FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 58
luglio 2021

Amici & Avversari

 

PER UN NUOVO UMANESIMO
La cura della lettura nel nuovo libro di Marco Testi

di Francesca Grimaldi



Un libro ti salva la vita! Questa è una frase che ogni bibliofilo può pronunciare almeno una volta nella sua vita…anzi forse anche un semplice lettore può testimoniare il magico rapporto che si crea tra il libro e chi lo legge. A chi di noi non è capitato di sentire un legame così forte con la storia e con i personaggi da poter dire: “Questo libro parla di me!” “Questa storia è stata scritta per me!” E mai come in questo lungo anno di pandemia i libri sono stati un rifugio sicuro dalla solitudine, dalla noia, dalla paura e ci hanno aiutato a superare momenti difficili e complicati.
In realtà il libro ha poteri curativi e la Biblioterapia, nata intorno agli anni ‘30 del secolo scorso negli Stati Uniti, sfrutta questo potenziale del libro nei percorsi terapeutici e di autoaiuto in individui con disturbi connessi all’ansia, alla depressione, per far acquisire maggiore consapevolezza e rendere il percorso di cura più efficace e risolutivo.

Nel suo nuovo libro, La cura – Il libro come salvezza dalla solitudine e dalla paura, Marco Testi, storico della letteratura e stimato critico letterario, ci fa scoprire come la lettura “sia l’arte dell’incontro” perché ci aiuta a capire che non siamo un’isola.
La lettura, secondo l’autore del libro, ci permette di sviluppare l’empatia, cioè la capacità di immedesimarci in altre storie, in altre vite, in altri problemi, permettendoci non solo di trarre insegnamenti dal vissuto degli altri, ma anche speranza e forza, aiutandoci nel nostro percorso verso il benessere.

Marco Testi sviluppa il concetto di libro come cura accompagnando la sua argomentazione con riferimenti precisi ad autori e opere che spaziano in lungo e in largo nel tempo (dal mito ai giorni nostri) e nello spazio; vengono accostati autori come Tozzi e Petrarca, Robinson e Fromm, papa Wojtyla e San Francesco, Bassani e Boccaccio, Yourcenar e Ruskin in una mescolanza tra lingue, generi, epoche, pensieri che soddisferanno il “palato” di ognuno di noi.

La sua analisi della cura procede per temi e macroaree: l’importanza dell’amore, della lotta, della parola, della poesia, del racconto, della musica, del viaggio, della storia, del mito, con un riferimento sempre all’attualità e alla solitudine, che possiamo definire come il “male della modernità”.
Infatti in una società sovraesposta mediaticamente, visionaria ma sempre attuale la descrizione di Bradbury (altro autore citato nel testo) delle pareti delle case riempite da maxischermi, senza apparenti confini grazie al web e alla globalizzazione, il senso di vuoto e di solitudine si trasforma in un mostro. Tutti noi abbiamo vissuto il senso di impotenza di fronte al dilagare di questo virus che, oltre a farci sentire vulnerabili, ci ha “costretto” alla solitudine delle nostre case.

C’è chi si è lasciato schiacciare da ciò e chi, invece, ha riscoperto il piacere della cucina, degli hobby, del fai da te, del bricolage, del giardinaggio e della lettura. Rallentare dai ritmi forsennati che tutti noi teniamo, ci ha consentito di fare chiarezza, di ridimensionare le priorità e di riscoprire la magica arte della parola, sia essa in forma di musica, di racconto, di favole della buonanotte.
Un capitolo in particolare è dedicato alla musica, della quale Marco Testi è un appassionato conoscitore e fruitore, sia per la sua antica combinazione con le parole (se pensiamo alla poesia trobadorica o all’epos la musica è parte integrante della composizione), ma anche per l’impronta che alcuni grandissimi artisti hanno lasciato e lasciano in tutti noi.

Si parte da Franco Battiato, recentemente scomparso, con la canzone che condivide il titolo con questo libro e che rappresenta la summa dell’amore come dono di sé, come affetto che supera confini, turbamenti, inganni (per citare lo stesso Battiato); si passa a Fabrizio De André cantore degli ultimi, umili, emarginati, che mette in evidenzia le ipocrisie e la malvagità della natura umana, ma anche la sua forza, la sua risolutezza e la sua dignità; si cita il “profeta” Bob Dylan e il parlato/cantato di Ivano Fossati, perché, come dice lo stesso autore, quando la musica e la letteratura si incontrano diventano speranza.
Ecco la speranza è forse la parola-chiave di questo lungo percorso proposto da Marco Testi con questo testo dove ci invita a fare tesoro di questo rinnovato “umanesimo” e a prenderci cura di noi e del nostro pianeta.


Marco Testi, La cura. Il libro come salvezza dalla solitudine e dalla paura, Fuorilinea, 252 pagine, 16 euro.




Marco Testi
è storico della letteratura e critico letterario: ha realizzato molti volumi e mostre sui rapporti tra letteratura e arti figurative. Scrive sulle pagine culturali dell’agenzia di stampa della Cei “Sir”, del periodico “Segno”, de “L’Osservatore romano”, “La Civiltà cattolica”, la rivista internazionale di letteratura “Fili d’aquilone”. Insegna alla facoltà di Scienze religiose “A. Trocchi”, coordinata con la Lateranense di Roma.
Nel 2007 è apparso il volume Altri piani, altre valli, altre montagne, la deformazione dello spazio narrato in Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (Pensa Multimedia), che approfondisce la scrittura del senese in relazione con l’arte novecentesca. Nel 2009 è uscito Tra speranza e paura: i conti con il 1789. Gli scrittori italiani e la rivoluzione francese, edito da Giorgio Pozzi, e, nel 2014, Il poeta, il suo tempo, la città (Fermenti), su Camillo Sbarbaro. Nel 1992 con Il romanzo al passato (Bulzoni), ha analizzato lo sviluppo del romanzo storico (Il nome della rosa, I dodici abati di Challant, Il quinto Evangelio).
Ha pubblicato su riviste internazionali saggi su Michelstaedter, su Pirandello, sui rapporti Campana - D’Annunzio, su Giorgio Caproni, sul simbolismo del castello medievale nella narrativa contemporanea, su Tommaso Landolfi ed altre figure della letteratura internazionale. In Una città come mito, tradotto anche in inglese, (2000), e nei suoi volumi su Ettore Roesler Franz e i viaggiatori-artisti del Grand Tour ha approfondito il rapporto tra simbolismo, scrittura e immagine. Il suo volume, Sentieri nascosti, edito da Fili d’Aquilone nel 2019, con prefazione di Franco Ferrarotti e copertina di Ennio Calabria, affronta il motivo degli scrittori “rimossi”, come Xavier de Maistre, Denis de Rougemont, Roger Bichelberger, o di opere dimenticate o travisate, di scrittori celebri o ignorati dalla critica e dal pubblico dei lettori. Il suo più recente lavoro come storico della letteratura è La cura. Il libro come salvezza dalla solitudine e dalla paura, edito da Fuorilinea nel 2021, con la prefazione di Tonino Cantelmi, in cui viene affrontata la possibilità terapeutica della lettura.
È stato insignito del premio Ettore Roesler Franz 2019 proprio per il suo lavoro di ricerca dei rapporti tra arte, letteratura e cultura in generale, soprattutto nella figura del pittore della Roma sparita, tra fine Ottocento e primo Novecento.

(Foto di Valter Sambucini)


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