e mi scopro
E la pelle?

PAJARITOS
È caduta una stella:
Proprio nell’iride dei tuoi occhi.

SANTA LUCÍA
Ti amo più dei miei capelli
più dei miei occhi
più del mio corpo
perché è già tuo.

LOS LEONES
Polizia: la segretissima
Oggi non sei arrivata
E domani?

FRANKLIN
I muri e le loro cavità
nascondono
fantasmi e paure.

SALVADOR
O Dio
Metallo di metalli
Apparizione indolente
nel tunnel della miseria.


RAID

Quelle mosche:
le vedo volare
e volare
Come un idiota seguo la traiettoria delle mosche
Volano senza meta
Drogate
Senza alcuna restrizione
volano
Le vedo volare
e volare
Quelle mosche:
Come idiote seguono la traiettoria
Drogate
volano e volano
Senza restrizioni
amano l’aria
Quelle mosche.


VENITE A VEDERMI ADESSO

Venite a vedermi come soffro
Venite a vedermi maledetti

I vermi aprono le mascelle
Sparpagliano il mio corpo e io godo

Le luci fiammeggianti del sole
Socchiudono i suoi raggi le labbra
Versando il calore sul mio corpo
Lasciandolo vivere ardendolo a poco a poco

Venite a vedere questo ardere.


PALLOTTOLA UMANITARIA

Un proiettile che penetri nettamente
un blocco di gel da 15 cm è
considerato una pallottola umanitaria.

PROGRAMMA DI STANDARDIZZAZIONE DELLE ARMI. NATO

Quel metallo a forma di dardo di rame
Testa di piombo d’acciaio appuntito ripieno
Polvere carbone zolfo caliche Quel dardo
Penetra rompendo la pelle sparato da cento metri
Rompe la pelle in pochi secondi il dito grillettato
Rompe il silenzio e lo spara
Onde sonore irradiano il campo compromettendo il suono
Interlocutore del soave mormorio Il dardo che penetra
Gli occhi aperti e un occhio semichiuso che prende la mira
L’uomo accarezza il grilletto con desiderio
Come l’amore che chiama alla bocca dell’inferno
Ai seggi del cielo aprendo un occhio di sangue
Diritto al cuore come occhio di civetta rapace
All’unisono le fiammate
In mille particelle perforando l’ultimo battito.




Carmen Berenguer
Nel 1983, Carmen Berenguer (Santiago del Cile, 1946) pubblica Bobby Sands desfallece en el muro [Bobby Sands collassa sul muro]. La decisione di pubblicare fu un gesto politico, poiché per farlo, in quel periodo, bisognava chiedere l’autorizzazione al Ministero degli Interni. Il libro riscontrò un buon successo e fu considerato un’opera singolare perché le sue chiavi letterarie erano esogene all’immaginario nazionale. La pagina era il muro cileno, su cui si tracciavano simbolici graffiti. La voce era quella del poeta irlandese Bobby Sands, morto per sciopero della fame in una prigione britannica. La metafora è la fame.
Nel 1986 pubblica Huellas de siglo [Orme di secolo], una visione femminile del transito urbano per le strade della capitale, un nomadismo lasco che documenta il chiacchiericcio cittadino. Nel 1988 esce A media asta [A mezz’asta], metafora del lutto nazionale, con voci di donne come eco oltraggiata della nazione sequestrata dai militari. Il libro è una metastasi di discorsi dislocati sulla pagina, come in un luogo di reclusione.
Con Sayal de pieles [Sacco di pelli], uscito nel 1993, l’autrice si spinge più in là, identificando la pagina con la pelle macchiata dell’individuo latinoamericano. Il libro sorprende una critica nazionale abituata a chiamare le cose con il loro nome: qui non c’è soggetto né nome alcuno, soltanto le macchie della fame e delle malattie della povertà latinoamericana.
Nel 1997 riceve un premio fondamentale per continuare la sua opera, la prestigiosa borsa di studio John Simon Guggenheim. Nel 1999 pubblica Naciste pintada [Sei nata truccata], opera polifonica strutturata intorno alla casa come luogo letterario e di reclusione femminile (lo spazio domestico, il postribolo, il carcere), spazio attraversato da parlate, ritagli, testimonianze e tribolazioni.
Nel 2006 pubblica Mama Marx, frammenti urbani della storia cilena recente: parodico, intimo e visuale, il libro racconta – per frammenti e in una commistione di cronaca e poesia – il trauma della dittatura in Cile.
Nel 2002 ottiene il FONDART con un progetto che riscatta i discorsi delle donne nell’arte e in politica. Nel 2008 riceve il Premio Iberoamericano de Poesía Pablo Neruda, la prima donna cilena a ottenere questo importante riconoscimento.
Nel 2020 è stata candidata al Premio nacional de literatura, il più importante riconoscimento letterario in Cile.
Nel 2021 è stato pubblicato in Italia Orme di secolo (Edizioni Fili d’Aquilone, a cura di Giorgio Mobili).


marco.benacci@live.com