FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 30
aprile/giugno 2013

Germogli

 

L'ANGOLO DI ED

a cura di Giuseppe Ierolli


Germogli


J40-F51

When I count the seeds
That are sown beneath -
To bloom so, bye and bye -

When I con the people
Lain so low -
To be received as high -

When I believe the garden
Mortal shall not see -
Pick by faith it's blossom
And avoid it's Bee,
I can spare this summer - unreluctantly.

    Quando conto i semi
Che sono sparsi là sotto -
Per sbocciare così, via via -

Quando rifletto sulle persone
Distese così in basso -
Per essere accolte tanto in alto -

Quando credo nel giardino
Che il mortale non vede -
Colgo con la fede il suo fiore
E sfuggo la sua Ape,
Posso rinunciare a questa estate - senza esitare.

Un germoglio che nasce dalla terra diventa simbolo della resurrezione, come se i corpi che giacciono nella tomba non fossero altro che semi pronti a sbocciare nell'eterna estate divina. Ma è un giardino invisibile e inconoscibile alla mente di noi mortali; possiamo crederci soltanto con la fede, ma non siamo capaci di coglierne il nettare, come fa l'ape con i fiori dei giardini terreni. Se però accettiamo l'inconoscibilità della fede possiamo rinunciare senza rimpianti all'effimera estate della vita

 

J56-F53

If I should cease to bring a Rose
Upon a festal day,
Twill be because beyond the Rose
I have been called away -

If I should cease to take the names
My buds commemorate -
Twill be because Death's finger
Clasps my murmuring lip!

    Se dovessi smettere di portare una Rosa
In un giorno di festa,
Sarà perché al di là della Rosa
Sarò stata chiamata -

Se dovessi smettere di prendere i nomi
Che i miei germogli commemorano -
Sarà perché le dita della morte
Suggellano il mio labbro mormorante!

L'amore per la natura, la capacità di godere della bellezza di un fiore, e, insieme, la memoria di coloro che da quei fiori sono commemorati, durerà per tutta la vita. Soltanto la morte riuscirà a interrompere quel dialogo così intimo e silenzioso con la natura e con chi ci ha lasciati.
Nel Webster ci sono quaranta definizioni (più altre ottantuno come verbo composto) del verbo "take" (v. 5), più o meno tutte con significati simili ai molti che il verbo "prendere" ha anche in italiano; ho perciò preferito tradurre con il termine italiano più comune, che in questo caso mi sembra sia da intendere come "acquisire, serbare, tenere a mente". Nelle due versioni italiane che conosco la traduzione è "pronunziare" (Guidacci) e "ricercare" (Raffo).

 

J567-F530

He gave away his Life -
To Us - Gigantic Sum -
A trifle - in his own esteem -
But magnified - by Fame -

Until it burst the Hearts
That fancied they could hold -
When swift it slipped it's limit -
And on the Heavens - unrolled -

'Tis Ours - to wince - and weep -
And wonder - and decay
By Blossoms gradual process -
He chose - Maturity -

And quickening - as we sowed -
Just obviated Bud -
And when We turned to note the Growth -
Broke - perfect - from the Pod -

    Donò la sua Vita -
A Noi - Somma Gigantesca -
Un'inezia - ai suoi occhi -
Ma esaltata - dalla Fama -

Fino a che infranse i Cuori
Che fantasticavano di poterlo trattenere -
Quando rapido sfuggì al suo limite -
E su nei Cieli - si dispiegò -

A Noi resta - trasalire - e piangere -
E stupirci - e decadere
Nel graduale processo di Fioritura -
Egli scelse - la Maturità -

E accelerando - mentre noi seminavamo -
Eluse il Germoglio -
E quando ci voltammo a osservare la Crescita -
Si staccò - perfetto - dal Baccello -

All'inizio sembra si stia parlando di un uomo che ha avuto la fama, che non l'ha considerata più di tanto, che ha donato la sua vita agli altri ed è morto lasciando tutti nel rimpianto e nel decadere di ogni giorno, nel "graduale processo di fioritura".
Poi però, nell'ultima strofa, c'è come una virata, il soggetto della poesia è qualcuno che ha accelerato la sua vita, ha eluso il germoglio e si è subito staccato dal baccello. Non abbiamo fatto in tempo a notare la sua crescita perché è stata troppo veloce.
Due le possibili interpretazioni: o stiamo parlando di un uomo che, per la sua forza, la sua genialità, ha percorso rapidamente i gradi di crescita, raggiungendo la maturità (vedi l'ultimo verso della terza strofa e, soprattutto, il "perfect" del verso finale) senza dover percorrere tutti i gradi di fioritura dei comuni mortali, o stiamo invece parlando di qualcuno che è morto giovane, ma nel poco che è vissuto è riuscito a lasciare dietro di sé il rimpianto che deriva da una lunga familiarità (a favore di questa ipotesi soprattutto il penultimo verso, che sembra descrivere l'atto di osservare una crescita improvvisamente spezzata).

 

J913-F975

And this, of all my Hopes
This, is the silent end
Bountiful colored, My Morning rose
Early and sere, it's end

Never Bud from a stem
Stepped with so gay a Foot
Never a Worm so confident
Bored at so brave a Root

    E questa, di tutte le mie Speranze
Questa, è la silenziosa fine
Prodigo di colori, il Mio Mattino sbocciò
Precoce e inaridita, la sua fine

Mai Germoglio da uno stelo
Spuntò con così gaio Passo
Mai un Verme così sicuro di sé
Bucò con tale audacia una Radice

Un'amara e disillusa visione della vita, alla quale ci si affaccia con gioia e speranza, per poi vederla subito inaridirsi e finire. La morte, ma anche il dolore e la disillusione, sono visti come un verme che attacca, baldanzoso e sicuro di sé, una radice, conficcata nel terreno ma anch'essa preda predestinata.
Il terzo verso si presta a due letture, non riproducibili in italiano. Se consideriamo "rose" il passato del verbo "rise": "il mio mattino si levò, è sorto"; se invece lo leggiamo come sostantivo: "la mia rosa mattutina". Ho scelto la prima lettura, traducendo però "rose" con "sbocciò" per mantenere un qualche modo una connotazione che faccia pensare ad un fiore.

 

J945-F1112

This is a Blossom of the Brain -
A small - italic Seed
Lodged by Design or Happening
The Spirit fructified -

Shy as the Wind of his Chambers
Swift as a Freshet's Tongue
So of the Flower of the Soul
It's process is unknown -

When it is found, a few rejoice
The Wise convey it Home
Carefully cherishing the spot
If other Flower become -

When it is lost, that Day shall be
The Funeral of God,
Upon his Breast, a closing Soul
The Flower of our Lord -

    Questo è uno Sbocciare del Cervello -
Un piccolo - Seme in corsivo
Piantato di Proposito o Giunto per caso
Che lo Spirito ha reso fecondo -

Geloso come il Vento delle sue Stanze
Rapido come una Lingua che Straripa
Così del Fiore dell'Anima
Il divenire è sconosciuto -

Una volta trovato, pochi gioiscono
Il Saggio lo porta a Casa
Curando amorevolmente il granello
Nel caso un altro Fiore divenga -

Una volta perduto, quel Giorno sarà
Il Funerale di Dio,
Sul suo Petto, un'Anima che si chiude
Il Fiore di nostro Signore -

Versi che parlano di se stessi. "Questo" non è altro che la poesia che stiamo leggendo, che germoglia dalla mente come un seme, talvolta piantato volontariamente, altre volte giunto per caso in un cervello che sa come farlo crescere. È un seme interiore, geloso della sua intimità come lo è il vento delle stanze dove si rifugia dopo aver spazzato il mondo, ma veloce come una lingua che straripa dalla bocca angusta in cui è confinata e inonda il mondo delle sue parole. Per questo, perché è insieme restio e debordante, nessuno sa come si sviluppa questo fiore interiore, che appartiene all'anima dell'uomo. Non è facile trovarlo, pochi riescono a riconoscerlo perché ai più appare nient'altro che un piccolo, insignificante granello, ma quando succede chi ha il dono di capirlo lo cura amorevolmente, perché sa che da lì possono nascere altri fiori. E quando la sua voce si perde, quando un poeta muore o la poesia diventa estranea al mondo, è come se fosse il funerale di Dio, con quell'anima ormai chiusa e inaccessibile che diventa il fiore sul suo petto.
Quando ED vuole celebrare la poesia, la sua poesia, non bada a spese e non teme le immagini più ardite. Come in questo caso, dove il fiore interiore, sbocciato in un concreto cervello reso consapevole dallo spirito che lo anima, trascina nella sua scomparsa l'unica cosa che può reggere al suo confronto: Dio.
L'ultima strofa si presta a tre letture (e magari anche di più). Una è quella riportata dalla Bulgheroni, che cita un libro di Robert Weisbuch, Emily Dickinson's Poetry: "La perdita del seme provoca il chiudersi dell'anima di 'nostro Signore' Gesù Cristo perché il seme, come Cristo, è rappresentazione esperienziale di Dio". Un'altra, più eretica, che identifica la morte dell'uomo (metaforicamente rappresentato dalla sua espressione più alta: la poesia, la parola) con quella di Dio. Un funerale con una bara vuota sormontata da un fiore ormai appassito. Un modo per dire che l'uomo si è creato un dio che morirà con lui. Una terza, in cui la poesia diventa umana rappresentazione del divino, la cui scomparsa può perciò essere simbolicamente vista come un funerale di Dio, nel quale l'anima-poesia che muore diventa un fiore ormai sradicato dal suo campo (il cervello del primo verso) e affidato nelle mani di nostro Signore.

 

J1475-F1507

Fame is the one that does not stay -
It's occupant must die
Or out of sight of estimate
Ascend incessantly -
Or be that most insolvent thing
A Lightning in the Germ -
Electrical the embryo
But we demand the Flame
    La Fama è qualcosa che non ha sosta -
Il suo occupante deve morire
O al di là di quanto si possa vedere
Ascendere senza posa -
O essere la cosa più insolvente
Un Lampo nel Germoglio -
Elettrico l'embrione
Ma noi chiediamo la Fiamma

La fama non ha senso se non perdura nel tempo; talvolta morire può servire ad accrescerla, oppure deve sempre salire e rinnovarsi, altrimenti viene dimenticata. Ha anche un'altra possibilità, quella di sbocciare improvvisamente, come un lampo che scaturisca da un embrione carico della stessa elettricità di un cielo in tempesta; solo che noi alla fama non chiediamo questi istanti brevi e improvvisi di luce accecante, insolventi come debitori che non riescono a far fronte alle loro promesse, ma una sensazione durevole e calda, come quella che può darci una fiamma che non svanisce in un istante.
Per l'ultimo verso c'è una variante significativa: "findless is the" al posto di "we demand the"; il verso così diventa "But findless the Flame" ("Ma insufficiente la Fiamma"). La fiamma si trasforma così da alternativa rispetto al lampo a ulteriore attributo di quest'ultimo, la cui fiamma è "findless", un termine che, in relazione a una delle definizioni di "to find": "To supply; to furnish", si può leggere come "senza darci nulla", un significato che si lega a quella "insolvent thing" del quinto verso. In questo caso l'affermazione dell'ultimo verso diventa implicita: la fiamma del lampo è breve e insufficiente, mentre noi la vorremmo lunga e abbondante.

 


Le poesie di Emily Dickinson non hanno un titolo, a parte rarissime eccezioni. I numeri che le precedono si riferiscono alla numerazione attribuita nelle due edizioni critiche, curate rispettivamente da Thomas H. Johnson nel 1955 ("J") e da R. W. Franklin nel 1998 ("F").


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