FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 46
aprile/giugno 2017

D'acqua o di fuoco

 

ANCORA L'UOMO NEMICO ALL'UOMO

di Elvira Landò Gazzolo



Orrore d’acqua e di fuoco…

Voci e vento…
Ardono fuochi senza amore
e il vento porta voci
dal mare amaro
dalle case lontane
da luoghi dolorosi
dove cadono pietre ancor vive
e bambini senza più luce
hanno perduto il cielo per sempre
Il vento parla una voce
che nessuno osa ascoltare
e porta affocati dolori
e mormora nella notte
preghiere che nessuno sa dire
alzando la fronte
ma solo spade
e non sono le spade di luce
del mare al maestrale

Un tempo
sognare
non costava nulla
e il cielo ci apparteneva
diverso ad ogni respiro
ma sempre nostro
Ora mi aggrappo ad ogni raggio
a un sorriso bambino
agli ulivi ridenti di luce
e chiedo soltanto
salvate la pace dell’uomo
la pace
dell'anima mia
Noi fronde frustate dal vento improvviso
noi saltimbanchi smarriti
dal volto imbiancato
noi sassi sconvolti dall'onda che impazza
Imploriamo la vita…

E quando nell'ora d'oro rifulge una fune…
mi aggrappo
e grido la voglia di vita e d'oblio
la fame di sogni e d'amore
e sfido l'inestricabile vuoto...
Amore dammi
l'orizzonte dove l'arco si tende
lasciami stringere il filo
dell'aquilone amato dal vento
portami là
portami dove nel nulla la luce
non può fare male.

Ma il sole scompare
dopo aver incendiato
mare e cielo e ricordi,
e mentre tace ogni luce
e un alito cinereo
ci fa immemori arbusti
tronchi stanchi
spauriti rami
il mare salso d’acque buie furoreggianti
rapisce vite e sogni
Spenti i nastri d’oro
che all'orizzonte festeggiavano l'ora
lo sguardo cieco si abbandona
e teme
nell'ora che attarda
e trascolora
le tenebre urlanti notturne
E ora non so
non ricordo
la certa promessa
del rilucente ritorno del giorno
che un vento di pietra
ha violato con sogni sconnessi tra fiamme
e scrosciare di onde
Cielo e terra
odio e amore
farfalle bianche
fango e pietre
dove rivolgermi
chi ascoltare
per passarmi il fango sul viso
perdere il segno
che le farfalle
hanno tracciato
strada mai certa
franosa di fragile creta
paradossi e tormenti
cuore e mente
e perché io son io
la più assurda incredibile
fragile
scolorata
a nulla utile
goccia di pianto
Non so chi fui
né ricordo chi sono
e inutili sembrano
i sassi che smuovo per via
o i rami che spezzo
per ritrovare un domani
la via del ritorno
ma un luogo
mi par di sapere più chiaro del cielo
più amaro del sangue
più aguzzo
di note stonate
ma mio di diritto
per tanti rifiuti
per tante distratte parole
per tante scordate passioni
nella smemoratezza dell'anima mia….
E pure
quel lento lontano accenno di melodia
quel suono promesso
tentato
mi strugge mi chiama
mi lega e m'infonde la pace
mi dice infine chi sono
Ma quante foglie ancora
dovranno sbocciare
bere la luce e dar vita alla pianta...
Verrà anche la primavera
ogni volta nuova
Mi invadi della tua luce
tenera e forse compassionevole
sapiente di un antico equilibrio
rinnovato da costanza e coraggio
ma io sono immersa in questi giorni di vento
di mare povero e inquieto
di guerra ovunque
sofferenza e dolore
di bambini che piangono invano
o che non piangono più
di chi mi racconta sventure
di chi me le fa immaginare
e non osa neppure parole…

Ma ti ringrazio amore…
Mi doni quel mare spazzato dal vento
scintilla d’acciaio
fusione di sogno che a pena
spaura
poi albe infuocate nel grembo insondabile
pensieri... impastati di luce
ma anche di fango e di fuoco
Ci assediano
e si trasformano in sogni
nell'ora che il giorno si spegne
e il fango col fuoco
si affrontano in noi
per riconquistare le luce...
Forse sono ombre nel buio
ma risuonano seppure leggeri
passi svelti o gravi
e fruscii di vesti
per non scivolare
come fuoco già estinto
e carezze tremanti
lettere mai scritte
domande come bave di vento
che il tempo consegna
al fattorino del nulla
greve peso che converrà
sostenere e guardare
come sasso già eroso
come lacrima che nessuno asciuga
nelle pieghe irreali del tempo

Tu dammi ti prego la buona novella
che spezza l'oscuro tormento di tenebra
e chiama a raccolta le ore
benevoli ore
che han piene le mani di luce
e son pronte a donare
all'insonne che teme il naufragio
dolci albe
e acque di puri lavacri.


Chiavari, 15 aprile 2017



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