FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 51
gennaio/aprile 2019

Ostacoli

 

MARIANA BERNÁRDEZ, RESPIRO

di Federica Silvino



Mariana Bernárdez nasce a Città del Messico nel 1964 e, sin da giovanissima, si avvicina al mondo della letteratura e della poesia, mostrando una spontanea sensibilità per la parola e per il simbolo. Questa vocazione spinge la scrittrice messicana ad approfondire gli studi filosofici e letterari (consegue una laurea in Lettere Moderne e un dottorato in Filosofia presso la Universidad Iberoamericana) e a pubblicare testi che hanno riscosso un ampio successo in ambito accademico, come: María Zambrano: acercamiento a una poética de la aurora (2004), Todo está en la línea: conversaciones con Raúl Renán (2008) e Ramón Xirau: hacia el sentido de la presencia (2010).

A partire da La espesura del silencio del 2005, Mariana Bernárdez si dedica in più occasioni alla pubblicazione di saggi, come Bailando en el pretil (2007), Sendas del olivo (2011), Después de los mares (2012), in cui si interroga sulla funzione del linguaggio e analizza l’insieme delle fasi che costituiscono il processo di scrittura e la trasmissione del messaggio dall’autore al fruitore del testo.

Per quanto riguarda la produzione in versi, sono numerose le raccolte apprezzate dalla critica: Alguna vez el ciervo (2010), Trazos de esgrima (2011), Escríbeme en los ojos (2013), Nervadura del relámpago (2013), En el pozo de mis ojos (2015). La poesia della scrittrice messicana sgorga direttamente dalla sua personale esperienza umana e coglie ciò che di oscuro si nasconde dietro la dimensione sensibile del reale. Questo aspetto appare evidente anche nelle poesie contenute nella raccolta Aliento (Respiro, 2017), in cui è rivelata in modo eloquente l’importanza che l’autrice conferisce alla parola, in grado di far riemergere ciò che giace da tempo nel profondo dell’anima e di rievocare esperienze vissute, preservando la memoria: “folata che rischiara/ parola dopo parola/ l’ombra del cuore”.

Scrittura, parola, segno, reminiscenza, sono questi gli elementi che permettono alle poesie di Mariana Bernárdez di esprimere una serie di significati nascosti, celati dietro l’apparente chiarezza e nitidezza del verso o contenuti nel senso angosciante della solitudine, nel “graffio del silenzio”: “la pausa intreccia la conversazione al tavolo/ filigrana contenuta nella discarica di sillabe/ che soffocano nel loro candore”. L’intensità dei versi e il linguaggio puro e preciso hanno lo scopo di illuminare l’ignoto e di spingere il pensiero a ripercorrere il proprio passato, tornando alle serene immagini di un tempo.

Se da un lato questi versi esprimono la realtà e gli aspetti quotidiani della vita dell’autrice (descrivendo una dimensione individuale che aspira a divenire universale), dall’altro rivelano punti di vista che il suo sensibile sguardo riesce a cogliere e a trasmettere poi al lettore attraverso un efficace intreccio di parole e immagini. Ricorre spesso il tema dell’oscurità (“quel buio intenso che risplende/ come bagliore infimo di faro in lontananza”) e quello della notte interrotta da sprazzi di luce, da lampi di emozioni a cui abbandonarsi senza remore: “ascolto spuntare l’alba/ che percorre la mia memoria/ in cerca di un lungo fragore”. Mariana Bernárdez lascia che il ritmo proceda liberamente e che, con esso, prendano vita le travolgenti immagini che gradualmente affiorano dalle tenebre del passato.




POESIE DI MARIANA BERNÁRDEZ
da Aliento [Respiro]
La Cabra Ediciones, Messico, 2017



*

Ahí por donde caminas
el mundo se empequeñece
Hay días
que el deseo de ti lacera
la cercanía de una profundidad
intuida al alba de tus ojos
ventolera que abrillanta
palabra sobre palabra
la sombra del corazón.


*

Lì dove cammini
il mondo rimpicciolisce
Ci sono giorni
in cui il desiderio di te lacera
la prossimità di un abisso
percepito all’alba dei tuoi occhi
folata che rischiara
parola dopo parola
l’ombra del cuore.


*

Ven, dijiste
que habremos de atravesar lo oscuro
o el humo o el desasosiego
ese negro que de tan suyo resplandece
en destello ínfimo de faro en lontananza
¿Para qué atajar el extremo del talud
si el vacío engulle labios como espadas?

Detén tu paso en su orla y acaricia la lejanía
que ya los dioses
han mordisqueado lo alguna vez sido

Ven

y para nacernos
cruzamos la fiereza del desatino.


*

Vieni, hai detto
dovremo attraversare le tenebre
il fumo o l’inquietudine
quel buio intenso che risplende
come bagliore infimo di faro in lontananza
Perché contrastare la cima del baratro
se il vuoto ingoia labbra come spade?

Fermati sull’orlo e accarezza la distanza
gli dei hanno
già rosicchiato ciò che un giorno è stato

Vieni

e per sorgere
attraversiamo la ferocia dell’eccesso.


*

Hemos hecho de la prisa un hábito
Reparamos poco en el nudo que nos somos
demasiado abatidos al suceder la noche
la pausa teje la conversación frente a la mesa
filigrana contenida en el vertedero de sílabas
que se apagan en su blancura
Desde ahí nos acariciamos
comprendiendo que el cansancio
le gana la querella al polvo.

No hay herida
No hay reclamo
No hay cuentas pendientes

El jardín se enseñorea
el naranjo abate azahares
y la tibutina engalana el morado

Todo está bien

El cielo

La estrella

Y el roce del silencio.


*

Abbiamo fatto della fretta un’abitudine
Riflettiamo poco sul nodo che ci lega
troppo afflitti al sopraggiungere della notte
la pausa intreccia la conversazione al tavolo
filigrana contenuta nella discarica di sillabe
che soffocano nel loro candore
Da lì ci accarezziamo
capendo che la stanchezza
ha la meglio sulla polvere

Non c’è ferita
Non c’è reclamo
Non ci sono conti in sospeso

Domina il giardino
pendono le zagare dall’arancio
si impreziosisce il viola della tibouchina

Tutto è al suo posto

Il cielo

La stella

E il graffio del silenzio.


*

Atiendo el despuntar del alba
que recorre mi memoria
en traza de un largo clamor

—Tus labios en la línea del verso
atalaya y tálamo de la agonía

antes del antes

y el mar
es tu mano
deslizando rutas de fuego
en el claror de la noche.


*

Ascolto spuntare l’alba
che percorre la mia memoria
in cerca di un lungo fragore

– Le tue labbra nella riga del verso
torre e talamo dell’agonia

prima del prima

e il mare
è la tua mano
che muove rotte di fuoco
nel chiarore della notte.


*

La pluma espera en un cajón
cercada por la pesadumbre de lo quieto
Su color rojizo se encarna en mi mano

Singladura

Anoto en la libreta
en cuya portada alguien
que no tú ni yo
dibujó unos corazones
¿por eso la llevaste?

Sevilla
a la distancia parece irreal
a pesar de haber recorrido sus calles
haber ido al parque de María Luisa
a la Giralda
o ir en fuga a ver El Cachorro

Casa Velha
de rimas árabes

las fotografías
los papeles acumulados
las entradas a los museos
me enredan el sosiego y la madrugada
—se me quedan tras las imágenes
que se desmigajan al tropezar
y al hacer de lo entrañable un acantilado—
... repaso tu miedo de quedarte dormido
y que al despertar encontraras
algo distinto
a lo venerado
que sólo fuera un hilo de bruma

Cierra los ojos
dormita en mí

Al final del viaje
el ballet de Eurídice y Orfeo
nos cita con su tañido de sirena

Soplaba el céfiro
Veníamos del Barrio Alto
y habíamos bebido un oporto en el café de Pessoa

¿A quién abrazamos
al abrazarnos?
tus manos desandan la ruta del recordar
¿Y si pierdes por distraído
el vuelo de la abeja
o el colibrí en el sillón
o las paredes lloviendo a cántaros?

Hace tan sólo un momento...
Poco tiempo
Mucho tiempo
sólo resta sumar y multiplicar
la geometría incalculable de los cuerpos
que hablan en el tránsito del alba
sobre su miedo y su deseo.


*

La penna aspetta in un cassetto
circondata dall’angoscia del silenzio
Il suo colore rossiccio s’incarna nella mia mano

Itinerario

Prendo nota sul taccuino
sulla copertina qualcuno
né tu né io
ha disegnato dei cuori
per questo l’hai portato?

Siviglia
da lontano sembra irreale
malgrado abbia percorso le sue strade
visitato il parco di María Luisa
la Giralda
o sia fuggita a vedere El Cachorro

Casa Velha
di rime arabe

le fotografie
le carte accumulate
i biglietti del museo
compromettono la quiete e l’alba
– è ciò che resta oltre alle immagini
che si sgretolano se le sfiori
e se riduci a precipizio un abisso –
…rivedo la tua paura di addormentarti
e di svegliarti trovando
qualcosa di diverso
da ciò che hai venerato
anche un solo filo di nebbia

Chiudi gli occhi
riposa su di me

Alla fine del viaggio
il balletto di Euridice e Orfeo
ci tenta con il suo canto di sirena

Soffiava lo zefiro
Venivamo dal Bairro Alto
e avevamo bevuto del porto nel caffè di Pessoa

Chi abbracciamo
quando ci abbracciamo?
le tue mani ripercorrono la rotta del ricordo
E se sbadatamente dimentichi
il volo dell’ape
o il colibrì sulla poltrona
o le pareti che piovono a catinelle?

Era solo un attimo fa…
Poco tempo
Molto tempo
rimane solo da sommare e moltiplicare
la geometria incalcolabile dei corpi
che parlano all’arrivo dell’alba
di paure e desideri.


*

Vendimia del vendaval
territorio del desconsuelo
donde el existir pierde su pulso
trocha de tierra apisonada
donde la travesía bruñe el escorzo
Y ascender
hasta el claro de piedras alzadas hacia el cielo
y derruir las últimas gotas del talud
pues todo calla ante la inmensidad
en el latido abandonado por los heraldos negros.


*

Vendemmia dell’uragano
territorio dello sconforto
dove la vita perde il suo battito
pista di terra spianata
dove la traversata offusca lo scorcio
E ascendere
fino alla radura di pietre innalzate al cielo
e demolire gli ultimi frammenti del baratro
perché tutto tace davanti all’immensità
nel palpito abbandonato dagli araldi neri.


*

En Tierra Santa
en el muro del primer lamento
rezaste por mí
y colocaste en una de sus ranuras
un papel doblado
con las letras de mi nombre
Quisiste sellar con ese gesto
la paz duradera
para el resto de mis días
Y yo ajena a su misericordia
asaltada por el tajo
dudé de mi sino y de mi gracia
hasta que a la vuelta de los días
tomaste mis manos
para bien.decirme
en el misterio de haber sido parida
de tu vientre
al vientre de la tierra.


*

In Terra Santa
al muro del primo pianto
hai pregato per me
e hai posto in una delle sue fessure
un foglio piegato
con le lettere del mio nome
Hai voluto sancire con quel gesto
la pace duratura
per il resto dei miei giorni
Ed io estranea alla sua misericordia
aggredita dallo squarcio
ho dubitato del mio destino e della mia grazia
poi con il volgere dei giorni
hai preso le mie mani
per raccontarmi
il mistero di essere stata generata
dal tuo ventre
al ventre della terra.


*

Y te llamo lobo
porque fuiste
rosa o dragón
serpiente o ciervo
árbol o rajadura
Gólgota o Huerto
pedernal y cuchilla

Te llamo
porque has seguido mis huellas
de letra quemada
Y en la alta esfera de las horas
cuando el delirio sujeta con su inclemencia
he visto la dentellada de tu colmillo
y la tornadura de tu gesto
apresado en las lajas
de tabillas inmemoriales
Y sé de tu hambre
Y sé de mi tristeza
porque yerma ha quedado la vida
después de amamantar tu historia.


*

E ti chiamo lupo
perché fuggisti
rosa o drago
serpente o cervo
albero o crepa
Golgota o Orto
selce e coltello

Ti chiamo
perché hai seguito le mie tracce
di lettera bruciata
e nella sfera profonda delle ore
quando il delirio domina con la sua inclemenza
ho visto il segno del tuo canino
e la distorsione del tuo aspetto
imprigionato tra le pietre
di lastre immemorabili
E conosco la tua fame
E conosco la mia tristezza
perché sterile è ormai la vita
dopo aver sfamato la tua storia.


*

Juguemos entre los olivos
En lo alto del muro y su lamento
Juguemos a no encontrarnos
Y tras la sombra de la enramada
Llamémonos uno al otro
Lobo
Lobo
Lobo, ¿estoy aquí?


*

Giochiamo tra gli ulivi
In cima al muro e al suo lamento
Giochiamo a non trovarci
E nascosti all’ombra del pergolato
Chiamiamoci l’un l’altro
Lupo
Lupo
Lupo, sono qui?


Traduzione dallo spagnolo di Federica Silvino




Mariana Bernárdez
è nata a Città del Messico, dove vive, nel 1964. Poeta e saggista, laureata in Lettere moderne e in Filosofia. Tra i recenti libri di poesia si segnalano: Alguna vez el ciervo (2010), Trazos de esgrima (2011), Don del recuento (2012), Escríbene en los ojos (2013, tradotto in portoghese e pubblicato in Portogallo nel 2015), Nervadura del relámpago (2013), En el pozo de mis ojos (2015) e Aliento (2017, con introduzione di Antonio Colinas, tradotto in portoghese e pubblicato in Portogallo nel 2018).

(foto di Gabriela Bautista)

federicasilvino@yahoo.it