FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 27
luglio/settembre 2012

Attese & Risvegli

 

I (RIS)-VOLTI DELL'ATTESA

di Flaviano Pisanelli



NOIA DI PRIMAVERA

Ossessionante ronzio di mosca
stanchezza al flutto
abbandonato sullo scoglio:
ecco l’impossibilità di ritrovarci

non un odore di mare
di madre pronta al parto

né la possibilità di additare
l’arcobaleno d’ultima pioggia.

Sorgerai, domani, Lucifero?


BALCONATA

Riversa lattice
sul volto
senza età
e brucia la sedia
al rotolare della nenia.

Merlature consunte
del borgo assolato
poggiano sul cuore
non ancora svegliato
e l’oro perde il suo colore
rubato al sole.

Così continuerà ad essere
fino a quando
anziana mano
frugherà lana di materasso
alle soglie della scalinata
di calce impastata
ove trapassata annida
Verità.


BRINDISI ALL’AUTUNNO

La foglia morta danza macchie
che rendono in dono
colori di Monet o di Seurat.
Una gazzarra di bandiere
o solo drappi al vento
sul brulicare sordo di formiche.
Il gelo nelle vene non risuona
all’ultimo cin cin
e vermiglia il cielo in attesa
all’ora del risveglio

qui il cancro non svanisce
all’impedito trasumanar.

Si accende il cielo:
l’atteso cin cin nelle vene.


NOTTE MIOPE

Questa notte mi ritrova esausto
affannato in fatui affanni
e sogni oziosi.
Un’altra porta si apre
al bussar del giorno logoro
che un segno sordo annoda.

Un’altra notte si avvicina
senza volto
in punta di piedi ballerina:
la nuova maschera
al prossimo tramonto.


DEI MORTI

L’estremo silenzio ti donerei
muto di profondità
dove la Tomba si fa voce

perché, sai, i Morti parlano.

Poi ti guarderei negli occhi
nell’attesa che tu solo
me ne restituisca l’eco.


URBINO

Il peso dei vicoli
in cerchio d’uovo
a dispiegare
il compasso del dubbio.
La storia tesse segreta
l’attesa sempre vana
di un dio redentore.

Per un attimo
spalle alla città
giusto il tempo di peccare.


RITUALE

      a nonna Fiorina
      e alla sua presenza
Sempre pronta la camomilla
nella stretta cucina
ampio lo spazio del non detto
fra di noi.

L’universo trama
uno scontro di dignità.

Resta certa l’alba
nei tuoi gesti di tramonto infuocato.


DISIMPARARE

Era un sogno di legno
oltre la vetrata
un invito a riconoscere
sostanziare
il respiro-gramma
trattenuto come pietra nella calce.

Era una voce senza coro
dimenticare
smemorare il segno
che mi disimparava.


COME UNA POESIA

Dichiararsi:
nel dire
nel fare
nel baciare
nella lettera
o testamento

e testimone del detto

Parole parole
o sillabe di silenzio
per ritrovarti
stillano dalla fontana

e ancora lacrima
nel bicchiere insolente

Nominami ora
per dimenticarti
e annientarti
nel tempo già perso
e dilegui

Dire
fare
baciare
lettera
testamento

una nenia
uno strappo

“Stella stellina
la notte s’avvicina…
…mi lavo le mani
per fare un biscotto…”

e sillabe
sillabe
“am ba ra ba
ci cci co cco…”

ancora bambino


RI-VEGLIA

Srondina l’ala
sugli occhi ubriachi
di grano
la penombra della sera
ruba oro alla campagna.

Ventila nell’aria
odore-marmellata
ginestra mistacacia
rilascia a goccia
la veglia.

(da A peso d’aria, Firenze, Gazebo, 2000)


PURGATORIO IN EPISODIO

Vaga sapore vago
furtivo di letto in rosa
piacere morte
del momento
– metamorfosi del dio –
Torna a sfiorire la luce
spazio fagocitante spazio
mentre qui si eleva un vento
– un abbaio –
dal mezzo al bordo
l’episodio dell’eterno:
solo se ti volti
riconosci allo specchio
il tuo spettro nascosto.

Attendo il santo
alla soglia dell’ora
la vita tendo
(a distesa)
nel corpo.

(da A peso d’aria, Firenze, Gazebo, 2000)


I testi della silloge sono inediti, tranne gli ultimi due.


(foto di Philippe Gautier)               


flaviroma@hotmail.com