FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 40
ottobre/dicembre 2015

Forza & Debolezza

 

LA POESIA ESCE DAL LIBRO (4)

di Viviane Ciampi



Vi sono molti modi per fare uscire la poesia dal libro, uno di questi è mettere in musica i versi dei poeti. Qualcuno potrebbe obbiettare che la poesia non ha affatto bisogno di musica poiché i versi dei grandi poeti condensano al loro interno musica e senso, prosodia, ritmo ed evocazioni d’ogni tipo. Eppure mettere in musica la poesia ha – da sempre – attratto i musicisti come se volessero rivelare una qualche presenza rimasta latente, come se desiderassero fare irradiare un gioiello o come un omaggio. In realtà mettere in musica i versi dei poeti non colma nessuna mancanza del verso anche se è bene ricordare che anticamente, la poesia non era mai dissociata dalla musica.

Ma torniamo all’oggi: La poesia di Baudelaire o di Aragon o di Verlaine è già un gioiello. Lo sapevano bene, Léo Ferré, Jean Ferrat, Georges Brassens, Dick Annegam, e Serge Gainsbourg. Quest’ultimo addirittura “riarrangiava” i poeti. Si ricordi anche Cosma, musicista del poeta Jacques Prévert che fece di Les feuilles mortes, nata poesia, una delle più grandi canzoni di tutti i tempi.

Per quanto mi riguarda, aver musicato La fontaine de sang tratta da Les fleurs du mal di Baudelaire è solo una proposta per presentare la poesia in modo trasversale, a chi non fosse interessato a leggere i versi (per mille motivi, tra cui la pigrizia) pur sapendo che la poesia non ha niente da guadagnare in questa operazione. Ma se un solo ascoltatore avesse – grazie a questa canzone – la curiosità di leggere il libro di Baudelaire, ritengo che questo mio lavoro non sarà stato inutile. Per la comprensione del testo – una delle più belle poesie sul vuoto esistenziale e sul vano tentativo di colmarlo con paradisi artificiali vino e lussuria, e il timore dell’autore di espandersi in eccesso di lirismo – ho scelto la traduzione in prosa, sapendo che anche la più bella e audace traduzione in rima, mai potrebbe restituire la grandezza di questi versi.


LA FONTAINE DE SANG
di Charles Baudelaire

Il me semble parfois que mon sang coule à flots,
Ainsi qu’une fontaine aux rythmiques sanglots.
Je l’entends bien qui coule avec un long murmure,
Mais je me tâte en vain pour trouver la blessure.
À travers la cité, comme dans un champ clos,
Il s’en va, transformant les pavés en îlots,
Désaltérant la soif de chaque créature,
Et partout colorant en rouge la nature.
J’ai demandé souvent à des vins captieux
D’endormir pour un jour la terreur qui me mine;
Le vin rend l’œil plus clair et l’oreille plus fine!
J’ai cherché dans l’amour un sommeil oublieux;
Mais l’amour n’est pour moi qu’un matelas d’aiguilles
Fait pour donner à boire à ces cruelles filles!



LA FONTANA DI SANGUE

A me sembra, talvolta, che il mio sangue sgorghi come una fontana dai ritmici singhiozzi. Lo sento correre con un lungo mormorio, ma invano mi tasto cercando la ferita.
Attraverso la città, come in un campo cintato, se ne va trasformando in isolotti i selciati, cavando la sete ad ogni creatura, e ovunque in rosso colorando la natura.
Ho chiesto sovente a capziosi vini d’addormire un sol giorno il terrore che mi cinge. Il vino rende l’occhio più limpido e l’orecchio più fino.
Ho cercato nell’amore il sonno dell’oblio; ma per me, l’amore, non è che un materasso d’aghi fatto per dissetare crudeli puttane!

Traduzione in prosa di Viviane Ciampi


viviane.c@alice.it