FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 50
settembre/dicembre 2018

Aurora

 

DINU FLÃMÂND, OMBRE E FALESIE

di Alessio Brandolini



Pubblicato in Romania nel 2010 Ombre e Falesie [Umbre şi Falesie] di Dinu Flãmând (1947, uno dei poeti contemporanei rumeni più noti e apprezzati) è stato da poco pubblicato in Italia da Raffaelli Editore, libro tradotto da Smaranda Bratu Elian e arricchito dalle illustrazioni di Savina Tarsitano, un volume bello ed elegante come pochi, diviso in quattro sezioni: “Ombre”, “Poemi per Ulisse”, “Falesie” e “Tre poemi brasiliani”.

Il vasto percorso poetico di Flãmând, che ha esordito nel 1971 con la raccolta Apeiron, si intreccia (nutrendosene) alla sua instancabile opera di traduttore da diverse lingue, soprattutto dal francese, portoghese, spagnolo e italiano (Saba), così come i suoi stessi libri possono essere letti in diverse lingue, ad esempio il fondamentale e denso Frigul intermediar (2006, “Freddo intermediario”) lo si può leggere in spagnolo nella bella traduzione del poeta cileno Omar Lara, vissuto a lungo in Romania (“El frío intermediario”, Messico, Valparaíso), raccolta poetica con al centro l’esilio a Parigi di Flãmând (“L’esilio non è che un oscillamento /permanente /con qualcosa di vergognosamente doloroso”), i “giorni dell’inferno” e la presenza (come un vecchio debito) del poeta peruviano César Vallejo che a Parigi trovò la morte nel 1938.
Questo per dire che i legami poetici di Dinu Flãmând non sono soltanto con la grande tradizione letteraria rumena – per restare nel campo poetico si possono fare i nomi, come esempio, di Mihai Eminescu, Lucian Blaga, Paul Celan, Tudor Arghezi e Ana Blandiana – ma con la vasta poesia del mondo, soprattutto quelle delle letterature romanze.

Il libro da poco uscito in Italia, Ombre e Falesie, si articola in quattro parti ma procede in due precise direzioni: nella prima e nella quarta parte (le più corpose, che non a caso danno il titolo al libro), “Ombre” e “Falesie”, l’autore ha riunito testi che indagano i colori dell’invisibile, qui ci si addentra in visioni stranianti o suggestive, in paesaggi dell’anima: versi evocativi, talvolta orfici ma sempre misurati e perfetti. A piccoli passi ci si addentra nell’altrove (o il “nondove”), nell’ironia e nella pazienza del tempo, nelle piaghe della memoria, nel sogno, nell’oscurità dove le ombre avanzano nel gelo del tempo. Spesso a ridosso del mare, sulla spiaggia, davanti ad alte falesie dove la luce danza e le ombre modellano astratte figure, mostri che riaccendono paure, la fuga e il distacco, l’infanzia in Transilvania e, parallelamente, anche quella eterna felicità, l’innata gioia vitale che spinge al viaggio e alla conoscenza sulle tracce di Ulisse, gli improvvisi lampi di gioia che la vita ci regala: l’ombra esalta la luce, la falesia il mare al quale si contrappone.
I cerchi di buio dialogano con le pietre e la luce raggrumata accende soli interiori, un mondo antico, un’anima mediterranea e latina, dove il mare sfiora la linea del cuore e “parla per attraversare il silenzio”.

Nella seconda e quarta sezione del libro, “Poemi per Ulisse” e “Tre poemi brasiliani”, il poeta rumeno cambia il tono, il ritmo e il verso si fa più chiaro, disteso e solare (in contrasto con le ombre che predominano le altre due sezioni). Nella quarta e ultima parte (la più breve), il testo diviene discorsivo e il verso più ampio, pur non rinunciando – in questa direzione alternativa a quella principale delle ombre e delle falesie – a una suggestività che sgorga dal mito in “Poemi per Ulisse” e dalla diversità paesaggistica e geografica nella sezione dedicata al Brasile, ai suoi poeti e ai suoi giardini tropicali che invitano ad aprirsi, a mettere “la mano sul cuore”. Lì dove la spiaggia è l’estensione dell’anima verso tutti i mari.

Ombre e Falesie è un libro che affascina per la stratificazioni dei significati profondi, il viaggio in più direzioni, le immagini levigate come rocce millenarie che evocano qualcosa di più vasto e universale (un “nontempo”). La saggezza dolorosa dell’autore – filo rosso della poesia di Flãmând – si mescola alla polvere del tempo, alla perenne rivolta interiore. Una poesia che batte sentieri inesplorati e nel farlo decifra la calligrafia delle ombre, le tracce della polvere sui ruderi della Storia, le sfaccettature e i dubbi dell’io (Picasso e Pessoa) così come il canto degli uccelli, il movimento ancestrale delle onde.




POESIE DI DINU FLÃMÂND
da Ombre e Falesie [Umbre şi Falesie]
Traduzione dal rumeno di Smaranda Bratu Elian
Raffaelli Editore, 2018
pagg. 157, euro 25


*

e più violenta dell’ombra che irrompe da noi
è solo l’assenza dell’ombra – limite
della luce finale
che non nasconde più nulla

tutto il mio amore senza posto in te
non è se non la mia ombra protesa verso di te
che ha perso la sua luce
e palpita come una pietra frondosa sotto la tua casa

mentre il tuo venire verso il mio amore
è sempre ombra dello spavento dell’oscurità
della tua vita febbrile
illuminata a raffiche

come il tremito di questa ignoranza di vivere


*

e prima di lasciare la stanza
gli ultimi raggi di sole
gli lessero in viso il silenzio

chiudendosi
le palpebre hanno ancora afferrato
il margine del paesaggio con la montagna
che spaccava una nuvola sbiadita

si ritirava
il vecchio dolore del petto grugnendo
come la belva avviata alla tana
e si faceva carezza

fioriva
la notte luminosa e stava
per diventare quella distesa di profondo
per nessuno

si insediava
la rassegnazione come una
– finalmente – vera
promessa
della fine o dell’inizio
trovata


*

non dovrai più versare cera
nelle orecchie dei tuoi compagni
Ulisse

son diventati sordi
al pericolo della bellezza

il canto delle sirene
solo verso te
alza la sua schiuma

ormai solo tu ti leghi
stretto
all’antenna dei divieti

è già tanto che le navi non si rompono più
contro gli scogli emotivi

pochi bramano ancora
l’enormità
di rubare il sublime

sei diventato ridicolo
in mezzo a pericoli
inesistenti

sferzi
la sonnolenza dei tuoi sensi
con una frusta che non schiocca

ma rimani
sempre sotto la tirannia
dell’impossibilità

con la trireme del cuore
nel tuo palmo
sopra il vuoto

non puoi vivere diversamente


*

si suiciderebbe dritto nel mare questa strada erta
se non la fermasse la densità
dell’olivo con le sue fronde
a lancia attica lanciate nell’alto del cielo

limpido novembre con fasce di elegie
sulla fronte del cielo

mentre il sole declina vittorioso nel Mediterraneo
le ultime faville che mantengono ancora in volo
la luce sotto i gabbiani

sotto l’orizzonte qualche raggio stracciato
dalle nuvole sopra le acque
rivela un’altra strada nascosta


*

il mare inghiotte il silenzio della sera
le pietre della sponda fioriscono di nascosto
le foglie digeriscono l’impasto del buio
e se le tocchi mettono artigli

smarrite piogge si infrangono sui cactus
la falesia mette all’aria il suo verde pubico
l’aria sa del sale leggendario di quando Elena
fiutava dalla riva il sudore dei greci


*

fine novembre
battaglia dell’aria tra luce ed ombra
sulla linea che le contiene

e la mia pelle sta
accanto al mondo esterno
il sangue caldo dentro
ma le sensazioni fuori

l’ombra della casa
mi tocca la spalla

il tempo
arruginisce dentro di me
sulla linea dell’ombra che sostiene
la fascia esitante del tramonto
ora distesa anche sopra il mare


*

e ora la sera comincia ad attaccare l’ombra
dei licheni sul tramonto delle pietre

il mare diventa un sentimento inumano

il pensiero tasta il vuoto mentre
una nave percorre pacata
in rotta verso Genova
la diagonale della lagrima navigabile

il mare parla per attirare il silenzio

il cielo tace e chiama il linguaggio

l’uomo muore lentamente
tacendo e parlando con entrambi




Dinu Flãmând
nato in Romania nel 1947 è poeta, saggista e traduttore. Da giovane ha fondato la rivista Echinox. Dopo la laurea in filologia conseguita nel 1970 ha lavorato come giornalista e in case editrici di Bucarest. Alla fine degli anni ’80 ha ottenuto asilo politico a Parigi e qui denunciato sulla stampa e la radio francese il regime oppressivo di Ceausescu. Dal 1989 al 2009 è stato giornalista di Radio France Internationale. Dopo la caduta del regime comunista è tornato in Romania e nel 2011 ha ricevuto il “Premio Eminescu” per l’insieme del suo lavoro poetico. Vastissima la sua opera letteraria, molti suoi lavori sono stati tradotti all’estero.
Traduce soprattutto dal francese, dallo spagnolo, dall’italiano e dal portoghese.
Tra gli autori tradotti si segnalano Fernando Pessoa, António Lobo Antunes, Carlos Drummond de Andrade, Umberto Saba, Samuel Beckett, Lautréamont, César Vallejo, Pablo Neruda, Antonio Gamoneda, Omar Lara, Luis García Montero, Marco Lucchesi.

TRA I TITOLI DI POESIA SI RICORDANO:
Apeiron (1971), Poezii (1974, Poesie), Altoiuri (1976, Innesti), Stare de asediu (1983, Stato d’assedio), Viaţă de probă (1998, Vita in prova), Frigul intermediar (2006, Freddo intermediario), Umbre şi Faleze (2010, Ombre e Falesie).

ULTIME SUE OPERE:
Vaghea şi somnul (2016, La veglia e il sonno) e Primăvară la Praga (2017, Primavera a Praga).

OPERE PUBBLICATE IN ITALIA:
La luce delle pietre (Palomar, 2010, antologia a cura di Giovanni Magliocco) e la raccolta poetica Ombre e falesie (Raffaelli Editore, 2018, a cura di Smaranda Bratu Elian e illustrazioni di Savina Tarsitano.


alexbrando@libero.it