FILI D'AQUILONE
rivista d'immagini, idee e Poesia
Numero 14
aprile/giugno 2009

Infanti

JORGE BOCCANERA, PALMA REALE

di Alessio Brandolini


Palma reale, come raccolta inedita, ha vinto nel 2008 in Spagna il “Premio Casa de América de Poesía Americana”, con giuria presieduta da Juan Gelman, e lo stesso anno è stata pubblicata dalla casa editrice Visor, di Madrid. Questo, in sintesi, il giudizio sull’opera della giuria del prestigioso premio che ha ricevuto in Spagna: "Palma reale si è messa in evidenza per la qualità letteraria di una poesia ricca esteticamente e molto esatta nell’uso del vocabolario, un’opera che si contraddistingue soprattutto per il profondo dialogo con la tradizione poetica ispanoamericana."
Molti testi sono stati scritti in Costa Rica (dove Boccanera ha vissuto a lungo e dove tutt’ora soggiorna spesso), con i suoi esuberanti paesaggi di “brina verde” e “lingue rosse” e un terzo del territorio protetto sotto forma di parchi e riserve naturali. Palma reale è un libro nato lentamente, nel corso degli ultimi anni, e interrompe un silenzio poetico - se si escludono le numerose antologie - che durava dal 2001, dall’uscita di Bestias en un hotel de paso.

La raccolta si compone di 56 testi dove al filo conduttore della foresta e della palma reale messa al centro del paesaggio tropicale e presa a simbolo di eleganza e leggerezza, di attenta osservatrice di tutte le cose che gli gravitano intorno (la pioggia, il vento, le nuvole, le altre piante, i fiori, gli animali, gli insetti, le farfalle e gli uomini che passano al di sotto del suo ciuffo, delle sue larghe foglie), s’intrecciano i temi classici del lungo percorso poetico di Boccanera (l’esordio risale al 1974): l’esilio e la solitudine; la solidarietà tra gli uomini; la memoria da salvaguardare e nutrire, anche quando è tragica e procura dolore: “C’è un bosco bruciato in mezzo alla mia giovinezza / son trentamila quei sogni abbattuti”; la scrittura e la stessa poesia (qui s’incontra un Rimbaud che in mezzo alla selva mescola colori “per incontrare l’ombra di una sola parola”); la sensualità e l’amore, come nell’ultimo testo della silloge qui proposta.
Ma la chiassosa, esuberante foresta è anche un luogo di profonda riflessione, perché solo qui è possibile “palpare ciò che nessuno può udire”.





    *

La selva está hecha a lápiz, punta fina
sobre papeles rotos, garabatos que se alzan en el aire y cajitas
        de música y el oso perezoso.
Una lágrima verde rueda sobre la lengua del jaguar.
Tierra tatuada, selva
con la palma en el centro que en un aire de reina
despliega su penacho, su cabellera de hilos, su serena ebriedad.

Abajo, el viento junta restos del universo.


    *

La foresta è fatta a matita, punta fine
su fogli strappati, scarabocchi che si sollevano in aria e
        carillon e il pigro orso.
Una lacrima verde ruota sulla lingua del giaguaro.
Terra tatuata, foresta
con la palma al centro che in un’aria da regina
distende il pennacchio, la chioma di fili, la sua serena ebbrezza.

Sotto, il vento congiunge i resti dell’universo.


    *

La rosa es una máscara,
oculta el rostro de la selva,
barro verde.

Furia que no envejece.
Como la respiración contenida de un dios.

Lo que no es selva es ruina.


    *

La rosa è una maschera,
nasconde il viso della foresta,
fango verde.

Collera che non invecchia.
Come la respirazione trattenuta di un dio.

Ciò che non è bosco è rovina.


    *

En la corteza de los árboles, grabo estos
pensamientos:
   Cuando sonríes
      se suavizan las piedras
   que me aprisionan.


    *

Sulla corteccia degli alberi, incido questi
pensieri:
   Quando sorridi
      si ammorbidiscono le pietre
   che m’imprigionano.


    *

Los insectos astillan el aire. Tenaces
las mandíbulas fabrican montañas de silencio.
Muerden, logran cesar las hojas que chasquean.
Es posible palpar aquello que nadie puede oír.
En sus ojos metálicos cruza el polvo de las ciudades desaparecidas.

El escarabajo dice: “todo silencio es extranjero”.
La hormiga escribe: “aroma del misterio”.
La iguana verde piensa: “el silencio existe solamente
para los muertos, pero ellos no pueden escucharlo”.
El bambú intuye que ese silencio es algún dios cantando.

Lo no dicho es un viento que lo sacude todo.
Del esqueleto de la fronda, cae su ceniza atronadora.


    *

Gli insetti scheggiano l’aria. Tenaci
le mandibole fabbricano montagne di silenzio.
Mordono, riescono a consumare le foglie che schioccano.
È possibile palpare ciò che nessuno può udire.
Nei loro occhi metallici passa la polvere delle città scomparse.

Dice lo scarabeo: “tutto il silenzio è straniero”.
La formica scrive: “aroma del mistero”.
Pensa la verde iguana: “il silenzio esiste solamente
per i morti, però loro non possono ascoltarlo”.
Il bambù intuisce che quel silenzio è un dio che canta.

Il non detto è un vento che lo scuote tutto.
Dallo scheletro della fronda, cade una cenere assordante.


    *

Hasta que entra la lluvia. Mudo en callado mundo,
   color de la omisión y el ninguneo,
tiempo del excluido, hasta que entra la lluvia.

Por la puerta más grande entra la lluvia
   y te besa la frente,
y le da la palabra a cada cosa.


    *

Finché entri la pioggia. Muto in taciturno mondo,
   colore dell’omissione e l’indifferenza,
tempo dell’escluso, finché entri la pioggia.

Dalla porta più grande entra la pioggia
   e ti bacia la fronte,
e ad ogni cosa dà la parola.


    *

Centellea, entre las mandíbulas del diablo, una brizna de hierba,
        señales del derrumbe.

Lo siento entre las vísceras como un ala de filos, silbos de sucumbir.

Ciego frente a la Palma Real, ignora que ella es muchas si abraza,
        corre, gira por la espuma del goce.

Hay un bosque quemado en el centro de mi juventud.
Son treinta mil esos sueños talados.

Quiero urgencia y memoria
cuando el horror enjuague su rostro en el follaje.
Que nadie ofenda al bosque.

Palma cortada es holocausto.


    *

Scintilla, tra le mandibole del diavolo, un ciuffo d’erba, indizi
        del crollo.

Lo sento tra le viscere come un’ala di fili, sibili del soccombere.


Cieco davanti alla Palma Reale, non sa che lei è multipla se
        abbraccia, corre, svolta per la schiuma del piacere.

C’è un bosco bruciato in mezzo alla mia giovinezza.
Son trentamila quei sogni abbattuti.

Voglio urgenza e memoria
quando l’orrore si risciacqua la faccia tra il fogliame.
Che nessuno offenda il bosco.

Palma tagliata è olocausto.


    *

(EL FRANCOTIRADOR)

Rimbaud garrapatea, ensucia cuadernos, mezcla
colores para encontrar la sombra de una sola palabra.
¿La dirección del viento lo desvía? ¿El vuelo de una mosca lo distrae?
¿Lo apartan los susurros de las hojas?

Su dispersión es concentrarse en todo y sin embargo
–y nadie lo sospecha– cualquier día se esmera, canta, lustra la selva.


    *

(IL FRANCOTIRATORE)

Rimbaud scarabocchia, sporca quaderni, mescola
colori per incontrare l’ombra di una sola parola.
Lo distoglie la direzione del vento? Lo distrae il volo di una mosca?
Lo allontanano i sussurri delle foglie?

La sua dispersione è concentrasi in tutto e comunque
- nessuno lo sospetta - ogni tanto si sforza, canta, lucida la foresta.


    *

De anhelo es esta selva.
Parece que se amplia, que progresa, que se despliega, pero no,
nunca trepa ni se alza.

Se imagina a sí misma.

Encaramada en su propio deseo, contempla sus vísceras al aire.


    *

Di anelito è questa foresta.
Sembra che si ampli, che progredisca, che si distenda, invece no,
non si arrampica né mai si solleva.

Immagina se stessa.

Innalzata nel suo desiderio, contempla le proprie viscere all’aria.


    *

Nos dibujan los besos, su misterio, ese secreto a lenguas, esa sed,
        jaula abierta.

Nosotros, aturdidos,
a ratos olfateamos cartas rotas.

Inconclusos y ásperos,
apenas entrevemos escombros de una luz.

Pero los besos nos corrigen.


    *

Ci disegnano i baci, il loro mistero, quel segreto di lingue,
        quella sete, gabbia aperta.

Noi, storditi,
a tratti annusiamo lettere fatte a pezzi.

Incompiuti e aspri,
appena intravediamo detriti di una luce.

Ma i baci ci correggono.


    *

La memoria es la selva.
Escucho un río
cruzar sobre las altas ramas.


    *

La memoria è la foresta.
Ascolto un fiume
passare sopra gli alti rami.


    *

Desnuda. La Palma Real trabaja para el viento.
A cara descubierta hace su reverencia.
Saluda al extranjero (salir a recibirlo es su trabajo).
En la espesura cruje su corazón de alas plegadas.
Tímida en sus ramajes,
arropada en sus gestos,
da una caligrafía con cada cabeceo.
Entinta los paisajes con la misma consigna:
“En un roce de piel va toda el alma”.


    *

Nuda. La Palma Reale lavora per il vento.
Fa il suo inchino a volto scoperto.
Saluta lo straniero (suo compito è andarlo a ricevere).
Nella boscaglia scricchiola il suo cuore di ali piegate.
Timida nelle sue fronde,
infagottata nei suoi gesti,
traccia una calligrafia con ogni oscillazione.
Inchiostra i paesaggi con la stessa consegna:
“C’è tutta l’anima in uno sfioramento di pelle”.


    *

a Jeannette                       

Vos conmigo.
En el aire brilla el salto de un jaguar.
Llueve y es plumaje amarillo lo que cae, escarcha verde, lenguas
        rojas.
El bosque se calza su armadura de niebla y un árbol gigantesco
        tiembla en la breve telaraña.
Caminamos una alfombra de insectos de ceniza y sílabas quebradas.
Yo con vos.
La mariposa parpadea.
Unos labios se intuyen bajo el barro volcánico.
Al interior de la palabra “caoba”, todo se hace silencio.
La selva te respira, la respiras. Chicharras en la boca
del tigre y piedras aulladoras,
enormes abejones que bailan en una sola pata.
El bosque es filigrana, bruma de la quebrada, helecho
y bien arriba el roce del musgo con las nubes.
Una voz: “Deja sólo tus huellas”.
Otra más: “Escucha, huele, mira”.
Agua que trastabilla, guacamayas en un aire de asombro.
La lluvia duplicando al coyote, al zorro hediondo, los monos
        cariblanca y al pisote.
Vos conmigo.
Va a aparearse el toledo y el corazón de todos se detiene.
Los senderos acercan lo distante. Laberintos hundidos bajo los
        lodazales.
Yo con vos.
El tiempo transpira 400 plumajes diferentes, 100
mamíferos extraños uno al otro, los imposibles rostros
de la orquídea. Y fumarolas. Y relámpagos.
Taladrando el follaje caen goterones despanzurrados.
Es remoto y futuro lo que veo
Vos conmigo.

En este gran caldero,
la cuchara de Dios mezcla la selva.

    *

a Jeannette                       

Tu con me.
Nell’aria splende il salto di un giaguaro.
Piove ed è piumaggio giallo quello che cade, brina verde,
       lingue rosse.
Il bosco indossa la sua armatura di nebbia e un albero
       gigantesco trema nella corta ragnatela.
Percorriamo un tappeto d’insetti, cenere e sillabe spezzate.
Io con te.
La farfalla sbatte gli occhi.
S’intuiscono labbra sotto il fango vulcanico.
All’interno della parola “mogano”, tutto si fa silenzio.
La foresta ti respira, la respiri. Cicale sulla bocca
della tigre e pietre ululanti,
enormi fuchi ballano su una sola zampa.
Il bosco è filigrana, foschia della gola, falce
e ben venga lo sfioramento del muschio con le nuvole.
Una voce: “Lascia soltanto le tue impronte”.
Un’altra aggiunge: “Ascolta, annusa, osserva”.
Acqua che incespica, pappagalli in un’aria di stupore.
La pioggia raddoppia il coyote, la fetida volpe, le scimmie dal
       muso bianco e il pisote.
Tu con me.
L’uccello toledo sta per accoppiarsi e a tutti noi ci si ferma il
       cuore.
I sentieri avvicinano il distante. Labirinti sommersi dai
       pantani.
Io con te.
Il tempo traspira 400 piumaggi diversi, 100
mammiferi estranei l’uno all’altro, gli impossibili volti
dell’orchidea. E fumarole. E lampi.
Trapanando il fogliame cadono sfatti goccioloni.
È remoto e futuro quel che vedo.
Tu con me.

In questo gran paiolo,
il cucchiaio di Dio rimescola la foresta.



Boccanera a Roma (settembre 2008)

>br>

(selezione di testi da Palma Real, Visor, Madrid 2008 - VIII Premio Casa de América de Poésia Americana)

Traduzione dallo spagnolo di Alessio Brandolini





Boccanera all'Orto Botanico di Roma
(settembre 2008)
 

JORGE BOCCANERA
nasce nel 1952 a Bahía Blanca precisamente nel porto di Ingeniero White, nel sud di Buenos Aires, dove vive una numerosa popolazione di immigrati italiani. Nel 1962 si trasferisce con la famiglia nella capitale argentina. I suoi nonni paterni sono di origine italiana, provengono da Recanati. Dopo il colpo di stato militare (marzo 1976) si vede costretto all’esilio nel giugno dello stesso anno. Durante la feroce dittatura soggiorna a lungo in Messico e in Centroamerica. Torna in Argentina nel 1984. Alla fine del 1989 si trasferisce in Costa Rica e vi resta fino al 1997. Attualmente vive tra Buenos Aires e San José, in Costa Rica ed è collaboratore fisso di molti periodici e riviste, sia in Argentina che all’estero.
Dirige “Nómada”, rivista bimestrale di cultura e poesia.
Nel 1976 ha ottenuto per la poesia il Premio “Casa de las Américas” a Cuba e nel 1977 il “Premio Nacional de Poesía Joven”, in Messico. Suoi testi sono presenti in varie antologie di poesia sudamericana e sono stati tradotti in diverse lingue.
Ha pubblicato i libri di poesia: Los espantapájaros suicidas (1974, Argentina), Noticias de una mujer cualquiera (1976, Perù), Contraseña (1976, Cuba), Poemas del tamaño de una naranja (1979, Perù), Música de fagot y piernas de Victoria (1979, Messico), Oración (para un extranjero) (1980), Contra el Bufón del Rey(1980) - gli ultimi tre libri riuniti in Los ojos del pájaro quemado (1980, Messico), Polvo para morder (1986, Argentina), Marimba (antologia, 1986, Argentina, nuova edizione nel 2006), Sordomuda (1991, Costa Rica - 1992, Messico - 1998 Argentina, ristampe 1999, 2005), Antología poética (1996, Argentina), Zona de Tolerancia (antologia, 1998, Argentina), Bestias en un hotel de paso (2001, Argentina, poi riproposto nel 2006 in Messico, ma inglobando la raccolta Sordomuda), Antología Personal (2001, Argentina), Poemas (antologia, 2002, Argentina), Servicios de insomnio (antologia, 2005, Spagna), Palma Real (2008, Spagna, VIII Premio Casa de América de Poesía Americana), Cuaderno del Errante (antologia, 2009, Messico), Tambor de jadeo (antologia, 2008 Costa Rica, 2009 Colombia).
Nel 2008 è stata pubblicata in Italia la raccolta poetica Sordomuta (a cura di Alessio Brandolini, LietoColle, Premio Camaiore 2008 - sezione Internazionale).
Ha scritto anche testi per il teatro e canzoni musicate da importanti artisti (Mercedes Sosa, Silvio Rodríguez), poi raccolti in La poesía es un mal necesario. Ha pubblicato libri di saggi, tra i quali: Confiar en el misterio (1994, sull’opera di Gelman) e Sólo venimos a soñar (1999, Messico, sull’opera di Luis Cardoza y Aragón). Tra i volumi di prosa si segnalano: Malas compañías (1997), Tierra que anda. El exilio de los escritores (1999), Redes de la memoria. Escritoras ex detenidas (2000), La pasión de los poetas (2002).


alexbrando@libero.it




Vedi anche, sul n. 2
Jorge Boccanera, Sordomuta
a cura di Verónica Becerril e Alessio Brandolini