FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 51
gennaio/aprile 2019

Ostacoli

 

DAVID CORTÉS CABÁN, IL LIBRO DEI RITORNI

di Alessio Brandolini



Pubblicato in Spagna nel 1999 Il libro dei ritorni [El libro de los regresos, Editorial Verbum] è un testo poetico fondamentale nel percorso letterario di David Cortés Cabán, autore nato ad Arecibo (Puerto Rico) nel 1952 ma che nel 1973 si è trasferito a New York (dove tutt’ora vive) per completare gli studi e poi insegnare Lingue moderne e scrivere di critica letteraria su varie riviste.

Arecibo, cittadina fondata nel 1556 da coloni spagnoli, con il suo bel litorale che si affaccia sull’oceano Atlantico; Portorico l’isola più piccola delle Grandi Antille, stato “non incorporato” degli Stati Uniti e come tale gode di una sua autonomia governativa ma non è indipendente (“Non voglio pensare di essere un estraneo / in questa stessa terra / che un giorno sarà libera”). Dopo oltre vent’anni dal trasferimento dalla piccola e silenziosa isola alla megalopoli di New York il poeta torna a rivivere, in poesia, i momenti più belli e decisivi dell’infanzia e della giovinezza ma “senza alcuna trascendenza”, con il necessario distacco per non “bloccarsi” su un passato dove le ragazze odorano di acqua marina e il verde frondoso si confonde con l’azzurro immenso del cielo. L’autore si osserva come un estraneo, un viandante che torna a casa inatteso, senza bussola e non vuole disturbare nessuno, nemmeno farfalle e uccelli. Da qui un linguaggio colloquiale, “a bassa voce”, con attacchi del tipo: “Amici / non posso dirvi perché torno / a questo paese”.

Cinquanta testi poetici senza titolo e con numerazione romana, come un unico largo poema che si dirama in più direzioni per definire e sottolineare aspetti diversi di questo ritorno o meglio di questi particolari “ritorni”, come nel titolo, perché non è uno solo il percorso: ogni volta che la poesia si volge al passato fa un suo particolare itinerario, mai identico a quello precedente. Anche se poi il mondo in cui si viaggia è lo stesso e uguali restano i sentimenti che spingono alla partenza: cambiano gli aspetti, le scoperte, gli incontri, le emozioni. Si arriva ad agosto con un bagaglio leggero con dentro il suono del mare, in cerca della tenerezza di un particolare paesaggio stampato nella memoria, si cammina per strade deserte, si prova a indovinare il volto di qualcuno, ma è passato troppo tempo e non è facile imbattersi in quelli che contano: i volti dell’infanzia. Si prova a cogliere al volo nell’aria e nel vento quello che è rimasto di un nome, si osservano i bagnanti, per lo più stranieri, lungo la spiaggia. L’isola del poeta è una grande casa, la casa che lo abita con i suoi segreti e rifugi, con il “mirabile splendore” e le sue ombre, uno spazio dove “i pesci saltano contro la luce”. Si procede a piccoli passi per riconquistare la propria storia e allontanarsi dall’abisso della frontiera, per ribadire la propria fedeltà all’isola (“Non sarò mai quello che gli altri desiderano”), luogo reale sebbene lontano geograficamente. Una sfida alla morte, al tempo che fa festa (non conosce ostacoli) e corre come un fiume sotterraneo dove la “luce germoglia festosa”.

In David Cortés Cabán c’è come un pudore a nominare le cose, per questo ogni parola e ogni verso nel Libro dei ritorni appare depurato da incrostazioni, limpido e fresco nel suo trascinante e suadente flusso poetico.




POESIE DI DAVID CORTÉS CABAN
da Il libro dei ritorni
Editorial Verbum, Spagna 1999)


*

Amigos
no puedo decirles por qué viajo a este pueblo
Es medianoche y hay en mis ojos un hermoso esplendor
El aire desafía los pájaros que han emigrado
y un gemido de ballena viaja en esta habitación
El ojo busca la tortuga que brilla y rueda con mi equipaje
Solamente necesito sus palabras
río subterráneo
donde la luz nace jubilosa.


*

Amici
non posso dirvi perché parto per questo paese
È mezzanotte e nei miei occhi c’è un mirabile splendore
L’aria sfida gli uccelli che emigrano
e un gemito di balena percorre la stanza
L’occhio cerca la tartaruga che brilla e ruota col mio bagaglio
Ho bisogno soltanto delle sue parole
fiume sotterraneo
dove la luce germoglia festosa.


*

Uno llega
inadvertido como el resplandor de la lluvia
a este pueblo
ignorando que hay bocas
que desafían la muerte y el olvido
Uno llega buscando las últimas señales
de un labio que ardía como una piedra
arrojada al vacío
Presintiendo que hay palabras
como latigazos en los ojos
y caminos devorados por la arena
Uno pasa reclamando la ternura de un paisaje
y el sonido del mar
y aquel mediodía chamuscado da sal y de salitre
donde un crustáceo mira arder su sombra
contra el fuego


*

Uno arriva
inatteso come lo splendore della pioggia
a questo paese
ignorando che ci sono bocche
che sfidano la morte e l’oblio
Uno arriva cercando gli ultimi segni
di un labbro che ardeva come una pietra
lanciata nel vuoto
Presentendo che ci sono parole
come colpi di frusta negli occhi
e strade divorate dalla sabbia
Uno passa reclamando la tenerezza di un paesaggio
ed il suono del mare
e quel mezzogiorno bruciacchiato dal sale e dal salnitro
dove un crostaceo osserva la sua ombra
contro il fuoco


*

Nunca seré
lo que los otros desean
lo que yo mismo no he querido ser
Sé que la luz de este follaje me enajena
y que la Isla es más real que tu boca
Pero no he querido ser
ese que alguien nombra
perdido en la niebla de esta ciudad
pensando en volver
cuando lo días pasan
dejándolo dormido sobre esa guitarra
antorcha que arde.


*

Non sarò mai
quello che gli altri desiderano
quello che io stesso non ho voluto essere
So che la luce di questo fogliame mi aliena
e che l’Isola è più reale della tua bocca
Ma non ho voluto essere
quello che qualcuno nomina
perso nella nebbia di questa città
pensando di ritornare
quando i giorni passano
lasciandolo addormentato su quella chitarra
torcia che arde.


*

a Herry Rodríguez

Conozco
una isla
transcurre dentro de mí
es larga y tierna come una espiga de cristal
Va y viene y hace fiestas y hace lumbre
para el que anda lejos y esparce la fogata
y dice éste no es el camino éste no es el eslabón
no hay pájaros no hay dulces cánticos
no hay montañas come girasoles
no hay leves palmeras
Mírame patria sin corcel entre el amarillo más frágil
con el viejo can que lame mis manos
Por este cielo morado va mi vida girando
No mires al que desciende entre los verdes árboles
y toca con los labios la última vigilia
Danza conmigo Isla en la frontera de este abismo
cuando los pies no puedan con la arena del tiempo
y las pupilas no alcancen el horizonte
Acompáñame sé el tigre de Blake brillando
en las constelaciones de mi edad
Rescata mi desnudez.


*

a Herry Rodríguez

Conosco
un’isola
passa dentro me
è lunga e tenera come una spiga di cristallo
Va e viene e festeggia e fa luce
a colui che cammina lontano e semina fuoco
e dice questa non è la strada questo non è il collegamento
non ci sono uccelli non ci sono dolci inni
non ci sono montagne come girasoli
non ci sono leggere palme
Guardami patria senza destriero tra il giallo più fragile
col vecchio cane che lecca le mie mani
Per questo cielo viola vaga la mia esistenza
Non guardare ciò che digrada tra i verdi alberi
e tocca con le labbra l’ultima veglia
Danza con me Isola sulla frontiera di questo abisso
quando i piedi lo faranno con la sabbia del tempo
e le pupille non raggiungeranno l’orizzonte
Accompagnami, conosco la tigre di Blake che brilla
nelle costellazioni dei miei anni
Riscatta la mia nudità.


*

Este es mi corazón
pártelo y come hasta que amanezca
para ver tus entrañas
tu vientre en éxtasis
rozando mis pupilas
En la madrugada
pondré en el altar ramitas de olivo
lirios y alhelíes machacados
Yo soy el único culpable
¿podrían reconocerme?
Afuera los árboles arden
frente a un resplandor circular y lejano
No te condenes
bebe y persiste en esta aguas
el viaje debe ser maravilloso
Si el ángel toca a la puerta
dile que entre y se siente a la mesa.


*

Questo è il mio cuore
taglialo e mangiane fino all’alba
per vedere le tue viscere
il tuo ventre in estasi
sfiorando le mie pupille
Al mattino
metterò sull’altare rametti di olivo
iris e malconce violacciocche
Io sono l’unico colpevole:
potrebbero riconoscermi?
Fuori gli alberi ardono
davanti a uno splendore circolare e lontano
Non ti condannare
bevi e persisti in queste acque
il viaggio deve essere meraviglioso
Se l’angelo bussa alla porta
digli di entrare e di sedersi a tavola.


*

Padre
toda la noche he estado nevando
Despiadado ha sido este invierno
imposible llegar a esta ciudad
Yo no hago otra cosa
que contemplar estas calles iluminadas
con tanto esplendor
Tanta luz contra la oscuridad que me habita
No encuentro sus pasos
bajo un cielo de estrellas tan altas
Enfermo de sol y del río que me lleva
contemplo esta nieve caer
con la oscura conciencia
del que ha malgastado su tiempo
parado en las esquinas de las calles
mirando cómo pasa la vida.


*

Padre
ha nevicato tutta la notte
Questo inverno è stato spietato
impossibile raggiungere questa città
E non faccio altro
che contemplare le strade illuminate
con tanto splendore
Tanta luce contro l’oscurità che mi abita
Non trovo i suoi passi
sotto un cielo di stelle altissime
Malato di sole e del fiume che mi porta
contemplo questa neve cadere
con la buia coscienza
di colui che ha sprecato il suo tempo
stando immobile agli angoli delle strade
a guardare come scorre la vita.


*

a Orlando José Hernández

Estoy en una ciudad imprecisa
viendo las nubes más bajas
y un poco más de luz
mientras ando por el jardín a tanta distancia
con las pupilas ciertamente angustiosas
entre la lluvia y los relámpagos
y no quiero oír otras voces por que no tengo una brújula
ni unas palabras de amor cerrándose sobre el disperso yo
y el gorrión que roza mi hombro
gorrión que avanza más que mis pies dejados en el vacío
y mis manos sin poder sostener esta isla que cruje y no tiene un hogar
y habla conmigo a solas y entra en mis ojos y juega con mi emoción
y se desliza come blanca alfombra para el alto cielo
tan aprisa sobre el paisaje sin ser notada
y digo vamos a caminar sobre el vasto abismo
La noche no es más punzante no es más fría
y eres todo el esplendor y toda la infinita riqueza
No vayas isla a casas de porfías ni a casas de envidias
no toques a la puerta de los que te venden cada día
Habita en mí corre conmigo por esta extraña ciudad
toma la sangre que te pertenece
no me dejes en este lugar.


*

a Orlando José Hernández

Sono in una città imprecisa
a vedere le nuvole più basse
e un po’ più di luce
mentre cammino nel giardino a tanta distanza
con le pupille certamente disperate
tra la pioggia e i lampi
e non voglio sentire altre voci perché non ho una bussola
né qualche parola d’amore che si stringe all’io disperso
e il passero che sfiora la mia spalla
passero che avanza più che i miei piedi lasciati nel vuoto
e le mie mani impotenti a sostenere quest’isola che scricchiola e non ha casa
e parla solo a me ed entra nei miei occhi e gioca con la mia emozione
e scivola come un bianco tappeto in alto cielo
così rapida nel paesaggio da non essere notata
e dico andiamo a camminare sul vasto abisso
La notte non è più pungente né più fredda
e sei tutto lo splendore e tutta l’infinita ricchezza
Non andare isola in case di ostinazioni né in case di invidie
non bussare alla porta di coloro che ti vendono ogni giorno
Abita in me corri con me in questa città estranea
prendi il sangue che ti appartiene
non mi lasciare in questo luogo.


*

Me reservo este instante
para bailar sobre tu cuerpo
como un caballo que busca nuevas flores
Caballo como el que vi en mi infancia
en una selva tropical
de pájaros sonando contra el viento
En esta habitación
bajo luces y espejos triangulares
sobre mi lomo irás
Tu boca inseparable vadeando que sé yo qué ríos
de oblongas campanitas
Ya medianoche
¿quién contra ese caballo desbocado?


*

Mi prenoto questo istante
per ballare sul tuo corpo
come un cavallo in cerca di nuovi fiori
Cavallo come quello visto nella mia infanzia
in una selva tropicale
di uccelli che cantavano controvento
In questa stanza
sotto luci e specchi triangolari
camminerai sul mio fianco
La tua bocca inseparabile che guada non so quali fiumi
con oblunghe campanelle
Già mezzanotte:
chi va contro quel cavallo imbizzarrito?


*

Ven
gira sobre mi nombre
hecho de días y olvidadas sílabas
Toma esta llama que me enseña a vivir
a conocer la fuerza que arrastra el universo
No mires este lugar
donde se yergue mi penitente sombra
muerte que tu pie desconoce
No mires la ciudad
Ven como estés
Que tu lengua de colibrí
quebré este instante
y los que quieran conocer que tiemblen.


*

Vieni
gira sul mio nome
fatto di giorni e sillabe dimenticate
Prendi questa fiamma che mi insegna a vivere
a conoscere la forza che trascina l’universo
Non guardare questo luogo
dove si erge la mia ombra penitente
morte che il tuo piede ignora
Non guardare la città
Vieni come stai
Che la tua lingua di colibrì
spezzi quest’istante
e tremino coloro che vorrebbero sapere.


*

Entre la lluvia fría de la mañana
quién soy quién es éste
qué es todo esto para el corazón
de un hombre que corre
y no ve el regreso no ve las costas
porque el tiempo hace fiestas
hace lumbres y pierdo el leve giro
y voy de puerta en puerta
como quien ha olvidado su yo
frente a los días que se deslizan
porque la vida ha dejado de brillar
y el cuerpo va solo
y la boca no dice nada
y los ojos no buscan el paisaje
y huyo como quien busca otro oficio
pero cada mañana escribo tu nombre
y las palabras desaparecen.


*

Nella pioggia fredda del mattino
chi sono chi è questo
cos’è tutto questo per il cuore
di un uomo che corre
e non vede il ritorno non vede le coste
perché il tempo fa festa
fa fuochi e mi perdo il lieve giro
e vado di porta in porta
come chi ha dimenticato il proprio io
davanti ai giorni che scivolano
perché la vita ha smesso di brillare
e il corpo va da solo
e la bocca non dice nulla
e gli occhi non cercano il paesaggio
e fuggo come chi cerca un altro lavoro
ma ogni mattina scrivo il tuo nome
e scompaiono le parole.


Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini




David Cortés Cabán
è nato a Arecibo, Porto Rico, nel 1952. Nel 1973 si trasferisce a New York per completare gli studi e lì tuttora vive, insegnando e collaborando a riviste letterarie, anche all’estero, con saggi critici. È stato coeditore della rivista “Tercer Millenio”.
Ha pubblicato i libri di poesia: Poemas y otros silencios (1981), Al final de las palabras (1985), Una hora antes (1990), El libro de los regresos (1999), Ritual de pájaros: antología personal (2004), Islas (2011) e Lugar sin fin (2017).
Ha pubblicato anche il saggio Visión poética en tres libros de Alfredo Pérez Alencart (2017).


(Foto di Gloria Quiñones)

alexbrando@libero.it