FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 57
gennaio-aprile 2021

Oasi

 

LA POETESSA VIEN DALLA CAMPAGNA
Sulla poesia di Radmila Petrović

di Ginevra Pugliese e Sanja Roić



“Auguri e figli maschi!”: si assomigliano tanto gli Appennini e i Balcani, specialmente in quegli antichi rituali del mondo rurale, quando un figlio maschio era, sì, forza lavoro, ma anche lo sperato prolungamento del ramo famigliare.
Negli anni ’90 in una famiglia contadina della Serbia sud-occidentale nasce la terza figlia: “ero un’altra femmina / la mamma piangeva nel reparto maternità / il nonno imprecò alla notizia / solo la nonna morì in tempo…”. Radmila Petrović (1996) cresce nel villaggio Stupčevići,{1} lavora la terra, guida il trattore, osserva, soffre, ricorda, pensa, studia. A diciannove anni arriva a Belgrado. “Lo so perché sono venuta a Belgrado e perché sono ancora qui. La città mi ha dato alcune persone meravigliose, la laurea e l’asma. Questo è il bilancio attuale. Per la libertà sto ancora lottando, perché la libertà è sempre nella testa di ognuno di noi”, dice in un’intervista. Negli ultimi anni di liceo frequentato nella cittadina di Požega comincia a leggere avidamente e partecipa a un workshop letterario. Nasce così la sua vocazione poetica, confermata poi a Belgrado.

Ogni tanto arrivano nelle metropoli cittadine poetesse e poeti giovani con un bagaglio peculiare di esperienze, e il pubblico ne resta ammaliato. Radmila Petrović è una di loro, nelle sue poesie i due mondi, contadino e cittadino si guardano e non s’intrecciano, entrando in un nuovo rapporto che si esprime nella sua parola poetica.
Nonostante lo sforzo della bambina di “fare tutto come si deve”, essere terza figlia era una colpa imperdonabile (Prima di andare a scuola sapevo cos’è la sottrazione). Ma a lei, oltre al talento, non mancavano né il coraggio né la sincerità: la sua poesia guarda non solo nel proprio ma dialoga anche con le sue antenate uccise per mano maschile e rende loro giustizia (Il bosco, l’aratro, la primula). Canta la solitudine della madre che nonostante tutto non ha abbandonato la famiglia (Mia mamma sa cosa succede nelle città) e il padre che le lascia tenere il volante del trattore, simbolo del duro lavoro agricolo che per lei non ha segreti. Anzi, sogna di trovare un’anima gemella “solo per smontare in silenzio il trattore di mio padre” per poi, immaginiamo, dimostrare di saperlo rimontare. Ma la campagna nasconde segreti ancora più celati. E come dovrebbe essere quel suo “lui”? Un cittadino, ovviamente, ma osservato ugualmente con spirito critico e sottile ironia.

Antologica è la poesia Sono serba, ma nel mio cuore non c’è il Kosovo, ci sei tu, una poesia profondamente lirica e allo stesso tempo pacifista e critica nei confronti dell’oratoria mediatica belligerante che da anni insiste sulla questione territoriale di questa regione, ormai repubblica indipendente, ma di grande significato storico e identitario per la Serbia. Le peonie rosse cantate dalla poesia popolare e persino dalla musica rock degli anni ’70 dalla YU Grupa ne Le peonie del Kosovo (Kosovski božuri, vedi: youtube.com/watch?v=sxzGCsuXzJc) sono state da sempre associate alla sanguinosa battaglia, per la verità “disfatta” nel 1389 dell’esercito serbo dai turchi, ma erano anche il simbolo della sperata rinascita nazionale. La poesia di Radmila Petrović trionfa sugli ostinati discorsi belligeranti nella sua pointe: “generale, le peonie fioriscono / nelle mie mutandine”.

“Non temevo le reazioni”, dice lei, “io sono un poeta (lo dico ora per la prima volta) – e qui non possiamo non ricordare Elsa Morante! – e non un politico. Posso dire tutto quello che mi viene in mente, posso cambiare improvvisamente opinione, posso non aver ragione e questo può essere assolutamente evidente”. Aggiunge poi con senso autoironico: “ma potrei essere anche un politico, perché essi fanno la stessa cosa”.

Il cumulo della talpa è un piccolo trattato di etnologia e antropologia sulle orme di Alberto Fortis che con il suo Viaggio in Dalmazia settecentesco aveva fatto scoprire al grande mondo i balcanici morlacchi: le forchette sepolte, l’uovo marcio al cancello, i pali conficcati al contrario, l’oggetto rinvenuto seppellito nel cumulo della talpa prima dell’alba… una serie di superstizioni di malaugurio e di sperati ostacoli al vicino, l’eterno nemico “di casa”. La superstizione più curiosa sono le ali di pipistrello che le donne gelose aggiungevano segretamente al piatto dei loro mariti per procurar loro la calvizie pensando di renderli meno attraenti. Nonostante questo, il villaggio, dice Radmila Petrović, sa certe cose sconosciute alla città. Lei lo spiega così: i contadini intuiscono che esiste qualcosa oltre il mondo materiale, essi “sanno che ‘c’è qualcosa’, che si trasmette di generazione in generazione”. Ricorda che, quando i contadini volevano fare un maleficio, creavano con l’aratro nove solchi. Aspettavano poi che un uccello si posasse su uno di essi pensando che quella generazione sarebbe caduta in disgrazia. Ma se l’uccello si posava piuttosto vicino, vi rinunciavano.

I genitori, sempre nominati con i vezzeggiativi “mamma” e “papà” sono grandi protagonisti di questa poesia: il rapporto filiale è decostruito e il dialogo mancato è ripristinato nella parola poetica, ma nella realtà ognuno rimane sulle proprie posizioni: alla lettura delle poesie della figlia i genitori si stupiscono perché non scelga il dolce far niente, potendo farlo, e le rimproverano soprattutto di aver menzionato i parenti.

Questa giovane donna laureata in economia, che da bambina non ha mai posseduto un libro che non fosse quello di scuola, sa come piantare le cipolle e i piselli ma, ad esempio, non osa entrare in discussione sulle opere cinematografiche. Finora ha pubblicato tre raccolte poetiche: L’odore della terra (Miris zemlje, 2014), Rock’ n roll di cellulosa (Celulozni rokenrol, 2015) e Mia mamma sa cosa succede nelle città (Moja mama zna šta se dešava u gradovima, 2020), premiate, molto lette, amate e divulgate sui social (che lei diserta). Potrebbe essere una poesia salvifica?

Sanja Roić



{1}Ricercando la storia del villaggio si scopre che ancora nel 1984 quei contadini, a modo loro, si sono contrapposti all’odio. Con i propri mezzi hanno voluto rendere memoria sia ai partigiani che ai cetnici (nel villaggio non ci sono mai stati scontri). Le due lapidi commemorative, nel pieno degli scontri ideologici in Serbia negli ultimi decenni, non sono mai state profanate.




LA POESIA DI RADMILA PETROVIĆ
da Mia mamma sa cosa succede nelle città
[Moja mama zna šta se dešava u gradovima, 2020]


PRE POLASKA U ŠKOLU ZNALA SAM ŠTA
JE ODUZIMANJE

bila sam opet žensko

mama je plakala u porodilištu
deda opsovao kad je čuo

samo je baba umrla na vreme

svuda pogledi – srpovi
pratili su za šta ću se uhvatiti

volela sam pištolje, bagere
i čekić

šta će ti to? ti si žensko
žensko si!, govorili su

sedela sam tati u krilu
okretala volan traktora
na filmu to nikad nisu prikazali

tamo devojčica drži kormilo
s očevom rukom na leđima
ima more ponosa
da potopi sve naše poljane

ovaj kadar je drugačiji
volan je utešna nagrada
dali su mi udžbenike
i držali me dalje od alata

šteta što nije muško
mislile su strine ispod oka

trudila sam se da radim sve
kako treba
a oni mi nikad nisu oprostili
što sam Radmila


PRIMA DI ANDARE A SCUOLA SAPEVO COS’È
LA SOTTRAZIONE

ero un’altra femmina

la mamma piangeva nel reparto maternità
il nonno imprecò alla notizia

solo la nonna morì in tempo

ovunque sguardi – falci
seguivano quello che avrei afferrato

amavo le pistole, le ruspe
e il martello

che te ne fai? sei una femmina
una femmina sei!, dicevano

sedevo in braccio a papà
giravo il volante del trattore
nei film non l’hanno mai mostrato

lì la ragazzina tiene il timone
con la mano del padre sulla schiena
ha un mare d’orgoglio
da sommergere tutti i nostri campi

questa sequenza è diversa
il volante è il premio di consolazione
mi hanno dato i libri di scuola
e mi hanno tenuta lontana dagli attrezzi

peccato che non sia un maschio
pensavano le zie di nascosto

mi sforzavo di fare tutto
come si deve
ma loro non mi hanno mai perdonato
di essere Radmila


MOJA MAMA ZNA ŠTA SE DEŠAVA U GRADOVIMA

moja mama nema sina
nema overenu zdravstvenu knjižicu
njeno srce nije od čelika

surutka joj teče pod prstima
samoća se razlistava u stabljike kupusa

i samo je motika ostavlja bez daha

ona zna da su tatine ruke armirani beton
reči crni luk blizu očiju

razume jezik bilja
ima odgovor na pitanje zemlje
ali ćuti

ovde čudan znači dobar
a budak znači smrt

moja mama nema sina da je zaštiti

razumno je bilo jedino napustiti nas

naopako, mama
šta bi tek od mene bilo da si otišla


MIA MAMMA SA COSA SUCCEDE NELLE CITTÀ

mia mamma non ha un figlio maschio
non ha un libretto sanitario certificato
il suo cuore non è d’acciaio

il siero del latte le scorre tra le dita
la solitudine germoglia nei gambi di cavolo

e solo la zappa la lascia senza fiato

lei sa che le mani di papà sono cemento armato
le parole cipolla vicino agli occhi

capisce la lingua delle piante
ha una risposta alla domanda della terra
ma tace

qui strano significa buono
e piccone significa morte

mia mamma non ha un figlio che la protegga

l’unica cosa ragionevole era lasciarci

al contrario, mamma
cosa sarebbe stato di me se te ne fossi andata


ŠUMA, PLUG, JAGORČEVINA

osećam duše ženskih predaka
koje su nastradale od muške ruke

zakačile se za mene
kad sam krenula u Beograd
i neće ni one kući

govore mi: seci ih kao pihtije!

pogledom ili kuhinjskim nožem?
možda perorezom koji nosim u džepu?

hoću, samo ne ovog
naročito ovog!, naređuju

od svega što sam na svetu mogla biti
bila sam samo žensko, priča Radovanka
pse na selu nikad nismo cenili
a biti žena bilo je gore od psa

tvoj pradeda je bio kao izvor
kaže Dobrosava, hladan i prek
spavali smo u kaci za rakiju kad me je doveo
vešao me je kao mačku koja je pojela sve piliće

a sve je to i bilo zbog rakije

snago, ne pristaj da budeš nečija

izađite iz mojih pesama!
i vi ste htele samo sinove
koji su vam posle razbijali glave

ništa iz muke niste naučile, babe
sve je bilo uzalud


IL BOSCO, L’ARATRO, LA PRIMULA

sento le anime delle antenate femminili
che sono morte per mano maschile

si sono aggrappate a me
quando sono partita per Belgrado
e nemmeno loro torneranno a casa

mi dicono: tagliali come galantine!

con lo sguardo o con il coltello da cucina?
forse con il temperino che porto in tasca?

lo farò, ma non questo
soprattutto questo!, ordinano

di tutto ciò che avrei potuto essere al mondo
sono stata solo una femmina, racconta Radovanka
i cani in campagna non li abbiamo mai apprezzati
ed essere una donna era peggio di essere un cane

il tuo bisnonno era come una fonte
dice Dobrosava, freddo e impellente
dormivamo in un tino per la grappa appena sposati
mi impiccava come una gatta che ha mangiato tutti i pulcini

e tutto era per colpa della grappa

cara, non accettare di appartenere a qualcuno

uscite dalle mie poesie!
anche voi volevate solo figli maschi
che poi vi rompevano la testa

non avete imparato niente dal martirio, nonne
è stato tutto inutile


SAMO ŽELIM NEKOG DA RASKLOPIMO TRAKTOR
MOG OCA U TIŠINI

ja sam šmeker-devojka
imam perorez u džepu
i žice u brushalteru

stavljala sam srce pod hipoteku
htela da gradimo dom
sad nisam sigurna
da li me je iko od tih ljudi voleo

ali pustila sam prošlost da to i ostane
ja se, tata, prva probijam kroz sneg
i cvetam, kao kukurek

birala sam hranu, ustajala kasno
nema od takvih ništa, govorio si

a znaš kakva ću ja, tata, biti žena
jaka kao šifre na imejlu
neću se šminkati, hraniću se zdravo
na mom čelu pisaće organik

noću ću hodati sama
biću devojka-hajdučka trava
onakva kakvu nikad ne bi oženio

opstaću kad gromovi udaraju
u trafo-stanice. kad spiker govori
ne izlazite bez preke potrebe
a penzioneri lome kukove na trotoaru

sama sam, tata, jer ja sam ljutić-devojka
melem, ako me prisloniš na kožu
a kad me držiš predugo otvaram rane

ja sam sveže bilje, tata, i suvo sam bilje
na tavanu koje čeka da pristaviš čaj

samo nikad nisam osetila da sam
majčina ili tvoja dušica
ali, oprostila sam

traktor je startovao u zoru i vraćao se
kad padne mrak

nije vreme
za mene su naporno radili moji roditelji


DESIDERO SOLO QUALCUNO PER SMONTARE
IN SILENZIO IL TRATTORE DI MIO PADRE

sono una ragazza trendy
ho un temperino in tasca
e ferretti nel reggiseno

mettevo il mio cuore sotto ipoteca
volevo costruire una casa insieme
ora non sono sicura
se qualcuno di loro mi amava

ma ho lasciato il passato e che resti così
io per prima, papà, mi faccio largo tra la neve
e fiorisco, come l’elleboro

sceglievo il cibo, mi alzavo tardi
non esce niente di buono da tipi così, dicevi

e sai che tipo di donna sarò io, papà
sicura come la password dell’e-mail
non mi truccherò, mangerò sano
sulla mia fronte ci sarà scritto biologico

di notte camminerò da sola
sarò una ragazza-achillea millefoglie
del tipo che non sposeresti mai

sopravvivrò quando i fulmini colpiranno
le cabine di alta tensione. Quando l’annunciatore dirà
non uscite se non per necessità estrema
e i pensionati si romperanno le anche sul marciapiede

sono sola, papà, perché sono una ragazza-ranuncolo
balsamo, se mi appoggi sulla pelle
ma se mi tieni troppo a lungo apro ferite

io sono erbe fresche, papà, e sono erbe secche
in soffitta che aspettano che tu metta a bollire la tisana

però non ho mai sentito di essere
il fiorellino tuo o della mamma
ma, ve l’ho perdonato

il trattore partiva all’alba e tornava
al calar del buio

non è il momento
per me hanno lavorato duramente i miei genitori


SRPKINJA SAM, AL MI KOSOVO NIJE
U SRCU, NEGO TI

tata je prvo kukao na dedu
što nije hteo
ni u četnike
ni u partizane
pa su ga hapsili i jedni i drugi

onda na predsednika

uvek na Ameriku

ovde se u rat išlo ako nemaš
vezu u vojnom odseku

generale,
pobedili bismo da si znao:

jedna zaljubljena žena
opasnija je od NATO tenka

protivraketnu zaštitu
nosi u grudima

bokove uvek drži
u borbenom položaju

sreće ima toliko
da štiklom ne potrefi minu

pobogu čoveče,
naspavajte se

u vezi s kosovskim pitanjem

generale,

božuri cvetaju

u mojim gaćicama


SONO SERBA, MA NEL MIO CUORE NON C’È
IL KOSOVO, CI SEI TU

papà prima si piangeva addosso per il nonno
perché non voleva stare
né con i cetnici
né con i partigiani
così è stato arrestato da entrambi

poi per il presidente

sempre per l’America

qui si andava in guerra se non avevi
un aggancio nel dipartimento militare

generale,
avremmo vinto se tu avessi saputo:

una donna innamorata
è più pericolosa di un carro armato della NATO

la difesa antimissile
la porta nel petto

tiene sempre i fianchi
in posizione di combattimento

ha così tanta fortuna
da non centrare mai col tacco una mina

per amor di Dio,
mettetevi l’anima in pace

sulla questione del Kosovo

generale,

le peonie fioriscono

nelle mie mutandine


KRTIČNJAK

nalazili smo viljuške
zakopane u kukuruzištu
sve će im se vratiti
deda je ponavljao

nešto nije kako treba
osećala sam pri udaru belutka
o staklo prozora u noći

niko mi ništa nije pričao
mama je sarme punila tajnama
kočeve za pripinjanje krava
zaticali smo pobijene naopako
tri dana nije bilo mleka
ni za belu kafu

neko je dolazio na naše pašnjake
pre izvođenja goveda
zakopavao mućak pored kapije
pas je režao
a mi mislili da laje na lisice

takvo je ovo selo
osećaš njegove oči na koži

ovde se trguje krilima slepog miša
i gine ispred prodavnice

deda me je naučio kad sam porasla
strani predmet
zakopaš pred zoru u krtičnjak

čim sunce grane
počne da tutnji po komšiluku

nikad nismo ostajali dužni
nema se tu šta govoriti


IL CUMULO DELLA TALPA

trovavamo forchette
sepolte nel campo di granturco
la pagheranno cara
ripeteva il nonno

qualcosa non quadrava
lo sentivo quando un sassolino batteva
sul vetro della finestra di notte

nessuno mi raccontava niente
la mamma riempiva le sarme (*) di segreti
i pali per attaccare le mucche
li abbiamo trovati conficcati al contrario
per tre giorni il latte mancava
anche per il caffelatte

qualcuno veniva nei nostri pascoli
prima che vi conducessimo il bestiame
seppelliva un uovo marcio vicino al cancello
il cane ringhiava
e noi pensavamo che abbaiasse alle volpi

è così questo villaggio
senti i suoi occhi sulla pelle

qui si fa traffico di ali di pipistrello
e si muore davanti al negozio

quando sono cresciuta il nonno mi ha insegnato
l’oggetto rinvenuto
lo seppellisci prima dell’alba nel cumulo della talpa

non appena sorge il sole
si sente tuonare nel vicinato

non rimanevamo mai in debito
non c’è che dire

(*) Sarme: involtini di foglie di cavolo acido ripieni di carne macinata e riso.


PISMO TATI

govorio si mi održavamo
socijalni mir u Beogradu!
naše selo hrani sve te ljude

nije tačno, tata
znaš koliko ovde ima pijaca
dragstora, hipermarketa

o ljudima ne znam više od onoga
što se može zaključiti
na osnovu odeće
koju suše na terasama

nismo ni tamo pričali s komšijama
ali znali smo ih bolje nego sebe
znali smo koliko rakije
imaju u kom buretu

zidovi su tanki
svađe u gradu blede
a trebalo bi da ostanu krvav biftek
šta bi selo bilo bez njih?
parče mahovine i pokoja bela rada

njega dugo nisam videla
veliki je ovaj grad, tata
ali nema veze, srešćemo se

mi se uvek sretnemo


LETTERA AL PAPÀ

mi dicevi noi manteniamo
la pace sociale a Belgrado!
il nostro villaggio nutre tutta quella gente

non è vero, papà
sai quanti mercati ci sono qui
negozi, ipermercati

riguardo alle persone non so più di quello
che si può desumere
dal loro vestiario
che si asciuga sui terrazzi

nemmeno là parlavamo con i vicini
ma li conoscevamo meglio di noi stessi
sapevamo quanta grappa
avessero e in quale botte

le pareti sono sottili
le liti in città sbiadiscono
ma dovrebbero lasciare un filetto al sangue
cosa sarebbe il villaggio senza di esse
un pezzo di muschio e una margherita qua e là

lui non lo vedo da molto tempo
è grande questa città, papà
ma non importa, ci incontreremo

noi ci incontriamo sempre


NEMAM S KIM DA PLJUJEM U LAVABO
NAIZMENIČNO PASTU ZA ZUBE

on ima karijeru
stan od osamdeset kvadrata
i vilice sa reklame za brijače

voli devojke, priča suptilno
nije zainteresovan za mene

a ja sam ipak devojka
kakva-takva
rođena devojka!
ne preterano ženstvena

jednom je neka žena
zalutala u naše selo, pitala me
dečko, gde ovde može
da se okrene auto

posle ju je tata izvlačio
traktorom iz jaruge
kaže šta ti bi da je tamo pošalješ

on ima devojku i gleda je
kao da izumire poslednji primerak
flamingosa

kad me sretne uvek pita zašto
pišem pesme

zato što pitbulovi u parku
ne deluju srećno, kažem


NON HO NESSUNO CON CUI SPUTARE A TURNO
IL DENTIFRICIO NEL LAVANDINO

lui ha una carriera
un appartamento di ottanta metri quadrati
e una mascella da pubblicità per rasoi

ama le ragazze, parla delicatamente
non è interessato a me

eppure sono una ragazza
più o meno
nata ragazza!
non eccessivamente femminile

una volta una donna
si è persa nel nostro villaggio, mi ha chiesto
ragazzo, dove si può
far manovra con la macchina qui

poi il papà l’ha tirata fuori
con il trattore dal fosso
dice cosa l’hai mandata a fare là

lui ha una ragazza e la guarda
come se si estinguesse l’ultimo esemplare
di fenicottero

quando mi incontra mi chiede sempre perché
scrivo poesie

perché i pitbull nel parco
non hanno un’aria felice, dico


TAJ MOMAK JE SPREMAN SVE DA OSTAVI,
SAMO NE CIGARETE

telefon je vratio sat automatski
jesen je, tvoja devojka
proučava kako se gledamo

ima dobru građu, lepa je
verovatno se budi našminkana
ali ostariće

završio si fakultet
imaš dobro plaćen posao
i razmišljaš šta ćeš biti u životu
imaš nju, a ne znaš s kim ćeš
dočekati starost

ja sam ti prijatelj dok ne naučim
da pletem džemper i čarape
jer zime su oštre tamo gde ću te povesti
a u proleće cvetaju kaćuni
i bespravno izgrađeni objekti

jesen je i šta me briga za tvoju devojku
znam onu koju ćeš oženiti
srčana je i zove se Radmila


QUEL RAGAZZO È PRONTO A LASCIARE TUTTO,
MA NON LE SIGARETTE

il telefono ha reimpostato automaticamente l’ora
è autunno, la tua ragazza
studia come ci guardiamo

ha una corporatura niente male, è bella
probabilmente si sveglia truccata
ma invecchierà

ti sei laureato
hai un lavoro ben pagato
e pensi a quello che diventerai nella vita
hai lei, ma non sai con chi
arriverai alla vecchiaia

sono tuo amico finché non imparerò
a lavorare a maglia un pullover e le calze
perché gli inverni sono rigidi là dove ti porterò
mentre in primavera fioriscono orchidee selvatiche
ed edifici costruiti abusivamente

è autunno e cosa m’importa della tua ragazza
conosco quella che sposerai
è ardita e si chiama Radmila


JE L’ TUGA SA SELA?

trebalo bi nakupiti suvih
bagremovih drva, podložiti bubnjaru

deda je kupio jednu na vašaru
za deset minuta bi nas isterala iz sobe

trebalo bi naučiti kako se cepaju drva
dok si još dete

što čvršće stežeš sekiru pre ćeš se umoriti
ožuljati dlanove

trebalo bi zauzeti sopstvenu dušu
kao parče zemlje, navodnjavati je bistrinom

zasaditi zimzelenim biljkama
opleviti potrebu da te bilo ko razume

trebalo bi, definitivno, posaditi nešto

trebalo bi srce dati đuture nekome
ko ne meša ljubav i akcionarsko društvo

biti srećan, biti zahvalan bubnjari
dugo je jedino ona htela da me ugreje

trebalo bi znati kako nije tačno
da treći put Bog pomaže

pitajte moje roditelje


LA TRISTEZZA VIENE DALLA CAMPAGNA?

bisognerebbe accatastare la legna
secca di acacia, accendere la stufa in ghisa

il nonno ne ha comprata una alla fiera
dopo dieci minuti essa ci scacciava dalla stanza

bisognerebbe imparare a tagliare la legna
già da bambini

più forte stringi l’ascia, prima ti stancherai
ti verranno le vesciche sul palmo della mano

bisognerebbe conquistare la propria anima
come un pezzo di terra, irrigarla con la limpidezza

farvi crescere piante sempreverdi
estirpare la necessità che qualcuno ti capisca

bisognerebbe, definitivamente, piantare qualcosa

bisognerebbe dare il cuore tutto quanto a qualcuno
che non mescola amore e società per azioni

essere felice, essere grato alla stufa in ghisa
per molto tempo solo essa voleva scaldarmi

bisognerebbe sapere che non è vero
che la terza volta Dio aiuta

chiedetelo ai miei genitori


Traduzione dal serbo di Ginevra Pugliese




Radmila Petrović (1996, Užice)
è cresciuta nel villaggio di Stupčevići nel comune di Arilje. Si è laureata in Economia all’Università di Belgrado. Ha pubblicato tre raccolte di poesie: Miris zemlje (Il profumo della terra, 2014), Celulozni rokenrol (Rock’ n roll di cellulosa, 2015) con cui ha vinto il Premio Desanka Maksimović e Moja mama zna šta se dešava u gradovima (Mia mamma sa cosa succede nelle città, 2020). Attualmente vive e lavora a Belgrado.


ginevra.pugliese@gmail.com
roic@zamir.net