FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia

Numero 15
luglio/settembre 2009

In cornice

 

UN DOPPIO E MALINCONICO ADDIO:
IDEA VILARIÑO E MARIO BENEDETTI

di Martha Canfield



Idea Vilariño e Mario Benedetti erano sicuramente le due voci poetiche più amate della feconda e determinante Generazione del ’45 dell’Uruguay. Erano nati entrambi nel 1920, erano amici, sono stati insieme in molte importanti imprese letterarie, hanno subito entrambi i sopprusi della dittatura militare degli anni ’70-’80 e sono rimasti fino alla fine fedeli ai loro ideali e al loro impegno culturale e politico. Le loro poesie sono quelle che i cantautori e i musicisti uruguaiani hanno musicalizzato con più successo e popolarità. I loro versi sono citati a memoria da giovani e meno giovani, riprodotti nelle cartoline di auguri natalizi o pasquali, recitati negli spettacoli che ogni anno diversi gruppi allestiscono durante il Carnevale. Insomma, Mario e Idea, ognuno con la propria storia ma uniti da una profonda e fraterna amicizia, sono nati lo stesso anno e ci hanno lasciato a distanza di poche settimane l’uno dall’altro: Idea il 28 aprile, Mario il 17 maggio scorso. Anche se erano anziani e malati, la loro vitalità straordinaria e la loro lucidità facevano di entrambi meravigliosi interlocutori, amici senza età, aggiornati su tutto e capaci di dispensare affetto profondo, rigore morale e - in modo diverso ma costante e intenso - il piacere ludico del ritmo poetico.






LA SCRITTURA MILITANTE DI MARIO BENEDETTI
(indice)

Intellettuale impegnato, da sempre, nato a Paso de los Toros il 14 settembre 1920, Benedetti è stato il fondatore e presidente del Movimento 26 Marzo, di opposizione al regime militare imposto nel suo paese tra il 1973 e 1985. A causa della sua militanza dovette esiliarsi, insieme alla moglie Luz, e visse per lunghi anni prima a Cuba e poi in Spagna. Come l'argentino Juan Gelman e il cileno Pedro Lastra, ha saputo usare la poesia come arma di denuncia, parlando nei suoi versi del dramma vissuto dal proprio paese e dell'incubo del carcere, della tortura, delle esecuzioni sommarie, dei desaparecidos.
Il tema specifico del carcere è stato trattato da lui in molte sue opere, a cominciare dal romanzo in versi Il compleanno di Juan Ángel (1971), dove si racconta la fuga dal carcere di un gruppo di guerriglieri attraverso le fognature. Poco dopo la pubblicazione di questo libro, si verificò la fuga di diversi tupamaros da una prigione di Montevideo, in maniera in parte simile a quella raccontata da Benedetti, e questi fu accusato di avere fornito loro l'idea della fuga. Anche il romanzo epistolare Primavera con un angolo rotto (1982) tratta questo argomento, così come la pièce Pedro e il capitano (1979), e molti racconti di Con e senza nostalgia (1977), Geografie (1982-84) e Lettere dal tempo (1999).1 In poesia invece il tema è illustrato da una lunghissima serie di componimenti, presenti in particolare nelle raccolte Lettere di emergenza (1969-73), Poesie degli altri (1973-74), Quotidiane (1978-79), Vento dell'esilio (1980-81) e ancora Geografie (che raccoglie sia racconti che componimenti in versi).2

Una di queste poesie è dedicata a Roque Dalton, il poeta guerrigliero, nato ne El Salvador nel 1935 e morto nel 1975, stupidamente assassinato da una fazione non riconosciuta - così si disse dopo - del movimento guerrigliero del suo paese. Dalton, che aderì subito alla causa della rivoluzione cubana, voleva avviare la lotta rivoluzionaria anche nella piccola repubblica centroamericana dove era nato. Conobbe il carcere, l'esilio, la lotta armata. E di tutte queste intense e drammatiche esperienze, per i quali Julio Cortázar arrivò a paragonarlo a Che Guevara, lasciò testimonianza nella sua poesia. Dalton diviene così una figura emblematica per Benedetti e la poesia un mezzo privilegiato per trascendere l'orrore del momento e per conservare la memoria, compito etico fondamentale. Perché la poesia, la letteratura in genere - come ha ribadito più volte Benedetti -, ha una funzione etica, al di là del fatto incontestabile che le opinioni di un autore non possono né devono pregiudicare il valore della sua opera. Eppure, la grandezza di un'opera, non dovrebbe accrescere la responsabilità del suo creatore sul piano politico?
A questa domanda Mario Benedetti ha risposto tutta la vita con un comportamento ineccepibile, associando sempre la sua eccezionale capacità espressiva e la sua abilità tecnica e creativa nel dominio del linguaggio con la sua visione etica del mondo e il suo impegno militante.

Eppure, come aveva sottolineato a suo tempo Manuel Vázquez Montalbán, leggere Benedetti soltanto come un “poeta impegnato” sarebbe come non leggerlo, sarebbe adottare una prospettiva limitante, che non farebbe giustizia alla capacità di questo vorticoso e fertilissimo poeta di trasmettere i tratti fondamentali della modernità: il senso della vita personale e della vita collettiva, il rapporto tra individuo e storia, così come tra “miti di oggi” - chiaramente definiti da Barthes - e pulsioni segrete e personali. Ma di tutti questi tratti, come aveva individuato lo stesso Vázquez Montalbán, forse il più forte, perché essenzialmente fondante della poetica di Mario Benedetti, è il principio gramsciano del pessimismo dell’intelligenza e dell’ottimismo della volontà.
Leggere Benedetti vuol dire commuoversi con le sue poesie d’amore, o con i drammatici versi dedicati alla morte della sua amatissima Luz, compagna di tutta la sua vita; vuol dire lasciarsi invadere dalla sua tenerezza quando osserva giovani coppie timide e goffe; lasciarsi contagiare dalla sua “allegria”, che non è altro che gioia di vivere e di condividere; lasciarsi impregnare dal suo severo senso etico, ma anche dal suo gusto per il gioco, compreso quello delle parole. Leggere Benedetti significa imparare che la poesia è un lungo mestiere, una scuola di vita e di pensiero, una strada aperta ai concetti più difficili. Dai suoi stessi versi impariamo che la poesia è insostituibile perché essa dice «profondità che a volte / la prosa tace».



1Il titolo originale è Buzón de tiempo; trad. it. di Emanuela Jossa, Lettere dal tempo, a cura di M. Canfield, Le Lettere, Firenze, 2000.

2Cfr. Mario Benedetti, Inventario. Poesie 1948-2000, antologia a cura di M. Canfield, Le Lettere, Firenze, 2001.




POESIE DI MARIO BENEDETTI
(indice)


Le poesie che seguono possono illustrare le diverse forme espressive dell’autore. La prima è sulla casa e sull’essere “abitato” e “disabitato”, spiegato da Vázquez Montalbán. Seguono due che evocano il mondo uruguayano, e in particolare quello montevideano, che l’autore ha dovuto lasciarsi dietro durante l’esilio: quella dedicata a una “città finta”, ossia inverosimile da quanto era amabile, informale e felice la capitale uruguayana prima dell’avvento della dittatura; e quella dedicata all’eroe nazionale Artigas, eroe-antieroe, lottatore instancabile, lucido e profetico che tuttavia finì i suoi giorni tradito e dimenticato, nel lungo esilio paraguayano. Non ti salvare e Tattica e strategia sono poesie d’amore, molto antologizzate e molto richieste in tutte le letture pubbliche fatte da Benedetti; ma la prima è di più di una poesia rivolta alla donna amata: è un suo credo esistenziale. Dopo - rispettando l’ordine cronologico di creazione - abbiamo la poesia dedicata a Roque Dalton. Seguono tre poesie che annunciano - con qualche decennio di anticipo e al di là dell’umorismo a volte cupo di Benedetti -, il razzismo e l’intolleranza dei nostri tempi. Per finire con altre tre della sua più recente produzione: un eloquente elenco dei suoi autori più amati, e due toccanti componimenti dedicati alla moglie Luz, morta, malata di Alzheimer, nel 2006.

Nota: una vasta antologia poetica di Mario Benedetti, col titolo Inventario, a cura di Martha Canfield, è pubblicata dalla Casa Editrice Le Lettere (Firenze, 2001).



ÉSTA ES MI CASA

No cabe duda. Ésta es mi casa
aquí sucedo, aquí
me engaño inmensamente.
Ésta es mi casa detenida en el tiempo.

Llega el otoño y me defiende,
la primavera y me condena.
Tengo millones de huéspedes
que ríen y comen,
copulan y duermen,
juegan y piensan,
millones de huéspedes que se aburren
y tienen pesadillas y ataques de nervios.

No cabe duda. Ésta es mi casa.
Todos los perros y campanarios
pasan frente a ella.
Pero a mi casa la azotan los rayos
y un día se va a partir en dos.

Y yo no sabré dónde guarecerme
porque todas sus puertas dan afuera del mundo.


QUESTA È LA MIA CASA

Non c'è dubbio. Questa è la mia casa
qui avvengo, qui
mi inganno immensamente.
Questa è la mia casa ferma nel tempo.

Arriva l'autunno e mi difende,
la primavera e mi condanna.
Ho milioni di ospiti
che ridono e che mangiano,
s'accoppiano e dormono,
giocano e pensano,
milioni di ospiti che si annoiano,
che hanno incubi e attacchi di nervi.

Non c'è dubbio. Questa è la mia casa.
Tutti i cani e i campanili
ci passano di fronte.
Ma la mia casa è sferzata dai fulmini
e un giorno si spaccherà in due.

E io non saprò dove ripararmi
perché tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

(Da Sólo mientras tanto / Soltanto nel frattempo, 1948-1950)


ESTA CIUDAD ES DE MENTIRA

No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
No puede ser que las palmeras se doblen
a acariciar la crin de los caballos
y los ojos de las putas sean tiernos
como los de una Venus de Lucas Cranach
no puede ser que el viento levante las polleras
y que todas las piernas sean lindas
y que los concejales vayan en bicicleta
del otoño al verano y viceversa.

No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
No puede ser que nadie sienta rubor de mi pereza
y los suspiros me entusiasmen tanto como los hurras
y pueda escupir con inocencia y alegría
no ya en el retrato sino en un señor
no puede ser que cada azotea con antenas
encuentre al fin su rayo justiciero y puntual
y los suicidas miren el abismo y se arrojen
como desde un recuerdo a una piscina.

No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
No puede ser que las brujas sonrían a quemarropa
y que mi insomnio cruja como un hueso
y el subjefe y el jefe de policía lloren
como un sauce y un cocodrilo respectivamente
no puede ser que yo esté corrigiendo las pruebas
de mi propio y elogiosísimo obituario
y la ambulancia avance sin hacerse notar
y las campanas suenen sólo como campanas.

No puede ser.
Esta ciudad es de mentira.
O es de verdad
y entonces
está bien
que me encierren.


QUESTA CITTÀ È FINTA

Non è possibile.
Questa città è finta.
Non è possibile che le palme si pieghino
a accarezzare il crine dei cavalli
e gli occhi delle puttane siano teneri
come in una Venere di Luca Cranach
non può essere che il vento sollevi le gonne
e tutte le gambe siano belle
e che i ministri vadano in bicicletta
dall'autunno all'estate e viceversa.

Non è possibile.
Questa città è finta.
Non è possibile che a nessuno turbi la mia pigrizia
e che i sospiri mi eccitino tanto quanto gli urrà
e io possa sputare con innocenza e gioia
non sul ritratto ma proprio su un signore
non è possibile che ogni terrazzo con l'antenna
trovi finalmente il proprio raggio giustiziere e tempestivo
e che i suicidi guardino l'abisso e vi si lancino
come fosse da un ricordo a una piscina.

Non è possibile.
Questa città è finta.
Non è possibile che le streghe sorridano a bruciapelo
e che la mia insonnia scricchioli come un osso
e che l'ufficiale e il sottufficiale di polizia piangano
come il coccodrillo e il salice rispettivamente
non può essere che io mi trovi a correggere le bozze
della mia stessa elogiativa nota funebre
e che l'autoambulanza proceda senza farsi notare
e le campane suonino solo come campane.

Non è possibile.
Questa città è finta.
Oppure è vera
e allora
d'accordo
che mi arrestino.

(da Noción de patria / Nozione di patria, 1962-63)


ARTIGAS

Se las arregló para ser contemporáneo de quienes
       nacieron medio siglodespués de su muerte
creó una justicia natural para negros zambos indios y
       criollos pobres
tuvo pupila suficiente como para meterse en camisa de
       once varas
y cojones como para no echarle la culpa a los otros

así y todo pudo articularnos un destino
inventó el éxodo esa última y seca prerrogativa del albedrío

tres años antes de que naciera marx
y ciento cincuenta antes de que roñosos diputados la
       convirtieran en otroexpediente demorado
borroneó una reforma agraria que aún no ha conseguido el
       homenaje catastral

lo abandonaron lo jodieron lo etiquetaron
pero no fue por eso que se quedó para siempre en tierra
       extraña
por algo nadie quiere hurgar en su silencio de viejo firme
no fue tosco como lavalleja ni despótico como oribe ni
       astuto como rivera
fue sencillamente un tipo que caminó delante de su gente
fue un profeta certero que no hizo públicas sus profecías
       pero se amargó profundamente con ellas

acaso imaginó a los futurísimos choznos de quienes
       inauguraban el paisito
esos gratuitos herederos que ni siquiera iban a tener la
       disculpa del coraje
y claro presintió el advenimiento de estos ministros
       alegóricos estos conductores sin conducta estos
       proxenetas del recelo estos tapones de la historia
y si decidió quedarse en curuguaty
no fue por terco o por necio o resentido
sino como una forma penitente e insomne de instalarse en
       su bien ganado desconsuelo.


ARTIGAS

S'ingegnò a essere contemporaneo di coloro che
       nacquero mezzo secolo dopo la sua morte
creò una giustizia naturale per neri meticci indios e
       creoli poveri
fu tanto lungimirante da cacciarsi in brutti impicci
ebbe coglioni a sufficienza per non dar la colpa agli altri

eppure malgrado tutto riuscì ad articolare il nostro destino
inventò l'esodo che è l'ultima e netta prerogativa dell'arbitrio

tre anni prima che nascesse Marx
e centocinquanta prima che schifosi onorevoli la
       riducessero a semplice fascicolo di pratica insabbiata
abbozzò una riforma agraria che ancora non ha avuto
       gli onori del catasto

fu abbandonato fregato etichettato
eppure non è quella la ragione per cui rimase per
       sempre in terra estranea
non a caso nessuno vuol frugare nel suo silenzio di
       vecchio incrollabile
non fu rude come Lavalleja né dispotico come Oribe né
       furbo come Rivera
era semplicemente uno che camminava davanti alla
       sua gente
era un profeta sicuro che non fece pubbliche le sue
       profezie ma che soffrì molto a causa di esse

forse immaginò i remoti discendenti di quelli che
       stavano inaugurando la piccola repubblica
quegli eredi immeritati che non potevano esibire
       nemmeno la scusante del coraggio
e certamente indovinò l'avvento di questi ministri allegorici
       questi conduttori senza buona condotta questi ruffiani
       mediatori del sospetto questi turaccioli della storia
e se scelse di restare a Curuguaty
non lo fece perché cocciuto sciocco o risentito
ma come una forma insonne e penitente di istallarsi nel
       proprio guadagnato disappunto.

(da Quemar las naves / Bruciare le navi, 1968-1969)


NO TE SALVES

No te quedes inmóvil
al borde del camino
no congeles el júbilo
no quieras con desgana
no te salves ahora
ni nunca
            no te salves
no te llenes de calma
no reserves del mundo
sólo un rincón tranquilo

no dejes caer los párpados
pesados como juicios
no te quedes sin labios
no te duermas sin sueño
no te pienses sin sangre
no te juzgues sin tiempo

pero si
            pese a todo
no puedes evitarlo
y congelas el júbilo
y quieres con desgana
y te salvas ahora
y te llenas de calma
y reservas del mundo
sólo un rincón tranquilo
y dejas caer los párpados
pesados como juicios
y te secas sin labios
y te duermes sin sueño
y te piensas sin sangre
y te juzgas sin tiempo
y te quedas inmóvil
al borde del camino
y te salvas
             entonces
no te quedes conmigo.


NON TI SALVARE

Non rimanere immobile
sull'orlo della strada
non freddare la gioia
non amare indolente
non ti salvare ora
né mai
         non ti salvare
non riempirti di calma
non tenerti del mondo
solo un angolo quieto

non chiudere le palpebre
pesanti come sentenze
non restare senza labbra
non dormire senza sonno
non pensare senza sangue
non giudicare senza tempo

ma se
         malgrado tutto
non lo puoi evitare
e raffreddi la gioia
e ami con indolenza
e ancora ti salvi
e ti riempi di calma
e ti tieni del mondo
solo un angolo quieto
e lasci cadere le palpebre
pesanti come sentenze
e ti asciughi senza labbra
e dormi senza sonno
e pensi senza sangue
e giudichi senza tempo
e immobile ti fermi
sull'orlo della strada
e ti salvi
         allora
non restare con me.


TÁCTICA Y ESTRATEGIA

Mi táctica es
                mirarte
aprender como sos
quererte como sos

mi táctica es
                hablarte
y escucharte
construir con palabras
un puente indestructible

mi táctica es
quedarme en tu recuerdo
no sé cómo     ni sé
con qué pretexto
pero quedarme en vos

mi táctica es
                ser franco
y saber que sos franca
y que no nos vendamos
simulacros
para que entre los dos
no haya telón
                   ni abismos

mi estrategia es
en cambio
más profunda y más
                        simple
mi estrategia es
que un día cualquiera
no sé cómo     ni sé
con qué pretexto
por fin     me necesites.


TATTICA E STRATEGIA

La mia tattica è
          guardarti
imparare come sei
amarti come sei

la mia tattica è
     parlarti
e ascoltarti
costruire con le parole
un ponte indistruttibile

la mia tattica è
fermarmi nel tuo ricordo
non so come     né so
con quale scusa
ma rimanere in te

la mia tattica è
     essere onesto
e sapere che tu sei onesta
e che non ci vendiamo
simulacri
affinché tra noi due
non ci sia un sipario
                 né abissi

la mia strategia
invece è
più profonda e più
                semplice
la mia strategia è
che un giorno qualunque
non so come     né so
con quale scusa
avrai bisogno     di me.

(da Poemas de otros / Poesie degli altri, 1973-1974)


A ROQUE


Llegaste temprano al buen humor
al amor cantado
al amor decantado

llegaste temprano
al ron fraterno
a las revoluciones

cada vez que te arrancaban del mundo
no había calabozo que te viniera bien
asomabas el alma por entre los barrotes
y no bien los barrotes se aflojaban turbados
aprovechabas para librar el cuerpo

usabas la metáfora ganzúa
para abrir los cerrojos y los odios
con la urgencia inconsolable de quien quiere
regresar al asombro de los libres

le tenías ojeriza a lo prohibido
a las desgarraduras para ínfula y orquesta
al dedo admonitorio de algún colega exento
algún apócrifo buen samaritano
que desde europa te quería enseñar
a ser un buen latinoamericano

le tenías ojeriza a la pureza
porque sabías cómo somos de impuros
cómo mezclamos sueños y vigilia
cómo nos pesan la razón y el riesgo

por suerte eras impuro
evadido de cárceles y cepos
no de responsabilidades y otros goces
impuro como un poeta
que eso eras
además de tantas otras cosas

ahora recorro tramo a tramo
nuestros muchos acuerdos
y también nuestros pocos desacuerdos
y siento que nos quedan diálogos inconclusos
recíprocas preguntas nunca dichas
malentendidos y bienentendidos
que no podremos barajar de nuevo

pero todo vuelve a adquirir su sentido
si recuerdo tus ojos de muchacho
que eran casi un abrazo casi un dogma

el hecho es que llegaste
temprano al buen humor
al amor cantado
al amor decantado
al ron fraterno
a las revoluciones
pero sobre todo llegaste temprano
demasiado temprano
a una muerte que no era la tuya
y que a esta altura no sabrá qué hacer
con
        tanta
                 vida.


A ROQUE

Sei arrivato presto al buon umore
all'amore cantato
all'amore decantato

sei arrivato presto
al rum fraterno
alle rivoluzioni

ogni volta che ti strappavano dal mondo
non c'era cella che ti andasse a genio
sporgevi l'anima tra le sbarre
e non appena le sbarre si allentavano confuse
ne approfittavi per liberare il corpo

usavi la metafora grimaldello
per aprire sia il lucchetto che l'odio
con l'urgenza inconsolabile di chi vuole
ritornare allo stupore della gente libera

i divieti ti davano fastidio
e le lacerazioni per arie e orchestra
il dito ammonitore di qualche collega esente
qualche apocrifo buon samaritano
che dall'Europa voleva insegnarti
come essere un buon latinoamericano

ti dava fastidio la purezza
perché sapevi quanto eravamo impuri
quanto mescoliamo i sogni con la vigilia
quanto ci pesa la ragione e il rischio

per fortuna tu stesso eri impuro
scappato dal carcere e dai ceppi
non dalla responsabilità o dai piaceri
impuro come un poeta
visto che quello eri
oltre a tante altre cose

ora percorro passo a passo
i nostri tanti accordi
e anche i nostri pochi disaccordi
e sento che ci rimangono dialoghi incompiuti
reciproche domande non formulate
malintesi e benintesi
che non potremo più rivalutare

ma tutto torna ad acquistare senso
se ricordo i tuoi occhi da ragazzo
che erano quasi un abbraccio quasi un dogma

il fatto è che sei arrivato
presto al buon umore
all'amore cantato
all'amore decantato
al rum fraterno
alle rivoluzioni
ma soprattutto sei arrivato presto
troppo presto
a una morte che non era quella tua
e che a questo punto non saprà che farsene
di
    così tanta
                    vita.

(da Cotidianas / Quotidiane, 1978-79)


HISTORIA DE VAMPIROS

Era un vampiro que sorbía agua
por las noches y por las madrugadas
al mediodía y en la cena

era abstemio de sangre
y por eso el bochorno
de los otros vampiros
y de las vampiresas

contra viento y marea se propuso
fundar una bandada
de vampiros anónimos

hizo campaña bajo la menguante
bajo la llena y la creciente
sus modestas pancartas proclamaban
vampiros beban agua
la sangre trae cáncer

es claro los quirópteros
reunidos en su ágora de sombras
opinaron que eso era inaudito

aquel loco aquel alucinado
podía convencer a los vampiros flojos
esos que liban boldo tras la sangre

de modo que una noche
con nubes de tormenta
cinco vampiros fuertes
sedientos de hematíes plaquetas leucocitos
rodearon al chiflado al insurrecto
y acabaron con él y su imprudencia

cuando por fin la luna
pudo asomarse    vio allá abajo
el pobre cuerpo del vampiro anónimo
con cinco heridas que manaban
formando un gran charco de agua

lo que no pudo ver la luna
fue que los cinco ejecutores
se refugiaban en un árbol
y a su pesar reconocían
que aquello no sabía mal

desde esa noche que fue histórica
ni los vampiros ni las vampiresas
chupan más sangre    resolvieron
por unanimidad pasarse al agua

como suele ocurrir en estos casos
el singular vampiro anónimo
es venerado como un mártir


STORIA DI VAMPIRI

Era un vampiro che succhiava l'acqua
tutte le notti e di primo mattino
a mezzogiorno e poi a cena

era astemio di sangue
donde la confusione
degli altri vampiri
e delle vampiresse

contro ogni ostacolo volle
fondare una fazione
di vampiri anonimi

fece la sua campagna con la calante
la piena e la crescente
i modesti manifesti annunciavano
vampiri bevete l'acqua
il sangue è cancerogeno

è chiaro che i chirotteri
riuniti in agora di ombre
decisero che questo era inaudito

quel pazzo quell'allucinato
poteva convincere i vampiri più deboli
quelli che dopo il sangue bevono camomilla

dimodoché una notte
con nubi di tempesta
cinque vampiri forti
assetati di emazie piastrine leucociti
assalirono il pazzo il sovversivo
facendola finita con lui e la sua imprudenza

quando infine la luna
riuscì ad affacciarsi    vide laggiù in basso
il povero corpo del vampiro anonimo
con cinque ferite grondanti
che formavano un'enorme pozzanghera di acqua

ciò che la luna non riuscì a vedere
fu che i cinque aguzzini
si rifugiavano in un albero
per riconoscere malvolentieri
che quello non aveva un cattivo sapore

da quella notte che risultò storica
né i vampiri né le vampiresse
succhiano sangue    avendo deciso
all'unanimità di passare all'acqua

come di solito avviene in questi casi
il singolare vampiro anonimo
è venerato come un martire

(da Preguntas al azar / Domande a caso, 1986)


EL HÍGADO DE DIOS

Excomulgado fue por defender                                     
el hígado de Dios                                     

Roque Dalton                                      

Dios padre / campechano
en el estilo de juan veintitrés
dijo / dejad que los excomulgados
vengan a mí / dejadlos

abortistas / herejes
adúlteros o gays
marxistas / sacerdotes casados
guerrilleros
venid a mí / libérrimos
vuestro es el reino
de los cielos míos

en cierto modo debo compensaros
por los vejámenes sin cuento
por los agravios con encíclica
que os vienen infligiendo
mis vicarios

desde la inquisición
me duele el hígado

venid excomulgados
hijos míos


IL FEGATO DI DIO

Venne scomunicato per aver difeso                                     
il fegato di Dio                                     

Roque Dalton                                      

Dio padre / gioviale
nello stile di Giovanni ventitré
disse / lasciate che gli scomunicati
vengano a me / lasciateli

abortisti / eretici
adulteri o gay
marxisti / sacerdoti sposati
guerriglieri
venite a me / liberissimi
che è vostro il regno
dei miei cieli

in certo modo devo compensarvi
per i soprusi innumerevoli
per le offese con enciclica
che i miei vicari
vi infliggono

fin dall'Inquisizione
ho il fegato dolente

venite da me scomunicati
figli miei

(da Las soledades de Babel / Le solitudini di Babele, 1991)


DESPABÍLATE AMOR

Bonjour buon giorno guten morgen
despabílate amor y toma nota
sólo en el tercer mundo
mueren cuarenta mil niños por día
en el plácido cielo despejado
flotan los bombarderos y los buitres
cuatro millones tienen sida
la codicia depila la amazonia

buenos días good morning despabílate
en los ordenadores de la abuela onu
no caben más cadáveres de ruanda
los fundamentalistas degüellan a extranjeros
predica el papa contra los condones
havelange estrangula a maradona

boujour monsieur le maire
forza italia buon giorno
guten morgen ernst junger
opus dei buenos días
good morning hiroshima

despabílate amor
que el horror amanece


SU SVEGLIATI AMORE

Bonjour buon giorno guten Morgen
su svegliati amore e prendi nota
solo nel terzo mondo
muoiono quarantamila bambini ogni giorno
nel pacifico cielo senza nuvole
planano i bombardieri e gli avvoltoi
quattro milioni hanno contratto l'AIDS
l'avidità depreda l'Amazzonia

buenos días good morning su svegliati
negli archivi informatici di nonna Onu
non ci stanno altri cadaveri del Ruanda
i fondamentalisti sgozzano gli stranieri
contro i preservativi esorta il papa
Havelange strangola Maradona

bonjour monsieur le maire
Forza Italia buon giorno
guten Morgen Ernst Junger
Opus Dei buenos días
good morning Hiroshima

su svegliati amore
che l'orrore fa giorno

(da El olvido está lleno de memoria / L’oblio
è pieno di memoria
, 1995)


MIS AUTORES

Cuando leí a Juan Rulfo
crecí cuatro centímetros
cuando leí a Machado fue un milagro
con Vallejo pude soñar a gusto
con nuestro Onetti asimilé lo insólito
y con Quiroga supe de tristezas

el bueno de Cortázar
me convirtió en su cómplice
en Felisberto me encontré con Kafka
y en Kafka con la jaula
que buscaba sus pájaros

en Paco Urondo optimismo hasta el pozo
en Roque Dalton su faro de indócil
José Emilio Pacheco me dio mundo y su fuego
Juan Gelman el amor hecho tragedia
Marcel Proust las disculpas de la culpa
Neruda su muestrario de metáforas
García Márquez ya no sé cuántas cosas

son los autores que metí en mi vida
éstos y muchos más
uvas de otro viñedo / son mi vino
y cuando me desarmo y los encuentro
brindo con ellos en copa de letras


I MIEI AUTORI

Quando ho letto Juan Rulfo
sono cresciuto di quattro centimetri
leggere Machado è stato un miracolo
con Vallejo ho potuto sognare a mio agio
con il nostro Onetti ho appreso l‘insolito
e con Quiroga ho conosciuto la tristezza

il buon Cortázar
mi fece il suo complice
da Felisberto ho ritrovato Kafka
e da Kafka la gabbia
che cercava i suoi uccelli

da Paco Urondo l’ottimismo fino in fondo
da Roque Dalton il suo faro indocile
José Emilio Pacheco mi ha dato mondo e il suo fuoco
Juan Gelman l’amore fatto tragedia
Marcel Proust le discolpe della colpa
Neruda il suo campionario di metafore
García Márquez non so più quante cose

sono gli autori che ho piantato nella mia vita
questi ed altri ancora
uva di una vite altrui / sono il mio vino
e quando mi disarmo e li ritrovo
con loro faccio un brindisi in coppa di lettere


SENTIMIENTOS

Estuvimos tan juntos tanto tiempo
mirándonos sintiéndonos buscándonos
viajando por el mundo como intrusos
o como galernas / o como canoas
cada uno en su sueño / o ambos en el mismo /
si las guerras / las patrañas / los crueles
nos separaban obligatoriamente
la nostalgia se metía en los insomnios
y era duro vivir en soledad

fueron 60 años de saber y tenernos
en los silencios como en los abrazos
en los contactos o en la lejanía
creando las congojas y el amor
partiendo de la infancia
en que nos descubrimos /
de la adolescencia
en que nos enlazamos /
y de los otros tiempos y otros años
en que nuestros pasos iban al unísono

nunca hubo razones para pensar finales
qué azar podía quitarnos ese premio
ese vivir en paz a dos latidos
y sin embargo / pese a todo
apareció el alzheimer / esa enfermedad
misteriosa / tan maldita que me la
quitó sin más de entre los brazos
la cambió en otra imagen / otra voz
otro cuerpo / otras manos

y cuando algunas veces pocas veces
ella hoy me mira con los ojos cerrados
vaya a saber qué cosas me pregunta
que yo / desde mi nada / no respondo

la memoria me arrima lo que puede
lo que no se gastó con la costumbre
y el corazón octogenario
y el marcapasos ayudante
aprenden a estar tristes


SENTIMENTI

Siamo stati tanto insieme tanto tempo
guardandoci sentendoci cercandoci
viaggiando per il mondo come intrusi
o come maestrali / o come canoe
ognuno nel suo sogno / o entrambi nello stesso /
se le guerre / le frottole / i cattivi
ci dividevano per forza
la nostalgia s’infilava nell’insonnia
ed era duro vivere in solitudine

sono stati 60 anni di sapere e di averci
l’un l’altro nei silenzi e negli abbracci
nel contatto e nella distanza
creando le angosce e l’amore
a partire dall’infanzia
quando ci scoprimmo /
e dall’adolescenza
quando ci mettemmo insieme /
o da altri tempi e altri anni
quando i nostri passi muovevano all’unisono

mai ci fu una ragione per pensare a una fine
quale evenienza ci poteva togliere quel premio
quel vivere in pace a due battiti
eppure / malgrado tutto
arrivò l’alzheimer / quella malattia
misteriosa / quella maledetta che è riuscita
a togliermela così dalle mie braccia
a cambiarla in un’altra / altra voce
altro corpo / altre mani

e quando certe volte poche
lei mi guarda oggi con i suoi occhi chiusi
vai a sapere che cose mi domanda
che io / dal mio nulla / non rispondo

la memoria mi avvicina il possibile
ciò che l’abitudine non ha consumato
e il cuore ottantenne
e il pace maker che aiuta
imparano la tristezza.


EPÍLOGO

Antes de su final inmerecido
Luz abrió por última vez sus ojos
y su mirada fue una despedida

nunca podré olvidar
esos ojos tan míos
resumiendo una vida
dando un amor postrero
más o menos consciente
del temblor de mis manos

de ahora en adelante
aunque comparta el tiempo con cercanos
con los míos de siempre
y pregunte y responda y hasta ría
mi alma estará sola en su guarida
con su resignación involuntaria
rodeada de memorias imborrables
e insomnios invadidos de tristeza

y así una noche llegaré en silencio
al borde de mi último destino


EPILOGO

Prima della sua immeritata fine
Luz aprì gli occhi per l’ultima volta
e il suo sguardo diventò un addio

non potrò mai dimenticare
quegli occhi così miei
riassumendo una vita
dando un amore ultimo
più o meno consapevole
del tremore delle mie mani

d’ora in poi
nel condividere il tempo con amici
quelli miei di sempre
anche se domando o rispondo o perfino rido
la mia anima sarà sola nel suo covo
con una rassegnazione involontaria
circondata di incancellabili ricordi
e dell’insonnia pervasa da tristezza

così una notte arriverò in silenzio
sulla sponda del mio ultimo destino

(da Canciones del que no canta / Canzoni di chi non canta, 2006)





L’AMORE DISPERATO NEL RITMO INCALZANTE DI IDEA VILARIÑO
(indice)

Idea Vilariño, nata a Montevideo il 18 agosto 1920, è stata la seconda di cinque figli. Il padre Leandro era un intellettuale, un anarchico e un poeta, nei cui versi - pubblicati postumi dalla figlia - emerge l’immaginario trasgressivo e fulmineo tipico delle prime avanguardie. I genitori di Idea costituivano una coppia ben assortita, legata dall’amore e molto premurosa nei confronti dei figli. I nomi dei cinque fratelli esprimono il segno culturale simbolista in cui si erano formati i genitori e sembrano annunciare il loro destino intellettuale ed artistico: Alma, Idea, Azul, Poema, Numen.
Gran parte dell’infanzia di Idea è stata segnata dal tormento di lunghe e penose malattie, alcune delle quali la costringevano a letto, immobile, anche per molti mesi. Negli anni ’50 ebbe inizio la sua militanza politica, che progressivamente l’avvicinò ai gruppi più radicali della sinistra. Nello stesso periodo cominciò la relazione epistolare con Juan Carlos Onetti, che presto divenne storia d’amore appassionata e lacerante, della quale rimane testimonianza nei Poemas de amor pubblicati per la prima volta nel 1957.

Nel 1954 soggiornò per un anno in Europa (Svezia, Francia, Spagna). Dello stesso anno è la prima poesia “militante” scritta in occasione dell’invasione nordamericana del Guatemala. La linea poetica militante si sviluppò in seguito a causa delle drammatiche vicende latinoamericane - dall’esaltante trionfo della Rivoluzione Cubana al fallimento dell’esportazione della guerriglia, fino alla morte del Che Guevara -, ma anche per via della guerra del Vietnam e infine, negli anni ’70, per il clima politico oppressivo e mortale dell’Uruguay, che si risolve nella dittatura militare durata 13 anni. Testimonianza del suo impegno politico sono le canzoni scritte da lei e diffuse a livello nazionale e continentale da cantanti molto popolari, come Daniel Viglietti, Alfredo Zitarrosa e il gruppo Los Olimareños.
Per la sua esplicita opposizione al regime trascorse gli anni della dittatura in assoluta emarginazione, dopo avere perso il suo lavoro (come tanti altri professori).
Nel 1972 sposò Jorge Liberati, studioso di filosofia, ex allievo suo. Malgrado la notevole differenza di età, il matrimonio durò dieci anni e si trasformò dopo in una affettuosa e solidale amicizia. Lei tornò quindi a vivere in solitudine, come del resto fece per la maggior parte della sua vita e fino alla sua morte.

Con il ritorno della democrazia in Uruguay, le venne assegnata la Cattedra di Letteratura Uruguayana dell’Università di Montevideo. Tuttavia, dopo tre anni diede le dimissioni perché delusa di un’Università straziata dal passato e immobilizzata dalle disfunzioni del presente.
Nel 1987 venne finalmente riconosciuta la sua opera poetica con il più importante premio letterario dell’Uruguay, il Premio Municipal de Literatura.
A parte gli ultimi due anni, in cui la sua salute era notevolmente peggiorata per cui doveva essere accudita, Idea scelse una vita ritirata, divisa fra il suo appartamento di Montevideo e la sua casa sul mare, in una località di villeggiatura, Las Toscas, dedicata allo studio, alla scrittura e ad alcune poche ma intense amicizie.

La poesia di Idea si presenta molto presto come un insieme organico compiuto, concentrato su tre linee tematiche che potremmo definire sinteticamente con tre dei suoi titoli emblematici: Poemas de amor, Notturni e Pobre mundo. La poesia amorosa, segnata da una ricerca di assoluto, agonica e spietata innanzi tutto con se stessa; la “notturnità” del mondo e del vivere vista attraverso la cruda consapevolezza della miseria umana; la pietas nei confronti del «povero mondo» e l’aspirazione - forse utopica, sempre altamente etica - a renderlo più giusto e meno crudele nei confronti dei disperati. Il lancinante urlo vallejiano - «Y el hombre, pobre! Pobre!» - è anche di Idea. Ed è in questo contesto che si inseriscono le poesie di denuncia della tortura e dei soprusi inflitti ai dissidenti durante la dittatura.
Ma forse la cifra caratteristica della sua poesia si trova, più che nella tematica, asciutta e tagliente, nel ritmo, incalzante, fermo, rigido e perfetto. Se le sue poesie – le sue canzoni – sono indimenticabili, esso è dovuto soprattutto al rigore senza respiro, e senza concessioni, del suo ritmo.

Le poesie che abbiamo scelto illustrano le tre tematiche e si trovano in buona misura nell’antologia La sudicia luce del giorno (Quattroventi, Urbino, 1989, a cura di M. Canfield).




POESIE DI IDEA VILARIÑO
(indice)

SE ESTÁ SOLO

Solo como un perro
como un ciego un loco
como una veleta girando en su palo
solo solo solo
como un perro muerto
como un santo un casto
como una violeta
como una oficina de noche
cerrada
incomunicada
no llegará nadie
ya no vendrá nadie
no pensarà nadie en su especie de muerte
no llamará nadie
nadie escucharía sus gritos de auxilio
nadie nadie nadie
no le importa a nadie.
Como una oficina o un santo o un palo
incomunicado
solo como un nmuerto en su caja doble
golpeando la tapa y aullando
y en casa
los deudos ingieren neurosom y tilo
y por fin se acuestan
y al otro la muerte le tapa la boca
se calla y se muerte y le arrecia la noche
solo como un muerto como un perro como
como una veleta girando en su palo
solo solo solo.


SI È SOLI

Solo come un cane
come un cieco un pazzo
come una banderuola che gira intorno all’asta
solo solo solo
come un cane morto
come un santo un casto
come una mammola
come un ufficio di notte
chiuso
incomunicato
non verrà nessuno
non verrà più nessuno
non penserà nessuno al suo tipo di morte
non chiamerà nessuno
nessuno ascolterebbe le sue grida di aiuto
nessuno nessuno nessuno
non importa a nessuno.
Come un ufficio o un santo o un palo
incomunicato
solo come un morto nella sua doppia cassa
bussando al coperchio e urlando
e a casa
i parenti inghiottiscono camomilla e valium
e alla fine dormono
e a quell’altro la morte gli chiude la bocca
tace e muore e la notte tempesta su lui
solo come un morto come un cane come
come una banderuola che gira intorno all’asta
solo solo solo.

(da Por aire sucio / Per aria sporca, 1951)


SI MURIERA ESTA NOCHE...

Si muriera esta noche
si pudiera morir
si me muriera
si este coito feroz
interminable
peleado y sin clemencia
abrazo sin piedad
beso sin tregua
alcanzara su colmo y se aflojara
si ahora mismo
si ahora
entornando los ojos me muriera
sintiera que ya está
que ya el afán cesó
y la luz ya no fuera un haz de espadas
y el aire ya no fuera un haz de espadas
y el dolor de los otros y el amor y vivir
y todo ya no fuera un haz de espadas
y acabara conmigo
para mí
para siempre
y que ya no doliera
y que ya no doliera.


SE MORISSI STANOTTE

Se morissi stanotte
se potessi morire
se io morissi
se questo coito feroce interminabile
lottato e senza clemenza
abbraccio senza pietà
bacio senza tregua
raggiungesse il suo apice
e si allentasse
se proprio ora
se ora
socchiudendo gli occhi io morissi
sentissi che è passata
che ormai l’ansia è finita
e la luce non fosse più un fascio di spade
e l’aria non fosse più un fascio di spade
e il dolore degli altri e l’amore e vivere
e tutto non fosse più un fascio di spade
e la facesse finita con me
per me
per sempre
e che non dolesse più
e che non dolesse più.

(da Nocturnos / Notturni, 1955)


EL AMOR

Un pájaro me canta
y yo le canto
me gorjea al oído
y le gorjeo
me hiere y yo le sangro
me destroza
lo quiebro
me ayuda
lo levanto
lleno todo de paz
todo de guerra
todo de odio de amor
y desatado
gime su voz y gimo
río y ríe
y me mira y lo miro
me dice y yo le digo
y me ama y lo amo
- no se trata de amor
damos la vida -
y me pide y le pido
y me vence y lo venzo
y me acaba y lo acabo


L’AMORE

Un uccello mi canta
e io gli canto
mi gorgheggia all’orecchio
e gli gorgheggio
mi ferisce e io gli sanguino
mi spezza
lo spacco
mi aiuta
lo sollevo
pieno tutto di pace
tutto di guerra
tutto di odio di amore
e scatenato
geme la sua voce e gemo
rido e ride
e mi guarda e lo guardo
mi dice e io gli dico
e mi ama e lo amo
- non si tratta di amore
diamo la vita -
e mi chiede e gli chiedo
e mi vince e lo vinco
e mi finisce e lo finisco.


CARTA II

Estás lejos y al sur
allí no son las cuatro
recostado en tu silla
apoyado en la mesa del café
de tu cuarto
tirado en una cama
la tuya o la de alguien
que quisiera borrar
- estoy pensando en ti
no en quienes buscan
a tu lado lo mismo que yo quiero -.
Estoy pensando en ti
ya hace una hora
tal vez media
no sé.
Cuando la luz se acabe
sabré que son las nueve
estiraré la colcha
me pondré el traje negro
y me pasaré el peine.
Iré a cenar
es claro.
Pero en algún momento
me volveré a este cuarto
me tiraré en la cama
y entonces tu recuerdo
qué digo
mi deseo de verte
que me mires
tu presencia de hombre que me falta en la vida
se pondrán como ahora
te pones en la tarde
que ya es la noche
a ser
la sola única cosa
que me importa en el mundo.


LETTERA II

Sei lontano nel sud
lì non sono le quattro
sdraiato nella tua sedia
appoggiato al tavolo nel bar
nella tua camera
buttato su un letto
tuo o di qualcuno
che vorrei cancellare
- penso a te
non a chi cerca
accanto a te lo stesso che io voglio -.
Penso a te
ormai da un’ora
forse mezza
non so.
Quando mancherà la luce
saprò che son le nove
stirerò il copriletto
m’infilerò il vestito nero
mi darò una pettinata.
Andrò a cena fuori
è ovvio.
Ma a una cert’ora
tornerò in questa stanza
mi butterò sul letto
e allora il tuo ricordo
che dico
il mio desiderio di vederti
che tu mi guardi
la tua presenza d’uomo che mi manca nella vita
incominceranno come ora
incominci nella sera
che ormai è notte
a essere
la sola unica cosa
che m’importa nel mondo.


TE ESTOY LLAMANDO

Amor
desde la sombra
desde el dolor
amor
te estoy llamando
desde el pozo asfixiante del recuerdo
sin nada que me sirva
ni te espere.
Te estoy llamando
amor
como al destino
como al sueño
a la paz
te estoy llamando
con la voz
con el cuerpo
con la vida
con todo lo que tengo
y que no tengo
con desesperación
con sed
con llanto
como si fueras aire
y yo me ahogara
como si fueras luz
y me muriera.
Desde una noche ciega
desde olvido
desde horas cerradas
en lo solo
sin lágrimas ni amor
te estoy llamando
como a la muerte
amor
como a la muerte.


TI STO CHIAMANDO

Amore
dall’ombra
dal dolore
amore
ti sto chiamando
dal pozzo asfissiante del ricordo
senza che nulla giovi
né ti attenda.
Ti sto chiamando
amore
come il destino
come il sonno
come la pace
ti sto chiamando
con la voce
con il corpo
con la vita
con tutto ciò che ho
e che non ho
con disperazione
con sete
con pianto
come se tu fossi aria
e io affogassi
come se tu fossi luce
e io morissi.
Da una cieca notte
da oblio
da ore chiuse
in solitudine
senza lacrime né amore
ti sto chiamando
come la morte
amore
come la morte.


YA NO

Ya no será
ya no
no viviremos juntos
no criaré a tu hijo
no coseré tu ropa
no te tendré de noche
no te besaré al irme.
Nunca sabrás quién fui
por qué me amaron otros.
No llegaré a saber
por qué ni cómo nunca
ni si era verdad
lo que dijiste que era
ni quién fuiste
ni qué fui para ti
ni cómo hubiera sido
vivir juntos
querernos
esperarnos
estar.
Ya no soy más que yo
para siempre y tú ya
no serás para mí
más que tú. Ya no estás
en un día futuro
no sabré dónde vives
con quién
ni si te acuerdas.
No me abrazarás nunca
como esa noche
nunca.
No volveré a tocarte.
No te veré morir.


NON PIÙ

Non sarà più
non più
non vivremo insieme
non crescerò tuo figlio
non cucirò i tuoi panni
non ti avrò la notte
non ti saluterò col bacio.
Mai saprai chi sono stata
perché altri mi amarono.
Non riuscirò a sapere
perché né come mai
né se era vero
quel che hai detto che era
né chi sei stato
né cosa sono stata per te
né come sarebbe stato
vivere insieme
amarci
aspettarci
stare.
Ormai non sono altro che io
per sempre e tu ormai
non sarai per me
altro che te. Non sei più
in un giorno futuro
non saprò dove abiti
né con chi
né se ricordi.
Non mi abbraccerai più
come quella notte
mai.
Non ti toccherò più.
Non ti vedrò morire.

(da Poemas de amor / Poesie d’amore, 1957-1965)


POBRE MUNDO

Lo van a deshacer
va a volar en pedazos
al fin reventará como una pompa
o estallará glorioso
como una santabárbara
o más sencillamente
será borrado como
si una esponja mojada
borrara su lugar en el espacio.
Tal vez no lo consigan
tal vez van a limpiarlo
se le caerá la vida como una cabellera
y quedará rodando
como una esfera pura
estéril y mortal
o menos bellamente
andará por los cielos
pudriéndose despacio
como una llaga entera
como un muerto.


POVERO MONDO

Lo distruggeranno
lo faranno a pezzi
alla fine scoppierà come una bolla
o esploderà glorioso
come una santabarbara
o più semplicemente
sarà cancellato come
se una spugna bagnata
cancellasse il suo posto nello spazio.
Forse non ci riusciranno
forse lo ripuliranno
gli cascherà la vita come fossero capelli
e rimarrà a girare
come una sfera pura
sterile e mortale
o in modo meno splendido
andrà per i cieli
decomponendosi adagio
come un’unica piaga
come un morto.


LA METAMORFOSIS

Entonces soy los pinos
soy la arena caliente
soy una brisa suave
un pájaro liviano delirando en el aire
o soy la mar golpeando de noche
soy la noche.
Entonces no soy nadie.


LA METAMORFOSI

Allora sono i pini
sono la sabbia calda
sono una brezza soave
un uccello leggero che delira nell’aria
o sono il mare che batte di notte
sono la notte.
Allora non sono nessuno.

(da Pobre mundo / Povero mondo, 1966)


PARA DECIRLO

Qué hijos de una tal por cual
qué bestias
cómo decirlo de otro modo
cómo
qué dedo acusador es suficiente
qué anatema
qué llanto
qué palabra que no sea un insulto
serviría
no para conmoverlos
ni para convencerlos
ni para detenerlos.
Sólo para decirlo.


PER DIRLA

Che figli di buona donna
che bestie
come dirla diversamente
come
quale dito accusatore basterebbe
quale anatema
quale pianto
quale parola che no sia un insulto
servirebbe
non per commuoverli
né per convincerli
né per fermarli.
Soltanto per dirla.


LA ISLA

Un círculo de odio de basura
cerca la isla donde
en vos se muere una vez más el hombre
entero y puro
solo
y mira y deja y hace que te mueras
que se pierda
que acabe
la corta dulce vida que se escapa
la tibia vida que se bebe el suelo
y mira y hace tu dolor más solo
y la angustia y el trance
la arcada de la muerte.
Un pobre sucio triste río de odio
te aísla y te rodea
te cerca y hace que te mueras
solo.
Pero no.
Pero no.
Si los otros él tú
no se van solos
si dentro los llevamos
si arropados de amor de pena están
muriéndose en nosotros para siempre.


L’ISOLA

Un anello di odio e d’immondezza
circonda l’isola dove
in te muore ancora una volta l’uomo
integro e puro
solo
e guarda e lascia e fa che tu muoia
che si perda
che finisca
la breve dolce vita che ci sfugge
la tiepida vita che la terra beve
e guarda e fa il tuo dolore più solo
e l’angoscia e il trapasso
la nausea della morte.
Un povero sudicio triste fiume di odio
ti isola e ti circonda
ti abbraccia e ti fa morire
solo.
Ma no.
Ma no.
Se gli altri lui te
non se ne vanno soli
se ce li portiamo dentro
se ben coperti d’amore e di pena stanno
morendo in noi per sempre.


CON LOS BRAZOS ATADOS A LA ESPALDA

Con los brazos atados a la espalda
un hombre
un hombre feo y joven
un rostro algo vacío
con los brazos atados a la espalda
lo hundían en el agua de aquel río
- un rato nada más
lo estaban torturando
no matándolo -
con los brazos atados a la espalda.
No hablaba y lo pateaban en el vientre
con los brazos atados lo pateaban
le pateaban el vientre los testículos
se arrollaba en el suelo
lo pateaban.
Ahora mismo
hoy
lo están pateando.


CON LE BRACCIA LEGATE DIETRO LA SCHIENA

Con le braccia legate dietro la schiena
un uomo
un uomo brutto e giovane
un viso alquanto vuoto
con le braccia legate dietro la schiena
veniva immerso nell’acqua di quel fiume
- giusto per un po’
volevano torturarlo
non ucciderlo -
con le braccia legate dietro la schiena.
Non parlava e lo pestavano sul ventre
con le braccia legate gli davano calci
calci sul ventre sui testicoli
si rotolava per terra
lo pestavano.
Proprio ora
oggi
continuano a pestarlo.

(da Poesía rebelde uruguaya / Poesia ribelle uruguayana, 1971)


LA SIRENA

Decir no
decir no
atarme al mástil
pero
deseando que el viento lo voltee
que la sirena suba y con los dientes
corte las cuerdas y me arrastre al fondo
diciendo no no no
pero siguiéndola.


LA SIRENA

Dire no
dire no
legarmi all’albero maestro
ma
desiderando che il vento lo rovesci
che la sirena salga e con i denti
tagli le corde e mi trascini in fondo
dicendo no no no
ma inseguendola.


COMPARACIONES

Voy a mascar arena
hasta quedar sin muelas
voy a beberme el mar
para acabar mi estómago
voy a mirar el sol
y el viento hasta cegarme.
Para qué quiero ojos poderosos
y ganas y apetitos
para qué quiero vida vida vida
tensa borracha ardiente loca vida
para qué.


SIMILITUDINI

Voglio masticare sabbia
fino a consumarmi i denti
voglio bere il mare
per rovinarmi lo stomaco
voglio fissare il sole
e il vento fino a diventare cieca.
A cosa mi servono occhi potenti
e voglie e appetiti
che me ne faccio della vita vita vita
tesa ubriaca ardente pazza vita
che me ne faccio.

(da No / No, 1980)


Traduzione dallo spagnolo di Martha Canfield


mcanfield@alice.it