FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 24
ottobre/dicembre 2011

Crisi

 

SULL'ANTOLOGIA POETI DEL QUÉBEC

di Rosa Elisa Giangoia



Nel mondo del nostro tempo, ormai globalizzato, le realtà locali, quelle a proposito delle quali possiamo dire che la lingua è la patria, acquistano sempre più rilevanza, evidenziando la loro identità, che proprio nel loro essere tasselli della dimensione del cosmopolitismo mondiale trova il suo spazio e la sua ragion d’essere. Questo fenomeno, vistoso e significativo in Europa per quelle minoranze linguistiche cha hanno una vera configurazione storica e culturale, come ad esempio la Catalogna, (non certo per quelle frutto di recente invenzione per furbi giochi politici!) ha a livello mondiale un punto di forza nel Québec, cioè in quella estesa provincia del Canada, che, essendo stata per due secoli (1534-1763) sotto il dominio della Francia, ha il francese come lingua ufficiale e, tramite il ponte linguistico, conserva un rapporto privilegiato con la cultura europea, in particolare quella della Francia, rappresentando per questo un’area del tutto particolare, dal punto di vista della produzione artistica, all’interno del continente nordamericano.

È proprio per il collocarsi del Québec all’incrocio diacronico e sincronico di così importanti esperienze storico-culturali che assume particolare interesse e significato la recente antologia Poeti del Québec curata da Viviane Ciampi (Edizioni Fili d’Aquilone, Roma 2011), in cui vengono presentate otto voci poetiche contemporanee “di spicco, profondamente ancorate al mondo urbano, che nella loro viva esperienza hanno trovato la consapevolezza di una lingua derivata da lotte e sofferenze subite in passato”, come afferma la curatrice in apertura alla sua Introduzione.
Sono poeti che derivano la loro vena creativa da quella che viene considerata la figura emblematica della poesia quebecchese, quel Gaston Miron (1928-1996), la cui opera poetica completa è stata pubblicata anche in Francia da Gallimard (1999).

L’elemento che però unifica queste voci poetiche è indubbiamente quello di trascendere ormai la dimensione strettamente localistica, in quanto tutti, pur radicandosi nell’esperienza storico-culturale della loro terra ed usando la lingua francese, si rivolgono al mondo intero per riflettere su interrogativi di tipo esistenziale che riguardano la vita e la produzione artistica in generale.
In questo modo rappresentano davvero una voce universalistica per il mondo intero, che nasce da una radice locale, che vive pur sempre nella differenziazione linguistica. In questi poeti però prevale la dimensione dell’uomo in quanto tale nel suo essere nel mondo su quella del cittadino di una regione che ha alle spalle una storia difficile e tormentata.
Sono otto poeti, o meglio cinque poetesse e tre poeti, della generazione del dopoguerra, nati dalla fine della seconda guerra mondiale alla metà degli anni Cinquanta, autori tutti di numerose raccolte di poesia, ma anche di testi di narrativa e di critica letteraria, attivi nel loro paese pure come docenti universitari, promotori ed organizzatori culturali, tutti apprezzati ed insigniti di numerosi premi letterari.

Possiamo rapidamente individuarli.
PAUL BÉLANGER, in versi di armoniosa musicalità, ben riprodotta da Viviane Ciampi nella sua traduzione, in un intreccio di immagini colte dalla natura, cerca di svelare il mistero che sta al di là del velo del nostro umano limitato vedere, in una dimensione di intensa e profonda solitudine, di fronte alla quale, però, il poeta sa anche dire parole di consolazione.
CLAUDINE BERTRAND, in testi dall’apparente andamento prosastico, ma innervati da un intimo ritmo, sa far sprigionare tutta la fantasmagoria delle magie verbali per attrarre il lettore in una spirale di sensualità, che sembra non trovare mai né fine né compiutezza.
NICOLE BROSSARD parte da posizioni “femministe” per poi allargare il suo orizzonte creativo grazie soprattutto all’uso originale della parola, caricata di forza espressiva autonoma e capace di allargarsi in onde sonore ed immaginifiche che catturano e coinvolgono il lettore.
ANTONIO D’ALFONSO sente sempre vive le sue radici italiane che lo portano ad essere partecipe di tre diverse tradizioni culturali, in quanto a quella d’origine si aggiungono quella inglese e quella francese. La sua è una poesia del quotidiano, quindi della realtà, che sa farsi rievocazione e nello stesso tempo presa di distanza, senza nostalgia, con lucida coscienza del momento e della situazione storica e sociale in cui viene a trovarsi e dalla quale si interroga sul senso del suo essere uomo e poeta per guardare al futuro.
DENISE DESAUTELS è, invece, soprattutto poetessa della memoria, personale e collettiva, capace di ispirarsi al passato e al tempo stesso di interrogarsi sul vivere, per scoprire quanto può essere essenziale.
LOUISE DUPRÉ appartiene a quel gruppo di poeti, legati alla rivista “la Barre du Jour” prima e poi dal 1997 “La Nouvelle Barre du jour” che fanno del lavoro di esplorazione e creazione della lingua il centro del loro lavoro poetico. Per lei, in quanto donna, quest’impegno si accompagna al tentativo di far emergere nei suoi testi tutto ciò che tradizionalmente “era stato occultato nell’immaginario femminile: il desiderio, il rapporto con la madre, la relazione amorosa, il legame con il corpo” (Ciampi).
PIERRE OUELLET è uno scrittore fortemente impegnato a creare una sua personale lingua poetica, infrangendo codici e regole, al fine di creare un senso di sfasatura e frattura tra il soggetto poetante e gli altri, tra l’individuo ed il mondo.
ELISE TURCOTTE è poetessa delle “rovine”, rovine dell’esistenza; per questo canta la frattura, il contrasto ed il disfacimento, ma con la consapevolezza dell’importanza dell’esistere, nostro, degli altri, del mondo intero.

Dalla lettura dei testi di questi poeti emerge la loro volontà e capacità di staccarsi dalla dimensione localistica, di superare il retaggio della tradizione, di aprirsi al mondo intero, al quale tuttavia guardano ben ancorati nel loro territorio, interrogandosi e cercando risposte per tutti gli uomini del nostro tempo, ma emerge anche il loro impegno particolare nei confronti del registro espressivo, l’attenzione alla creatività del linguaggio della poesia, all’originalità delle immagini, allo snodarsi del testo secondo un interno ed appropriato andamento ritmico. Di qui, l’interesse per la loro poesia in quanto tale nel panorama universale della creazione letteraria.


Poeti del Québec, a cura di Viviane Ciampi, Edizioni Fili d’Aquilone, Roma 2011, pagg. 226, euro 15.


rogiango@tin.it