FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 55
maggio/agosto 2020

Cenere

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli



La memoria delle ceneri


J3-F2

"Sic transit gloria mundi,"
"How doth the busy bee,"
"Dum vivimus vivamus,"
I stay mine enemy!

Oh "veni, vidi, vici!"
Oh caput cap-a-pie!
And oh "memento mori"
When I am far from thee!

Hurrah for Peter Parley!
Hurrah for Daniel Boon!
Three cheers, sir, for the gentleman
Who first observed the moon!

Peter, put up the sunshine;
Pattie, arrange the stars;
Tell Luna, tea is waiting,
And call your brother Mars!

Put down the apple, Adam,
And come away with me,
So shalt thou have a pippin
From off my father's tree!

I climb the "Hill of Science,"
I "view the landscape o'er;"
Such transcendental prospect,
I ne'er beheld before!

Unto the Legislature
My country bids me go;
I'll take my india rubbers,
In case the wind should blow!

During my education,
It was announced to me
That gravitation, stumbling,
Fell from an apple tree!

The earth upon an axis
Was once supposed to turn,
By way of a gymnastic
In honor of the sun!

It was the brave Columbus,
A sailing o'er the tide,
Who notified the nations
Of where I would reside!

Mortality is fatal -
Gentility is fine,
Rascality, heroic,
Insolvency, sublime!

Our Fathers being weary,
Laid down on Bunker Hill;
And tho' full many a morning,
Yet they are sleeping still, -

The trumpet, sir, shall wake them,
In dreams I see them rise,
Each with a solemn musket
A marching to the skies!

A coward will remain, Sir,
Until the fight is done;
But an immortal hero
Will take his hat, and run!

Good bye, Sir, I am going;
My country calleth me;
Allow me, Sir, at parting,
To wipe my weeping e'e.

In token of our friendship
Accept this "Bonnie Doon,"
And when the hand that plucked it
Hath passed beyond the moon,

The memory of my ashes
Will consolation be;
Then, farewell, Tuscarora,
And farewell, Sir, to thee!

    "Sic transit gloria mundi",
"Come fa l'ape indaffarata",
"Dum vivimus vivamus",
Blocco il mio nemico!

Oh "veni, vidi, vici!"
Oh caput da capo a piè!
E oh "memento mori"
Quando sono lontana da te!

Urrà per Peter Parley!
Urrà per Daniel Boon!
Tre evviva, signore, per il gentiluomo
Che per primo osservò la luna!

Peter, riponi il sole;
Pattie, sistema le stelle;
Di' a Luna, che il è pronto,
E chiama tuo fratello Marte!

Posa la mela, Adamo,
E vieni via con me,
Così avrai una deliziosa
Colta dall'albero di mio padre!

Mi arrampico sul "Colle della Scienza"
"Scruto da lassù il paesaggio";
Una veduta così trascendentale,
Mai scorsi prima!

A Legiferare
Il mio paese mi offre di andare;
Prenderò le scarpe di gomma,
Caso mai il vento dovesse soffiare!

Nel corso degli studi,
Mi fu svelato
Che la gravitazione, per sbaglio,
Cadde da un albero di mele!

La terra su di un asse
Si diceva una volta che girasse,
Una sorta di ginnastica
In onore del sole!

E fu il prode Colombo,
Navigando sull'onde,
Che annunciò alle nazioni
Dove avrei abitato!

Essere mortale è fatale -
L'eleganza è fine,
La disonestà, eroica,
L'insolvenza, sublime!

I nostri padri stremati,
Caddero a Bunker Hill;
E malgrado gli innumerevoli dì,
Pure stanno ancora dormendo, -

La tromba, signore, li desterà,
Sogno di vederli risorgere,
Ciascuno col solenne moschetto
In marcia verso il cielo!

Un codardo si fermerà, Signore,
Finché la lotta sia conclusa;
Ma un immortale eroe
Metterà il berretto, e correrà!

Addio, Signore, me ne vado;
Il mio paese mi chiama;
Concedimi, Signore, nel partire,
Di asciugare le mie lacrime.

In segno d'amicizia
Accetta questa "Ballata",
E quando la mano che la scrisse
Sarà ormai oltre la luna,

La memoria delle mie ceneri
Sarà di conforto;
Dunque, addio, Tuscarora,
E addio, Signore, a te!

Un Valentine per William Howland, che aveva frequentato l'Amherst College e corteggiato la sorella di ED, Lavinia. Fu pubblicato, anonimo, il 20 febbraio 1852 dallo "Springfield Daily Republican".
I versi 2 e 22 sono citazioni da inni di Isaac Watts (1674-1748); per "Peter Parley" (v. 9) vedi la nota alla J65-F164; "Daniel Boon" (v. 10) è Daniel Boone (1734-1780), un pioniere americano; la battaglia di Bunker Hill (v. 46) fu una delle prime della Rivoluzione Americana (16 giugno 1775); "Bonnie Doon" (v. 62) è una ballata scozzese di Richard Burns (1759-1796); "Tuscarora" (v. 67) è un tribù indiana.
Il manoscritto è perduto e il testo è quello pubblicato dallo "Springfield Daily Republican".
Un fluviale Valentine, definito dal giornale che lo pubblicò un "amused medley" (uno "spassoso pot-pourri"). In effetti "medley" (che può tradursi anche con "miscuglio, guazzabuglio") è una definizione perfetta per questo scoppiettante divertissement, che mette insieme di tutto: citazioni classiche e bibliche, giornali per bambini, storia americana, patriottismo, la mela di Newton, l'astronomia, ballate scozzesi, tribù indiane, insieme ai paradossi degli ultimi due versi dell'undicesima strofa ("Rascality, heroic, / Insolvency, sublime!"). Sembra quasi una sorta di palestra, dove scaldare i muscoli poetici senza badare troppo al senso, un fuoco d'artificio creato per il puro gusto di scrivere e di stupire.

 

J793-F753

Grief is a Mouse -
And chooses Wainscot in the Breast
For His Shy House -
And baffles quest -

Grief is a Thief - quick startled -
Pricks His Ear - report to hear
Of that Vast Dark -
That swept His Being - back -

Grief is a Juggler - boldest at the Play -
Lest if He flinch - the eye that way
Pounce on His Bruises - One - say - or Three -
Grief is a Gourmand - spare His luxury -

Best Grief is Tongueless - before He'll tell -
Burn Him in the Public square -
His Ashes - will
Possibly - if they refuse - How then know -
Since a Rack could'nt coax a syllable - now

    Il Dolore è un Topo -
E sceglie l'Intercapedine nel Petto
Come Schiva Dimora -
E rende vano il cercarlo -

Il Dolore è un Ladro - lesto ad allarmarsi -
Aguzza l'Orecchio - per udire una voce
In quella Vasta Oscurità -
Che trascinò la Sua Esistenza - nell'ombra -

Il Dolore è un Giocoliere - il più ardito nel Gioco -
Perché se fosse esitante - l'occhio che passa
Coglierebbe i suoi Lividi - Uno - per dire - o Tre -
Il Dolore è un Ghiottone - parco nei Suoi piaceri -

Il Dolore migliore è Senza parole - prima di parlare -
Si farebbe bruciare sulla Pubblica piazza -
Le Sue Ceneri - parleranno
Forse - se rifiutano - Come sapere allora -
Visto che nemmeno la Tortura otterrebbe una sillaba - ora

Il dolore come sentimento esclusivamente interiore, che si rifugia nell'animo di chi lo prova e rifugge da qualsiasi tentativo di stanarlo. ED ce ne dà cinque definizioni, le prime tre descritte più ampiamente, la terza più stringata e infine l'ultima, che descrive il dolore migliore, più vero, quello che preferisce il rogo piuttosto che parlare di sé.
In quest'ultima strofa ho un po' forzato la traduzione dei due versi iniziali (Bacigalupo traduce con: "Il dolore migliore non ha lingua - / prima che parli - bruciatelo in piazza -") perché ho preferito leggerli con lo stesso schema delle strofe precedenti, dove il soggetto attivo è sempre il dolore: si rifugia nell'intercapedine del petto per sfuggire chi cerca di stanarlo; nell'oscurità che lo ha trascinato nell'ombra ("to sweep" significa letteralmente "spazzare", con quel "back" a fine verso l'immagine è quella di una scopa che abbia spazzato via il dolore, confinandolo fuori di vista, dietro a qualche mobile) si comporta come un ladro attento a ogni rumore che lo possa far scoprire; quando non riesce a celarsi diventa un giocoliere ardito, perché, facendosi vedere esitante, chi guarda, non più distratto dal gioco, potrebbe scoprire le sue ferite, non importa se una o più; e infine è come un ghiottone, che però non manifesta apertamente la sua bramosa voluttà di cibo e preferisce coltivare in disparte i suoi piaceri. Così ho tradotto "burn" con "si farebbe bruciare", perché mi sembra che anche qui sia il dolore a essere protagonista, cercando con ogni mezzo, anche il più estremo, di eludere chi vorrebbe interrogarlo e sapere.

 

J1063-F1097

Ashes denote that Fire was -
Revere the Grayest Pile
For the Departed Creature's sake
That hovered there awhile -

Fire exists the first in light
And then consolidates
Only the Chemist can disclose
Into what Carbonates -

    Le ceneri denotano che c'era un Fuoco -
Venera il Cumulo più Grigio
Per amore della Creatura Estinta
Che là si librò per un momento -

Il Fuoco esiste dapprima come luce
E poi si consolida
Solo il Chimico può svelare
In quali Carbonati -

Una tomba non è soltanto un ricovero di resti mortali ma anche un luogo da venerare, perché là riposano ceneri che una volta ospitavano il fuoco vitale dell'esistenza. La vita, come il fuoco, ha nella luce la sua parte visibile e temporanea; cosa ne sarà di lei dopo, una volta diventata cenere, lo sa solo quel chimico che l'ha creata e ne conosce l'intima essenza.
Ancora una volta ED descrive il nostro essere disarmati di fronte ai misteri della vita e della morte; così come del fuoco vediamo soltanto la parte luminosa, della vita conosciamo solo il breve percorso che vediamo con i nostri occhi, il resto (i "carbonati" nei quali ci "consolideremo" è una chiara metafora del giudizio finale) è riservato al "chimico", da intendersi qui come colui che sa, che conosce cose inconoscibili ai comuni mortali e, perciò, identificabile con Dio.

 

J1132-F1143

The smouldering embers blush -
Oh Heart within the Coal
Hast thou survived so many nights?
The smouldering embers smile -

Soft stirs the news of Light
The stolid Rafters glow
One requisite has Fire that lasts
Prometheus never knew -

    Le occultate braci rosseggiano -
Oh Cuore celato nel Carbone
Sei sopravvissuto a così tante notti?
Le occultate braci sorridono -

Soffice vibra l'annuncio della Luce
Gli stolidi Ceppi avvampano
Un requisito ha il Fuoco che resiste
Da Prometeo mai conosciuto -

Il manoscritto è ricco di varianti interne (ne ho accolta una: al verso 2 "Heart" al posto di "Cheek") e con un'alternativa per gli ultimi due versi: "This requisite has Fire that lasts / It must at first be true - ("Questo requisito ha il Fuoco che resiste / Deve dall'inizio essere sincero -").
Johnson scrive: "È possibile che ED abbia scritto la poesia quando seppe che Charles Wadsworth [Il reverendo del quale si presume si fosse innamorata, che si era trasferito in California] stava lasciando San Francisco per tornare sulla costa orientale." È solo un'ipotesi, resa però plausibile dal fuoco, celato ma sempre ben vivo ("smouldering" significa "che brucia senza fiamma, che cova sotto la cenere"), descritto dai versi. Quel fuoco resistente al tempo che in una versione dura certamente di più di quello che Prometeo rubò agli dei, e nell'altra riesce a durare perché acceso da una passione sincera e per questo indistruttibile.

 

J1383-F1405

Long Years apart - can make no
Breach a second cannot fill -
The absence of the Witch does not
Invalidate the spell -

The embers of a Thousand Years
Uncovered by the Hand
That fondled them when they were Fire
Will stir and understand

    Lunghi Anni lontano - non possono creare
Una breccia che un istante non possa colmare -
L'assenza del Mago non
Invalida l'incantesimo -

Le braci di Mille Anni
Schiuse dalla Mano
Che le carezzava quand'erano Fuoco
Si risveglieranno e capiranno

La potenza del ricordo non teme il passare del tempo, quel fuoco che cova sotto la cenere è sempre pronto a risvegliarsi al tocco di chi, anche mille anni prima, lo sfiorava con amore.
Bellissima la seconda strofa, con quella mano che sembra spolverare la cenere dei ricordi, facendo affiorare il fuoco che continua ad essere vivo e palpitante anche nei più lontani recessi della memoria e che, a sua volta, mantiene quel ricordo anche dentro di sé, riconoscendo senza dubbi la mano che lo amava in quella che lo libera.
Per i versi 3 e 4 ED ha indicato una variante che trasforma l'affermazione in una domanda retorica: "Who says the Absence of a Witch / Invalidates his spell?" ("Chi dice che l'Assenza del Mago / Invalidi il suo incantesimo?").
Nell'ultimo verso ho scelto la variante "stir" al posto di "gleam" ("splendere, brillare, luccicare") perché sottolineata. "Stir" può significare qualcosa di molto simile a "gleam" ma ho preferito tradurre con un significato che il Webster indica come "colloquiale": "To rise in the morning", anche perché il senso di bagliore e splendore è implicito nel risveglio di un fuoco.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").

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